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19.11.25

Fare visualizzazioni sulle donne uccise di jasmine pani

fra i tanti discorsi che si iniziano a sentire per la settimana del 25 novembre ovvero giornata contro la violenza sule donne il più , almeno fin ora è stato questo di Jasmine Pani . Ha ragione la youtuber

Infatti e quyi rispondo q chi mi dice ma come è stata uccisa una donna e non ne parli però fai speciali deltipo maniueali di autodifesa e simili Non voglio ( anche se non sempre ci riesco in pieno ) ad non cadere in quel circo mediatico citato nel video sopra . Per questo preferisco perchè è preoccupante anche se esagerato chiamarlo emergenza l'alto numero delle donne uccise o che subiscono violenza da noi ( ovviamente senza troppo generalizzare ) uomini , fare post antiviolenza di prevenzione senza nessuna pretessa che ciò porti alla totale cancellazione degli omicidi .

opere letterarie contro i femminicidi e violenza di genere . "Fiabe con il paracadute" di Antonella Petrella (psicologa e psicoterapeuta) e Anna Paolella (pedagogista e dirigente scolastica) e il progetto della Verba Volant edizioni con il libro fiabe in rosso

Quest'anno oltre le puntate delle tecniche di autodifesa e articoli vari , voglio provare ad andare oltre alla solita retorica e concetti ovvi molto spesso ipocriti , riportando qui sul blog notizie  di  opere letterarie .
Infatti come dice
 Fiabe in rosso per la giornata contro la violenza sulle donne  del    sito Scatti dalla mia libreria   : « E’ importante riflettere, in qualsiasi momento dell’anno e non solo il 25 novembre, sul tema della violenza contro le donne, tema che purtroppo ricorre spesso nella nostra cronaca giornaliera. Violenza che si manifesta in tanti modi, non solo con il femminicidio da parte degli uomini.»
I libri per fortuna ci aiutano  ( o  almeno  cosi  pare  ) spesso ad affrontare certe tematiche e ad elaborarle attraverso storie vere, racconti, testimonianze e, perché no, anche favole. »
Sulla scia di due esempi . IL primo    consigliato dall'articolo: «  Nelle scuole un libro di favole per raccontare la violenza >>   dal bel portale  https://www.primonumero.it/     un articolo sul  libro    "Fiabe con il paracadute"  di    Antonella Petrella (psicologa e psicoterapeuta) e Anna Paolella (pedagogista e dirigente scolastica),
due professioniste che hanno a cuore le tematiche sulle donne, sulla loro indipendenza e sull’oltraggio violento che frequentemente spezza la loro vita e la loro sete di emancipazione. Due donne che si sono dette: “Il femminicidio non è un problema delle donne, è un problema di tutti”
  

Dall'articolo citato  e  da mie  ricerche in rete  il  libro  "Fiabe con il paracadute". Pagine di storie - realizzate con il contributo di colleghe, amiche ed insegnanti - scritte per offrire un contributo educativo per un’intelligenza empatica, ma anche per donare uno strumento di prevenzione rispetto ad ogni forma di violenza, soprattutto contro la donna a parlare di tale argomento con racconto che ho trovato sul web . Certo è un racconto un po' infantile, scontato per molti ma adatto ai bambini e agli analfabeti di ritorno e funzionali . Ci sarà  secondo alcuni\e   anche il rischio dibanalizzazione del fenomeno sempre più grave delle relazioni tossiche che sfociano in violernza di genere \ femminicidi . Ma è da qui che bisogna ripartire per poi passare a temi più concreti in questa guerriglia contro culturale . 
 Infatti   il  secondo esempio    viene     da   il progetto della Verba Volant edizioni, nato proprio contro la violenza sulle donne e gli stereotipi di genere: Fiabe in rosso, una raccolta di favole (tra quelle più conosciute dei fratelli Grimm, Andersen e Perrault), rivisitate da Lorenzo Naia e illustrate da Roberta Rossetti, con protagoniste femminili in cui la trama evolve, per alcuni aspetti, in maniera diversa da quella che abbiamo ascoltato tante volte.



