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6.2.25

ISCRIVERSI A UN CORSO DI DIFESA? È UNA BUONA IDEA. come difendersi se aggrediti alle spallle Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n XVIII


Leggendo le diverse puntate del : Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco pubblicata dal settimanale giallo mi sorta la domanda : A cosa serve la difesa personale? la risosta che mi sono dato è ovvia e scontata cioè per non fare mettere i piedi in testa da nessuno e difendersi se ti aggrediscono . Cosi ho accontonato la cosa . Ma due giorni dopo nell'ultima puntata del Manuale di autodifesa ...... ho trovato , coincienza o casualità una risposta dettagliata che mi ricorda lezioni del maestro Miyagi. - The Karate Kid (The Karate Kid) I diretto da John G. Avildsen. Infatti  secondo   Antonio Bianco 

Prima di tutto si tratta di una disciplina psicomotoria, preziosa perproteggersi da qualsiasi evento di minaccia messo in atto sia con armi sia a mani nude. È inoltre uno strumentodi aggregazione sociale e per la consapevolezza di quelli che sono i limiti di ciascuno di noi. Ancora, si tratta di una disciplina adatta anche alle persone non più giovanissime, sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico. La difesa personale stimola infatti la memoria, i riflessi e riattiva il fisico in ogni sua parte, a patto che non ci siano problemi di salute gravi. La necessità di doversi difendere da eventuali aggressioni o semplicemente di saper affrontare con prontezza possibili situazioni di molestia è purtroppo unsiesigenza sentita da molte persone.
In ragione della mo l t e p l i c i t à delle situazioni che si possono verifcare, lo studio e la pratica dell'autodifesa personale dovrebbero svilupparsi con tecniche semplici, con una preparazione mentale all'imprevedibilità delle azioni, con fluidità, con la consapevolezza che nulla può essere assoluto, con attenzione minuziosa all'unicità di ogni allievo e con una grande puntualizzazione sull'equilibrio. La pratica assidua della difesa personale costringe ognuno, prima o poi, a fare i conti con se stesso: chiunque avverte infatti lo stress o legame tra corpo e anima, il vincolo causale tra i movimenti del corpo e la propria personalità. Si può decidere se indirizzarsi freddamente al più puro tecnicismo, oppure afferare l'occasione di conoscere se stessi. Praticare la difesa personale è innanzitutto spogliarsi del vissuto quotidiano, di pregiudizi, maschere e ansie, e indossare l'nsegnamento impartito con semplicità, vale a dire l'accettazione delle nostre identità, con i nostri pregi e le nostre qualità.La sfida sta nel far uscire allo scoperto la parte più nascosta di noi stessi.
Infatti  non esiste ( o almeno dovrebbe🙄😜🧠 ) competizione se non quella sana di ciascuno con se stesso per migliorarsi e superare i propri limiti; è importante credere nelle proprie capacità, senza ostentazione, e avere in mente che il primo avversario si nasconde sempre dentro di noi

1.2.25

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata XVII In cui di violenza 0sicologia e alle prime avvisaglie di quella fisica ovvero ABUSI DOMESTICI, REGISTRATE E FOTOGRAFATE TUTTO



punta precedente e url alle altre



Anche se per il momento , a parte quello tentato qualche giorni fa a Malta , non si registrano casi femminicidi e di violenza ( dal punto di vista fisico ) di genere , la guida di autodifesa ripresa dal settimanale Giallo coninau a essere l'unica " arma " da usare in mancanza di una " politica " di prevenzione culturale \ antropologica uniforme ed unitaria , davanti una "politica " repressiva ed azzeccagarbugli " fatta di grida manzoniane . Dopo questo spiegone introduttivo veniamo alla puntata XVII del Manuale di autodifesa : I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco sul settimanale Giallo ormai diventata anche nostra



“OMAGGIO AD ILENIA” L’opera dello scultore Alessandro Galanti intitolata “Omaggio ad Ilenia”.
La scultura è stata realizzata in memoria della ventinovenne Ilenia Graziola uccisa il 23 novembre 2008 e di tutte le altre donne vittime di violenza




La violenza domestica è una piaga che purtroppo afliige molte persone, di gran lunga più di quanto si possa immaginare. Numeri ufficiali non ce ne sono, ma soltanto stime: del resto è un fenomeno difficile da tracciare perché non tutte le le vittime denunciano quello che subiscono.La violenza domestica porta con sé conseguenze devastanti, sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico, e richiede interventi su più livelli. Gestire lo stress, in questo tipo di contesto, soprattutto per chi vuole interrompere questi comportamenti di natura abusiva, può essere un passo importante non semplice da mettere in atto da soli. Una delle principali sfide per le vittime è superare lo stress cronico che si sviluppa in seguito all'esposizione costante a situazioni di abuso.La gestione di questo stress è fondamentale per riprendersi e intraprendere un percorso di guarigione. Vediamo ora alcune soluzioni efficaci per affrontare lo stress legato alla violenza domestica e come trovare una soluzione. Prima di tutto, è fondamentale riconoscere il problema ed elaborare come il comportamento abusivo non sia mai giustificabile e la consapevolezza che la violenza non è mai colpa della vittima. Tra le tecniche di gestione dello stress abbiamo l’attività fisica e il prendersi pause consapevoli per ritrovare la calma durante i conflitti. Ancora, poiché soprattutto con quella psicologica , Non sempre è facile dimostrare una violenza psicologica con prove valide. Per agire per vie legali può essere utile avere testimoni della violenza disposti a parlare ma anche registrazioni audio e video che dimostrino le violenze psicologiche subite.documentate sempre la violenza conservando le prove, che possono andare da fotografie di lesioni a e-mail o messaggi minacciosi, fino a certificati medici. Gestire lo stress è importante, ma il passo cruciale è rompere il ciclo della violenza, grazie anche a professionisti e a una rete di sicurezza. Presentate una denuncia, allontanatevi dal pericolo, chiamate il numero di emergenza o rivolgetevi ai centri antiviolenza e stalking chiamando il numero 1522.Ora come diceLo stesso Bianco L’abuso psicologico è molto comune. Questa forma di violenza comprende qualsiasi comportamento non fisico che indebolisca o sminuisca la vittima, oppure che permetta a chi compie tale violenza di controllare la vittima. L’abuso psicologico può comprendere linguaggio abusivo, isolamento sociale e controllo finanziario. L’aggressore degrada, umilia o minaccia la vittima ed , aggiungo io il passaggio dalle parole ai fatti può essere breve . Oltre ai metodi da lui indicati  in questo  articolo     che devono essere usati se dopo aver provare a difendersi senza : con i metodi non violenti , da soli , senza usare le mani ,  la  situazione  peggiora  .  Ecco alcuni consigli suggeriti da questo interessantissimo articolo Violenza psicologica: come difendersi di www.serenis.it

[....]

