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10.1.14

odio non rete non serve la censura serve piuttosto l'etica e non violenza , leggi ,impegno

da  repuubblica   del  9\1\2014  un interessante  articolo  

Leggi, etica, impegno  "E la censura non serve"
Inchiesta intorno agli ultimi insulti comparsi su internet, a caccia di rimedi. Dire che l'odio nasce dal web è ridicolo. Ma il grido "nessuno tocchi la Rete" non porta da nessuna parte
di CARMINE SAVIANO


                                                       Caterina Simonsen (ansa)



L'urgenza è parlarne. Analizzare, confrontarsi, elaborare ipotesi operative. Perché il caso dei macabri commenti online indirizzati a Caterina Simonsen,Pierluigi Bersani prima, e ad Angela Merkel poi, entra nel dibattito sull'esercizio pubblico della comunicazione. E coinvolge il mondo del giornalismo. Tout court, non solo nella sua versione digitale. Di più: lo chiama ad un impegno sul legame futuro tra giornali, social media e lettori. Moderazione delle inconsulte esplosioni di rabbia, ruolo delle redazioni e delle testate, tutela della libertà d'espressione e condanna, netta, di ogni istigazione alla violenza.
I temi sul tavolo sono tanti. Ritornano ciclicamente e sono infiammabili. Basta pensare alle recenti polemiche che, sul caso Bersani, hanno coinvolto numerose testate d'informazione. Tra cui anche Repubblica.it. Dove esiste una squadra di moderatori che segue i commenti che appaiono in calce agli articoli. Una policy precisa: nessuna offesa, nessuna forma di violenza verbale è permessa. Qui, invece, le linee-guida del Guardian. Più difficile, se non impossibile, il controllo sulle pagine Facebook, in cui il social network continua ad essere estremamente carente.
In questi giorni sono state numerose le proposte formulate dagli addetti ai lavori. Iniziamo qui ricordando quelle che Vittorio Zambardino ha affidato a Wired. Sei punti. Sei tracce per iniziare a sondare il territorio, a "definire il problema". Si parte dai postulati. Tra cui: il bando al giornalismo delle emozioni, la dismissione dell'interminabile "guerricciola di religione intitolata Odio sul web" e la fine dell'integralismo "del Nessuno Tocchi La Rete che di digitale, cioè della flessibilità e della disponibilità a comprendere il nuovo che è propria della cultura scientifica, non ha assolutamente nulla".Poi la proposta. Il cui primo punto è l'analisi delle "leggi degli altri". Ovvero: "come il problema viene definito da altri paesi: analisi delle loro legislazioni, delle pratiche giudiziarie, della giurisprudenza". Il secondo punto riguarda i "diritti da non violare". Perché bisogna conoscere "cosa si è scritto nel campo dei diritti digitali, una corrente di pensiero che nel mondo non è che sia proprio a zero". Consigli per approfondire: Stefano Rodotà e il lavoro del gruppo coordinato da Andrea Rossetti all'università Bicocca di Milano.
Terzo passo, lo "stato dell'arte in Italia". Qui si tratta di formulare la domanda sulle "pratiche giurisprudenziali e lo stato (anche culturale) di chi si trova a giudicare di questi fatti". Il quarto punto riguarda "l'analisi delle policy dei social network e l'interazione tra questi e le autorità governative, qui, in Italia e altrove". Poi la raccolta del parere "delle polizie e dei giudici". Perché "bisogna sentire cosa ne pensano le agenzie di enforcement e coloro che stanno nei tribunali e nelle procure: che parlino allo scoperto una volta tanto, invece di fare il loro lobbying con parlamentari e istituzioni, con i singoli giornalisti e i direttori". Infine "ci vuole un punto di coordinamento e circolazione di questo lavoro. Di solito è ciò che fa un giornale, che, certo, può organizzare un convegno ma poi contano le cose scritte, le cose che vanno al grande pubblico".