Non si tratta di grossi stravolgimenti: le fiabe contenute in questo volume sono quelle che conosciamo e che sono state tramandate nel corso della storia; sono state riattualizzate e consegnate ai giovani lettori che potranno recepire il meglio da esse.


Le illustrazioni sono molto particolari, lontane dall’iconografia classica del fiabesco, con inserti di carta di giornale (che si agganciano idealmente alla realtà e alla cronaca) e la tecnica del collage.


Il rosso, in questo caso, rappresenta il colore del sangue raccontato dall’installazione di denuncia pubblica Scarpe Rosse dell’artista messicana Elina Chauvet.Une bella ed edificante proposta, per grandi e piccini.


 Ma adesso  veniamo ai racconto   che  era  quello   che  volevo  proporre    originariamente    per  il  post    d'oggi . 

Da
Si narra che un giorno il re Artù, mentre era a caccia con i suoi cavalieri, si smarrì e si ritrovò solo in una parte sconosciuta della foresta. Improvvisamente, sentì il corpo immobilizzarsi, come se una forza misteriosa lo avesse paralizzato. Dall’ombra degli alberi emerse una figura minacciosa: un cavaliere vestito di nero, con un’armatura che luccicava sinistra alla luce del sole.
"Ho la tua vita nelle mie mani," disse il cavaliere, "ma ti risparmierò se riuscirai a darmi, entro un anno, la risposta a una domanda. Se fallirai, la tua vita sarà mia."
Artù, pur spaventato, accettò il patto. Il cavaliere gli pose allora la fatidica domanda:
"Che cosa desiderano davvero le donne?"
Artù tornò al castello con il cuore pesante e, nei mesi successivi, partì con i suoi cavalieri alla ricerca della risposta. Chiesero alle donne di ogni rango e condizione: alcune dissero che desideravano amore, altre figli, altre ancora ricchezza o bellezza. Ogni risposta veniva annotata in un grande libro, ma nessuna sembrava quella giusta. Con il passare del tempo, la paura di fallire cresceva.
Un giorno, mentre cavalcava sconsolato per le sue terre, Artù incontrò una donna spaventosa: era enorme, con il corpo deforme, i capelli arruffati e un viso così orribile da far venire i brividi.
Spaventato, cercò di allontanarsi, ma la donna gli parlò:
"Sono Lady Ragnell e conosco la risposta che cerchi. Posso salvarti, ma in cambio voglio sposare uno dei tuoi cavalieri: Sir Gawain."
Artù era inorridito, ma promise di parlarne con Gawain. Tornato al castello, spiegò al cavaliere la situazione, esitante e pieno di vergogna. Gawain, tuttavia, non esitò:
"Mi sposerò con lei, anche fosse un demonio, se questo può salvarti la vita."
Artù tornò da Lady Ragnell e accettò la sua proposta, ma a una condizione: avrebbe potuto sposare Gawain solo se la sua risposta fosse stata quella giusta. La donna sorrise e rivelò il segreto:
"Ciò che le donne desiderano sopra ogni altra cosa è la sovranità su sé stesse: il potere di decidere per la propria vita."
Quando arrivò il giorno dell’incontro con il cavaliere nero, Artù si presentò con il libro delle risposte. Il cavaliere rise, sicuro della sua vittoria. Ma quando Artù pronunciò la risposta di Lady Ragnell, il suo volto cambiò colore.
"Solo mia sorella poteva rivelarti questa verità! Il nostro patto è concluso: sei libero, Artù."
La promessa di matrimonio venne mantenuta, e Lady Ragnell si presentò alla corte per sposare Gawain. Alla sua vista, le dame piansero per la sorte del cavaliere, mentre gli altri uomini tiravano un sospiro di sollievo per non essere stati scelti. Nonostante la sua bellezza e la sua nobiltà d’animo, Gawain mantenne la parola data e celebrò il matrimonio.
Dopo la cerimonia, gli sposi si ritirarono nella loro stanza. Gawain, rispettoso ma esitante, non osava avvicinarsi alla moglie. Fu Lady Ragnell a rompere il silenzio:
"Mi concederesti un bacio, marito mio?"
Gawain si fece coraggio e la baciò. In quell’istante, la donna si trasformò davanti ai suoi occhi: Lady Ragnell era ora una giovane splendida e radiosa.
"Ho vissuto sotto l’incantesimo di mio fratello, il cavaliere nero. Solo un uomo che mi sposasse di sua volontà poteva liberarmi. Tuttavia, posso mantenere questa forma solo per metà del tempo. Ora tocca a te scegliere: vuoi che sia bella di giorno o di notte?"
Gawain rifletté, combattuto tra le due possibilità. Alla fine, con un sorriso, disse:
"Non posso scegliere. È una decisione che spetta a te."
Lady Ragnell sorrise e rispose:
"Con queste parole hai spezzato completamente l’incantesimo. Mi hai dato ciò che ogni donna desidera sopra ogni cosa: la libertà di scegliere per sé stessa. Ora non dovrò mai più tornare al mio aspetto mostruoso."
Si racconta che Gawain e Lady Ragnell vissero insieme felici e innamorati, perché il vero amore nasce dalla libertà e dal rispetto reciproco.




