Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta valori. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta valori. Mostra tutti i post

12.11.25

Destre fra: sesso, tabu , il caso Valditara e a nuova legge sull 'educazione affettiva sessuale a scuola


 il  ministo dell’Istruzione Valditara ha avuto il coraggio di presentarsi alla Camera e accusare apertamente le opposizioni di “sfruttare un tema così delicato come quello dei femminicidi”.Lo ha detto davvero purtroppo .E ancora, in particolare:“Sono indignato che abbiate detto che questa legge impedisca la lotta contro i femminicidi.Vergognatevi".
No, Spettabile signor ministro, ci dovremo vergognare noi come cittadini italiani di un governo che, nel 2025, non ha ancora capito che la violenza di genere o femminicidi non si combattono (solo) con le pene o con nuove leggi , ma si previene con una vera educazione sessuo-affettiva nelle scuole in grado di rendere i nostri ragazzi adulti di domani consapevoli, rispettosi, a proprio agio con la propria affettività, nel rapporto col proprio corpo e col mondo. Non con la foglia di fico il consenso dei genitori .Ripeto foglia di fico , perchè non tutti i genitori soprattutto quelli pro vita , o legati al passato vogliono o sanno educare i loro pargoli ... ehm... figli su tali argomenti . Inoltre certi genitori ( ovviamente senza generalizzare \ fare di tutta un erba erba un fascio ) hanno pauyra che i figli m mettano indiscussione precocemente la loro autorità e si faccio le proprie esperienze prima dei 18 anni . Quindi solo pochi daranno il consenso ad approfondire tali argomnti . E sì, tutto questo ha profondamente a che fare coi femminicidi. È l’inizio di tutto. E non lo dico io ma tonnellate di studi scientifici re sociologici che la parte politica che ella degnamente rappresenta ignora, disconosce, schernisce.
Ministro Valditara, porti rispetto alle opposizioni democratiche. Ma soprattutto mostri rispetto a chi, come il padre di Giulia cecchetin per esempio, sta combattendo una battaglia culturale per aver un Paese evoluto, civile, non retrogrado, che non abbia paura di parlare di sesso, di consenso, di rispetto, di affettività.E mi rifiuto di vergognarmi di questo.Quindi finiamola di vere strumentalizzazioni dove non ci sono

N.B
proprio mentre finivo questo post passa alla radio , coincidenza o casualità Non Insegnate Ai Bambini di Giorgio Gaber

13.10.25

Don Ettore Cannavera: «Il carcere crea solo delinquenti, la mia comunità rieduca i minori»Il sacerdote da 30 anni offre ai ragazzi un’alternativa alla detenzione a “La Collina”, l’azienda agricola fondata nella terra ereditata dai genitori a Serdiana