Sul versante "etica dell'utente", arriva l'idea di Luca Bottura. Che in post intitolato "Una cosa civile" - pubblicato sul suo sito - rivolge un invito. Andare sulla pagine che raccolgono i commenti al malore di Bersani, "scegliere un tizio - ne basta uno - che esulta e gli augura la morte. Poi, se vi va, gli scrivete, in posta privata, per evitare flame, una cosa del tipo: credo che lei abbia scritto una cosa davvero incivile. Capita, sui social, di andare oltre. Siamo tutti fallibili. La cancelli, ci fa una figura migliore. Cordiali saluti. Poi guardate l'effetto che fa. Una (risposta) garbata li seppellirà. Forse".
Le cause di queste cicliche esplosioni di violenza? "E' ridicolo pensare che sia colpa della rete. Online metto per iscritto le mie conversazioni. Sono cose che già dico al bar, per strada, nei corridoi. Il punto è che esiste un'aggressività diffusa legata alla crisi, al sentimento anti-casta. Internet è solo uno specchio di quello che c'è già", dice a Repubblica.it Giovanna Cosenza, professoressa di Comunicazione Politica a Bologna. "E non collegherei il problema della violenza verbale all'anonimato: chi offende è una persona con nome e cognome. Ingenua - perché rintracciabile - oltre che stupida. Il tema è l'assenza del faccia a faccia, una comunicazione a distanza che non diventa conversazione. Non ci si guarda negli occhi, non è presente il corpo dell'altro".
Poi l'avvertimento: "Non bisogna dimenticare che l'aggressività dipende anche dalle modalità con cui comunico. E la si può prevenire, in parte, con lo stile attraverso cui ci si pone. Abbassare i toni, e i politici potrebbero dare l'esempio, di certo aiuta. La comunicazione va gestita". E la soluzione - una strada verso la soluzione del problema - è nella società: diffondere un'etica della comunicazione utilizzando tutte le agenzie culturali di cui si dispone, dalla scuola ai partiti. Senza dimenticare, ancora, che "è folle incolpare internet: basta pensare che le radici mediatiche di questo fenomeno risalgono a vent'anni fa, alle prime fasi del talk show".
Su anonimato e politiche giornalistiche sulla moderazione dei commenti,interviene, su Wired, anche Fabio Chiusi. "Si può decidere di far sparire al più presto possibile i commenti di odio con politiche di moderazione molto severe, o addirittura eliminando la possibilità di commentare. Ma è arduo se non impossibile sostenere che così facendo si elimina il problema. Ammesso che lo sia". Perché si tratta di comprendere "che vietando l'idiozia non la si combatte, ma rende affascinante. E, soprattutto, la si nasconde". Il punto è capire che "i social media hanno questo enorme pregio di metterci di fronte all'imbecillità umana come al suo genio, di datizzare e mettere per iscritto entrambi, così che siano fruibili oggi e forse sempre. Un'opportunità inedita per capire noi stessi (non ipotetici avatar del virtuale) e la società in cui viviamo, più che per indignarci per avere finalmente realizzato quanto poco ci piaccia".
Da ricordare, infine, le parole di Arianna Ciccone, fondatrice del Festival del Giornalismo di Perugia. Che il 5 gennaio, poche ore dopo il malore di Bersani, scriveva su Valigia Blu, il blog collettivo sul "giornalismo che cambia":"Non si capisce questa pretesa di "bello" per la dimensione digitale. Siamo brutti, bruttissimi, cattivi, meschini, vigliacchi. In Rete c'è l'Umanità, la nostra umanità. Siamo tanti e la nostra bruttezza così messa in scena tutta insieme contemporaneamente spaventa, certamente. Quello che fa forse più tenerezza è la mancanza di senso estetico. Ecco: l'odio esige un certo stile. Tutto qui".

