Visualizzazione post con etichetta mancanza di rispetto. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta mancanza di rispetto. Mostra tutti i post

29.7.24

ultima cena o non ultima cena i ” registi " della cerimonia di apertura sono riusciti a rafforzare alcuni dei peggiori stereotipi di genere,

Sia  che  si tratti    dell'ultima cena  come     continuano imperterriti a  sostenere    certe persone  onostate   la  smentita    sia   l'incotrario   cioè il dipinto Festin des Dieux" opera pittorica di Jan Harmensz van Bijlert   tesi da me riportata in un post  del blog   precedentre  che ha  causato  su  sulle  appendici  soicial  fb in particolare    un putiferio  ---- qui    chi  vuole leggersi l'intera  discussione  --   tono  duro  (  di cui  chieso scusa   ma  riferivo ai  cattolici  \ cristiani   fondamentalisti  che  sono  un minoranza    e  non a  tutti  i  cattolici  )   cioè un  inno a  bacco   e agli dei dell'olimpo come     sostenuto  anche dal  responsabile artistico  e   da  vatri  siti  smota  bufale  e  \  disinformazione   come  :    <<Olimpiadi 2024, ecco perché la scena delle drag queen non era l'Ultima Cena >>  di   Open   si  tratta  di  una mancanza  di  rispetto  .  Infatti   ha  ragione  l mio  contatto  fb  Pacmogda Clémentine :  << [...] A volte serve solo il rispetto che è la base di ogni vivere insieme sereni. Va bene non essere credente ma pretendere avere tutti i diritti anche quelli dell’offesa. Gli atei devono sempre considerarsi superiore intellettualmente. Non capisco quello. Si canta tutti i giorni della laicità come un mantra pensando che questa parola significa che gli atei sono i soli a avere un’intelligenza. Io che pensavo che laicità significa che tutti i cittadini sono liberi di credere a qualunque religione e di non credere a nulla ma avere comunque gli stessi diritti. Pensavo significasse che ogni religione è alla pari dell’altra senza nessuno discriminazione. Che la politica di un paese laico non c’entra con nessuna religione. Invece da quando sono qua in Europa, vedo che la gente ha capito che laicità significa sentire superiore da non credente a chiunque crede. Il diritto di deridere e di elevarsi a donatori di lezioni. Che tristezza. I non credenti, se fossero organizzati in gruppo come lo sono i credenti, sarebbe stati molto dannosi e peggio di quella parte di credenti che si comportano male o malissimo. Odiano e sputano come non è possibile vedere in altre categorie di persone. Spesso anche maleducati senza il minimo senso di rispetto.>>Perchè  è su questo punto  concordo  con   :  <<  [... ] Con il proposito di uniformare nel segno di un malinteso e ambiguo meticciato culturale tutte le categorie delle cosiddette “periferie esistenziali” i registi della cerimonia di apertura sono riusciti a rafforzare alcuni dei peggiori stereotipi di genere, proprio quelli da cui queste persone vorrebbero non solo prendere le distanze, ma dimenticarli per sempre. Ma chi l’ha raccontato ai grandi intellettuali d’Oltralpe che le persone lgbt si sentono rappresentate soltanto da paillettes, lustrini, sguardi ambigui, e movenze deliranti? Inventare e riproporre fino allo sfinimento – come è successo l’altra sera – un teatro dell’assurdo per sottolineare una presunta accoglienza della diversità significa confondere i piani, offendere chi vive la propria condizione con sofferenza o almeno in modo problematico e, alla fine, ottenere l’effetto opposto.[...]  >>  dall'articolo  : <<  L'esagerazione esclude: ditelo a chi ha organizzato l'apertura dei Giochi  >>   quanto dice [ qui  l'articolo    completo   ]  Luciano Moia  di Avvnire   



7.11.23

“Dovete ascoltare il battito del fetto prima d'abortire !”, la proposta shock antiabortista di Fratelli d’Italia

Non sono una  donna     .  Ma  so  che   è  una  decisone   che  si  rende  a  cuor leggero    . E  che  in molti  casi  non si tratta  di  una  pazzia    di una notte    o  un metodo  anticoncezionale  .  ma   esso  è   frutto  di decisioni  e storie  dolorose    che   neppure  immaginiamo   . Capisco    essere contro l'aborto    ed sensibilizzare  le  donne  a  non farlo   . Ma  non  è questo     il modo   . In  maniera    cosi  violenta  . L’ultima mostruosità - non ho altri termini - di questa destra immonda .Obbligare le donne che vogliono abortire ad ascoltare il battito del cuore del feto. Addirittura nel VI Municipio di Roma a trazione meloniana hanno promosso una petizione di un’associazione cosiddetta Pro Life che vorrebbe modificare la legge 194 obbligando letteralmente il medico a far sentire il battito alla donna prima dell’interruzione di gravidanza.Ma vi rendete conto della violenza immane di una cosa simile?