 la nuova  sardegna 
13 ottobre 2025 11:44





Sassari «Facendo il cappellano in carcere ho capito ancora di più che a un adolescente non si può dare solo una risposta punitiva. Come si fa a mandare in carcere un quindicenne, un sedicenne? E c’è anche chi vorrebbe addirittura abbassare l’età minima per la detenzione». Don Ettore Cannavera, già cappellano nel carcere minorile di Quartucciu, ha fondato nel 1994 a Serdiana, nella campagna di Cagliari, la comunità “La Collina”, dove vengono ospitati giovani a cui il magistrato di sorveglianza ha concesso una misura alternativa alla detenzione.
Perché ha lasciato il carcere per fondare La Collina?
«Dopo trent’anni come cappellano, non trovavo una risposta valida, umana, intelligente nel mandare in carcere ragazzi dai 14 anni in su. La nostra Costituzione, all’articolo 27, dice che chi sbaglia ha diritto a essere rieducato, aiutato, reinserito nella società. Il carcere può essere solo punitivo? No. Per questo ho fondato questa comunità, dove ora sono da trent’anni, perché ci sia un percorso educativo. Se sbagli,
abbiamo il diritto e addirittura l’obbligo a punirti, ma anche il diritto e l’obbligo a educarti, a rieducarti».
Quanti ragazzi sono passati dalla Collina in questi trent’anni?
«L’ultimo calcolo che ho fatto è 120, ma lo abbiamo già superato da un anno o due. Di questi, cinque sono rientrati in carcere. Non tutti i percorsi si sono conclusi positivamente, ma qualcuno ha terminato talmente bene che è diventato mio educatore. Uno addirittura è diventato il responsabile dell’azienda agricola: l’ho conosciuto in carcere per un omicidio e l’ho avuto in comunità per scontarlo. Questo vuol dire che noi dobbiamo superare una certa mentalità».
Ha detto che se dovesse rinascere farebbe una scuola per genitori.
«Per non colpevolizzare solamente il ragazzo. Se io metto un adolescente in carcere per un reato, mi chiedo: perché lui ha commesso quel reato e io no? Io sono figlio di genitori mezzo analfabeti, mio padre era un contadino, mia madre aveva la quinta elementare, eppure né io né i miei fratelli siamo finiti in carcere. Il problema è educativo. Quando vedo ragazzi che commettono errori, che addirittura fanno dei reati, mi chiedo: sono nati delinquenti? No, sono diventati. I primi responsabili sono i genitori che li hanno partoriti».
Cosa cerca un ragazzo quando varca la porta della comunità?
«Cerca la relazione affettiva. Hanno bisogno di essere ascoltati. Mi capita qualche volta, dopo cena, che
un ragazzo venga da me: “Don, ti devo parlare”. Si siedono vicino a me e cosa hanno da dirmi? Niente. Avrebbero bisogno della relazione, dell’affetto. Il bisogno fondamentale di ciascuno di noi è la relazione: essere accolti, ascoltati, capiti, ma anche lo stare vicini, camminare insieme. Se tu non hai un rapporto relazionale affettivo, diventi conflittuale. Questi ragazzi di cui mi sono occupato per tanti anni non l’hanno avuta. Non sono diventati relazionali, sono diventati conflittuali».
Che cosa le hanno insegnato questi trent’anni?
«Che i ragazzi, soprattutto gli adolescenti, hanno bisogno di entrare in relazione con chi li ascolti. Noi preti, religiosi, siamo abituati a fare le prediche, a insegnare, a parlare. Ma questo è fondamentale anche per i genitori: prima di dire cosa devono fare, li devo ascoltare perché esprimano i loro bisogni, il loro disagio, le loro aspettative, i loro sogni. Educere in latino vuol dire tirar fuori. Io ho fatto l’insegnante per 35 anni, non di religione, di psicologia. Entravo in classe e dicevo: “Beh, ragazzi, com’è andata la vostra serata ieri? ” I primi dieci minuti parlavano loro, non io. Perché in base a quello che capivo potevo fare l’insegnante. Se erano già incavolati per altro, a cosa serve insegnare filosofia? Prima si ascolta l’altro per capire la sua situazione».
Il contatto con i ragazzi continua anche dopo la comunità?
«Sorrido perché proprio prima mi ha chiamato un ragazzo che è stato qui 5 anni. Ha incontrato una donna, si è fatto la famiglia e ogni tanto mi chiama: “Vieni a cena con noi”. Resta il contatto e ancora il bisogno di incontrarsi. Tanti vengono qui quando il giovedì è aperto a tutti: “Ciao, come stai?”. Qualcuno mi ha chiamato: “Dai vieni, mi è nata una bambina, voglio incontrarti”. Resta la relazione, che è il fondamento del recupero. Questo non avviene nel carcere. Nel carcere devono essere controllati, tenuti dentro per non ricommettere il reato, ma non c’è la relazione, non vivono con loro».
Ha mai pensato d i creare una comunità fuori dalla Sardegna?
«No, di fare una comunità fuori dalla Sardegna non ci ho mai pensato. Probabilmente proprio perché sono molto legato alla mia terra. La comunità è in un terreno che ho ereditato dai genitori, i miei fratelli mi hanno detto: “Quella prendila tu e realizza la comunità”. Parliamo di 45 anni fa. È diventata casa mia. Fuori posso andare per dibattiti, vivere altrove no. Dove sono adesso, dalla finestra vedo l'oliveto che una volta era la vigna piantata da mio padre, dove da bambino andavo a vendemmiare. Sono molto attaccato al posto in cui sono nato e ho vissuto da adolescente».
Come vede il futuro della comunità?
«È una domanda difficile. Io ho ormai 81 anni e tra poco devo lasciare. Sto formando alcuni operatori perché continuino questa esperienza. Ce ne sono di molto in gamba, che hanno 50, 60 anni e possono continuare a portare avanti La Collina come alternativa al carcere. L’alternativa alla punizione, alla privazione della libertà. Io vivo con i ragazzi, la mia camera è di fianco alla loro, mangio con loro. Ricreo un ambiente familiare. Il carcere minorile lo ritengo del tutto antipedagogico, diseducativo. Quando li metti dentro sono in piena formazione e l’entrata in carcere dà loro quell’identità: “Sono un detenuto, sono un criminale”. Questi ragazzi che hanno sbagliato devono essere aiutati a cambiare».

25.4.25

non sapevo che mettere un manifesto antifascista pacifico e senza offesa fosse reato

 


non sapevo che esporre ( per giunta è nipote di una medaglia d'oro della resistenza ) un manifesto pacifico d'antifascismo fosse un reato punibile . #antifascimo #25aprile #medagliadoro #roiati



oggi 25 aprile smontiamo le balle tipo : anche i parti.giani però .... e simili

Leggi anche  
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2025/04/da-httpslanuovabq.html