10.11.25

Oristano apre il “Festival di sensibilizzazione per il contrasto alla violenza contro le donne”



mancano ancora 15 giorn al 25 novembre è già fioriscono delle iniziative contro i femminicidi come questa .



  unione  sarda  10 novembre 2025 alle 15:26


                                               Marianna Guarna

Oristano apre il “Festival di sensibilizzazione per il contrasto alla violenza contro le donne”Un mese per dire basta alla violenza di genere



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Un mese per dire basta alla violenza di genere. È con questa forza che il Centro Antiviolenza “Donna Eleonora” e l’Associazione Prospettiva Donna, con il sostegno di enti e istituzioni locali, inaugurano la III Edizione del Festival di Sensibilizzazione per il contrasto alla violenza contro le donne.
La città si accende di arte, parole e testimonianze con l’apertura delle mostre fotografiche “Adesso sono viva” di Benedetto Mameli e Simona Arrai, e “Gli occhi delle donne”, realizzata con le ospiti del Centro e della Casa Rifugio. Nello spazio espositivo di via Garibaldi 13 trovano casa anche “Il filo invisibile” e “MeDea”, opere nate dai laboratori creativi del Centro, dove il dolore si trasforma in espressione e rinascita.
Dal 15 novembre si entra nel vivo con incontri, reading, dibattiti e performance. Ad aprire il programma sarà “Volevate il silenzio. Avete la mia voce” di Patrizia Cadau, seguito da giornate tematiche dedicate alla violenza simbolica nei media (21 novembre) e al body shaming con Francesca Spanu e il suo libro “Il corpo sbagliato” (24 novembre). Il 25 novembre, giornata simbolo dell’iniziativa “Orange the World”, l’incontro con la Rete Antiviolenza sarà accompagnato dalle coreografie di Carlo Petromilli e Claudia Tronci, seguite dalla consegna di 300 stelle realizzate nei laboratori BurRumBàlla come gesto di sorellanza e speranza.
Grande attenzione sarà riservata anche ai più giovani, protagonisti di una vera e propria rete educativa. L’11, il 13, il 17, il 19 e il 24 novembre le operatrici del Centro incontreranno studenti e studentesse delle scuole di Bonarcado, Cuglieri, Seneghe, Santu Lussurgiu e Cabras con il progetto “Potere alle parole”, un percorso per riconoscere e superare stereotipi e pregiudizi di genere. Il 12 novembre sarà la volta dell’Istituto Mossa di Oristano con l’iniziativa “Comunicare per crescere”, mentre il 20 gli studenti dell’Istituto Artistico Contini parteciperanno a un laboratorio sulla violenza assistita.
Il Festival proseguirà fino all’11 dicembre tra musica, arte e formazione, coinvolgendo scuole, associazioni e cittadini. Un mese per riflettere, agire e ricordare che sensibilizzare significa cambiare la cultura che ancora oggi permette la violenza.