 Della brutalità retrograda di questa gente Ottusa, incapaci di distinguere un diritto personale da uno collettivo, incapaci di distinguere la libertà personale dall' anarchia e l ' imposizione.? Dell’arroganza con cui un gruppo di maschi fanatici e intolleranti si permette di sindacare sul corpo delle donne e addirittura a indurle una sofferenza atroce e un possibile senso di colpa mentre esercitano un proprio sacrosanto diritto? Sapete come si chiama una cosa del genere? Si chiama violenza.Spettabili   pro life L'amore per la vita si dimostra accogliendo nei migliori modi i bimbi gia' nati e, soprattutto, quelli speciali. Non umilando e facendo soffrire donne che devono prendere una decisione dolorosa. E poi facendo educazione all' affettività e sessuale nelle scuole per far arrivare sempre meno donne all'aborto !

12.4.22

Vittoria 42-0 per vincere il campionato provinciale dei giovanissimi

   sembra  una  fake news    invece   come dimostra  la  schermata  sotto presa da https://www.tuttocampo.it/Sardegna la notizia  è  reale  ed  vera

 tale  risultato clamoroso nell'ultima partita del campionato provinciale di giovanissimi di Nuoro durante nella partita Fanum Orosei - La Caletta con la formazione di casa che vince 42 a 0. 

Ecco che A scuotere il calcio non sono solo i casi di razzismo, i bilanci taroccati dei club, le liti in campo tra giocatori, le risse verbali tra dirigenti o le proteste esagerate verso gli arbitri. Fanno notizia, eccome se la fanno, anche vittorie con punteggi che assumono proporzioni improbabili per il mondo del pallone. Ancora di più se questo succede a livello giovanile, dove lo sport dovrebbe essere vissuto come divertimento, senza l’assillo del risultato, ossessione di un mondo professionistico dove si deve fare business.
I fatti. Campionato provinciale giovanissimi del comitato Figc di Nuoro. La partita è Fanum Orosei-La Caletta. La formazione ospite schiera solo dieci giocatori, tutti della categoria esordienti (di due anni o più più piccoli degli avversari). Vince la squadra di casa 40-0. Agli oroseini sarebbero bastate 35 reti per conquistare il primo posto a spese della Lupi di Goceano Bono. Questo perchè le due squadre hanno finito la stagione a pari punti (33), con un successo per parte negli scontri diretti e con la stessa differenza reti negli scontri diretti. Così la differenza reti generale è diventata fondamentale per assegnate la vittoria. La settimana precedente erano stati i “Lupi” a dilagare con la Caletta: 22-0. E già questo “strano” risultato aveva scatenato le prime polemiche.
Richieste. Le due società in lizza – questa la loro versione –, avrebbero chiesto al comitato di competenza di giocare uno spareggio per decidere la vincente del campionato. Risposta: «Il regolamento non può essere cambiato in corsa». La Fanum dice anche di aver chiesto scusa in anticipo agli avversari, e il giorno precedente aveva pubblicato su Facebook un post nel quale invitava tutti al campo per incitare i ragazzi, “costretti” a segnare una valanga di gol.
La Figc regionale. Il referto della partita è arrivato ieri mattina sul tavolo di Gianni Cadoni. Il presidente non l’ha presa bene e pare intenzionato a coinvolgere la Procura federale perchè proceda ad avviare un’indagine e accertare come sono andate le cose. Questo significa che saranno convocati i presidenti delle società coinvolte, e gli educatori. Meglio chiamarli così a questi livelli, e non allenatori. Dovranno dare delle spiegazioni convincenti se vogliono evitare pesanti provvedimenti.
Parla Cadoni. Il numero 1 del calcio sardo ha trascorso una mattinata movimenta al telefono. Ha cercato di assumere più informazioni possibili su un episodio inusuale. «Quanto accaduto è gravissimo – le parole di Gianni Cadoni – perchè va contro la normalità del calcio. Lo sport a questo livello deve andare oltre il risultato, va vissuto in modo ludico. Rispetto, divertimento e cultura devono stare al primo posto. Già qualche settimana fa in un campionato femminile regionale c’è stato un 21-0. Anche in quel caso mi sono molto alterato. Su questa storia è necessario fare chiarezza».
La notizia ha fatto rumore e provocato le reazioni più disparate sui social. Chissà i bambini che in due partite hanno subito 60 gol, senza segnarne nemmeno uno, come reagiranno. Se ora scegliessero un altro sport sarebbero da capire.