canzone  suggerita  e  in sottofondo




Lo  so che       c'è il lutto per  la morte  del  pontefice    e  dovrei come ho  detto   nel post  precedente  ma   bnon ce la  faccio   ,  soprattutto      uando  continuo a  rcevere  detterminate  email   . Infatti anche   quest'anno   come  tutti  gli anni  quando arriva la Festa della Liberazione   ricevo via  email  e  c’è sempre qualcuno che dice “Il 25 aprile è divisivo”. Se vi capita di sentirlo, potete tranquillamente rispondergli “Il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista”.Ma  soprattutto    ricevo email     che  possono esser  sintetizzate in  " anche i  patigiani  però .... "
In questo pezzo analizzerò le più grandi bugie messe in circolazione con lo scopo di “sfatare il mito della Resistenza”, in altre parole per minarne la Memoria e  usarla strumentalmente   a  scopo propaganistico  , alimentando  ulteriormente le   fake news  e   le  errate  convinzioni che  ancora   sono presenti   nell'opinione  ( o almeno una  parte   d'essa  )  che  : igora  o hja  una  conoscenza  parziale  o nessuna   , ha  preso per  buone  e  fa fatiche  ad  accettare  che sono errate  .    Vi riassumerò le più
ricorrenti e lo farò grazie a fonti storiche, fra le quali in particolare  (   coincidenza  \  casualità  con l''incipit  delle email  che  ricevo )  “Anche i partigiani però…” di Chiara Colombini  (  COPERTINA    A  SINISTRA  )     , che   viconsiglio   caldamente  ,che con il suo libro ha suggerito molti dei temi.
Fino a qualche anno fa queste menzogne erano sussurrate, magari al bar dopo il quarto spritz  oqualche birretta o  qualche storico   nostalgico    ,  o personaggio  di parte  .   Oggi invece chi le dice è legittimato   dalla  rete     che moltiplica   la  vulgata  comune  con la  collaborazione degli antifascisti  immaginari (cit   libro di Padellaro )    che chiedono nonostante    sia  come  parlare al muro   a questo governo   di destra  d  proclamarsi \  dichiararsi antifascista     invece di   concentrarsi   sui problemi reali  .

“I partigiani erano quattro gatti”

Dire che la Resistenza è stata un fenomeno minoritario è vero, perchè per paura opportunismo molti preferirono asttendere il volgersi degli eventi ( i cosidetti attendisti ) e voltagabbana ) . Infatti basta vedere le flle oceaniche compresa quella di qualche giorno prima all'ultimo discorso di Mussolini dell'aprile del 1945 oppure al giuramento di fedeltà al fascismo - imposto ai professori universitari nel 1931 dalla regia di Giovanni Gentile - furono per Mussolini assai lusinghieri. Seppure sotto ricatto, su oltre milleduecento accademici, soltanto dodici opposero un rifiuto.  Allo  stesso tempo   dire che erano “quattro gatti” è falso.   Nella prima parte dell’aprile 1945 si stimano 130.000 persone partigiane, su una popolazione di 45 milioni di persone. Secondo il più famoso storico del fascismo, Renzo De Felice, considerando non solo i combattenti ma la loro cerchia, si arriva a una cifra di “3 milioni e mezzo – 4 milioni” di persone. Una minoranza, ma come è scritto in Storia della Resistenza di Laterza, “ma    con  un’esperienza collettiva in cui una minoranza coinvolse, con consapevolezze diverse, strati sempre più ampi della popolazione”. Infatti    ci  furono   due  esempi   di  partecipazione  particolari   :   una  brigata  totalmente  multietnica  la  Banda Mario e dei partigiani  "neri "che dalla Mostra d’Oltremare andarono a combattere in un battaglione internazionale nelle Marche     (  qui  per  ulteriori    con un  ottima nota  bibliografica   per approfondire  )  ., Una   brigata  di. sole  donne   “brigata Alice Noli”, in omaggio a una giovane staffetta di Campomorone, nell’entroterra di Genova, seviziata e uccisa dalle milizie nere per aver dato sepoltura ad alcuni tra i 147 partigiani morti nell’eccidio della Benedicta, nell’aprile dello stesso anno. 
Le formazioni Garibaldi, che facevano capo al Partito comunista\  socialisti ,   costituivano a livello nazionale il 50% dei combattenti. Il 20% era dato dalle formazioni “Giustizia e Libertà”, collegate al Partito d’azione, mentre il restante 30% comprendeva le Autonome, le cattoliche che si richiamavano alla Democrazia Cristiana, e le Matteotti organizzate dal Partito socialista.In altre parole: ogni colore politico partecipò alla Resistenza.  compresi   i  militari  vedi  post  precedenti

“Inutili, non sapevano combattere”
Nella prima parte della Resistenza i partigiani erano certamente disorganizzati, ma come sarebbe potuto essere diversamente ? Erano persone volontarie, spesso senza preparazione    specifica  .  Salvo   qualche  militare   . Pensate invece che Albert Kisselring, il comandante hitleriano, li chiamava una “peste”. Segno che i partigiani impararono a dare molto più di qualche fastidio. Anche gli Alleati conoscevano il loro apporto, e sempre più li rifornirono di aiuti.Ricordo anche che ben 125 città insorsero grazie ai partigiani e si liberarono da sole, prima ancora dell’arrivo degli Alleati: Genova, Milano, Torino, Firenze…  Emblematico  fu il  caso di Genova medaglia  d'oro  ,  unica  città   europea  in  cui i tedeschi  firmarono la resa     non   con gli alleati ma   con  un commando   partigiano  

“Se i partigiani avessero aspettato la Liberazione, che comunque sarebbe arrivata grazie agli Alleati, si sarebbero risparmiate tante stragi di innocenti”
Cioè le stragi non sarebbero più colpa dei nazisti e dei fascisti che le hanno compiute, ma dei partigiani che li hanno sfidati per liberare l’Italia dalla loro violenza ? Esiste disponibile online “l’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia”, un lavoro incredibile di ricostruzione. 5862 eccidi compiuti in venti mesi, nei quali vengono uccise 24.384 persone. Questo dimostra una violenza costante, con oltre 9 episodi e 40 uccisi al giorno, spesso indipendenti da precedenti azioni partigiane.