In un articolo dell'Osservatorio sulla Violenza si legge che possono essere utili, al fine di preservare la propria incolumità fisica e psicologica, le seguenti tecniche:Cercare di stabilire un rapporto verbale con l’aggressore;Calmare la rabbia dell’aggressore coinvolgendolo in una conversazione e rendendosi credibili ai suoi occhi.

oppure  riassumendo   e d  approfondendo  quanto  già  detto  nelle  puntate precedenti  da  lui e  da  noi  



1 Riconoscere il problema

Il primo passo per difendersi dall’abuso verbale sottolineato da ogni professionista è riconoscere che si è vittime di tale comportamento. Spesso, le persone possono minimizzare o giustificare le parole offensive o la situazione, ma è importante accettare che non è amore, non è qualcosa di normale, e soprattutto non è detto che passi. Il carnefice, molto probabilmente, insisterà se si trova di fronte a una vittima condiscendente.

2 Autostima

Ricorda che chi ti attacca o denigra cerca di metterti in testa una narrazione di sconfitta, di farti sentire debole, incapace o impotente. Devi essere consapevole che questa è, appunto, una narrazione, e che in realtà non c’entra nulla con le tue reali capacità e possibilità. In una parola: non farti condizionare. Chi ti aggredisce lo fa spesso per avere maggior controllo su di te e spingerti a rinunciare a fare qualcosa.

3 Stabilire confini chiari

Imparare a stabilire confini chiari e a fermare, dire alt, all’aggressore è vitale. Comunica apertamente e assertivamente che certi comportamenti o commenti sono inaccettabili. Sii deciso e fermo nei tuoi confini, senza lasciare spazio a interpretazioni ambigue.
Se possibile, fallo in un contesto sociale, dove tutti sentono. Il contesto deve essere ovviamente neutro o amico, e non composto dagli amici del tuo aggressore.
Se sei in pieno contesto nemico, meglio scappare, magari con una scusa, o rispondere con il silenzio in attesa di trovare una via di fuga. Non si può mai sapere cosa può succedere.

4 Mantenere la calma

L’abuso verbale spesso mira a provocare una reazione emotiva. Per questo motivo in molti viene perpetrato a sorpresa, in modo da cogliere la vittima impreparata. Come in tutte le forme di aggressione, mantenere la calma può essere una potente forma di difesa. Respira profondamente, focalizza la tua mente su pensieri positivi e cerca di rispondere in modo razionale piuttosto che emotivo.
Soprattutto se avviene in contesti dove sono presenti altre persone, mantenere la calma e il controllo può essere di grande aiuto, in quanto potrebbe essere visto dagli altri come una tua caratteristica positiva e crearti dunque del sostegno, se non attribuirti doti di leadership.

5 Non reagire

Rispondere a un insulto con un altro insulto non è detto che sia la scelta migliore, perché potrebbe generare un escalation dagli esiti imprevedibili. Ad esempio, l’aggressore potrebbe insultarci apposta per provocarci e poi accusarci di essere noi l’aggressore, o avere amici pronti a sostenerlo che escono fuori all’improvviso o peggio passare alle mani  e  ai coltelli .
Reagire vuol dire sovrastimare le proprie capacità di controllo di situazioni in cui è spesso impossibile avere informazioni chiavi sulle reali intenzioni e capacità del nostro avversario.

6 Imparare a rispondere

Sviluppa abilità nel rispondere all’abuso verbale in modo assertivo, ma senza ricorrere a tua volta alla violenza verbale. Usa frasi come “Non accetto essere trattato in questo modo” o “Non tollero linguaggio offensivo”. Mantieni la tua risposta chiara e concisa.
Un modo di rispondere può anche essere una semplice domanda: “Non capisco perché mi tratti in questo modo. Cosa ti ho fatto?” Questo può costringe l’aggressore a una risposta articolata e a riconoscere implicitamente l’aggressione.
Un altro modo spesso consigliato è l’ironia: “Hai ragione, ma posso fare peggio” “E pensa che oggi è uno di quei giorni che sono meno scemo del solito” e così via. Attenzione però, perché l’altra persona potrebbe irritarsi ancora di più o non avere il nostro senso dell’umorismo. A mio avviso, meglio una risposta neutra e secca, tipo: “Ti ho fatto qualcosa? Ne vuoi parlare?”

7 Cerca supporto

Non affrontare l’abuso verbale da solo. Parla con amici fidati, familiari o professionisti. Trovare un sostegno emotivo può essere fondamentale per affrontare la situazione e rafforzare la tua resistenza.
Se l’abuso verbale persiste, considera la possibilità di cercare consulenza professionale. Uno psicologo o uno psicoterapeuta possono fornire un ambiente sicuro in cui esplorare i problemi e sviluppare strategie più avanzate per affrontare l’abuso
Infine, ricordati che l’abuso verbale può essere un reato, e che in certi casi ricorrere a un avvocato può essere una buona idea.

8 Scappare

Se si può evitare una situazione di abuso verbale,o la  situazione  diventa  insostenibile  ,  la cosa migliore è la fuga. L’abuso verbale, infatti, nel tempo impatta seriamente sulla propria salute. Tuttavia, vi sono situazioni (lavoro, famiglia) in cui questa strategia non è possibile e purtroppo la situazione va affrontata.

9 Prendersi cura di sé

Concentrati sul tuo benessere generale. Mantieni uno stile di vita sano, fai esercizio fisico, dormi a sufficienza e dedica del tempo alle attività che ti portano gioia. Rafforzare il tuo benessere generale può aiutarti a essere più resilienti di fronte all’abuso verbale.
Il problema con l’abuso verbale è proprio l’effetto che cerca chi lo attua, renderti infelice e chiuso agli altri, in modo da farti non solo soffrire, ma anche di isolarti socialmente tagliandoti l’erba sotto i piedi. Cerca invece di mantenere e ampliare i tuoi legami sociali e sforzati di restare positivo, solare e aperto, contrastando ciò a cui chi attua l’abuso vuole portarti a fare o a essere.

In conclusione, difendersi dall’abuso verbale richiede consapevolezza, assertività e il coraggio di stabilire confini sani. Ricorda che nessuno ha il diritto di trattarti con mancanza di rispetto, e prendere misure per proteggerti è un passo fondamentale verso una vita più sana e appagante.




28.1.25

violenza di genere e femminicidi spiegati nelle scuole d'infanzia . favola dello scoiattolo e la rondine di Sarah Cogni

 






























dal gruppo  fb  miti , leggende e racconti.