Alto Oristanese

Oristano

16.10.25

non rompeteci le .. il 25 novembre visto il divieto d' educazione sessuale ed emotiva nelle scuole e intanto le donne continuano ad essere uccise

Nel giorno in cui in Italia avviene l’ennesimo #femminicidio la maggioranza di governo discute un 
emendamento che vuole vietare che nelle scuole medie si parli di qualsiasi forma di #educazionesessuale o all’#affettività. Con un blitz sconcertante, la Lega ha vietato per legge l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole.   Ora sembrebbe      come  dice su  thereads  samuel.bertozzi.blog : «Boh, a certe persone indigna di più che a scuola si faccia educazione sessuo-affettiva che vivere in un Paese con più di cento femminicidi all'anno.»   infatti    Una decisione miope e pericolosa: si nega ai ragazzi la possibilità di conoscere sé stessi, di capire le proprie emozioni, di imparare il rispetto e il consenso.
Si vuole far crescere generazioni più confuse, più impaurite e più facili da controllare.
In un Paese dove la violenza di genere e l’analfabetismo emotivo sono piaghe quotidiane, togliere educazione affettiva significa solo alimentare il problema.
Non è moralismo, è civiltà.E chi la censura sta scegliendo scientemente di tornare indietro Ma purtroppo Non è uno scherzo, è quello che è accaduto oggi in Commissione Cultura, dove la destra è riuscita a far passare un emendamento al Ddl Valditara a dir poco medievale a prima firma Giorgia Latini (Lega) con cui impedirà di fare educazione affettiva anche nelle scuole medie, dopo averla già cancellata nelle scuole dell’infanzia ed elementari, mentre alle superiori servirà un consenso informato dei genitori.


è  una  foto  sarcastica  rido per  non piangere
 da 25 Novembre: avete ancora voglia di celebrare?
di  UAU Magazine


 Proprio nel giorno dell’ennesimo femminicidio, censurano l’educazione sessuo-affettiva proprio lì dove ce ne sarebbe più bisogno, perché dopo è tardi. E non è un caso. Stanno cercando di allevare i futuri figli “sani” del patriarcato, più soli, più fragili, più inconsapevoli di sé stessi, della propria sessualità e quella altrui, del proprio corpo e del rapporto col prossimo. Questa non è una battaglia tra le tante. Questa è LA battaglia, forse la più importante che esista oggi da combattere. In un solo colpo la destra-destrae  la  debole  ed  frammentaria opposizione     della   sinistra    ha calpestato la libertà d’insegnamento, i diritti dei ragazzi e almeno trent’anni di progresso in tema di prevenzione e alfabetizzazione emotiva. “Siamo al Medioevo”  si  è  limitata   a   denunciare   l’opposizione, con tante scuse a un’epoca decisamente meno oscura e oscurantista dei Pro vita di oggi. Che infatti esultano. Siamo di fronte alla maggioranza di governo più regressiva, repressiva e pericolosa di sempre. Ed   a  un opposizione  che   latita  e  si contorce  fra  le sue contradizioni e  lotte  intestine   .  Ecco un’altra cosa per cui vale la pena scendere in piazza.

 


Quindi cari #politicanti di #maggioranza ed #opposizione evitate di romperci le pelotas con la vostra #ipocrisia il #25novembre

25.9.25

Cinzia Pinnna uccisa due volte prima da un uomo poi dai giornali e dalla gogna mediatica


Ma  è  possibile  che  ogni  volta  che  una donna   ,   a prescindere  che si  tratti di  femminicidio  o  di un semplice  omicidio  ,  i media  locali  e  nazionali  

Ciò che colpisce in questa immane tragedia è che tutti i quotidiani nazionali hanno dedicato più parole a raccontare l'assassino, il suo lavoro, la sua azienda, il suo vino che non il suo orribile gesto. Nessuno si è domandato perché questo orrore sia potuto accadere. Così Cinzia muore due volte.