E' vero  che  non è bello    e  che   come dice il  commento   sempre della  nuova  Sardegna    d'oggi 

[..]Ed è stata la sconfitta di un intero movimento, mentre dopo la nuova eliminazione dai Mondiali l’Italia del calcio si domanda cosa ci sia di sbagliato, a partire dai settori giovanili. E arriva la peggiore risposta possibile. È stato un tiro al bersaglio, neanche il videogame dei marzianetti era così crudele. E’ stata la giostra del pallottoliere, sia per il Bono che ne aveva segnati 20, sia per la Fanum che ha raddoppiato, per aggiudicarsi il titolo grazie alla migliore differenza reti complessiva.[... ]


Infatti  Sì, si sono scusati i vincitori ma ne sono usciti tutti sconfitti, a parte i bambini della Caletta che continueranno a tirare calci al pallone ricordando sempre quel giorno, domenica scorsa. Si sono appellati a un regolamento sbagliato, hanno detto di non aver potuto fare altrimenti e invece avrebbero eccome. Avrebbero potuto  se  solo  avessero avuto più  coraggio e    rispetto non giocare, rifiutarsi. Sport e sportività sono altra roba. Avrebbero potuto fare entrambe un passo indietro mettendo la Federcalcio davanti al fatto compiuto  costringendola  per  il  futuro  a  cambiare  il regolamento   e   non ipocritamente a  minacciare provvedimenti  per    colpe  che   legalmente    non hanno    


Il regolamento   è sbagliato? Non siamo in guerra, disobbedire si può e in questi casi si  sarebbe   potuto almeno moralmente  . Ancora, avrebbero potuto cucinare un “biscotto”, che nel calcio non piace   a  tutti    quando lo si  deve  fare o stato fatto in competizioni importanti mondiali ed  Europei ( vedere  collegamento citato righe  precedenti )  . Ma ai ragazzini sì, accordandosi per segnare ciascuna i (pochi) gol necessari per costruire una parità perfetta  senza umiliare  che  vince     e  chi perde   e che ci pensasse la Federazione, che a questo livello gli allenatori si chiamano educatori, che il calcio soprattutto   a quel età dev’essere gioco. E poi, a lui non ci pensa nessuno, a chi ha dovuto fare il contabile e non l’arbitro. Ma dove li segni in quel piccolo taccuino tutti quei gol.


19.2.22

Roma, l'appello shock dell'ex prof del Righi sui social: "Preghiamo per chi manda le figlie a scuola vestite come tro..."

 DI COSA    STIAMO PARLANDO

DA repubblica ( QUI L'ARTICOLO https://bit.ly/3H7VEiJ ) questa #schifonotizia


Roma, l'appello shock dell'ex prof del Righi sui social: "Preghiamo per chi manda le figlie a scuola vestite come tro... . avremmo necessità di un serio sistema di reclutamento e di valutazione dei docenti, quest'ultimo non esiste e siamo gli unici un Europa. Aveva ragione Gaber : << C'è un'aria, un'aria, ma un'aria >>. Lo so che : << Comunque la stanno facendo troppo lunga, e basta! >> come hanno
scritto in un commento sul mio facebook . 
Ma però una cosa lasciatemela dire, a costo di risultare impopolare ed essere ( anche se ho imparato a scivolarci su ) del retrogrado ed all'antica da parte progressista soprattutto quella radical chic .
Possiamo stare a discutere ore sull’opportunità o meno di un dress code a scuola, sull’esigenza di
un certo tipo di decoro ed comportamento da tenere in aula e, per carità, posso anche essere d’accordo.
Ma mentre discutiamo di questo, però, la situazione sta sfuggendo completamente di mano e finendo sullo sfondo il vero tema della questione. Anzi, i temi:
1. Che è inammissibile, senza se e senza ma, che un’insegnante dia, di fatto, della prostituta a una ragazza di 16 anni semplicemente per un ombelico di fuori o una maglietta corta
2. Che se, invece di una ragazza a pancia scoperta, ci fosse stato un ragazzo in bermuda, non gli avrebbe detto “Stai sulla Salaria?” ma “Non sei al mare”.
3. Che il minimo che possiamo e dobbiamo pretendere da un educatore, un insegnante in questo caso , è che sia in grado di dare ai ragazzi gli strumenti per capire cosa è eventualmente opportuno e cosa non lo è. Di educare, appunto, non di umiliare e offendere come se fossimo, più che in un’aula scolastica, nell’ultimo baraccio della Salaria (e non in quel senso).
4. Che si può o meno condividere la loro protesta, ma non si può sentire gente della mia età e oltre che si permette in modo insopportabilmente paternalista di dire a ragazzi di 16 anni per cosa è giusto o non è giusto scendere in piazza, per cosa vale o non vale la pena farlo, ignorandoli bellamente quando gli stessi scendono in piazza contro lo sfruttamento e le morti sul lavoro a scuola e vengono manganellati ( se non peggio ) dalla polizia.
Parliamo, prima di tutto, di questo. Impariamo - noi da loro - a mettere davanti le cose che davvero contano, gli insulti che feriscono, le parole che pesano come macigni, il rispetto dell’altro, del ruolo e del senso fondamentale dell’insegnante, il più importante al mondo

27.3.21

considerazioni di un anti abortista sui cartelli accusatori contro i cartelli appesi a scuola a Piacenza sulla ragazza che ha abortito .

