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12.11.25
Destre fra: sesso, tabu , il caso Valditara e a nuova legge sull 'educazione affettiva sessuale a scuola
13.10.25
Don Ettore Cannavera: «Il carcere crea solo delinquenti, la mia comunità rieduca i minori»Il sacerdote da 30 anni offre ai ragazzi un’alternativa alla detenzione a “La Collina”, l’azienda agricola fondata nella terra ereditata dai genitori a Serdiana
la nuova sardegna
13 ottobre 2025 11:44
Sassari «Facendo il cappellano in carcere ho capito ancora di più che a un adolescente non si può dare solo una risposta punitiva. Come si fa a mandare in carcere un quindicenne, un sedicenne? E c’è anche chi vorrebbe addirittura abbassare l’età minima per la detenzione». Don Ettore Cannavera, già cappellano nel carcere minorile di Quartucciu, ha fondato nel 1994 a Serdiana, nella campagna di Cagliari, la comunità “La Collina”, dove vengono ospitati giovani a cui il magistrato di sorveglianza ha concesso una misura alternativa alla detenzione.
Perché ha lasciato il carcere per fondare La Collina?
«Dopo trent’anni come cappellano, non trovavo una risposta valida, umana, intelligente nel mandare in carcere ragazzi dai 14 anni in su. La nostra Costituzione, all’articolo 27, dice che chi sbaglia ha diritto a essere rieducato, aiutato, reinserito nella società. Il carcere può essere solo punitivo? No. Per questo ho fondato questa comunità, dove ora sono da trent’anni, perché ci sia un percorso educativo. Se sbagli,
abbiamo il diritto e addirittura l’obbligo a punirti, ma anche il diritto e l’obbligo a educarti, a rieducarti».
Quanti ragazzi sono passati dalla Collina in questi trent’anni?
«L’ultimo calcolo che ho fatto è 120, ma lo abbiamo già superato da un anno o due. Di questi, cinque sono rientrati in carcere. Non tutti i percorsi si sono conclusi positivamente, ma qualcuno ha terminato talmente bene che è diventato mio educatore. Uno addirittura è diventato il responsabile dell’azienda agricola: l’ho conosciuto in carcere per un omicidio e l’ho avuto in comunità per scontarlo. Questo vuol dire che noi dobbiamo superare una certa mentalità».
Ha detto che se dovesse rinascere farebbe una scuola per genitori.
«Per non colpevolizzare solamente il ragazzo. Se io metto un adolescente in carcere per un reato, mi chiedo: perché lui ha commesso quel reato e io no? Io sono figlio di genitori mezzo analfabeti, mio padre era un contadino, mia madre aveva la quinta elementare, eppure né io né i miei fratelli siamo finiti in carcere. Il problema è educativo. Quando vedo ragazzi che commettono errori, che addirittura fanno dei reati, mi chiedo: sono nati delinquenti? No, sono diventati. I primi responsabili sono i genitori che li hanno partoriti».
Cosa cerca un ragazzo quando varca la porta della comunità?
«Cerca la relazione affettiva. Hanno bisogno di essere ascoltati. Mi capita qualche volta, dopo cena, cheun ragazzo venga da me: “Don, ti devo parlare”. Si siedono vicino a me e cosa hanno da dirmi? Niente. Avrebbero bisogno della relazione, dell’affetto. Il bisogno fondamentale di ciascuno di noi è la relazione: essere accolti, ascoltati, capiti, ma anche lo stare vicini, camminare insieme. Se tu non hai un rapporto relazionale affettivo, diventi conflittuale. Questi ragazzi di cui mi sono occupato per tanti anni non l’hanno avuta. Non sono diventati relazionali, sono diventati conflittuali».
Che cosa le hanno insegnato questi trent’anni?
«Che i ragazzi, soprattutto gli adolescenti, hanno bisogno di entrare in relazione con chi li ascolti. Noi preti, religiosi, siamo abituati a fare le prediche, a insegnare, a parlare. Ma questo è fondamentale anche per i genitori: prima di dire cosa devono fare, li devo ascoltare perché esprimano i loro bisogni, il loro disagio, le loro aspettative, i loro sogni. Educere in latino vuol dire tirar fuori. Io ho fatto l’insegnante per 35 anni, non di religione, di psicologia. Entravo in classe e dicevo: “Beh, ragazzi, com’è andata la vostra serata ieri? ” I primi dieci minuti parlavano loro, non io. Perché in base a quello che capivo potevo fare l’insegnante. Se erano già incavolati per altro, a cosa serve insegnare filosofia? Prima si ascolta l’altro per capire la sua situazione».
Il contatto con i ragazzi continua anche dopo la comunità?