“Se i partigiani si fossero consegnati, come richiesto, l’eccidio delle Fosse Ardeatine non si sarebbe mai verificato”  
C’è questa bugia che carica sui gappisti (  partigiani  che  combattevano  in città )  romani la responsabilità dell’eccidio di 335 prigionieri. Tra l'altro dovevano essere 330, cioè 10 per ogni soldato ucciso, ma i nazisti sbagliarono i conti. E'  vero    che     chi   decise l'attebntato  lo fece   andando  contro  le  decisioni    "  attendiste  "    del  Cln   e  d'essi  furono aspramente  criticata  . Ma     dire  : << Se i partigiani si fossero consegnati, come richiesto, l’eccidio delle Fosse Ardeatine non si sarebbe mai verificato”  è  una  balla  .  
Secondo quest’accusa i partigiani si sarebbero sottratti alla possibilità di consegnarsi al nemico ed evitare così la strage. Un argomento falso smontato da tutte le ricerche storiche, sulla base di una serie di dichiarazioni, comprese quelle degli stessi tedeschi autori dell’eccidio che affermano di aver tenuto segreto l’eccidio fino a dopo l’esecuzione per paura di una reazione da parte dei partigiani o della popolazione della capitale. Mai sono stati affissi cartelli e manifesti per invitare i partigiani a consegnarsi ed evitare così la rappresaglia.

“I partigiani erano terroristi” ed  assasini  

Come scrive Chiara Colombini nel suo libro, viene ignorata una differenza così enorme che è imbarazzante anche sottolinearla. Nel 43-45 si combattono le autorità naziste e fasciste per raggiungere una democrazia, negli anni ‘70 i\80   terroristi (loro per davvero) colpiscono i rappresentanti di uno Stato democratico  compresi  anche   esponenti  dell'opposizione E' vero  , come tu.tti  i  movimenti di lotta  ,  ci furono   frizioni   profonde  ,  quella  che la Colombini chiama    concordia  discorde  ,   dovute da  iverse posizioni ideologiche    e  ciulturali    dei parti.ti  che  costituirono   la resistenza  e   dal diverso modo  di concepire   l'impostazione    ella  lotta militare     (  vedere  il caso    dell'attentato  a via  rasella  che  dettermino la  strage   delle Ardeatine )  . Poi  ci sono notevoli  differenze   tra   i nazifascisti  e  i partigiani   .  I  PRIMI    commisero   rappresaglie   ,  eccidi  ,  fucilazioni  di massa   e  i enitenti alla  leva  (  almeno chje  non  accettassero di passare alla  Rsi  ),  torture  ,  deportazioni di ebrei  ed  oppositori politici  nei lager   . I SECONDI    cercarono  di evitare  , anche  se  non mancarono  casi come porzus   e  altre  uccisioni  di esponenti  di  altrebande ,  o  processi sommari  . Ma  non vanno messi sullo  stesso piano  perchè un conto e  uccidere   in scontro  aperto   o  in attentato  ed  alcuni  casi   quando la  guerriglia  era   praticata in pianura  e  nelle  città   a   sangue  freddo ( cosa  eticamente    dolorosa   per  le  conseguenze  psicologiche     che  comporta nel  lungo periodo )   .

“Rubagalline”

Il rapporto fra partigiani e comunità contadine varia da zona a zona, ed è diverso nell’arco dei venti mesi di Resistenza. Era  regolamentato o   deve fosse  possibile  con pagamento  odei.  paghero   cioè ricevute   conl  timbro  del  cln  . si può dire questo: in Emilia-Romagna, la più importante regione per tradizione di lotte, il 32,3% di coloro che si vedono riconosciuta la qualifica di partigiani, sono proprio contadini. Addirittura una partecipazione più consistente di quella degli operai.
Roberto Vivarelli ricorda il reparto delle Brigate Nere in cui militava, impiegato in funzione antipartigiana. Loro i partigiani li cercavano per ucciderli, e ercorrendo le campagne insieme ai suoi camerati, racconta che a volte toglievano le mostrine dalle divise cercando così di camuffarsi da partigiani, convinti che i contadini li avrebbero trattati meglio.Il quadro generale è chiaro: la popolazione delle campagne, in modo diverso, ha sostenuto le formazioni partigiane. Senza la partecipazione attiva delle campagne, semplicemente non ci sarebbe potuta essere la Resistenza.E poi  ,   cecarono   di punire   ruberie   e  di  fare     processi i  più  equi possibile  , ovviamente  nei limiti  che una  situazione di guerra  come  quella     quella   

“Anche i partigiani, però, ammazzavano”


Con questa frase si tenta di mettere sullo stesso piano partigiani che hanno combattuto per la libertà e la democrazia, e militi di Salò che hanno combattuto per la dittatura. L’idea a cui vorrebbe giungere il revisionismo storico è questa: “Tutti colpevoli uguale nessun colpevole”.
Ma non soltanto c’è stata una parte giusta e una sbagliata della Storia, ma non sono stati i partigiani a creare la violenza, loro l’hanno usata come risposta a una violenza tanto più grande e con lo scopo di far terminare tutte le violenze, tra l’altro riuscendoci .  È proprio alla violenza che la dittatura aveva scelto per insediarsi e per mantenere il suo potere, che i partigiani si ribellarono.

