Una vita passata a svaligiare banche, poi l'improvviso cambio di rotta dopo essere tornato in carcere e la nuova vita da soccorritore. Questa è la storia di Francesco Ghelardini, 58enne di Milano cresciuto nel quartiere Comasina che ha parlato di com'è la malavita dall'interno, di carcere e di opportunità.«Da anni sono assunto a tempo indeterminato come responsabile e soccorritore alla “Intersos” di Abbiategrasso. La mia nuova vita è questa, con la divisa. Mi è stata data una possibilità, non smetterò mai di ringraziare i responsabili della società», ha detto al Corriere della Sera.«Da anni sono assunto a tempo indeterminato come responsabile e soccorritore alla “Intersos” di Abbiategrasso. La mia nuova vita è questa, con la divisa. Mi è stata data una possibilità, non smetterò mai di ringraziare i responsabili della società», ha detto al Corriere della Sera.
Le rapine in banca
Ghelardini è stato raggiunto dal "giro" in modo molto semplice, quasi "naturale": «Mio fratello più grande era già nel giro. Ho sempre frequentato ragazzi più grandi. Un giorno ero al bar e mi fanno: “Vuoi venire a fare una rapina?”. Non ci ho neanche pensato». Da quel momento ha iniziato sempre più spesso a svaligiare banche, un'abitudine che a lungo andare era diventata quasi come una droga e che l'uomo ha raccontato dettagliatamente: «Un esterno pensa che tutto duri pochi minuti, ma c’è la preparazione, lo studio dell’obiettivo, la preparazione psicologica. È come essere sul rasoio tutto il giorno. E anche il dopo rapina diventa emotivamente forte».Un'attività che quindi si fa tutt'altro che a cuor leggero, che implica un coinvolgimento emotivo e che porta Francesco a sostenere che i rapinatori abbiano quel qualcosa in più rispetto, ad esempio, agli spacciatori, perché «per entrare in una banca ci vuole coraggio. Non sai quello che ti capiterà, puoi essere preso, possono spararti».Poi però, «ti piace da matti», e infatti, come spiega, l'obiettivo vero delle rapine diventano le rapine stesse, non più il denaro: «Nel ’92 mi sono “ballato” via 500 milioni di vecchie lire in otto mesi. Non riesci ad attribuire un vero valore al denaro che rubi. Ne conosco pochi che sono riusciti ad arricchirsi veramente».
L'ultimo arresto
Nel 2013 è stato arrestato per l'ultima volta, un momento cruciale che lo ha fatto fermare a riflettere, l'idea di tornare in carcere lo ha scosso e gli ha aperto tutto ad un tratto la strada per una vita diversa. Sebbene il carcere non funzioni, a parte rarissime eccezioni, come conferma lo stesso Ghelardini, non è escluso che possa offire delle «possibilità».Psicologi, educatori, sacerdoti e l'ex direttore di San Vittore Luigi Pagano sono tutte persone che Francesco ringrazia e ricorda con affetto perché gli hanno permesso di dare un seguito alle sue intenzioni, di ragionare concretamente a una vita oltre il carcere.Adesso salva vite insieme alla "Intersos" e ha scritto anche due libri in cui ha concentrato tutta la sua esperienza, e in occasione della presentazione ufficiale di uno di questi ha vissuto un momento molto toccante, l'abbraccio con un carabiniere che l'ha arrestato: «Ho grande rispetto degli investigatori. Sai che loro ti danno la caccia, diventa quasi una sfida, giocata sull’astuzia. E vale per entrambi».