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La bellezza di Jasmine Paolini, anzitutto. Il suo sorriso a specchio, privo di malizia. Tanto diretto elibero da andare oltre il sesso. Sorriso meticcio, futuro. Fortissima nella sua donnità – che riempie e prevarica – Jasmine trionfa pure nelle défaillance, sprigiona energia e ottimismo.
Sinner la bacia da galantuomo, le braccia potenti lasciate inerti, quasi timide, per rispetto e dolcezza.
Non deve dimostrare nulla, Sinner. È un nordico italiano che la sa lunga, da quando è nato. Come Lorenzo Musetti, sperticato neopapà che vince con la stessa naturalezza con cui spinge la carrozzella del piccolo Ludovico. Come Matteo Berrettini, un Marcell Jacobs del tennis. Sono giovani, millennials o quasi, ma decisi, indipendenti, persino prolifici. E belli, fiorentemente belli.
Poi c’è Yamine Lamal, il diciassettenne del pallone, che non è italiano bensì spagnolo… Di padre marocchino e madre guineana.
Yamine ha un secondo padre, una fidanzata e un fratellino che, in un’istantanea tenerissima, egli «allatta» maternamente con la coppa dei campioni conquistata di fresco. Italiano non è, ma potrebbe esserlo perché queste miscellanee appartengono a ogni luogo.
Yamine ha un secondo padre, una fidanzata e un fratellino che, in un’istantanea tenerissima, egli «allatta» maternamente con la coppa dei campioni conquistata di fresco. Italiano non è, ma potrebbe esserlo perché queste miscellanee appartengono a ogni luogo.
E dànno origine a generazioni bellissime, fresche, gaudiose. Genti feconde, per cui la #famiglia non è un’astrazione. Ma nemmeno uno stereotipo. Lo è, famiglia, nella complessità delle relazioni, dell’allargamento, nello sdoppiamento dei rapporti, che si superano e ripigliano, ma forse, faticosamente, riescono ad agguantare la luce.