Benedetto Calandra 25 gennaio alle ore 20:53 


una spiegazione ben fatta su temi comlplessi grazie a #sarahcogni per quello che fa per i bambini che saranno gli uomini di domani .

Ecco la storia in questione

Un giorno, una rondine diretta verso i Paesi caldi, sentendosi molto stanca decise di fare una sosta e si posso sul ramo di un grosso albero. Alla finestrella del tronco si affacciò uno scoiattolo che, con gentilezza, la invitò a entrare nella sua tana, le offrì una tazza di te' caldo e un posto in cui riposare. La rondinella gli raccontò dei luoghi meravigliosi che visitava durante i suoi lunghi viaggi e Scoiattolo in poco tempo si affeziono' moltissimo alla rondine che lo faceva sentire bene. Quando venne il giorno della partenza della rondine, Scoiattolo non voleva che lo lasciasse solo, così la legò con una corda al suo ramo. "Resteremo sempre insieme" le disse. La rondinella provo' a chiedergli gentilmente di lasciarla andare, a spiegare che lei non avrebbe potuto resistere al gelido inverno, che i suoi amici e la sua famiglia si sarebbero preoccupati non vedendola arrivare ma nulla, lo scoiattolo era irremovibile. Passò qualche giorno, la rondinella piangeva e iniziava ad avere freddo. Scoiattolo la rassicurava dicendole che lui le sarebbe stato vicino, le avrebbe dato un posto caldo e del cibo e lei sarebbe stata con lui per tutto il letargo. Per sempre. Ma la rondinella era triste, non parlava e non aveva più la forza per provare a spezzare quella corda che la legava al tronco... Finché un giorno la vecchia Tartaruga passo' sotto l'albero di Scoiattolo. "Ma cosa ci fa una rondinella ancora qui, a fine autunno e legata per giunta?" Scoiattolo spiegò la storia e Tartaruga lo rimproverò: "Tu credi di poter obbligare qualcuno a stare vicino a te quando non vuole farlo? Credi che sia giusto obbligare un essere vivente a starti vicino se vuole andare via?" "Ma io le voglio bene!" si giustifico' Scoiattolo. "Non è voler bene a qualcuno legarlo contro la sua volontà. Voler bene è avere a cuore la felicità di chi hai vicino e lasciarlo libero ". Scoiattolo ci penso' su e capi' che Tartaruga aveva ragione. "Scusa" disse a Rondinella, "ho pensato a me stesso, sono stato egoista e cattivo". Così dicendo sciolse la corda. "Grazie Scoiattolo" disse Rondinella che ritrovò le forze e la gioia. "Tornerò a primavera e passeremo altro tempo insieme". Scoiattolo e Tartaruga rimasero a fissare il cielo finché Rondinella scomparve. "Tornerà?"domandò Scoiattolo. "Tornerà ", rispose Tartaruga "E ricorda, la tua felicità non può causare dolore o infelicità a un altro essere vivente. Rispettare gli altri è l'unico modo per avere amici ed essere amato". Lentamente Tartaruga se ne andò. Scoiattolo ripenso' alle parole della vecchia amica, guardò ancora una volta il cielo e, col cuor sereno, andò nella sua tana. L'ora del letargo era vicina.


(Piccola storia contro la violenza sulle donne spiegata ai bambini della Scuola dell'infanzia, scritta dalla maestra Sarah Cogni)


8.1.25

Pretendere che italiani e immigrati ed in nuovi italiani condividano la stessa idea della donna come persona libera

Qualche  giorno    fa  stavo sfogliando la  slide   di msn.it      è  sono  capitato    su quest  articolo di  HuffPost Italy


Dei fatti di Capodanno a Milano, mi colpiscono due cose. La piazza piena di maschi, per lo più stranieri e islamici, per lo più giovani abbastanza da essere chiamati “ragazzi” nella narrazione dei media. E il modo.Accerchiamento.Una o due donne al centro di 40 maschi, che le palpeggiano, alzano la gonna,
cercano l’organo sessuale.È la rappresentazione plastica della “donna preda”.“Violenza sessuale di gruppo” dice il fascicolo contro ignoti affidato all'aggiunto Letizia M annella e ai magistrati del pool anti violenza
Essendo in corso di giudizio nei tribunali casi di violenza e stupro di gruppo perpetrati da italiani, uno appena concluso con la condanna di tutti gli imputati.Non sono violenti  contro le donne soltanto gli islamici, è evidente.Ma la sociologia è una scienza e bisogna avere il coraggio di tenerne conto.La violenza su una donna rappresenta sempre il frutto di una ideologia. Padronale. Abusante. Lei è una cosa e tu sei il padrone .Il racconto delle ragazze aggredite sessualmente, sempre a Milano, sempre a Capodanno, due anni fa, è uguale al racconto delle ragazze vittime degli stupri di gruppo dei branchi di italiani accaduti in casa o nelle periferie abbandonate.Il violentatore ride. Ride sempre. Cioè manifesta il suo disprezzo, non solo il suo potere. La vittima piange, supplica, è convinta di morire. Oppure è pressoché incosciente, ridotta a uno zombie da apposite droghe. Talvolta, e i criminali sono stati condannati, viene lasciata morire.
Ma c’è una differenza.Non culturale, ma sociologica.Il Corano obbliga al rispetto della donna, ma impone alla donna una serie di comportamenti.L’Italia del 2024, alle donne non impone nessuna regola. Ogni donna è padrona di sé stessa e agisce come meglio crede la propria indiscutibile libertà. Ci sono voluti 60 anni, ( è   ancora    non  si  è  risolto  del tutto aggiunta  mia  )     ma il verbo delle prime femministe “Io sono mia” finalmente è realtà. E cosa vediamo accadere? Troppi italiani non tollerano la libertà delle donne, si sentono indeboliti, e agiscono la violenza come vendettaTroppi italiani di seconda generazione fanno lo stesso. Ma credo che agiscano la violenza non come vendetta, ma come licenza autorizzata.Una donna libera che festeggia l’Anno Nuovo con una amica in una pubblica piazza è, secondo la loro idea, una preda che “se l’è cercata”. Infatti, le loro donne dove sono? A casa. Spesso col velo. E guai se se lo tolgono. Guai se vogliono essere uguali alle donne italiane, scegliersi la vita da sole, come noi. L’omicidio familiare della ragazza Saman ne è la prova.La sua condanna a morte sta tutta dentro una coppia di fotografie. Quella col velo, al suo arrivo, i primi mesi. Quella col rossetto e i capelli liberi un anno dopo.
Quindi?Forse, se vogliamo crescere come comunità tutti insieme, bisogna tener conto che quello che davvero è in gioco, ed è l’idea di donna, sia nella cultura del branco italiano che in quella del branco di
immigrati?
Fin  qui     l'analisi  è  condivisibile  . Ma non sono  d'accordo    quando dice   