1.1.14

ai pro stamina e ai vivisezione e\ ricercatori sugli animali che mi scrivono dico che ....

 Credevo  di ricevere  commenti  sul blog  , invece  ( ma va beh  è lo stesso ) ho ricevuto dell'email  sui miei  interventi  critici  contro  i prostamina  \  metodo  Vanoni  e  la ricerca  anti  vivisezione  -sperimentazione   animale

Ne  ho scelte due   fra le più significative per   ciascuno  degli argomenti trattati  La prima  e  sul metodo  Vanonio \  Stamina., la  seconda  sulla ricerca

La  prima



Guardando  i  suoi tag  e  i suoi post   del suo blog mi sorge  un dubbio sulla sua posizione  verso  il metodo Stamina  . Cosa  strana   visto  che  lei   è molto   attivo  nei diritti  dei malati  e  delle cure  alternative  ,  si veda il suo impegno  nel comitato  per il Si sula legge  della  procreazione  assistita  .  Sta  rinnegando  tutto  o si  è lasciato convincere  dalle lobby e  dai pro  stamina  ?  (...) parli di rispetto  e poi  pubblichi   delle accuse   di verso al poverina Caterina   che  strumentalizza la  sua malattia    

Io  non non  rinnego niente   , anzi  continuo a lottare per  essi  . Non mi sono lasciato convincere  , ho  aderito  fin  da   quando sono emersi i  primi dubbi  su tale metodo  . Se  il metodo  Vanoni  fosse   efficace  e serio  come  quello , ancora  in via  sperimentale  , di Zamboni    lo sosterrei  .  Se Vanoni   avesse  un metodo serio  :1)  seguirebbe tutto l'iter protocollare   per  i nuovi farmaci ., 2  )  eviterebbe di comportarsi  come  si sta  comportando   vedere  il  video da me  ripreso nei precedenti post    ., 3   se  non avrebbe nulla  da  nascondere avrebbe reso  pubblico il protocollo del suo metodo  ., 4)  se in italia  trova , seguendo ovviamente le procedure, non  si sarebbe limitato a minacciarlo   ma sarebbe andato all'estero   e  non sarebbe sotto inchiesta  per  reati pesanti  . Per  quanto riguarda  Caterina  ha perfettamente  ragione  , devo stare più attento e leggere con attenzione cosa  condivido   sui facebook  . Mi  scuso  con Lei lo so  benissimo  che  la  sua provocazione  non ha  intenti speculativi  .

La  seconda  
Strano che  lei dotato d'ottimo spirito critico  , creda  all'utopia  anti ricerca , diffusa  da   alcuni  animalisti estremisti  ed ignoranti 



Se  lei  ha  letto  bene  i post da me postati  sul caso  Caterina Simonsen.
Non tutti   quelli del movimento animalista  sono ignoranti  ecco una discussione  sul mio facebook derivata  dall'intervento di Susanna penco   biologa  dell' ENPA - Ente Nazionale Protezione Animali da me condiviso





  • Daniele Jommi si può concordare che attualmente la Vivisezione non dia risultati utili alla ricerca attuali.
    La sperimentazione animale è altra cosa e oggigiorno non si avvale di metodi vivisettivi.
    Ovviamente le alternative alla sperimentazione sugli animali, tecnicamente le "prove in vitro", sono negli anni aumentate di numero e risultano preferite perché più economiche, ma, "in limitati settori, non vi è alternativa ancora di comprovata efficacia" alla sperimentazione animale. (cito dalla prefazione del libro di S.Penco)

    Quindi non diamo fiato a chi strumentalizza le situazioni. Chi vuole accogliere l'appello della ricercatrice inizi ad iscriversi per la donazione degli organi.
    Ieri alle 16.55 · Non mi piace più · 1


    Marco Puddu Anche per fare ricerca bisogna avere una mente aperta . E fare ipotesi è solo il primo passo nella sperimentazione , fermarsi lì è solo propaganda . Non devo essere io a dirgli come fare ma possono metter su una ricerca su qualcosa già dimostrato con sperimentazione su animali e usando le tecniche su cellule che ipotizzano vedere se , con i mezzi a disposizione negli anni in cui si è fatta la scoperta riescono a ottenere gli stessi risultati in un tempo minore ( ovviamente in doppio cieco ) e così l'ipotesi è dimostrata , se non ci riescono , sono solo dei manichei della ricerca , in quanto tali inutili.
    Ieri alle 18.15 · Mi piace · 1


    Daniele Jommi Hai ragione Marco, e il "test" come lo suggerisci tu non si è mai fatto secondo me perché i modelli esistenti (in vitro o virtuali) non sono ancora abbastanza affidabili, o almeno non ad ampio raggio; infatti sono circa 30 anni che si parla di metodi a...Altro
    Ieri alle 18.38 · Non mi piace più · 2