I media    enfatizzano l'assassino   (  femminicidio o meno  )  in casi di cronaca nera per diversi motivi: 1. Sensazionalismo: Le storie di crimini efferati attirano l'attenzione del


pubblico, aumentando l'audience e le vendite. 2. Drammatizzazione: Descrivere nei dettagli l'autore del crimine può creare un senso di drammaticità e suspense. 3. Spiegazione del gesto: I giornalisti cercano di capire le motivazioni e il background dell'autore per fornire una spiegazione logica all'accaduto. 4. Allarme sociale: Focalizzarsi sull'autore può servire a creare allarme sociale e aumentare la consapevolezza sui problemi di sicurezza.
Tuttavia, come sottolineato  da  Giampaolo in qiuesto  caso  , tale   approccio   distogliere  l'attenzione dalle vittime e dalle loro storie, oltre a non affrontare le cause profonde del problema.Un atteggi.amento contradditorio  . Infatti   poi fanno i classici , facendo diventare la settimana ( ormai le giornate dedicate si trasformano in settimanne ) del 25 novembre nella classica giornata spaccamaroni \ giornata rompi , approfondimenti \ e speciali .Quindi  cari    editori  e  cari giuornalisti  , datevi  una regolata   e   non limitatevi a  piangere  o lametarvi  se   non  leggono  più giornali  o  se  li  leggono ancora  : 1)  li  scaricano  dal  web ,  2)   leggono   solo le  prime righe  .  



29.5.25

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n XXVIII : << se un aggressore vi tira i capelli, mirate al polso e poi ai genitali + riassunto come non correre rischi all'ultimo incontro con l'ex o se lo volete lasciare



@juliocesarinstructor

🫳🏽🙍🏽‍♀️ TI STANNO STRAPPANDO I CAPELLI? ECCO COSA FARE! Una delle aggressioni più comuni, soprattutto per chi ha i capelli lunghi, è la presa ai capelli. 🤦🏽‍♀️ Errore fatale: cercare di liberarsi strattonando o tirando via la mano dell’aggressore. Questo non solo è inefficace, ma vi farà perdere il controllo della situazione… e qualche ciocca di capelli! 👎🏽 NON fate forza nella direzione opposta! Rischiate solo di essere trascinati o perdere l’equilibrio. ✅ Cosa fare invece? 🔹 Mettete subito le mani sulla testa per proteggere il cuoio capelluto. 🔹 Ruotate il corpo verso l’aggressore per mettere in leva il polso. 🔹 Reagite rapidamente prima di essere spinti o trascinati! ⚠️ Il tempo è fondamentale: più camminate all’indietro, più aumentano le possibilità di cadere. 🎥 Vuoi vedere la tecnica in azione? Ho pubblicato un video completo su YouTube dove spiego ogni dettaglio! 🔗➡️

♬ AURA - Ogryzek




il  caso   di Martina Carbonaro,  uccisa    dal  suo ex fidanzato 19enne perché lei voleva lasciarlo ci pone di fronte ad una serie di punti da sottolineare.
N.b saranno ripetivi ga detti forse ma Tenete sempre bene a mente che la difesa passa dalla prevenzione, pertanto ripetiamo che è un dovere fare di tutto per evitare di trovarsi in pericolo


