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fuga dall'andrangheta nel nome dei figli \e

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  « Sono la madre di un ragazzo di 15 anni e uno di 13. Temo che possano finire in carcere o essere ammazzati come è successo a mio padre, mio fratello e mio suocero... Per favore, mi aiuti». Sono proprio i figli, e il desiderio di assicurare loro un futuro lontano da prigione e morte, il filo conduttore fatto d’amore che unisce le storie delle donne di ‘ndrangheta che si rivolgono al programma Liberi di scegliere, il protocollo governativo creato nel 2012peroffrire ai minori di famiglie mafiose la possibilità di una seconda vita lontano dalla criminalità organizzata.  La liberazione dalla malavita e la rinascita passano anche attraverso il coraggio delle donne, quasi sempre madri, quasi sempre vittime di matrimoni combinati tra clan per espandere il sistema delle alleanze strategiche, un complesso mosaico di parentele. Le donne delle ‘ ndrine sono cruciali: hanno il compito di garantire la discendenza, di crescere i figli che saranno i futuri capi e possono preservare o sfaldare l’uni

Aiutare gli altri. A ogni costo e a ogni prezzo. Questo ha fatto fino all’ultimo giorno della sua vita Michele Ammendola, napoletano trapiantato a Bologna, prima di andarsene ieri per un infarto, a 46 anni.

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<<[...] C'è un'AltrItalia che vive e si diffonde\ Non la trovi sui giornali, la TV ce la nasconde \E' un'AltrItalia che ti tende la mano \Migliaia di volti di un paese in cammino [... ] >> (  qui    il resto del    testo    )  ed è proprio questa la storia che l'amato - odiato  Lorenzo Tosa che ci racconta e che qui riporto . LKo  so  che  non sono storie  mie  o da me trovate  sul  campo   , ma   sono storie come questa e quelle citate nella canzone sopra riportata che ci fanno andare avanti ed resistere . Una storia piena di umanità, che scuote gli animi di chi non vede il dolore e la solitudine intorno a se e cieco continua a ignorare. Riposa in pace grande uomo  Esso    era  un    Ristoratore sociale, sostenitore di “Libera”, nella sua pizzeria al quartiere Pilastro assumeva solo dipendenti delle categorie fragili, usava quasi esclusivamente prodotti che arrivavano dalle terre confiscate alle mafie. Per an

L’americana troia e il senegalese superdotato. (di Romina Fiore)

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  leggo  su   http://www.sardegnablogger.it/ del  15\1\2016   questo interessante  articolo  indignato   e  scritto  a   caldo     della bravissima  Romina fiore                   L’americana troia e il senegalese superdotato. Era donna. Era fidanzata, anche se con un rapporto temporaneamente interrotto. Era forse ubriaca, portandosi a casa un uomo appena conosciuto. Quindi “Se l’è cercata”. Deduzione scaturita in numerosi piccoli cervellini maschilisti. Quello che ha invitato nel suo appartamento era un senegalese. Di quelli col pisello grande, per intenderci. Ah beh, allora era anche un po’ zoccola. C’è la troia e c’è l’extracomunitario. Elementi imprescindibili per girare un film con la regia di Salvini e la sceneggiatura di Catena Umana. Le conclusioni arrivano presto, anche indotte da una certa stampa che non si limita a dare la notizia e/o moderare i commenti degli articoli online. Ci aggiunge, invece, contorni succulenti e licenziosi. Giochi erotici di fine serata.