  Di   COSA  STIAMO PARLANDO  
L'episodio in un istituto superiore. La denuncia è partita online da un'amica della studentessa. A Repubblica la ragazza vittima delle offese ha raccontato che nelle scorse ore lei e le compagne hanno girato per le classi (quelle poche autorizzate in presenza per i laboratori nonostante la zona rossa): "Abbiamo detto che l'aborto non è una scelta facile, ma chi si permette di giudicare che ne sa?". La preside ha avviato accertamenti, ieri ( 25\26  MARZO  ) è arrivata una lettera di scuse anonima  .


E' vero  che  l'aborto  non piace  a nessuno\a  laico o religioso  che  sia  perchè è uccidere  \ mettere  fine  ad  una  vita    e creare  dolore  psicologico  .  Infatti   L'aborto è un fatto drammatico sia fisicamente   come dimostra  il  video  qui  sotto

 


che psicologicamente per qualunque donna di ogni età . Decidere di fare un aborto  soprattutto  quando   si è alle  prime esperienze  sessuali  comporta un lungo travaglio psicologico ed è motivato da molteplici fattori, travaglio psicologico che si porterà dietro per tutta la vita. Ecco   che   << Se solo si imparasse ad accogliere, comprendere e a non giudicare le vite altrui diverse dalle nostre, tendendo una mano, piuttosto che puntare un dito e se solo si insegnasse che sbagliare è parte del nostro percorso per diventare persone migliori, le lacrime versate di tutti, sarebbero d’oro e non di piombo.>>  da  https://mad-in-italy.com/2021/01/aborto-giudicare-e-sempre-ferire/

 Ecco perchè    da  uomo  provo    tristezza   perchè   a differenza   delle  altre  volte  il fatto 


 "Succede in una scuola italiana in provincia di Piacenza - aggiunge un'altra ragazza che ha postato la notizia poi ricondivisa migliaia di volte - , in una scuola con gente giovane che speravo fosse diversa dalle vecchie generazioni, una speranza più vicina di poter cambiare e aprire le nostre menti presto e soprattutto imparare il concetto di rispetto per le scelte personali altrui, ed è questo che più mi inquieta, che ciò che dovrebbe rappresentare il futuro e il cambiamento sia ancora cosi maledettamente indietro"

https://mad-in-italy.com/2021/01/aborto-giudicare-e-sempre-ferire/


Va bene essere contrari all'aborto ed al suo uso spesso non necessario ed essere per la vita .Ma essere per la vita significa anche : 1) lasciare che le persone siano libere di decidere e d'intraprendere anche scelte diverse dalle nostre dolorose o meno che siano 2) non giudicare e rispettare 3) lasciare che la loro scelta sia libera e non soggetta a causa dell'uso improprio e ipocrita ( cioè obbiettori in pubblico abortisti in privato ) dell'uso del obbiezione di coscienza Immaginatevi lo strazio di questa piccola donna, rientrare a scuola e trovare le porte delle aule tappezzate con disegni raffiguranti un feto con frasi di questo tenore: «Questo eri tu», «Mi hanno buttato in mezzo all’utero e ne sono uscito embrione». Poi l’ultima: «Io feto, tu aborto». La reazione -- secondo quanto riferita dai giornali --- è immediata, li strappa uno a uno, consapevole che siano rivolti a lei, li porta al professore che in quel momento è in aula, ma prima decide di fotografarli, li gira ai dei compagni di classe chiedendo se qualcuno conoscesse l’autore. In un istante le immagini diventano virali e rimbalzano di chat in chat, esplode un caso mediatico, la ragazza viene rintracciata telefonicamente, dando prova di una grande maturità : « Anche se quell’odio non lo capisco, non sono arrabbiata con chi ha appeso quei disegni. Semmai con lui vorrei potermici confrontare. Se una conclusione può trarsi, è che la gente deve imparare a riflettere prima di emettere giudizi »   come riporta  Irene Vella GIORNALISTA TELEVISIVA il  26 Marzo 2021 su  questo editoriale  di  www.dilei.it/ )  .
Già perché a quanto pare chi ha deciso di fare questo gesto è un ragazzo, che travolto dal clamore fa un passo indietro, scrive una lettera ( sotto al centro un estratto da https://www.fanpage.it/ )