“Le vendette, mamma mia, le vendette dopo la fine della Guerra”

Qui non si tratta di sostenere che quella della Resistenza è sempre stata una violenza “a fin di bene”, ma di collocarla in un contesto con cause e motivazioni, perché le persone hanno un passato, spesso di oppressione nel quale sono state costrette per vent’anni; non c’è un interruttore fra prima e dopo. Ed   ovvio  e  scontato  che    alla   fine  o quando  una  doittatura  cade   coloro     che ne  hanno  subito :  le  angherie , i  soppusi , le prepotenze , ecc     reagiscano     e  si vndichino  . Facciamo un passo avanti: fonti di polizia e mediche stimano in 10.000 le persone uccise tra la Liberazione e l’autunno del 1946.
La violenza chiamiamola così post bellica non è comunque quasi mai casuale. È sempre più marcata nei luoghi dove l’occupazione nazifascista è stata più dura, e perciò dove l’oppressione è stata maggiore e più vicina nel tempo. Ad esempio il 10 maggio ‘45 vengono fucilati 25 militi fascisti, gli stessi però che il 19 aprile, quando già la loro sconfitta era chiara, rastrellarono, torturarono e uccisero 17 partigiani.
Neanche i luoghi sono quasi mai casuali. La scelta di piazzale Loreto, con l’esposizione dei cadaveri di Mussolini, Claretta Petacci e degli altri gerarchi fascisti, è il luogo dove i militi lasciarono esposti i corpi di 15 antifascisti fucilati. C’è sempre una storia nelle Storie, e se decontestualizzi menti.

“L’esposizione per i piedi dei cadaveri di Mussolini e della moglie si poteva evitare”

Quell’esposizione è stata macabra, ma non si poteva evitare.
Dobbiamo considerare una questione che si chiama “folla”. A piazzale Loreto la folla è accalcata da ore per vedere il corpo del dittatore morto: sputano, danno calci. La folla preme, qualcuno spara. La scelta di appendere i cadaveri per i piedi al distributore di benzina può apparire macabra, e lo è, ma è una scelta obbligata da parte dei partigiani perché la folla di quei cadaveri non ne faccia scempio definitivamente.

“La storia la scrivono i vincitori”

Vero . Ma  In questo caso l’hanno scritta moltissimo anche gli sconfitti. Le carriere iniziate nel ventennio fascista sono proseguite senza grandi scossoni. L’apparato dello Stato è andato avanti. Il provvedimento conosciuto come l’amnistia di Togliatti, al di là delle intenzioni, portò alla scarcerazione di 10.000 fascisti su 12.000. E pochi anni dopo ne resteranno in carcere solo 252. 
Dal 1946, poi, migliaia di partigiani finirono sotto processo civile e penale per azioni compiute durante la Liberazione. Ad esempio l’uccisione di una spia venne giudicata come omicidio premeditato, o l’arresto di collaborazionisti come sequestro di persona, lo spiega bene Michela Ponzani. Quello che viene chiamato il “processo alla Resistenza” entrò poi nel vivo nel 1948, lo stesso anno in cui uscì in libreria “Ho difeso la patria” del maresciallo Graziani, capo delle forze armate della RSI, libro che diventò un bestseller.Altro che “la storia la scrivono i vincitori”.  La storia l’hanno fatta i partigiani, ma le loro voci sono state troppe volte silenziate.
Nell’ottobre del 1946 Piero Calamandrei scrisse a proposito delle facce note del fascismo: "Il pericolo non è lì, non saranno i vecchi fascisti che rifaranno il fascismo".
Piero Calamandrei aveva paura invece di quelli che chiamava “benpensanti”. Sempre nel 1946 scrisse: “Questa classe intelligente così sprovvista di intelligenza, che cambia discorso infastidita quando sente parlare di antifascismo”. Vi ricorda qualcuno?

27.3.24

cosa è l'amore ?

dopo lavicenda   del  ragazzo gay  cacciato da casa  ed ospitato  da un prof  (  ne  ho parlato nel  precedente  post   )   credevo di avere le risposte  cosa è l'amore cioè   quelloe  proposte  da  questo  reel https://www.facebook.com/reel/893087732615373 ma   soprattutto  da questo   video  sempre  di di   story impact  italia  

  
 Essere una coppia significa poter contare l'uno sull'altro. Non dovremmo nascondere chi siamo o i nostri problemi quando siamo in relazione, la relazione è fiducia, supporto, altruismo... non ci si dovrebbe mai sentire giudicati, ma compresi e supportati. Non dovremmo avere paura di confidarci ma dovremmo sentire che quella è proprio la persona su cui fare affidamento e che qualsiasi cosa accada, è qui, vicino a noi, presente... Lo sbaglio più grande che possiamo fare, è paragonare la relazione attuale con quelle precedenti perchè ogni amore è unico...

ma poi si scopre che esso è anche malattia , possesso ed ossessione come questa vicenda




Zio ucciso dal nipote perché aveva una relazione con la ex. Il dramma della 37enne: «Mi aveva chiesto di sposarlo»