-Primo l'età della vittima e del suo assassino che in diversi casi di recenti femminicidi è notevolmente diminuita rispetto al passato. In questo caso la vittima ha appena 14 anni, appena adolescente.
-Secondo il fatto che il femmiicidio avvenga nel corso di quello che un ultimo confronto tra assassino e vittima, spesso legati da un legame affettivo.
-Terzo: l'incontro avviene in un luogo isolato. Evitate lo ripeto ancora nonostante le puntate della guid Manuale di autodifesaI consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco di accettare un confronto in un luogo simile, soprattutto se avete anche il minimo dubbio sulla persona che state per incontrare. E anche se non avete dubbi, scegliete in ogni caso un luogo possibilmente affollato oppure se poco affollato in unposto \ locale dove un barista o cameriere possano vedervi , magari avanti ad uno specchioe con una via di fuga possibile non alle spalle del muro .
-Quarto: parlate del problema con i vostri compagni/mariti/fidanzati violenti o che vi stalkizzano con qualcuno. Non tenetevi mai la cosa solo per voi.
-Cinque: chiamate il 1522 e rivolgetevi ad esperti anche solo perun consulto.
-Sei: non permettete mai a nessuno di dirvi chi dovete frequentare, come vi dovete vestire, con chi parlare. Dovete sempre ritenervi libere di vivere la vostra vita senza dipendere dalle scelte del vostro partner.
-Settimo: lavorate. Siate indipendenti economicamente dal vostro partner. Questo vi permetterà di lasciarlo se necessario e non dipendere da lui.
-Ottavo: non giustificate MAI le violenze fisiche o verbali, gli appostamenti, lo stalking di nessuno. Al minimo segnale che un uomo vi dà da questo punto di vista, al primo schiaffo, alla prima scenata di gelosia fuori controllo, lasciatelo. Il suo non è amore, è possesso nei vostri confronti.
-Nove: non costringete voi stesse a stare insieme al vostro aguzzino perché avete dei figli in comune. I figli di genitori separati vivono meglio di genitori che stanno sotto lo stesso tetto e litigano davanti a loro ogni giorno.
-Dieci: non isolatevi mai. Tenete la vostra rete di amicizie, contatti con i familiari, colleghi/e di lavoro.



28.5.25

martina Carbonaro uccisa a 14 anni dall'ex . s'abbasa,l'età delle vittime e dei carnefici dei femminicidi

