Inizio questo post con questa citazione cinematografica
“Adesso fate una cosa: spegnetela questa radio, voltatevi pure dall'altra parte, tanto si sa come vanno a finire queste cose, si sa che niente può cambiare. Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso, quella che non aveva Peppino.Domani ci saranno i funerali. Voi non andateci, lasciamolo solo. E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo. Ma non perché ci fa paura, perché ci dà sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace. Noi siamo la mafia. E tu Peppino non sei stato altro che un poveroilluso, tu sei stato un ingenuo, sei stato un nuddu miscato cu niente!”
dal film I cento passi
L’ultimo atto del Berlusconi privato è stato anche il più coerente con il Berlusconi politico. Tra i lasciti ci sono 30 milioni di euro donati nel suo testamento a un condannato in via definitiva per concorso
esterno in associazione mafiosa: Marcello Dell’Utri. Una donazione da pregiudicato (Silvio, per frode fiscale) a pregiudicato. infatti sempre
No, mi dispiace, non è una scelta privata, il “regalo a un amico di infanzia”, come i trombettieri di corte si stanno affrettando a spiegare. Questo è l’ultimo atto pubblico di un uomo che è stato per tre volte Presidente del Consiglio, che ha rappresentato l’Italia e che, appena due settimane fa, abbiamo celebrato con lutto nazionale e funerali di Stato.30 milioni di euro. Ora sappiamo quanto costa un amico.
Questa è la persona a cui abbiamo concesso funerali di Stato ( passi è sempre stato anche se pur ambiguo un uomo di stato /delle istituzioni ) e proclamato il lutto nazionale. Abbiate la decenza di chiedere scusa agli universitari disobbedienti, ai rettori resistenti, a chi ha la memoria più lunga della lingua, ai non allineati.
Almeno vi sia postuma la vergogna.Diciamocelo ed abbiamo il coraggio ammetterlo che la mafia ci piace .
Mi fate tenerezza voi che dite “sono affari suoi privati” e “può fare quello che vuole coi suoi soldi” , voi che, fino a due settimane fa, ci frantumavate le gonadi affinché il Paese intero si fermasse, perché celebrassimo il suo ruolo pubblico e politico, voi che davano dei “comunisti” a
quei professori e studenti universitari che si rifiutavano di esporre la bandiera a mezz’asta, che invitavate al rispetto ma poi insultavate se solo osavi eccepire sull’opportunità del lutto nazionale.
Perciò fate pace con il cervello e cercate di mettetevi d’accordo con voi stessi: se pretendete di trattarlo ( e omaggiarlo) come uomo di Stato, come statista e padre della Patria, poi non veniteci a dire che uno coi suoi soldi fa quello che vuole, anche ricoprire di milioni un condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Perché, nel caso non vi fosse chiaro, nel caso non aveste mai sentito parlare se non di sfuggita di : Moro, Berlinguer, Pertini, Nilde Iotti, Tina Anselmi , ecc solo per citare i più noti , uno statista è uno di quelli che la mafia la combatte o almeno ci prova , non uno che la favorisce smantellando leggi che sono costate la vita ( Pio la torre , Falcone e Borsellino , ecc ) la finanzia e, meno che mai, la ricompensa . E no , cari\e , non è un fatto privato ma un atto pubblico e politico capitale che dovrebbe indignare e offendere, scatenare - quello sì - maratone televisive. Invece a malapena se ne parla. Concludo questo post rispodendo anticipatamente ad alcune vostre obbiezioni ed accuse visto che l'altra volta perr i miei post su i miei social ho ricevuto diverse email e commenti purtroppo tutte cestinate erano solo insulti e critiche bambinesche e dapiagnioni tipo quelle di cui ho fin qui parlato ad un altra rottura di coglioni . Essa è rivolta a quelli\e che dicono che se un politicante dellla tua parte politica avesse fatto una cosa del genere zitto o lo avresti difeso e simili . Qui l'ideologia non c'entra un .... cavolo a merenda . Io fin da piccolo sono stato sia dai nonni paterni fascisti o clerico fascisti pre concilio vaticano II sia quelli materni clericali e misti (tra pre concilio e concilio vaticano II ) all'onestà intellettuale e morale a volte quest'ultima ( soprattutto quella dei nonni paterni ed in parte genitoriale troppo esagerata e quasi bigotta ma formativa visto gli attracchi e gli sfotto' che ricevo .