e la appende nuovamente sui muri dell’istituto, dove afferma che le immagini fossero ironiche e non rivolte a qualcuno in particolare, dicendosi dispiaciuto per la situazione e per aver ferito le persone coinvolte, chiedendo infine scusa. Ma ormai il danno è stato fatto. La cosa che colpisce positivamente di tutta questa storia è l’ondata di affetto e di protezione ricevuta dalla ragazza, da parte degli adulti in primis, il professore che ha fatto di tutto per rassicurarla denunciando immediatamente l’accaduto al dirigente scolastico e le compagne che hanno fatto subito squadra e stretto un cerchio intorno alla loro amica, dimostrando che, forse, si stanno facendo passi avanti in materia di solidarietà. E ancora una volta è Chiara è mettere il punto in questa situazione: “Quel che mi è successo un mese fa è stato terribile. Ma può capitare a tutti. Per fortuna io mi sono sentita libera di decidere in modo sereno, parlandone con mia madre, la mia migliore amica, alla quale ho semplicemente detto che non mi sentivo pronta.”
Quindi  cari  prolife   sappiate     che 
Una donna che decide di non avere un bambino è una donna ferita, è una donna che porterà una cicatrice nel cuore e nel corpo, invisibile agli altri, ma presente a se stessa, per sempre, nessuno dovrebbe mai permettersi di giudicare, eppure nel 2021 c’è chi si permette di farlo, e se, in questa situazione, possiamo parlare di ingenuità e di ignoranza, da parte di un ragazzo appena maggiorenne, i giudizi che fanno più male sono quelli delle persone che parlano senza conoscere, che additano le ragazze come incoscienti o, peggio ancora, come assassine. Perché diciamo la verità la colpa viene data sempre alla donna, perché è facile, perché passano gli anni, ma la voglia di puntare il dito, quella non passa mai, come se il sesso non si facesse in due, come se un ragazzo che mette incinta una ragazza, non avesse la sua stessa responsabilità, eh già “ma signora mia è la donna che porta visibile la colpa con una pancia che cresce” mi sembra di sentirle queste parole.


Una volta per -- come  suggerito sempre  su  https://dilei.it/editoriali/storia-di-chiara-aborto-sulle-porte-della-scuola/1006365/ --  tutte pensiamoci prima di parlare, colleghiamo il cervello alla lingua, chi sceglie di abortire non lo fa mai a cuor leggero, sono ragazzine che si ritrovano in una situazione più grande di loro, sono donne costrette dalla vita, sono ragazze che non si sentono pronte, e qualunque sia la loro motivazione, nessuno, e sottolineo nessuno di noi, dovrebbe mai giudicare. Sappiate che negli anni ho intervistato molte di loro e le loro parole sono tutte uguali: “Ogni anno quando arriva quel giorno, mi domando come sarebbe stato, di chi avrebbe avuto il sorriso, di che colore sarebbero stati i suoi occhi. Ogni 365 giorni conto gli anni che avrebbe compiuto, e so che in quel momento era la scelta migliore per me, non era il momento, non avevo la persona giusta al mio fianco, ero solo una studentessa. Ma non posso fare a meno di chiedermi come sarebbe stato.”
Per questo non mi bisogna mai giudicare. Queste donne purtroppo lo fanno sempre da sole, quello che possiamo fare noi per loro è fargli capire che noi ci saremo per sempre, che noi le capiamo  o  almeno  ci  proviamo  .


11.5.20

Se pensate di denigrare Silvia Romano paragonandola a Fabrizio Quattrocchi, state insultando la memoria di un italiano morto

conoscete  benissimo    la  mia  posizione su     il primo caso  , non la ripeto  ora  perchè non mi sembra  il caso   ma  sopratutto    voglio evitare  di fare   paragoni   inappropriati  a    caldo  fra  i due  casi  come  hanno ed   stanno facendo    molti in questi  momenti . Infatti  concordo  con    l'articolo sotto riportato  . 


Giornalettismo
11 maggio 2020 13:29

Se pensate di denigrare Silvia Romano paragonandola a Fabrizio Quattrocchi, state insultando la memoria di un italiano morto
Sui social è scattato il confronto tra i due casi  Si esalta la figura di Fabrizio Quattrocchi per denigrare Silvia Romano  Un insulto alla memoria di un italiano morto

«Adesso vi faccio vedere come muore un italiano». Era il 14 aprile del 2004, quando Fabrizio Quattrocchi – come riportato dall’allora Ministro degli Esteri Franco Frattini e da un video che venne diffuso qualche tempo dopo – pronunciò quella frase prima di essere barbaramente ucciso dai miliziani dell’autoproclamato gruppo delle ‘Falangi verdi di Maometto’ in Iraq. Tre colpi alla schiena e la sua morte che divenne il simbolo delle crudeltà dei terroristi che avevano rapito lui e altri tre suoi colleghi: Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio. Una vicenda che, ancora oggi, provoca grande ribrezzo per quel che è accaduto. È folle, però, paragonare questa storia a quanto accaduto a Silvia Romano. Eppure i social si sono scatenati negli ultimi giorni contro la giovane milanese liberata sabato pomeriggio in Somalia, dopo il suo rapimento in un villaggio – nei pressi di Malindi, in Kenya – avvenuto il 18 novembre del 2018. Oltre alle bufale e le fake news [ almeno  per ora   corsivo  mio  ]  sul suo contro – dall’essere incinta, fino all’esser complice dei terroristi (perché basta fare una rapida lettura su Twitter per scorgere la pura follia di alcuni utenti ) – c’è anche quel paragone con la sorte che toccò a Fabrizio Quattrocchi nel 2004.