Forse bisogna avere il coraggio di fare come in Francia (dove le criticità legate alla immigrazione sono cominciate almeno 50 anni prima che da noi)  ? Pretendere che italiani e immigrati condividano la stessa idea della donna come persona libera.Vietare il velo, anche se la donna o la ragazza che lo indossa dice che è una sua libera scelta.Nella nostra società occidentale, il velo non è un oggetto che attiene alla religione, ma alla sottomissione. E la sottomissione della donna (e dell’uomo) è vietata dalle nostre leggi. Siamo uno stato laico. I nostri cittadini devono rispettare le nostre leggi.

niente  da   eccepire   che  essi    sia  che  siano di  prima o di seconda  generazione   debbano rispettare   le nostre leggi  .  Infatti     se  tu  hai  scelto  di risiedere qui   o se  solo  qui temporaneamente    devi   rispettare oltre  le  leggi del buon senso e  del vivere  civile  le leggi   del paese  in questione  . Ma   come  riporta  l'articolo in questione   ( oltre    che    altri media   ) <<   Vietare il velo sarebbe la rappresentazione plastica della libertà della donna in Occidente.Di tutte le donne che vivono in Occidente.Se nella piazza feroce di Capodanno le donne, le ragazze fossero state tante quanto i maschi, io credo che la nostra società avrebbe messo il primo mattone per eliminare l’idea della donna\preda.>>


Non    sono    d'accordo     come   ho   già  detto più   volte    in  diversi  articoli in particolare   recentemente  qui    perchè    se   come dicono  più persone 

 <<  Nella nostra società occidentale, il velo non è un oggetto che attiene alla religione, ma alla sottomissione. E la sottomissione della donna (e dell’uomo) è vietata dalle nostre leggi. Siamo uno stato laico. [...] Vietare il velo sarebbe la rappresentazione plastica della libertà della donna in Occidente.Di tutte le donne che vivono in Occidente>>  dovremo vietare il  velo   alle suore   e\o  a quelle  donne   anziane   che  in alcune  comunità  del  sud  lo  portano   L'unico caso  da vietarlo  ed   è     come  ho detto più  volte  in questo blog  e  sui  nostri soicial    la   verà  laicità   (  o  quanto meno  applicare  la legge  Art. 5 L. n. 152/1975, sostituito dall’art. 2 L. 533/1977 e poi art. 10 co. 4-bis del DL 144/2005 per  ulteriori   chiarimenti    Indossare il burqa o velo islamico: è vietato in Italia? (laleggepertutti.it)     sui  due \tre  ultimi   tipi  di velo   ) 



quando   esso  anzi essi     siano  imposti  a  forza  o  (  soprattutto    gli ultimi   tre  )    anche  usati deliberatamente   ledono la dignità della donna  soprattutto  le  forme   che coprono completamente    il viso    perchè  a mio   avviso  :   non è  laicità  ma  fanatismo   in  quanto dali  studi    e  conoscenze       che   ho essi    sono  interpretazione  fanatica  ed intransigente della  religione  che  dice  solo  di coprire   i  capelli \  la  testa  e le  parti del corpo   più  erotizzanti ,  non  hanno      nessuna  attrazione  erotica \  sensuale   

7.1.25

finalmente qualcuno interviene per evitare il consumarsi di un femminicidio \ violenza di genere

  da    Leggo



Nicola Rea, il militare 28enne che ha disarmato il marito di Daniela con un ombrello: «È stato grazie all'intervento di tutti se sono salvo anche io»


A Seriate, nel parcheggio di un discount, si è consumato un episodio di violenza che poteva sfociare in tragedia, ma che si è trasformato in una dimostrazione di coraggio e solidarietà. La vita di Daniela, aggredita dal marito, Daniel Manda,  è stata salvata grazie all’intervento dei clienti del supermercato, ma

soprattutto grazie alla prontezza di Nicola Rea, un giovane militare di 28 anni, in forza al terzo Reggimento Sostegno Aviazione “Aquila” dell’Esercito Italiano
Il racconto del salvataggio
Nicola Rea, 28 anni, , in forze al terzo Reggimento Sostegno Aviazione “Aquila” dell’Esercito, non era in servizio quel giorno, ma si trovava al supermercato per fare la spesa. Dopo aver pagato, ha sentito le urla disperate di una donna provenire dal parcheggio. Guardando fuori, ha visto una scena agghiacciante: un uomo, Daniel Manda, stava trascinando la vittima per i capelli.«Ho scambiato uno sguardo con un altro cliente. Si capiva che la donna chiedeva aiuto. Non ci abbiamo pensato due volte: dovevamo fare qualcosa», racconta a Repubblica Nicola. Armato solo di un ombrello, si è lanciato sull’aggressore, cogliendolo di sorpresa con un colpo mentre un altro cliente lo colpiva alle spalle.Nel tentativo di liberare la donna, Nicola è stato ferito con una coltellata all’orecchio che ha perforato la cartilagine. «Al pronto soccorso mi hanno dato dodici giorni di prognosi», spiega, aggiungendo che si è accorto del sangue solo successivamente, quando altri clienti glielo hanno fatto notare. Intanto Daniela, è stata messa in salvo da altri passanti che l’hanno portata all’interno del supermercato, al sicuro dall’aggressore. Nonostante il ruolo centrale di Nicola, il militare tiene a sottolineare che il salvataggio è stato un’azione collettiva: «Non sono stato io da solo. È stata un’unione di forze, un lavoro di squadra senza il quale sarebbe successo il peggio».
Chi è Nicola ReaNicola Rea
 addetto alla manutenzione degli elicotteri, ha seguito l’addestramento militare come tutti i suoi colleghi, ma confessa che una situazione del genere, nella vita civile, non gli era mai capitata. «Quando hai davanti agli occhi una persona che lotta per vivere, la sensazione è tremenda, ti lascia senza parole», afferma.Dopo il salvataggio, Nicola e gli altri intervenuti hanno cercato di mantenere sveglia Daniela, scambiando qualche parola con lei. «Parlava dei figli», racconta il militare. Dall’altra parte, l’aggressore, rimasto in silenzio durante tutto il confronto, comunicava solo attraverso uno sguardo carico di odio. «Ringrazio dal profondo del cuore tutte le persone intervenute a immobilizzarlo: un po’ hanno salvato anche me», conclude Nicola, ancora scosso dall’episodio ma grato per il lavoro di squadra che ha evitato una tragedia ancora più grande.