Circa due mesi fa erano state uccise Sara Campanella e Ilaria Sula, da un compagno di corso e dall’ex fidanzato. Entrambe avevano appena 22 anni. Martina Carbonaro invece  ne aveva solo 14. Solo 14 anni. 
Quando le vittime sono così giovani, la notizia di un femminicidio colpisce ( o almeno in teoria   dovrebbe  di più ) in maniera ancora più violenta.
Perchè magari pensiamo che la violenza patriarcale sia più diffusa tra le generazioni più anziane, quelle cresciute quando ancora la violenza maschile, le discriminazioni sessiste e la cultura dello stupro non venivano messe in discussione ed erano " legalizzate "
Insomma, un retaggio del passato. E ci aspettiamo, invece, che tra i più giovani alcuni passi avanti siano stati fatti. Poi arrivano notizie come queste e pensiamo che forse non è proprio così.
Servono nuovi modelli di mascolinità e relazione
E questo è preoccupante. Ce lo dicono anche i professionisti che vanno nelle scuole a parlare di violenza di genere, che è come se si stesse cicatrizzando una frattura tra le ragazze – sempre più consapevoli e determinate a cambiare modelli culturali e sociali tossici – e i ragazzi – che si sentono accusati, vanno sulla difensiva e diventano ostili e aggressivi.
Il caso di Martina Carbonaro è l’ennesimo caso di un ragazzo che non accetta l’autoderminazione dell’altra, non ne accetta la libertà e tutte le scelte prese in libertà. È l’ennesimo caso di un ragazzo ancorato ai modelli di dominio e oppressione e che trasforma in violenza tutta la frustrazione per un mondo che cambia. E sceglie lui per lei, togliendole la vita, togliendole ogni possibilità.
Servono altri modelli, questo pare ormai chiaro. Altri modelli di mascolinità, di relazione, Ma questi non cadranno dal cielo: bisogna fare educazione sessuale e affettiva nelle scuole, serve un progetto serio sulla prevenzione, serve ascolto già ai primi segnali di violenza. Perché lo sappiamo, il femminicidio non è che la punta dell’iceberg. Ora si parli seriamente di educazione sessuale 
Secondo l’osservatorio del collettivo Non Una Di Meno, aggiornato allo scorso 8 maggio, da inizio anno in Italia ci sono stati 27 femminicidi. A cui aggiungere, purtroppo anche quello di Martina Carbonaro. E poi ci sono stati anche 21 casi di tentato femminicidio. Numeri che denunciano una violenza sistemica, ancora troppo radicata nella nostra cultura e società.
Bisogna ripartire dalle giovani generazioni, non abbandonarle. Non è più accettabile che l’Italia rimanga uno dei pochissimi Paesi a non fare educazione sessuale ed affettiva a scuola. Soprattutto quando vediamo una radicalizzazione di moltissimi giovani. Non è più questione di qualche oscura nicchia online, l’impatto della manosphere è sempre più forte nella quotidianità e fa presa su sempre più ragazzi. 
Viene sempre più normalizzata.
In tutto questo non è accettabile che l’educazione a scuola venga considerata terreno di battaglia politica, osteggiata e bollata come propaganda.
No, non ci possiamo più permettere di perdere tempo. Perché altrimenti ci ritroveremo anche questa volta a piangere Martina Carbonaro, a giurarci che sarà l’ultima, a dire che faremo tanto rumore e pretenderemo giustizia. Dobbiamo mobilitarci tutti per cambiare le cose adesso, altrimenti l’educazione patriarcale continuerà a produrre violenza patriarcale e a fare vittime sempre più giovani.
Martina Carbonaro, come   abbiamo   già detto  , aveva  14 anni ,uccisa dall'ex,   che già per i  benpensanti  dire "ex" a 14 anni è una cosa , figuriamoci se lui è pure maggiorenne.
Il problema non è tanto la differenza d'eta che ci puo anche stare, in una normalevl frequentazione non è  tanto esagerata , discutibile  invece se  si tratta di  rapporti sessuali.
 IL problema è che daranno la colpa a lei, alla famiglia, a chi le ha "permesso" di stare con uno più grande di lei, tutto pur di non concentrarsi su chi ha commesso il fatto, su chi, a 18\19 anni, ha fatto la scelta di togliere la vita a una ragazzina per vendicarsi di essere stato lasciato.
Era scomparsa la sera del 26 maggio, Martina Carbonaro e di lei non si avevano avuto più tracce.
Almeno fino all’alba di oggi, quando l’hanno ritrovata senza vita, gettata via sotto un materasso, in un edificio diroccato vicino al vecchio stadio di Afragola.
Poco prima di morire, come ha raccontato la madre, Martina aveva incontrato il suo ex fidanzato. E la prima e unica ipotesi poi confermata dalla confessione del reo  è sempre la stessa: femminicidio.
Martina Carbonaro sarebbe stata uccisa a sassate e poi nascosta nell’alloggio ormai in disuso del custode. 
È difficile anche solo immaginare un tale strazio. Per lei, per la madre, per la famiglia. Quello che ha vissuto due sere fa, mentre sua madre ignara ne denunciava la scomparsa. Quello che ha vissuto per arrivare fino a quella sera. Quello che vivono migliaia di donne.Solo che Martina donna  ,secondo alcuni,  non lo era neanche ancora. 
Quattordici anni. cazzo  E ogni altra parola non basta, non serve. se non che siamo , come fra 1960\80 ,  un un periodo troppo violento   aggravato a differenza d'esso ( che era solo politico-mafioso   ) da emergenza educativa che non siamo capaci d'affrontare perché  la maggior parte di chi dovrebbe provvedere a farlo è ancora  legato a vecchie ideologie educative  ormai superate   : dalla storia , dall'evolversi  dei costumi , e dagli studi socio antropologici   . E vede  ogni tentativo  di  farlo  come sovversivo  dei vecchi valori  e Tradizionali ed autentici parafrasando   i 

 
 Concludo  con    quanto dissi  tempo fa    nel  post  : « Educhiamo gli uomini"...lo sento ripetere da mesi.  quindi  educhiamo  anche  le  donne  ad  essere  preda »  in cui riportavo  questa  poesia  (  lo so che   l'avrò ripetutto  infinite  volte  ma  non c'è altra   soluzione  per  risolvere   tal  problema   ) :   « non insegnare a tua figlia ad essere preda \ insegna a tuo figlio a non essere cacciatore » di joumana haddad poetessa libanese   ovvero applicare   quella  che  Rita Levi-Montalcini diceva:  « Se istruisci un bambino, avrai un uomo istruito. Se istruisci una donna, avrai una donna, una famiglia e una società istruita ». 

Procuratrice Ancona, 'non tutti i casi di violenza sono uguali'

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