Fabrizio Quattrocchi e Silvia Romani, gli assurdi paragoni social

Ricordare la memoria di quel 35enne italiano rapito e poi ucciso in Iraq nel 2004 è sacrosanto . Ha perso la sua vita mentre si trovava nel Paese arabo – nel mezzo del conflitto con gli Usa. Era una guardia giurata e lavorava per una compagnia di sicurezza. Anche su di lui – come si sta facendo ora per Silvia Romano – è stata scritta un’ampia letteratura, accusandolo di essere un ‘mercenario’. Ma sono passati oltre 16 anni e quel che resta è solo la sua morte in un teatro di guerra.

Il confronto che non ha senso

Ora, però, molte persone stanno utilizzando il suo nome per fare da contraltare a Silvia Romano. La giovane viene continuamente accusata – fortunatamente da una minoranza, ma molto rumorosa – di esser andata in Kenya per aiutare gli altri. Ebbene, pensate un po’, la 24enne stava seguendo alla lettera i proclami dei partiti populisto-sovranisti che chiedevano di ‘aiutarli a casa loro’. Un bel cortocircuito per chi difficilmente riesce a collegare la causa dall’effetto. Insulti liberi contro la giovane e rievocazione di Fabrizio Quattrocchi come figura di paragone. Ma mettere in contrapposizione le due storie serve più a fare un torto a quel 35enne che nel 2004 perse la vita in Iraq. Impariamo a lasciare in pace i morti e onoriamo la loro memoria sempre, non solo quando c’è da denigrare qualcun altro.



  

21.8.17

facebok due pesi e due misure il caso di don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro e Ramin

IL fatto   che  mi accingo a riportare  mi riportare    mi ricorda  questo film 




da  http://iltirreno.gelocal.it/pistoia/cronaca/2017/08/20/

PISTOIA. Decine, centinaia, forse migliaia di messaggi: la pagina Facebook di don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro e Ramini, ieri è stata sottoposta ad un vero e proprio diluvio informatico. 

Don Biancalani si spiega: il razzismo nega il cristianesimo
Molti i messaggi di simpatia e solidarietà, ma tanti, a occhio la maggioranza, di insulti pesantissimi, minacce di morte e così via. Anche il leader leghista Matteo Salvini ha speso parole dure contro il parroco pistoiese.
REAZIONI:

Ma cosa è successo per scatenare un simile pandemonio? Semplice: che don Biancalani ha pubblicato alcune foto che ritraggono un gruppo di migranti ospitati nella parrocchia di Vicofaro mentre si recano alle piscine di Cantagrillo per una mattinata al fresco. Un viaggio che – spiega il sacerdote – costituiva un premio per loro, che avevano lavorato gratuitamente il giorno prima all’iniziativa benefica organizzata da una Onlus pistoiese, “Gli amici di Francesco”. «Tra l’altro quel viaggio – commenta don Biancalani – l’ho pagato con i miei soldi». Già le foto dei migranti che giocavano di fronte all’obiettivo parevano fatte apposta per titillare i razzisti da tastiera. Poi don Biancalani ha aggiunto, sulla sua pagina Facebook: “E oggi... piscina! Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici!”.
a cosa è successo per scatenare un simile pandemonio? Semplice: che don Biancalani ha pubblicato alcune foto che ritraggono un gruppo di migranti ospitati nella parrocchia di Vicofaro mentre si recano alle piscine di Cantagrillo per una mattinata al fresco. Un viaggio che – spiega il sacerdote – costituiva un premio per loro, che avevano lavorato gratuitamente il giorno prima all’iniziativa benefica organizzata da una Onlus pistoiese, “Gli amici di Francesco”. «Tra l’altro quel viaggio – commenta don Biancalani – l’ho pagato con i miei soldi». Già le foto dei migranti che giocavano di fronte all’obiettivo parevano fatte apposta per titillare i razzisti da tastiera. Poi don Biancalani ha aggiunto, sulla sua pagina Facebook: “E oggi... piscina! Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici!”.




Nel giro di poche ore sono iniziati a piovere messaggi sulla pagina del parroco, soprattutto critiche per aver utilizzato – lui, prete – parole come “nemici” riferiti ad altri esseri umani. Ma fin lì tutto abbastanza nella norma: don Biancalani alle polemiche è abituato, da quando – oltre un anno fa – ha chiesto e ottenuto dalla prefettura di poter accogliere dei migranti nelle sue due parrocchie, anche di fede islamica, insieme a don Andrea Carmignani parroco di Marliana. Questa scelta e il suo darsi da fare per gli immigrati con totale disponibilità, aiutandoli ad esempio a creare un laboratorio di cucito e un forno, ne ha fatto l’obiettivo ideale per tutti quelli che vedono come fumo negli occhi qualunque polirtica di accoglienza nei confronti dei migranti. Ma la vera svolta alla vicenda è arrivata ieri, quando il leader della Lega Matteo Salvini ha condiviso sulla sua pagina Facebook le foto dei migranti in piscina, commentando così: “Questo Massimo Biancalani, prete anti-leghista, anti-fascista e anti-italiano, fa il parroco a Pistoia. Non è un fake! Buon bagnetto”.