8.12.24

“IL FEMMINICIDIO NON PUÒ ESSERE GIUSTIFICATO DA FATTORI GENETICI di Marlisa d'amico


Durante il processo per l’omicidio di Viktorija Vovkotrub uccisa a Brescia nel 2020 la difesa di Beriša Kadrus, kosovaro di 62 anni, ex compagno di Viktorija, avevaparlato di ‘gene guerriero’.
Si tratta di un’idea basata su teorie non del tutto accettate dalla comunità scientifica. Queste teorie mirano a dimostrare che alcune persone potrebbero essere più inclini alla violenza a causa di un fattore biologico, come un gene specifico. Spesso questa teoria viene usata per cercare di giusti!care comportamenti violenti.
Tuttavia la maggior parte degli esperti ritiene che il comportamento umano dipenda da una combinazione di fattori genetici ambientali, psicologici esociali, e non solo da un singolo gene. Nel caso di Viktorija Vovkotrub, la difesa di Kadrus Berisa ha usato questa teoria, ma ciò ha suscitato molte polemiche, poiché potrebbe far sembrare che la violenza fosse inevitabile a causa di una predisposizione biologica. Secondo il diritto, però, un crimine come il femminicidio non può essere giusti!cato da una causa genetica o biologica. Pertanto, a nulla dovrebbe valere invocare il‘gene guerriero’per escludere l’applicazione della pena a carico dell’uomo violento”. 

                      Marilisa d'amico Ordinaria di diritto costituzionale all’Università Statale di Milano

28.11.24

LE VITTIME DI UN PREDATORE SESSUALE NON HANNO ETÀ + Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco colpire alle aprti sensibili del corpo punta XII



 molti famminicidi  sono il culmine  dell’incapacità di molti sistemi dell’incapacità di molti sistemi di protezione di prevenire il femminicidio, nonostante le denunce e le misure restrittive. Per l’uomo violento, uccidere in modo così plateale non è solo un’espressione di rabbia, ma è indice del controllo totale che pretende di avere su una donna. In aggiunta, si consideri come scegliendo un contesto pubblico l’autore del reato abbia voluto rendere la violenza visibile, umiliando la vittima e terrorizzando chi le era accanto. Questa vicenda evidenzia un problema culturale: il persistere di modelli patriarcali in cui la violenza è uno strumento di affermazione di ‘superiorità’ maschile. La scelta di ignorare il divieto di avvicinamento dimostra come molte misure cautelari siano insufficienti senza un’ef!cace sorveglianza e un cambiamento profondo nella mentalità sociale. È solo attraverso un approccio che integri prevenzione, educazione e un sistema di protezione più efficace che si potrà ridurre il numero di vite distrutte da uomini incapaci di accettare la libertà delle donne”Infatti è per  quello      che  riporto    quelle  puntate   sulle tecniche     d'usare  ( non solo   anche se  è rivolto  ad voi donne  )    come  autodifesa 

Infatti    la  guida   :  Manuale di autodifesaI consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco    cintura  nera  di karate  sull'ultimo  n del settimale  giallo    riporta   un fatto  avvnuto    quas  10  anni  fa  

Torniamo indietro nel tempo  con una notizia tratta dalla pagina 124 del Televideo di  giovedì 16 novembre 2006:

“Un uomo ha aggredito e tentato di violentare una commerciante  di 61 anni a Reggio  Emilia, poco dopo le 19.30, mentre si stava apprestando  alla chiusura. Il giovane è entrato  nel negozio dove c"era  solo la donna che stava completando  le ultime operazioni  prima di tornare a casa e l"ha  colpita duramente con calci e  pugni, abbassandosi i pantaloni  per cercare anche di violentarla. La donna a quel punto  ha reagito con forza riuscendo a evitare di soccombere. Laggressore allora lha colpita di nuovo, ha afferrato la sua borsetta ed è fuggito. Superato lo  shock, la negoziante ha avvisato subito il 118 e i carabinieri che, grazie a una precisa  descrizione, si sono messi alla  ricerca  dell"uomo. La donna è ricoverata  nell"ospedale  cittadino ed è  stata giudicata  guaribile in un mese”. 

Da questa  brutta storia  di cronaca ci  rendiamo conto  che ogni donna  può essere bersaglio di aggressione  sessuale, indipendentemente dall"abbigliamento,  dall"avvenenza o  dall"età. Ecco perché non mi  stancherò mai di ripetere che  può succedere a chiunque. Probabilmente quella commerciante  di Reggio Emilia  non pensava di poter essere  aggredita per stupro a 61 anni,  alle 19.30, mentre si
preparava  a chiudere il negozio per tornare a casa. Uno stupratore non ragiona  come un uomo normale, non agisce rispettando parametri di  scelta precisi, ma in base a raptus momentanei, attaccando la prima vittima che incontra, e questo rende la frase “tanto a me non capiterà mai” come la più sbagliata che si possa pensare.Questa vicenda dimostra anche come una donna, palesemente inferiore come forza e struttura (donna di 61 anni, contro un giovane molto prestante),sia riuscita a difendersi in modo efficace pur non conoscendo  nessuna tecnica,ma solo scaricando tutta la sua rabbia.Forse si tratta di quella rabbia che muove una donna che si trova allimprovviso vittima di una situazione del genere.
Fra  le    tenciche  di autodifesa  oltre  a quelo della  foto a  destra  in alto   c'è  quello  di colpire  alle  parti basse  .  Infatti Alcune parti del corpo umano sono più sensibili di altre. Si chiamano punti vitali. Ecco le zone sensibili a cui mirare. Testa: occhi, tempie,  mento e naso. Tronco: ascelle, clavicole, plesso solare, fegato e reni. Arti inferiori: testicoli, quadricipiti e ginocchia.Ricevere un colpo in un  punto vitale sorprende l’aggressore, che può  mollare la presa. Scappate velocemente.