Gelosia, amore e morte. Sono i contorni dell'omicidio di Cesano Boscone, sobborgo di Milano, in cui Antonio Iannetti, 29 anni, ha confessato di aver ucciso lo zio Roberto Parisi, 41 anni. La lite fatale tra i due parenti è arrivata al culmine di una storia tormentata, segnata da una relazione amorosa che ha diviso una famiglia.
La gelosia per l'ex
«Sono stato io, l'ho ucciso io, non volevo ammazzarlo», queste le parole di Iannetti durante l'interrogatorio. La causa scatenante dell'omicidio è stata la relazione tra Roberto Parisi e l'ex compagna del nipote, una donna di 37 anni, che andava avanti da settembre. Nonostante la fine della loro storia, Ianetti non riusciva a accettare questo nuovo rapporto, tanto che la donna ha raccontato di essere stata costantemente tormentata dall'ex: «Non avrai mai una vita con lui finché ci sarò io», le ripeteva, come riporta oggi Il Giorno.
L'omicidio
La lite tra i due uomini si è svolta lunedì 25 marzo, in un'area poco frequentata del comune, dove zio e nipote si erano dati appuntamento per discutere. Le parole hanno lasciato il posto alla violenza, con Iannetti che ha sferrato a Parisi sette coltellate mortali. Dopo il delitto, Ianetti ha chiamato l'ex fidanzata per confessarle l'omicidio, poi si è costituito alle autorità, guidandole al ritrovamento dell'arma del crimine.
Una tragedia annunciata
Dal racconto della donna al centro della contesa emerge la cronaca di una tragedia annunciata: «Erano otto mesi che ci tormentava - ha detto la 37enne -. Roberto aveva anche pensato di denunciarlo. Diceva cose spaventose, avevamo paura di quello che poteva fare. Fino alla sera del delitto ha continuato a dirmi: 'Te lo faccio portare sulla coscienza, a tua figlia racconterai che la colpa è solo tua». Il rapporto tra i due era cominciato a settembre, ma era «speciale»: «Anche se stavamo insieme da pochi mesi, a gennaio mi aveva chiesto di sposarlo»

3.9.23

Il medico al ladro che gli ha svaligiato l'auto a Milano: «Restituiscimi almeno gli appunti, ti aiuterò a trovare lavoro»

in tempo  di  giustialismo  forcaiolo   c'è ancora  qualcuno    cha  capisce    e  comprende    del perchè si ruba  ed  si è costretti a  rubare  . ecco    la  storia    di  un medico a  cui  il lado   ha  svaligiato  l'auto   .


 da  https://www.msn.com/it-it/notizie/ del 3 settembre 2023  fonte  Il Gazzettino


I cittadini di Milano, ormai, pensano che la città non sia più sicura: troppi furti e atti di delinquenza agitano gli abitanti della metropoli che, quasi tutti i giorni, sono vittime di criminali. Così, è capitato anche a Fabio Puccio, siciliano di Porto Empedocle e specializzando in Ginecologia e ostetricia in Bicocca al quale sono stati rubati, dalla sua auto il 31 agosto, importanti materiali universitari, oltre a borse, vestiti e portafogli. Il ragazzo ha deciso di fare un appello al ladro che l'ha derubato.Su un palo in Corso Como, Milano, uno dei luoghi più famosi della movida cittadina, è comparso un cartello con un appello che comincia così: «Messaggio al ladro». Stesso cartello anche in zona Garibaldi. L'autore è Fabio Puccio che, nel resto del suo appello, ha scritto: «Sono l'ex proprietario delle borse, dei vestiti e del portafogli che hai preso». La vittima chiede di riavere una cosa in particolare: «Il libro quello grande, gli appunti universitari e i foglietti scritti a penna. A te probabilmente non serviranno a niente ma per me non averli è un grande disagio. Sono disposto a perdonarti e a darti una mano». Fabio è stato intervistato da Il Corriere della Sera al quale ha detto: «Non è nella mia indole fare del male. Il ladro ha rubato in una Kia Rio sporca e ammaccata, forse vive una situazione di disagio.

Un po’ paternalisticamente, voglio provare a dargli un’opportunità. Faccio la guardia medica in via Farini. Giovedì sera parcheggio l’auto, salgo in ambulatorio. Poi torno in strada per prendere lo zaino in cui conservo tutti gli appunti della specialistica degli ultimi tre anni. Sono scritti a mano, destinati a me soltanto, hanno un’immediatezza che nessun libro potrà mai darmi. Ma dello zaino non c’è traccia. Nessun segno di effrazione né vetri rotti. Solo l’auto vuota». 

Dopo avere scoperto il furto, Fabio ha sporto denuncia e, poi, spiega: «Ho anche scritto quell’appello per il ladro e ho appeso varie copie nel quartiere che immagino sia la sua “zona di lavoro”. Mi auguro che mi contatti e mi ridia gli appunti. Gli lascerei, invece, tutto il resto. E poi vorrei capire il motivo del gesto: se è una bravata, se aveva bisogno di spicci o magari ha difficoltà economiche, sociali o psicologiche. Vorrei parlargli, offrirgli qualcosa da mangiare e nel mio piccolo cercare di dargli una mano, magari per trovare un lavoro

18.3.23

che fine hanno fatto quei vecchi valori . ? ripristinarli per combattere i femminicidi

Oggi    stavo  mettendo  un  po'  d'ordine tra l'email ho trovato questa   risposta  che   per    dimenticanza   di  tempo  e  dimenticanza   non  la  pubblicai  subito  .  Essa   è  una   risposta  un po'  datata  ma  il  contenuto    è  ancora  valido     anche    riferibile   a qualche  femminicidio    fa   .   