infatti la stessa cosa lo scriverei e lo direi se al posto di B un simile lascito testamentario fosse stato fatti da un politico od esponente della mia parte politico/culturale . Quindi ..... Lasciamo perdere altrimenti mi bannano . Pace e bene
Nel 1981 il quotidiano L’ora di Palermo pubblicò alcune parti di un rapporto della Criminalpol, in cui venivano evidenziati i rapporti fra Marcello Dell’utri, amico e collaboratore di primo piano di Silvio Berlusconi, l’ex sindaco di Palermo, Vito Ciancinimo, e altre persone a loro collegate, come il mafioso Vittorio Mangano, il famoso “stalliere di Arcore”. Il titolo di prima pagina del giornale diceva all’incirca che “Dagli affari di Ciancimino si arriva pure a Canale 5”. L’articolo e il titolo dell’ora non piacquero a Berlusconi (padrone, ovviamente, di Canale 5) e a Dell’utri, tanto che a Palermo si temette una querela miliardaria da parte del gruppo milanese. In ogni caso, da Milano si chiese un’intervista più o meno riparatrice, forse allo stesso Dell’utri. Io, all’epoca, lavoravo all’ora. Il direttore Nicola Cattedra e l’ex direttore Vittorio Nisticò mi mandarono quindi a Milano per quell’intervista. La missione però fallì. Nel senso che, sebbene avessi contattato più volte Dell’utri e nonostante quest’ultimo mi avesse dato un paio di appuntamenti, alla fine tutto saltò. Evidentemente la Fininvest ritenne che sarebbe stato preferibile non riprendere l’argomento. L’episodio mi viene in mente adesso, nei giorni in cui proprio Canale 5 sta trasmettendo la fiction L’ora. Inchiostro contro piombo , dedicata alla storia del coraggioso quotidiano di sinistra e antimafia, chiuso per sempre nel 1992. Una fiction, peraltro, che non è stata per niente apprezzata dagli ex dell’ora, già prima ancora che venisse mandata in onda, al punto che alcun cognome vero dei suoi giornalisti, eccetto uno, compare nel film tv. Infatti nessun ex del giornale, e neppure i familiari di chi nel frattempo è morto, hanno concesso la liberatoria affinché potessero essere utilizzati i nomi reali dei cronisti e del leggendario direttore Nisticò. Al di là della fiction, tuttavia, è singolare, o paradossale, che sia Canale 5, i cui “affari” – per la Criminalpol e per L’ora – “portano” nel 1981 “alla mafia”, a diffondere una serie su un giornale antimafia. Questo perché a controllare la tv milanese è pur sempre la famiglia Berlusconi, quella del 1981. I casi, allora, sono due. O Canale 5, e i suoi padroni, sono stati colti sulla cosiddetta via di Damasco della mafia e soprattutto dell’antimafia, e il medesimo Dell’utri non considera più Vittorio Mangano “un eroe”. Oppure, come pare, di antimafia ce ne sono tante. Ce n’è una vera, seria, ma ai margini. E poi ci sono le altre: magari un po’ troppo “buoniste”, certamente retoriche, in realtà solo di facciata. Il dubbio intanto potrà essere sciolto, per quanto riguarda Canale 5, dal seguito della fiction. Si parlerà anche di quel titolo del 1981? O di quando, il 12 ottobre 1984, Fabrizio Ravelli rammentava su Repubblica: “C’è un filo che lega Vito Ciancimino al gruppo Berlusconi? L’articolo del quotidiano palermitano L’ora, che ha ipotizzato questo collegamento, ha provocato un gran trambusto a Milano. I magistrati milanesi che indagano sulla ‘mafia dei colletti bianchi’ si son visti tempestare di domande alle quali non hanno dato soddisfazione. E la Fininvest, capofila del gruppo Berlusconi, si è affrettata a diramare una durissima smentita”?