24.11.24

La storia: «Mio marito mi ha tolto soldi e proprietà. Cacciata anche dalla casa che avevo comprato»



lo so che mi contraddico con quanto detto : << Per il 25 novembre oltre post di riflessione anzichè raccontare le recenti storie di femminicidio \ d'amore criminale che in una società sempre più anestetizzata ( o quasi ) ed un informazione sempre più veloce dove dopo tre giorni ( salvo ecezioni ) sono già dimenticati o strumentalizzati vedere le news riportate nel post precente ,racconterò un femminicidio e una violenza di genere insieme del passato . Si tratta di Beatrice Cenci , alla cui condanna a morte vi assistente e trase ispirazione Caravaggio ... >> nel   post  del  21 \11\2024   . Ma per  fortuna  ci  sono , con questo non  sto smiuendo ne  tanto meno  intendo    farlo,   il fenomeno della  vilenza  di genere   o  di femminicidio ,  casi  in cui  non si arriva    all'uccisione   ma  non per  questo  da sottovalutare  . E'il caso di  questa  questa storia     trovata    nei giori  scorsi  in  rete  su 

  corriere della sera  tramite  msn.it


Di violenza si può morire, ma una volta conquistata la libertà si può rinascere. E il riscatto


si conquista poco alla volta, nonostante le cicatrici, fisiche e psicologiche, stampate a fuoco per nove anni. Così è andata a Grazia Biondi, originaria del Cosentino ma da sempre trapiantata nel Salernitano. La sua storia esce fuori dai classici cliché della violenza sulle donne. Grazia, 58 anni, ha una laurea in giurisprudenza, è una donna di cultura, bella e indipendente. Nel Duemila incontra quello che diventerà prima il suo compagno e poi suo marito. Lavorano insieme, decidono di vivere insieme, acquistano una casa. Pagata dai risparmi di una vita della famiglia di Grazia, ma il compagno prima del matrimonio la convince che è meglio a intestare a lui l'abitazione, lasciando a lei un usufrutto. Tutto scritto su un foglio privo di valore legale. E' sempre lui che poi per nove anni le fa vivere la peggiore delle dolorose storie di violenza domestica ed economica. Una storia di maltrattamenti fisici, culminata in un tentativo di strangolamento e di violenze economiche che le hanno portato letteralmente via tutto. «La violenza arriva ovunque e quando meno te l'aspetti e non è vero che non tocca le donne forti o indipendenti - dice Grazia - io non avevo capito che mio marito aveva messo in atto una manipolazione che stava annullando la mia personalità, la mia identità. Non avevo riconosciuto i segnali». Nel 2011, Grazia decide di denunciare il marito che viene condannato a dieci mesi. Con uno sconto di pena, suffragato da un'incredibile motivazione: le condotte del suo ex sarebbero state «causate anche da una forte incompatibilità caratteriale con la parte offesa - è scritto nella sentenza - che ha finito per scatenare l’indole violenta comunque latente nell’imputato». Insomma come dire che, seppure fosse esistita, l’incompatibilità di carattere giustifica le botte. E il reato per lesioni volontarie? «Estinto per intervenuta prescrizione - continua la donna - così in Appello la pena è stata ridotta a 8 mesi e 15 giorni di reclusione, come confermato dalla Cassazione».
Ma il vero calvario comincia qui. Da quel momento l'uomo comincia a perseguitarla con denunce. «Mi ha denunciato - racconta Grazia - praticamente per qualunque cosa: occupazione abusiva, danneggiamento, appropriazione indebita. furto aggravato, l’ultima è stata a dicembre del 2021… Tutte denunce archiviate». Ma per la Procura di Nocera Inferiore, non si tratta di stalking. Grazia non ha l'immagine che ci si aspetta da una vittima. Non prova ansia e paura. E' troppo forte. E come ciliegina, arriva la malattia. Si ammala di cancro proprio quando viene accusata di «occupare abusivamente la casa coniugale» che intanto era rimasta intestata esclusivamente all'ex marito. «Il disagio economico - continua Grazia - in cui mi ha trascinato il mio ex marito è stato ed è enorme». Anche perché è stata costretta a lasciare il lavoro che condivideva con lui. Una sequenza infinita di violenze che hanno toccato ogni sfera personale ma che hanno rappresentato anche la spinta per la sua rinascita. Nel 2016, Grazia fonda l’associazione Manden che oggi mette insieme, in gruppi di auto e mutuo aiuto, 600 donne sopravvissute alla violenza. In qualità di presidente di Manden, Grazia Biondi è stata anche a Montecitorio, ospite dell’allora presidente della Camera, Laura Boldrini. Oggi Grazia è diventata un'esperta di violenza economica di genere. «L’Italia non è un paese semplice per le vittime di reati familiari. Deve cambiare completamente la mentalità, anche nell'autorità giudiziaria che deve ascoltare le donne senza pregiudizi e stereotipi». Il 12 maggio 2023, è partito il progetto "il diritto di contare" Osservatorio nazionale sulla violenza economica di genere e a novembre dello stesso anno è nato il primo sportello in Italia istituzionalizzato sulla violenza economica di genere. 

22.11.24

non sapevo che dire a una donna Perché ti stai truccando? A me piaci così» fosse violenza e le pubblicita sociali contro il femminicidio \ violenza di genere

 
Ieri, mentre  sminchionavo \  cercavo   storie   per il blog   mi sono imbattuto   due  pubblicità   sulla  giornata     del  25  novembre  cioè  la  giornata  conro  la  violenza   sulle  donne  ed  i femminicidi  . la   prima   (  vedere   il  video sotto )  sublime  e  fatta  benissimo   perchè  spiega  (  ancora ce n è bisogno  visto l'alto numero  di episodi   ,   quando  e No e  quando è Si    quando  è violenza. La  campagna è stata   lanciata  dalla  Fondazione Una Nessuna Centomila   e  si  chiama  Se io non voglio, tu non puoi, per sensibilizzare sulla violenza di genere e promuovere una cultura basata sul rispetto del consenso. La campagna punta a combattere i pregiudizi che spesso colpevolizzano le vittime invece di condannare i colpevoli. Domande come “Perché non hai gridato?” o affermazioni come “Ma gli piaceva, no?” o “Sei stata tu a invitarlo a casa” ribaltano le responsabilità, trasformando la vittima in colpevole. La Fondazione intende sfatare questi stereotipi, ribadendo con forza che il silenzio non è consenso e che ogni donna ha il diritto di dire “no” in qualsiasi momento.



A sostenere “Se io non voglio, tu non puoi” si sono uniti numerosi artisti, musicisti e attori, tra cui Fiorella Mannoia, Achille Lauro, Giuliano Sangiorgi, Paola Cortellesi, Luca Zingaretti, Manuel Agnelli, e molti altri. Le loro voci e i loro volti amplificano il messaggio della campagna, dando forza e visibilità a chi spesso non riesce a farsi sentire.E' vero come dice Marilena Mari Azzolini su tik tok :<< siamo ancora lontane.. ma vedere e avere gli uomini dalla nostra parte è un valore immenso.. grazie >>.