Spett Giuseppe 

 so di andare contro il pensiero  politicamente corretto, ma tanto è. Ritengo, purtroppo, che una significativa percentuale di  omicidi e femminicidi, in particolare, sia determinata da condotte di vita eticamente discutibili, Giacché oggi è vietato parlare di immoralità, in nome di una libertà assoluta, che spesso trascende in  libertinaggio, per poi degenerare in liberticidio. Ma   andiamo al dunque.

Settantenni che sposano trentenni, anziché assumerle come badanti . Storie extraconiugali à go go. Madri cinquantenni che si vestono da ventenni e si mettono in competizione a volte con le loro figlie. Più in generale l’incapacità di accettare la terza età per quello che è, quasi che invecchiare sia una vergogna.  ,  ecc   Allora, benissimo i numeri verdi, gli osservatori  tipo  quello  di  Marilisa  D’Amico, ma qualche sano appello alla moralità e al  rispetto dei precetti cristiani credo sia un altrettanto  efficace deterrente di tanti omicidi. Cordiali saluti e complimenti per il blog  

                                                                                                   Emilia    


Carissima Emilia  

 mentre leggo la tua lettera il mio pensiero, che non è affatto politicamente corretto, corre subito alla tragica vicenda di Saman Abbas. Questa ragazza ha pagato con la vita il suo sacrosanto diritto a scegliere  di     sposare una persona di cui era innamorata e non l’uomo che la famiglia aveva scelto per lei. Ha pagato anche la voglia di vivere in modo "disinibito", di vestirsi come vuole, di “postare” sui social,  un bacio con il suo !danzato. In poche parole: di vivere all’occidentale. Sì, c’è molto di discutibile nel nostro sistema di vivere. Certi valori, i valori che mi sono stati trasmessi dai miei familiari  , per esempio quello della famiglia, della  dignità, dell'etica ,  della  decenza  , ecc .  vengono  un ’ sacrificati   in nome di un certo libertinaggio  .  Io non condivido completamente  queste scelte. Ma 

 [...]
 Ognuno è libero
di fare quello che gli va
Tanto più che noi non cerchiam nessuno,
non ci siam mai sognati
di convincere gli altri
a vivere come noi.
Quel che fa la gente
ci interessa poco:
se anche uno andasse in giro
col cilindro in testa a noi va bene così [...]

                             Luigi Tenco  Ognuno è Libero,  

 purchè  aggiungo    non   imponga  il  suo modo   di   vivere  a  gli  altri \e  .  Infatti  questo è il prezzo della libertà. E per la libertà, lasciatelo dire, non c’è mai prezzo.  Infatti perché  dobbiamo   proibire   a gli  altri  \e   di  vivere  in modo  diverso  da  me      Come diceva   Churchill, la democrazia è il peggiore dei sistemi di governo... salvo tutti gli altri. Allora aggiungo che non c’è giustificazione alla violenza, in nessun modo ,  anche  se  va  compresa  e  contestualizzata  . Nessuno di noi è autorizzato a  fare la morale agli altri. Chi è   senza  peccato  scagli  la prima pietra   come  dicono  i  vangeli   I settantenni  \  ottantenni   che sposano le badanti (  ma  anche  no  ) trentenni mi fanno tristezza, perché  molto  , parlo per  esperienza   familiare  , spesso   è dovuto  all'alzaimer  e  per  approfittarsene  “Ti sposo perché mi fai comodo economicamente”, potremmo riassumere. Ma anche questa è libertà. E non c’è  niente di nuovo sotto il sole.
 Invece per  quanto riguarda    gli osservatori contro la  violenza di genere, come quello fondato   da   dalla   D’Amico, sono fondamentali. Per certe donne  sono l’unica ,  soprattutto quelle  più  deboli ,   ancora di salvezza in un contesto di soprusi e  degrado. Servono a fornire aiuto  concreto, anche dal punto di  vista legale, a tante donne che  non saprebbero dove sbattere la testa. Le leggi per difenderle ci   sarebbero, ma come sempre è difficile applicarle o  quando  vengono    applicate  veramente   lo  sono male  . Mancano uomini e mezzi,  ed preparazione  giuridica   ,   ma  soprattutto  prevenzione  culturale    ed  educativa   ma non ci si deve arrendere  ed  abbattere    cpme  mi  sembra  da  questa       tua lettera  . Sii tollerante, cara lettrice ,  anche     se  essa    è   una parola strana  , perchè se penso di dover tollerare qualcuno, vado al di fuori del principio di uguaglianza". 