    Marco Puddu Sulla chirurgia sperimentale e la cardiochirurgia i simulatori potrebbero essere e già sono ottimi, il fatto di non aver ancora dei risultati con la sperimentamione animale su alcune patologie significa solo che la strada è ancora lunga da percorrere ma che alcune vie che non portano risultati si conoscono proprio con le cose già ottenute.
    5 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 1

E poi  battersi per  una ricerca  etica   che non crei  sofferenza e  rispetti   gli  altri esseri viventi  sia necessariamente   fanatismo  

31.12.13

SUSANNA PENCO RICERCATRICE E MALATA: COMMENTA IL CASO CATERINA "LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE NON SERVE" "INACCETTABILI INSULTI E MINACCE, MA ANCHE LE STRUMENTALIZZAZIONI"

 Proprio mentere m'accingevo a  scrivere  questo post   leggo sull'unione  sarda  d'oggi  31\12\2013    questo articolo .  Che dedico a   quei  c... che dicono che gli animalisti   sono tutti estremisti   e settari  


L'Aidaa al suo fianco
Caterina su Fb: dietro di me nessuna lobby


PADOVA Dopo la segnalazione fatta dalla stessa Caterina Simonsen alla Polizia postale, c'è ora una denuncia contro ignoti presentata in Procura a Padova dall'Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) per gli insulti e le minacce di morte di estremisti animalisti giunte sulla pagina Facebook della studentessa 25enne gravemente malata. L'ha depositata ieri il presidente dell'associazione, Lorenzo Croce, ipotizzando i reati di minacce (semplici e aggravate) e diffamazione a mezzo stampa. Essendo Aidaa dedita alla tutela degli animali «tale comportamento - scrive Croce - ha leso gli interessi e il buon nome dell'associazione da me presieduta». Prendendo le distanze dal fiume di veleno scaricatori sulla ragazza padovana dopo le sue affermazioni in difesa dei test medici sugli animali, Croce annuncia che l'associazione si costituirà parte civile. Continuano così le manifestazioni di solidarietà per Caterina.
Dal suo letto di ospedale a Padova, poche frasi, affidate a Facebook, per dire «grazie a chi mi sta difendendo» dagli insulti ricevuti per avere spiegato di essere ancora viva grazie alla sperimentazione sugli animali. Oggi difende la propria integrità, la negazione di avere una lobby alle spalle e di essere pagata e strumentalizzata. Parole nette, come la richiesta di essere lasciata serena, che Caterina Simonsen scrive nella sua pagina sul social network: «Wow che casino! - scrive -: la smettiamo qua per favore avevo già chiesto qualche giorno fa.... Ah, tanto per far un pò di chiarezza: io non vado né sono andata in Tv né sono stata ripresa da nessuno. Il materiale che usano sono quelli dei miei video. Non vengo pagata da nessuno. Non ci sono lobby dietro».


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 adesso veniamo al post vero e proprio 

No agli insulti e alle minacce, "perché educazione e civiltà sono valori imprescindibili", ma no anche alle "strumentalizzazioni di qualsiasi genere". Lo scrive in una nota - commentando il caso della studentessa di Padova che si è dichiarata "viva grazie alla sperimentazione animale" e perciò è stata offesa su Facebook - la biologa Susanna Penco, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale dell'Università di Genova, malata di sclerosi multipla da vent'anni e saldamente convinta "che sia proprio la sperimentazione animale ad allontanare le soluzioni e quindi la guarigione per i malati". Il futuro, afferma, è "la medicina personalizzata, che sfrutta le differenze genetiche interindividuali per capire il funzionamento delle malattie umane".