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 La seconda  (      foto in  alto    a  sinistra   )  il cui slogan è     «Perché ti stai truccando? A me piaci così» (che è la frase immaginaria di un uomo possessivo alla sua compagna). Claim: «Se te lo dice è VIOLENZA» (che è la conclusione immaginaria di chi ha ideato la campagna pubblicitaria). IO     che    sono  rimasto   a quando dire 
una cosa del genere era un complimento - e che semmai è body shaming dire a una donna che senza trucco non sta bene - mi  sono  stupito. Se questa è violenza, penso  tutto è violenza. E dopo, cosa ci resta da dire? 
Ma io illuso che dipenda solo dalla situazione e dai toni, non sono  affidabile. E così  ho  chiesto ad   ad alcune amici  e amiche   cosa ne pensassero.
In particolare  questa  con  ******
IO 
 
perchè dire a una donna di non truccarsi e che gli piaci cosi è violenza ? mica   tutti  gli  uomini    che  gli  dicono  cosi   sono necessariament e dei manipolatori  o dei  violenti. 
LEI
 Dire a una donna di non truccarsi e che ti piace così può sembrare un complimento innocuo, ma può anche essere percepito come una forma di controllo o manipolazione. Questo tipo di commento può implicare che il suo valore o la sua bellezza dipendano dal conformarsi alle tue preferenze, piuttosto che dalle sue scelte personali.Inoltre, può essere visto come una forma di violenza psicologica perché mina l'autonomia e l'autostima della persona, facendola sentire giudicata o non accettata per chi è veramente. La violenza psicologica può manifestarsi in molti modi, inclusi commenti che sembrano benigni ma che in realtà limitano la libertà di espressione e l'autodeterminazione di una persona.
È importante rispettare le scelte personali e l'autonomia di ognuno, senza imporre le proprie preferenze sugli altri. 
IO allora non gli si può dire niente ?
LEI
Capisco che possa sembrare complicato, ma non si tratta di non poter dire nulla. È importante comunicare in modo rispettoso e supportivo. Ecco alcuni suggerimenti su come esprimere apprezzamento senza risultare controllanti:
  1. Complimenti sinceri: Puoi dire qualcosa come "Sei bellissima" o "Mi piace molto come ti trucchi" senza imporre le tue preferenze.

  2. Rispetto per le scelte personali: Riconosci che il trucco è una scelta personale e che ognuno ha il diritto di esprimersi come preferisce.

  3. Supporto e incoraggiamento: Puoi mostrare supporto dicendo "Mi piace vederti felice e sicura di te" o "Fai quello che ti fa sentire meglio".

L'importante è che il messaggio trasmesso sia di apprezzamento e rispetto per l'autonomia della persona. 

 IO   Ok grazie   

E le loro risposte hanno suscitato ultteriori  curiose domande che  però   essendo  le  22 passate    non ho fatto   ( oltre  che  la  mancanza  di coraggio  da  parte  mia  di riservarmele   per  il  giorni  dopo  onde  evitare polemiche  , derisioni   ,  e  cazziatoni )   quest'altre  domande      che  ho  preferito  farmele tra me  e  me  . 
Ma se dico «Dài che ti porto a fare shopping», è sequestro di persona? ., «Il risotto o  qualche  altro piatto   di mia o  sua   mamma è più buono», è un reato contro l'onore?  ., «Vieni qui gattina mia»? Abigeato? Dubbio. Se stasera regalo  gli regalassi  un completo di Victoria's Secret o altri  abiti  sexy », cos'è? Istigazione alla prostituzione?

a  voi ogni giudizio in merito 



9.11.24

diario di bordo n 86 anno II vittoria di pirro per lo stupro di gruppo a palermo ., i fatti di amsterdam non sono antisemitismo ma odio reciproco fra israeliani e palestinesi ., muore e lascia tutti ai suoi cani e no ai figli

                                      




Sono stati tutti condannati gli imputati maggiorenni per l’atroce stupro di gruppo di Palermo nei confronti di una coetanea, al Foro Italico.
Le pene vanno dai 4 ai 7 anni, contro i 12 anni richiesti dai pm per tutti, ad eccezione dell’unico del branco a non aver partecipato fisicamente alla violenza (10 anni e 6 mesi).
La fine di un processo per un fatto di una tale gravità è una buona notizia perché mette un punto, certifica le responsabilità davanti alla legge.
Non ho, e credo nessuno di noi, gli elementi per stabilire se le pene siano giuste o troppo lievi.
Quello che mi auguro è che la ragazza che ha subito qualcosa di così indicibile possa sentire il senso e il sollievo della parola giustizia. Finalmente. In fondo conta solo quello. E' si una  Bella notizia fino ad un certo punto. Ok sono stati condannati  ad  una pena  ridotta   avendo  otuto  usufruire  del  rito  abbrevviato  . E poi  essendo incensurati, tra buona condotta, sconti di pena ecc. e misure alternative alla detenzione in carcere, dentro si faranno al massimo qualche anno. Se non uno soltanto.mentre questa ragazza avrà questo incubo davanti agli occhi per sempre. Finché non ci saranno pene adeguate al reato, queste violenze non potranno finire, perché questi mascalzoni sanno che non rischiano quasi nulla.

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Cercavo le parole per raccontare quello che quasi nessuno sta raccontando sui fatti di Amsterdam. Poi ho
scoperto che Saverio Tommasi lo ha già fatto perfettamente, senza bisogno di aggiungere altro.
“Usare l'antisemitismo per fare le vittime di uno scontro che hanno voluto, ricercato e provocato, cantando cori irripetibili contro i bambini palestinesi, strappando bandiere dai balconi, picchiando e non osservando il minuto di silenzio per le vittime di Valencia, è la cosa più bieca, abietta e immonda possibile.
Eravate israeliani, non ebrei.
E in generale non frega una mazza a nessuno se sei ebreo, ateo o musulmano, o cristiano. Se però
sostieni un Governo genocida, partecipi a competizioni sportive ed Europee in cui non dovresti neanche essere presente in quanto Stato in guerra, e pretendi pure di andare in trasferta armato di bastoni, impiccando bambolotti in favore di telecamera e calpestando anche ad Amsterdam i diritti umani; invadendo proprietà private per strappare bandiere Palestinesi, e picchiando tassisti in giro per la città, poi ci sta che qualcuno s'inca***.
Pacifista non vuol dire essere felici che tu faccia la guerra, e che tu venga a farla pure per una partita di calcio, e che nel farla rivendichi il diritto di sterminare un popolo.
Ho fatto sicuramente più memoria io sulla Shoah e sulle persecuzioni razziali, intervistando decine di sopravvissute e sopravvissuti, andando nei campi di sterminio in Italia e all'estero, compreso più volte Auschwitz, di tutta quella banda di ultras nazionalisti messi insieme.
Perciò, se qualcuno in questa storia è antisemita, sono proprio loro che utilizzano la memoria del passato per giustificare gli stupri del presente.”
                                      
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concludo questo n con una storia un po' allegra

Una donna miliardaria della Cina ha rivelato che non lascerà nemmeno un centesimo ai suoi figli trascurati. Invece, la sua fortuna di 2,8 milioni di dollari andrà interamente a garantire la cura dei suoi animali dopo la sua morte.