16.5.22

Il pluralismo è un valore il rispetto anche


Cari amici e colleghi,   cari  lettori    fissi    o  occasionali
da quando  nel  lontano 2004  (  se  si  considera  anche   il vecchio  splinder  ) mi capita  e  mi è capitato  di pubblicare tesi per me non condivisbili  sostenute da svariate nostre firme. Ma ne sono  felice e anche un po’ fiero, perché non ho mai inteso il nostro blog come una fureria e il mio ruolo di "direttore" come quello di gendarme della verità o dell’accettabilità. Quindi, messa in salvo l’oggettività dei fatti,   che  varia  da  persona  a  persona  continuerò a pubblicare  ed  a  lasciar  pubblicare post articoli  da  coloro  che   vi  scrivono  direttamente o  che  trovo sui social  o altri siti ed  blog  ed dopo moderazione ( onde evitare che si faccia flamewar )  i giudizi dei nostri commentatori, anche di quelli più urticanti, stimolanti e provocatori senza alcuna censura  se  non la  mancanza  di  rispetto  . Riservando a me e a chi vorrà l’eventuale diritto di replicare. Ma sempre sul piano  dello scambio  delle
Come  ben  sapete    ,   sia   che  mi  seguite   qui  o  sull'appendice  facebookiana  , il  blog  è  libero e plurale in cui c’è, e deve rimanere, spazio per tutti i collaboratori  o  semplici  commentari  nessuno escluso.  Ed  ogni  volta  che     che  qualcuno\a      si cancella  perchè non  sopporta le critiche \  osservazioni  com'è  avvenuto  nell'ultima  discussione  (   la  trovate  qui  con  i relativi  commenti  ) m'intristisco perchè il  blog    cosi  come  la sua  appendice  social   è    fatta   da utenti \  compagnidistrada    che si confrontano civilmente    e si scambiano idee e  non  degli insulti  ( specialmente gratuiti e personali perchè  anche  se  a volte  succedeun Vaff può capitare ed essere accettato\ tollerato )  ,  delle scomuniche e degli ostracismi.
Una discussione quotidiana, ancor più necessaria in un momento storico così difficile, che rende   tale  spazio     già  di  per  se  caotico   vivo e mai appiattito su una singola tesi. Allo stesso tempo, pluralità non vuol dire sempre condivisione. Una cosa sono le opinioni, come quelle sulle responsabilità e le cause della guerra, un’altra le tesi  , alcuni  di noi   inaccettabili   ma  per  sempre  da  rispettare    seppur  nel contrastarle    Possiamo assicurare a  ***** e ***** che hanno partecipato alla discussione ed hanno abbandonato per un semplice rimprovero sui toni usati   che  se  vogliono  possono  rientrare quando vogliono  e    replicare  i nostri post o i commenti degli altri utenti o gente di passaggio (in quanto i commenti   sia qui che sull'appendice social  sono aperti anche agli anonimi ) purché  seguano  le regole di buon senso  . Infatti Il dibattito   tra noi  utenti  ed  anche con gli esterni  testimonia, ancora una volta, che  la varietà di opinioni   ed  punti di vista    sono  valore da difendere. Ai lettori assicuriamo che il lavoro delle sue redattrici e dei suoi redattori  ed  pure  i  commenti  anche  duri  saranno   sempre a garanzia della libertà di questo Blog .

14.10.21

son le piccole cose che ridanno speranza.il caso del bar di pistoia

 Buongiorno, mi scusi, l'altra mattina avevo fame e non avevo soldi. Grazie". Il titolare di un bar di Pistoia ha trovato fuori dalla porta questo messaggio che racconta una storia fuori dal comune: qualcuno ha rubato delle brioche dal bar perché aveva fame, ma non appena ha avuto dei soldi ha lasciato un biglietto anonimo con 10 euro dentro, per chiedere scusa e, allo stesso tempo, dire grazie.

Il foglietto e la banconota sono arrivati il giorno dopo il furto di paste e cornetti e, adesso, il titolare vorrebbe assumere il misterioso mittente. "È una cosa che ci ha colpito molto", ha raccontato. E anche un pasticcere della città, che ha scoperto la storia tramite i social, vorrebbe offrire lavoro a questa persona sconosciuta: "Noi faremo un cartello che appenderemo fuori e speriamo di riuscire a offrire a questa persona un lavoro - ha dichiarato il proprietario del bar derubato - A una persona con tanta dignità è anche giusto dare un'altra possibilità".

26.5.21

gente meschina che pur di guadagnare non esita fare cose turpi il caso della strage della funivia Mottarone

CRIMINALI ecco cosa sono che marciscano in carcere o siano condannati a 30 anni senza condizionale e altri benefici \premi . Ecco di solito per  una delle poche cose che ho deciso di tenere  del mio processo di battere e levare  delle sovrastrutture esterne  come l'educazione familiare  e le altre nozioni apprese dal sistema ( scuola , chiesa , politicamente corretto , ecc ) sarei  garantista . Infatti lo so che dovrei : essere coerente con quanto ho scritto nel post precedente ., evitare commenti come quelli espressioni dal titolo del post ed aspettare  l'ultimo grado giudiziario   per potermi esprimere  merito in quanto ogni persona è  innocente fino  alle fine e ..... bla.... bla .... . Ma  non sempre uno riesce a trattenersi . soprattutto  quando si viene arrestati per fatto del genere  . ... Non riesco a commentare ulteriormente tale notizia


ITALIA L'inchiesta della procura di Verbania ​Tre fermi per la strage del Mottarone. Tra loro il gestore Tra i fermati figura anche Luigi Nerini, proprietario della ferrovie del Mottarone. Per la procura sapevano che il freno di emergenza era disattivato. La strage ha provocato 14 morti. Ancora in corso gli accertamenti tecnici sulla rottura del cavo   da : http://www.rainews.it/ del 26 maggio 2021
e vi lascio condividendo questo post trovato su una bacheca social



e sulle note di queste due canzoni  che costituiscono la colonna sonora del post

senza parole - vasco rossi
ho perso le parole - Luciano Ligabue 
Morire -CCCP Fedeli alla linea

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...