Questo Massimo Biancalani, prete anti-leghista, anti-fascista e anti-italiano, fa il parroco a Pistoia.
Non è un fake!
Buon bagnetto.

Nel giro di poco tempo migliaia di messaggi con insulti pesantissimi, allusioni e minacce sono arrivati alla pagina di don Biancalani, evidentemente stimolati dalla presa di posizione di Salvini.Nel frattempo Facebook era intervenuta bloccando il profilo del sacerdote, che ha rimosso le foto della gita in piscina e il suo commento sui “nemici”. Dopo di che il diluvio di offese ha continuato a dilagare ma don Biancalani, pur potendo, non risponde.«È increscioso quello che sta succedendo – dice – ma io ho sempre tenuto una pagina Facebook aperta a tutti e non mi sono mai posto dei problemi. È evidente che quello che sta succedendo ha ben poco di pistoiese. Io comunque continuo a pensare che il Vangelo ci chiede a tutti un atteggiamento di condivisione ed è quello che cerco di fare. E poi seguo quella massima che mi hanno sempre detto: male non fare, paura non avere»
 



Migranti, il parroco di Pistoia contro Salvini: "E' un furbo, questi ragazzi sono come miei figli"Gli insulti sui social e i tagli alle ruote delle bici "sono cose spiacevoli" ma "non mi fermeranno". Don Massimo Biancalani, parroco della chiesa di Santa Maria Maggiore alle porte di Pistoia, ospita da più di due anni una quindicina di migranti nella sua casa d'accoglienza. Le sue foto che ritraggono alcuni migranti fare il bagno in piscina durante una gita ha fatto il giro del web e ha scatenato numerose critiche alle quali si è unito anche il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. "Mi sento come se me li avessero affidati - replica - e sono dispiaciuto per la violenza verbale apparsa sui social". "Salvini è un furbo - continua - perché coi suoi post tira fuori il peggio delle persone" Video di Andrea Lattanzi

22.4.16

Caso Raggi, un grosso problema per l’Unita' dal Nazareno temono che la Raggi possa querelare il sito unita.tv e creare un grosso problema per la legge sulla stampa.



fonte ilfattoquotidiano


Non s’è ancora placata la polemica fra il quotidiano l’Unità e Virginia Raggi. La candidata a Roma
dei Cinque Stelle non ha gradito il video, pubblicato dal sito del giornale di riferimento del partito democratico, in cui si vede una ragazza (che non è la Raggi, ma che secondo il giornale le somigliava) cantare l’inno “Meno male che Silvio c’è” di Forza Italia.




Il direttore dell’edizione cartacea, Erasmo D’Angelis, ha difeso il collega del sito unita.tv Mario Lavia, ma il comitato di redazione ne ha preso le distanze. Al Nazareno temono che la Raggi possa querelare il sito unita.tv e creare un grosso problema per la legge sulla stampa. Perché il portale in questione non è registrato, non è una testata giornalistica. E’ un blog.

benvenga questo precedente . se uno ti diffama . per colpa di quei cazzari che per risparmiare usano lo stratagemma legale ( sic ) del blog anzichè testa giornalistica paghiamo tutti blogger non allineati . ma fanculo va  unità  diventa serva   del governo   Gramsci  e  i vecchi  ( altroi  che quelli d'oggi  )  si staranno rivoltando nella  tomba  .  Meno male  che almeno  la redazione  ha  avuto un sussulto di dignità .  Ora  molti mi diranno  :  <<   ma non eri contro  la legge    che applicava la diffamazione   al blog  >> ?    certo lo sono ancora  , perchè  quella legge era stata  fatta   per  salvarsi le chiappe  , quando  bastava  applicare le stessi leggi  che  si applicano   alla stampa   e all'informazione    senza  bisogno di  farne di nuove .  Perchè   troppo  comodo  , sempre  dal ilfattoquotridiano stavolta del 18\4\2016 fare    cosi  