La donna anziana, identificata come signora Liu dal South China Morning Post, ha dichiarato che i suoi tre figli si stanno già preparando a ricevere la sua fortuna, ma poiché non la visitano mai, ha deciso di lasciare i soldi a chi è veramente presente per lei: i suoi animali domestici.Secondo Zonglan News, la signora Liu ha diversi cani e gatti che l’hanno aiutata a riprendersi quando era malata, cosa che i suoi
figli umani non hanno fatto. Per la sua gratitudine verso i suoi animali, ha rimosso i suoi figli dal testamento e lascerà la sua fortuna di 2,8 milioni di dollari agli animali.Tuttavia, poiché in Cina non è possibile lasciare un’eredità agli animali, la signora Liu ha designato una clinica veterinaria di fiducia che si prenderà cura dei suoi animali con il denaro donato, in modo che possano avere una vita felice dopo la sua morte.Chen Kai, un dipendente del Centro Nazionale di Registrazione dei Testamenti della Cina a Pechino, ha dichiarato: “Il testamento attuale della signora Liu è unilaterale e le consiglieremmo di nominare una persona di fiducia per supervisionare la clinica veterinaria, per garantire che gli animali vengano curati adeguatamente.”

29.9.24

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco dal settimanale giallo . prima e seconda puntata

Con questa piccola guida a puntate,  d cui  riporto   le  prime  due   puntate  , io  è il  settimanale  giallo 

vi daremo ogni settimana un consiglio pratico per mettervi al sicuro prima di chiamare i professionisti del 112. Perchè    Credere in se stessi e avere una buona autostima sono due componenti fondamentali per riuscire a difendersi in situazioni  di pericolo. Per affrontare fsicamente un momento angosciante e spaventoso
come un’aggressione, dovrete essere prima di tutto lucidi, e certi di potervela cavare. Questa è la parte più complicata dell’autodifesa: riuscire a conservare la fiducia in situazioni estreme.L’errore più grave che possiate commettere è pensare che a voi non possa capitare di essere vittma di violenza. Senza naturalmente voler fare terrorismo spiccio, è importante invece partire da qui: il concetto di autodifesa personale nasce dal fatto che qualcuno non ci rispetta sia dal punto di vista fisico sia da quello verbale. Negare la possibilità che in qualche modo possa succedere anche a noi inevitabilmente fa sì che si abbassi la soglia di attenzione, che invece deve essere sempre molto alta. Il primo passo è quindi de!nire i “confini personali”, un concetto fondamentale che passa dalla costruzione della nostra identità.
 Comunemente diciamo che siamo noi stessi a insegnare agli altri come devono trattarci: questo significa che con le parole e con i gesti siamo in grado di veicolare messaggi indirizzati agli altri che indicano come vogliamo essere trattati e soprattutto o che vogliamo essere rispettati. Con le parole che usiamo e con i gesti che compiamo, noi tracciamo i nostri confini personali, vale a dire quei limiti che dediniscono dove inizia e dove finisce lo spazio di ciascuno di noi, dal punto di vista fisico, emotivo e mentale. I limiti che noi in qualche mondo scegliamo di costruire non sono fa"i per restare immutati per sempre. Sono fessibili e hanno maglie più o meno larghe che possiamo stringere o meno a seconda del tipo di relazione che scegliamo di stabilire con il prossimo. Quando diciamo “prossimo” intendiamo tu"e le persone con cui, per una ragione o per l’altra, intra"eniamo dei rapporti: il vicino di casa, il collega, lo sconosciuto che sfioriamo in metropolitana o il nostro partner. Disegnare i tuoi confini personali e prendere le distanze sono una tua scelta e un tuo diri"o inviolabili. Pensiamo agli animali, per esempio: anche loro lo fanno, marcando il territorio e difendendolo. Dobbiamo farlo anche noi, naturalmente con modalità differenti, ma senza mai dimenticare che può capitare a chiunque di vedere violati i propri confni personali, deliberatamente o meno .
Ora che abbiamo chiarito il concet!o di “confine”, strumento prezioso per proteggerci e mantenere il nostro senso  di “sé”, è fondamentale che impariate a gestirlo. Può capitare  che per paura di far arrabbiare la persona con cui state interagendo o semplicemente per  quieto vivere, non esercitiate il diritto di essere rispettati.
 In  qualche modo lasciate che l’altro possa invadere il vostro spazio, che vi manipoli o che  vi obblighi a fare qualcosa contro la vostra volontà.



Nel  peggiore dei casi si arriva addi rittura subire violenza "fisica o psicologica. Questo accade se i vostri confini sono deboli e  non sani. All’altra estremità ci  sono poi i confini troppo rigidi, che sono tipici delle perso ne che ambiscono a esercitare il controllo   su tutto   e  tutti   che sono soliti  criticare, intimidire e mostrare  atteggiamenti aggressivi. Provate a fermarvi  su di un caso preciso: state discutendo con  un’altra persona, e questa inizia improvvisamente ad alzare  la voce. Cosa c’è 
dietro il suo atteggiamento ?  Non vi sta facendo del male fisico  ma questo non significa 
che non stia usando dell’aggressività nei vostri confronti. 
Chi alza la voce vuole zittire   il proprio interlocutore, vuole svalutarlo o ridicolizzarlo, oppure ha scelto l’aggressività  verbale per chiedere attenzioni o una qualche forma di ascolto. In entrambi i casi, in 
quello in cui i confini sono troppo deboli e quello in cui sono invece troppo rigidi, si è lontani dall’equilibrio cui si dovrebbe arrivare, quando i  confini personali diventano  un' altro e una protezione preziosa. Ecco quindi che il primo obiettivo da raggiungere, una volta identificati i confini personali del sé e del prossimo, è imparare a rispettare entrambi e a far sì  che gli altri rispettino i vostri,in un continuo equilibrio dinamico, senza trasformarli in muri invalicabi li attraverso i quali tenere gli altri fuori, ma in 
strumenti preziosi per evitare che il prossimo  metta in atto  comportamenti  inaccettabili per  il nostro benessere  fisico e psicologico.
Per riuscire a credere in  voi stessi è fondamentale essere preparati. Vi capitava a scuola? Se avevate studiato molto bene, l’interrogazione faceva meno paura e riuscivate a esporre i concetti con tranquillità. 
Per affrontare qualsiasi cosa con successo è necessario essere preparatati. Dedicare tempo a preparare 
un’autodifesa vi renderà più lucidi. Sentirvi  competenti vi darà !ducia: avrete maggior controllo. 

con questo è  tutto  alla    prossima  lezione 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...