"Ho appreso - scrive la dottoressa Penco - del clamore suscitato in rete dalle affermazioni di una studentessa malata, con la quale condivido la sfortuna di non aver avuto la salute in dotazione. Anche io convivo con una malattia che mi ha costretta a flebo di cortisone, a terapie pesanti, a rinunciare, per esempio, a vivere un sereno Capodanno, o la vigilia di Natale (se mi devo fare una puntura che mi scatena sintomi come la peggiore delle influenze è ovvio che me ne debba stare a casa), in quanto devo sottopormi cronicamente ad una cura fastidiosa, di cui alcuni lavori scientifici, tra l'altro, mettono anche in dubbio l'efficacia. Mi sconfortano le parole offensive verso la studentessa, poiché educazione e civiltà sono valori imprescindibili. Tuttavia, contrariamente a lei, troverei umiliante per me stessa farmi fotografare con una flebo attaccata alla vena: pertanto metto in rete una foto in cui appaio sorridente, anche se molto spesso sono tutt'altro che serena o in salute. Detesto le strumentalizzazioni di qualsiasi genere. Siccome sono malata mi informo, e leggo ad esempio che non ci sono ancora cure per le forme progressive di sclerosi multipla: è un dato di fatto (fonte: AISM)."
"Grazie alle mie conoscenze scientifiche - prosegue la specialista- sono persuasa che, anche per le malattie più agghiaccianti, ossia delle quali non si conoscono le cause e che riducono fortemente la qualità della vita, sia proprio la sperimentazioni sugli animali ad allontanare le soluzioni e la guarigione per i malati. Sono spesso malattie croniche, che costringono i pazienti e le loro famiglie ad una vita drammatica. Inoltre, le terapie sono molto costose per il SSN. Se si abbandonasse un metodo fuorviante - sottolinea la ricercatrice - e ci si concentrasse sull'uomo, i progressi della scienza sarebbero più rapidi ed efficaci: io spero risolutivi". Una via per arrivarci è la donazione degli organi per la ricerca. "D'accordo con i miei parenti - racconta Susanna Penco - ho donato il cervello affinché sia studiato dopo la mia morte. Se c'è un modo di capire le cause, e di guarire anziché curare (guarire gioverebbe ai malati, e anche al bilancio dello Stato, della Sanità, in definitiva dei contribuenti!), dovremmo cominciare a studiare tessuti umani e anche gli organi post mortem. La soluzione migliore è sempre la prevenzione che, finché non sono note le cause, non è attuabile. La dott.ssa Candida Nastrucci, biochimico clinico (DPhil, Università di Oxford, Grant Holder Fondazione Veronesi) , aggiunge che per quanto riguarda le malattie genetiche, non è possibile determinare quali tipi di terapie avremmo potuto sviluppare usando tessuti o cellule derivati da esseri umani o dallo stesso paziente. L'uso di animali potrebbe anche aver rallentato il progresso della ricerca per trovare cure per malattie umane. Il futuro è la medicina personalizzata, che sfrutta le differenze genetiche interindividuali per capire il funzionamento delle malattie umane".
Per queste ragioni negli altri Paesi si investe sui metodi alternativi: per esempio, il National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti ha finanziato con 6 milioni di dollari un progetto rivoluzionario per la mappatura del toxoma umano, con l'obiettivo di sviluppare test tossicologici per la salute umana e ridurre i test su animali". Insomma, conclude la ricercatrice,"non credo che i rimedi ai mali umani stiano nello studio fatto su esseri viventi diversi da noi: e tutto questo lo vivo sulla mia pelle. La sperimentazione animale può essere anticamera di cocenti delusioni. Ve ne sono molti esempi, anche riguardanti farmaci in commercio".

concludo questo post ringraziando il mio amico facebookiano
   

Daniele Jommi si può concordare che attualmente la Vivisezione non dia risultati utili alla ricerca attuali.
La sperimentazione animale è altra cosa e oggigiorno non si avvale di metodi vivisettivi.
Ovviamente le alternative alla sperimentazione sugli animali, tecnicamente le "prove in vitro", sono negli anni aumentate di numero e risultano preferite perché più economiche, ma, "in limitati settori, non vi è alternativa ancora di comprovata efficacia" alla sperimentazione animale. (cito dalla prefazione del libro di S.Penco)
Quindi non diamo fiato a chi strumentalizza le situazioni. Chi vuole accogliere l'appello della ricercatrice inizi ad iscriversi per la donazione degli organi.


per il suo intervento  e  perchè mi ha  fatto capire  che non  c'è una bella differenza  fra  vivisezione e  ricerca   sugli animali  . Anche se  perà continuo a ritenere  la prima  crudele  ed  inutile  , la  seconda  crudele ed  inutile  

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...