«Sorrido perché proprio prima mi ha chiamato un ragazzo che è stato qui 5 anni. Ha incontrato una donna, si è fatto la famiglia e ogni tanto mi chiama: “Vieni a cena con noi”. Resta il contatto e ancora il bisogno di incontrarsi. Tanti vengono qui quando il giovedì è aperto a tutti: “Ciao, come stai?”. Qualcuno mi ha chiamato: “Dai vieni, mi è nata una bambina, voglio incontrarti”. Resta la relazione, che è il fondamento del recupero. Questo non avviene nel carcere. Nel carcere devono essere controllati, tenuti dentro per non ricommettere il reato, ma non c’è la relazione, non vivono con loro».
Ha mai pensato d i creare una comunità fuori dalla Sardegna?
«No, di fare una comunità fuori dalla Sardegna non ci ho mai pensato. Probabilmente proprio perché sono molto legato alla mia terra. La comunità è in un terreno che ho ereditato dai genitori, i miei fratelli mi hanno detto: “Quella prendila tu e realizza la comunità”. Parliamo di 45 anni fa. È diventata casa mia. Fuori posso andare per dibattiti, vivere altrove no. Dove sono adesso, dalla finestra vedo l'oliveto che una volta era la vigna piantata da mio padre, dove da bambino andavo a vendemmiare. Sono molto attaccato al posto in cui sono nato e ho vissuto da adolescente».
Come vede il futuro della comunità?
«È una domanda difficile. Io ho ormai 81 anni e tra poco devo lasciare. Sto formando alcuni operatori perché continuino questa esperienza. Ce ne sono di molto in gamba, che hanno 50, 60 anni e possono continuare a portare avanti La Collina come alternativa al carcere. L’alternativa alla punizione, alla privazione della libertà. Io vivo con i ragazzi, la mia camera è di fianco alla loro, mangio con loro. Ricreo un ambiente familiare. Il carcere minorile lo ritengo del tutto antipedagogico, diseducativo. Quando li metti dentro sono in piena formazione e l’entrata in carcere dà loro quell’identità: “Sono un detenuto, sono un criminale”. Questi ragazzi che hanno sbagliato devono essere aiutati a cambiare».
18.7.25
25.4.25
non sapevo che mettere un manifesto antifascista pacifico e senza offesa fosse reato
non sapevo che esporre ( per giunta è nipote di una medaglia d'oro della resistenza ) un manifesto pacifico d'antifascismo fosse un reato punibile . #antifascimo #25aprile #medagliadoro #roiati
oggi 25 aprile smontiamo le balle tipo : anche i parti.giani però .... e simili
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2025/04/da-httpslanuovabq.html
27.3.24
cosa è l'amore ?
Essere una coppia significa poter contare l'uno sull'altro. Non dovremmo nascondere chi siamo o i nostri problemi quando siamo in relazione, la relazione è fiducia, supporto, altruismo... non ci si dovrebbe mai sentire giudicati, ma compresi e supportati. Non dovremmo avere paura di confidarci ma dovremmo sentire che quella è proprio la persona su cui fare affidamento e che qualsiasi cosa accada, è qui, vicino a noi, presente... Lo sbaglio più grande che possiamo fare, è paragonare la relazione attuale con quelle precedenti perchè ogni amore è unico...
ma poi si scopre che esso è anche malattia , possesso ed ossessione come questa vicenda
Zio ucciso dal nipote perché aveva una relazione con la ex. Il dramma della 37enne: «Mi aveva chiesto di sposarlo»
Gelosia, amore e morte. Sono i contorni dell'omicidio di Cesano Boscone, sobborgo di Milano, in cui Antonio Iannetti, 29 anni, ha confessato di aver ucciso lo zio Roberto Parisi, 41 anni. La lite fatale tra i due parenti è arrivata al culmine di una storia tormentata, segnata da una relazione amorosa che ha diviso una famiglia.
La gelosia per l'ex
«Sono stato io, l'ho ucciso io, non volevo ammazzarlo», queste le parole di Iannetti durante l'interrogatorio. La causa scatenante dell'omicidio è stata la relazione tra Roberto Parisi e l'ex compagna del nipote, una donna di 37 anni, che andava avanti da settembre. Nonostante la fine della loro storia, Ianetti non riusciva a accettare questo nuovo rapporto, tanto che la donna ha raccontato di essere stata costantemente tormentata dall'ex: «Non avrai mai una vita con lui finché ci sarò io», le ripeteva, come riporta oggi Il Giorno.
L'omicidio
La lite tra i due uomini si è svolta lunedì 25 marzo, in un'area poco frequentata del comune, dove zio e nipote si erano dati appuntamento per discutere. Le parole hanno lasciato il posto alla violenza, con Iannetti che ha sferrato a Parisi sette coltellate mortali. Dopo il delitto, Ianetti ha chiamato l'ex fidanzata per confessarle l'omicidio, poi si è costituito alle autorità, guidandole al ritrovamento dell'arma del crimine.