Il fattoquotidiano ha rilanciato sul sito internet la notizia che l’aspirante sindaco 5 Stelle in Campidoglio avrebbe fatto la comparsa nel video “Meno male che Silvio c’è” per la campagna elettorale di Forza Italia nel 2008. In rete alcuni utenti avevano fatto notare una presunta somiglianza con una delle partecipanti, poi smentita dalla diretta interessata.
Erasmo D’Angelis, direttore della testata, in un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato: “Se abbiamo pensato a una rettifica? No perché non è un’operazione politica, ma giornalismo 2.0“. E alla giornalista che gli chiedeva perché non hanno controllare la notizia prima di pubblicarla, ha ribattuto: “No, la somiglianza è oggettiva e i social pieni di smanettoni che segnalano foto e video. Se ho fatto bene a pubblicare una bufala? Il web ha modificato profondamente il giornalismo, sui siti e sui social gira di tutto”. ( ... )  cusa su Twitter. “Si tratta di una bufala colossale”, si legge sul blog. “Il direttore de l’Unità, giornale mantenuto dai contribuenti con 152 milioni di euro pubblici in 24 anni, ha pubblicato in prima pagina nel sito del giornale piddino una colossale bufala su Virginia Raggi. Smascherato, sbugiardato e sbertucciato da tutta la Rete, D’Angelis non ha chiesto scusa e al Corriere della Sera ha detto che non si tratta di bufala, ma di giornalismo 2.0. D’Angelis quindi non è un bufalaro, ma la “vergogna dell’informazione italiana 2.0″.

E'  vero    che    in rete  ( ma  anche no )  capita    prendere le cantonate  o scrivere male  (  è successo anche al sottoscritto     che ha : in un caso  ha pubblicato una rettifica  , in un altro  ,perchè  la persona era  un cafone    e non lasciava neppure parlare   ed in tono arrogante  non gli bastava  una retifica  , lo ha riomosso  ) o peggio  invntarsi   una  cosa   ma    quando   la  casa  viene  sbugiardata  \ smentita   perchè   continui   e  ti difendi  come si è difeso il diettore in questione  . La  libertà  è anche rispetto e non  offendere (   quando capita  essere  consapoevole   e  quando  è palese  chiedere  scusa  )   o calunniare


3.1.16

Un leggero tedio... di Daniela Tuscano ©


Impiccare un povero cristo, anzi un bambolotto, un cicciobello sgarruppato dal presepe modestissimo d'una piazzetta di Pitelli (La Spezia) non è solo sacrilego, ma infame. Era stato allestito per raccogliere fondi a favore dei malati di mieloma e leucemia. L'hanno trafugato e appeso, proprio di fronte alla mangiatoia.


"Diamo un senso al Natale", recitava la scritta a fianco del pupo avvolto in un lenzuolino, da cui usciva una piccola mano; benedicente o timida, non si sa. Forse entrambe le cose. Chi l'ha profanato ha voluto negare proprio questo: il senso. Banalizzare il Natale, poi occultarlo, censurarlo - magari col pretesto d'un malinteso rispetto verso altre culture, mentre in Asia e Africa i cristiani vengono martoriati nell'indifferenza totale dei laici perbenisti - e, alla fine, distruggerlo, è frutto d'una medesima empietà, nemmeno voluta del tutto. Non immorale, ché l'odio sarebbe meno grave, bensì, semmai, amorale: oltre. S'impicca un simbolo, come lo si è visto fare, magari, in dubbi spettacoli rock, per noia, per un'alzata di spalle, per vuota autoreferenzialità. 

Gli hanno detto che è divertente, che fa moda, che non è grave, che non conta; al limite, una ragazzata, quando

del ragazzo, in tal gesto, non v'è alcuna freschezza. Solo, piuttosto, il rancidume d'un antico male. 
Gli emblemi non li comprendono più, ma il piccolo nella mangiatoia li sturba, perché è l'Altro per eccellenza. Perché rappresenta il bisogno, l'inizio, la vita, la nudità e la fame, il povero e il profugo, le vittime innocenti delle guerre, i carcerati, i perseguitati, l'infanzia nella sua verità di famiglia. Un'infanzia irripetibile, di cui aver cura; completezza di persona, non ricatto per liti d'adulti, non oggetto di diritti. Verità di dono, dialogo insopportabile per chi si trincera nel solipsismo. Negando il senso della nascita, hanno voluto negare anche quello della croce: e, con lei, della resurrezione. Che non si proietta nell'empireo e non è solo di Cristo ma attraverso Cristo - passaggio obbligato, unico - comincia ora, per tutti noi, nel momento in cui, offrendoci, travalichiamo la materialità, la legge di natura. Il chiuso morbo dell'egoismo. 
Si appende un bambolotto, e ciò che rappresenta, ormai troppo ingombrante e potente, di fronte al luogo del cibo: cioè della condivisione, laddove l'individuo (letteralmente: inscindibile) si fraziona e decuplica nei propri fratelli e sorelle. Non solo di sangue.
Svilisce anche la morte, riducendola a videogame, svuotandone la drammaticità e la solennità: e non conta più nulla, infatti, si tratti dell'immagine d'un bambino. Senza croce, senza morte, non ha più valore nemmeno la vita.
Ci si avvia così alla decostruzione della propria carnalità. E senza nemmeno illogica allegria. Solo con un leggero tedio.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...