Una tragedia annunciata
Dal racconto della donna al centro della contesa emerge la cronaca di una tragedia annunciata: «Erano otto mesi che ci tormentava - ha detto la 37enne -. Roberto aveva anche pensato di denunciarlo. Diceva cose spaventose, avevamo paura di quello che poteva fare. Fino alla sera del delitto ha continuato a dirmi: 'Te lo faccio portare sulla coscienza, a tua figlia racconterai che la colpa è solo tua». Il rapporto tra i due era cominciato a settembre, ma era «speciale»: «Anche se stavamo insieme da pochi mesi, a gennaio mi aveva chiesto di sposarlo»
3.9.23
Il medico al ladro che gli ha svaligiato l'auto a Milano: «Restituiscimi almeno gli appunti, ti aiuterò a trovare lavoro»
in tempo di giustialismo forcaiolo c'è ancora qualcuno cha capisce e comprende del perchè si ruba ed si è costretti a rubare . ecco la storia di un medico a cui il lado ha svaligiato l'auto .
da https://www.msn.com/it-it/notizie/ del 3 settembre 2023 fonte Il Gazzettino
Un po’ paternalisticamente, voglio provare a dargli un’opportunità. Faccio la guardia medica in via Farini. Giovedì sera parcheggio l’auto, salgo in ambulatorio. Poi torno in strada per prendere lo zaino in cui conservo tutti gli appunti della specialistica degli ultimi tre anni. Sono scritti a mano, destinati a me soltanto, hanno un’immediatezza che nessun libro potrà mai darmi. Ma dello zaino non c’è traccia. Nessun segno di effrazione né vetri rotti. Solo l’auto vuota».
18.3.23
che fine hanno fatto quei vecchi valori . ? ripristinarli per combattere i femminicidi
Oggi stavo mettendo un po' d'ordine tra l'email ho trovato questa risposta che per dimenticanza di tempo e dimenticanza non la pubblicai subito . Essa è una risposta un po' datata ma il contenuto è ancora valido anche riferibile a qualche femminicidio fa .
Spett Giuseppe
so di andare contro il pensiero politicamente corretto, ma tanto è. Ritengo, purtroppo, che una significativa percentuale di omicidi e femminicidi, in particolare, sia determinata da condotte di vita eticamente discutibili, Giacché oggi è vietato parlare di immoralità, in nome di una libertà assoluta, che spesso trascende in libertinaggio, per poi degenerare in liberticidio. Ma andiamo al dunque.
Settantenni che sposano trentenni, anziché assumerle come badanti . Storie extraconiugali à go go. Madri cinquantenni che si vestono da ventenni e si mettono in competizione a volte con le loro figlie. Più in generale l’incapacità di accettare la terza età per quello che è, quasi che invecchiare sia una vergogna. , ecc Allora, benissimo i numeri verdi, gli osservatori tipo quello di Marilisa D’Amico, ma qualche sano appello alla moralità e al rispetto dei precetti cristiani credo sia un altrettanto efficace deterrente di tanti omicidi. Cordiali saluti e complimenti per il blogEmilia
Carissima Emilia
mentre leggo la tua lettera il mio pensiero, che non è affatto politicamente corretto, corre subito alla tragica vicenda di Saman Abbas. Questa ragazza ha pagato con la vita il suo sacrosanto diritto a scegliere di sposare una persona di cui era innamorata e non l’uomo che la famiglia aveva scelto per lei. Ha pagato anche la voglia di vivere in modo "disinibito", di vestirsi come vuole, di “postare” sui social, un bacio con il suo !danzato. In poche parole: di vivere all’occidentale. Sì, c’è molto di discutibile nel nostro sistema di vivere. Certi valori, i valori che mi sono stati trasmessi dai miei familiari , per esempio quello della famiglia, della dignità, dell'etica , della decenza , ecc . vengono un ’ sacrificati in nome di un certo libertinaggio . Io non condivido completamente queste scelte. Ma
[...]
Ognuno è libero
di fare quello che gli va
Tanto più che noi non cerchiam nessuno,
non ci siam mai sognati
di convincere gli altri
a vivere come noi.
Quel che fa la gente
ci interessa poco:
se anche uno andasse in giro
col cilindro in testa a noi va bene così [...]
Luigi Tenco Ognuno è Libero,
purchè aggiungo non imponga il suo modo di vivere a gli altri \e . Infatti questo è il prezzo della libertà. E per la libertà, lasciatelo dire, non c’è mai prezzo. Infatti perché dobbiamo proibire a gli altri \e di vivere in modo diverso da me Come diceva Churchill, la democrazia è il peggiore dei sistemi di governo... salvo tutti gli altri. Allora aggiungo che non c’è giustificazione alla violenza, in nessun modo , anche se va compresa e contestualizzata . Nessuno di noi è autorizzato a fare la morale agli altri. Chi è senza peccato scagli la prima pietra come dicono i vangeli I settantenni \ ottantenni che sposano le badanti ( ma anche no ) trentenni mi fanno tristezza, perché molto , parlo per esperienza familiare , spesso è dovuto all'alzaimer e per approfittarsene “Ti sposo perché mi fai comodo economicamente”, potremmo riassumere. Ma anche questa è libertà. E non c’è niente di nuovo sotto il sole.
Invece per quanto riguarda gli osservatori contro la violenza di genere, come quello fondato da dalla D’Amico, sono fondamentali. Per certe donne sono l’unica , soprattutto quelle più deboli , ancora di salvezza in un contesto di soprusi e degrado. Servono a fornire aiuto concreto, anche dal punto di vista legale, a tante donne che non saprebbero dove sbattere la testa. Le leggi per difenderle ci sarebbero, ma come sempre è difficile applicarle o quando vengono applicate veramente lo sono male . Mancano uomini e mezzi, ed preparazione giuridica , ma soprattutto prevenzione culturale ed educativa ma non ci si deve arrendere ed abbattere cpme mi sembra da questa tua lettera . Sii tollerante, cara lettrice , anche se essa è una parola strana , perchè se penso di dover tollerare qualcuno, vado al di fuori del principio di uguaglianza".
16.5.22
Il pluralismo è un valore il rispetto anche
da quando nel lontano 2004 ( se si considera anche il vecchio splinder ) mi capita e mi è capitato di pubblicare tesi per me non condivisbili sostenute da svariate nostre firme. Ma ne sono felice e anche un po’ fiero, perché non ho mai inteso il nostro blog come una fureria e il mio ruolo di "direttore" come quello di gendarme della verità o dell’accettabilità. Quindi, messa in salvo l’oggettività dei fatti, che varia da persona a persona continuerò a pubblicare ed a lasciar pubblicare
14.10.21
son le piccole cose che ridanno speranza.il caso del bar di pistoia
Buongiorno, mi scusi, l'altra mattina avevo fame e non avevo soldi. Grazie". Il titolare di un bar di Pistoia ha trovato fuori dalla porta questo messaggio che racconta una storia fuori dal comune: qualcuno ha rubato delle brioche dal bar perché aveva fame, ma non appena ha avuto dei soldi ha lasciato un biglietto anonimo con 10 euro dentro, per chiedere scusa e, allo stesso tempo, dire grazie.
Il foglietto e la banconota sono arrivati il giorno dopo il furto di paste e cornetti e, adesso, il titolare vorrebbe assumere il misterioso mittente. "È una cosa che ci ha colpito molto", ha raccontato. E anche un pasticcere della città, che ha scoperto la storia tramite i social, vorrebbe offrire lavoro a questa persona sconosciuta: "Noi faremo un cartello che appenderemo fuori e speriamo di riuscire a offrire a questa persona un lavoro - ha dichiarato il proprietario del bar derubato - A una persona con tanta dignità è anche giusto dare un'altra possibilità".26.5.21
gente meschina che pur di guadagnare non esita fare cose turpi il caso della strage della funivia Mottarone
CRIMINALI ecco cosa sono che marciscano in carcere o siano condannati a 30 anni senza condizionale e altri benefici \premi . Ecco di solito per una delle poche cose che ho deciso di tenere del mio processo di battere e levare delle sovrastrutture esterne come l'educazione familiare e le altre nozioni apprese dal sistema ( scuola , chiesa , politicamente corretto , ecc ) sarei garantista . Infatti lo so che dovrei : essere coerente con quanto ho scritto nel post precedente ., evitare commenti come quelli espressioni dal titolo del post ed aspettare l'ultimo grado giudiziario per potermi esprimere merito in quanto ogni persona è innocente fino alle fine e ..... bla.... bla .... . Ma non sempre uno riesce a trattenersi . soprattutto quando si viene arrestati per fatto del genere . ... Non riesco a commentare ulteriormente tale notizia
e vi lascio condividendo questo post trovato su una bacheca social
ITALIA L'inchiesta della procura di Verbania Tre fermi per la strage del Mottarone. Tra loro il gestore Tra i fermati figura anche Luigi Nerini, proprietario della ferrovie del Mottarone. Per la procura sapevano che il freno di emergenza era disattivato. La strage ha provocato 14 morti. Ancora in corso gli accertamenti tecnici sulla rottura del cavo da : http://www.rainews.it/ del 26 maggio 2021
Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO
Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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iniziamo dall'ultima news che è quella più allarmante visti i crescenti casi di pedopornografia pornografia...
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Ascoltando questo video messom da un mio utente \ compagno di viaggio di sulla mia bacheca di facebook . ho decso di ...




