La cattura
Catturato in Argentina nel 1994, Priebke venne estradato in Italia nel 1995. Dopo un tortuosissimo iter giudiziario (cominciato con un’assoluzione perché il reato era andato prescritto), un tribunale italiano lo ha condannato all’ergastolo, pena poi commutata in arresti domiciliari in ragione della sua età. Nei vari processi lui s’era difeso dicendo che alle Ardeatine non era altro se non un ufficiale che eseguiva ordini, e l’ordine della «rappresaglia» romana era venuto direttamente da Hitler. La passeggiata di cui alla foto fa parte dei suoi diritti, uscire per andare in farmacia, per fare la spesa, per una passeggiata quotidiana, per andare a messa. Per un tempo Priebke aveva avuto il permesso di andare a sbrigare delle faccende in casa di un avvocato romano suo amico, ma le proteste della Comunità ebraica romana fecero revocare quel permesso. E siccome la sorte del vivere (quella sorte maledetta che ha ucciso di un tumore, pochi giorni fa, una bella e giovane violinista italiana di 24 anni) gli fa compiere 100 anni in discreta salute il prossimo lunedì 29 luglio, l’ex capitano delle SS accoglierà in casa alcuni amici per un brindisi.
Protezione costosa
Sia detto tra parentesi, la protezione di cui abbisogna Priebke sia quando sta in casa sia quando esce costa ai contribuenti italiani qualcosa come un milione di euro l’anno. Ne vale la pena pur di tenere ai domiciliari un colpevole-simbolo, uno che s’è reso corresponsabile di una delle centinaia e centinaia di «rappresaglie» attuate durante la Seconda guerra mondiale, talune e spaventose fatte dai soldati italiani che scorrazzavano in terra slava? Siamo o no nel regno del grottesco e dell’insensatezza, quando restano fra le sbarre non ricordo più se quattro o cinque dei milioni di uomini che hanno sparato a donne e bambini, ucciso prigionieri che si erano arresi, torturato durante quella Seconda guerra mondiale costata 50 milioni di morti? Ciascuno di voi scelga la sua risposta. La mia è semplice. Restituire Priebke alla sua terra natale, porre un termine al grottesco della sua detenzione né carne né pesce. Perché non può non essere né carne né pesce il tenere in detenzione un uomo di cento anni. A quanti mi stanno già guardando in cagnesco, e temono che io stia bestemmiando i morti delle Ardeatine (non c’è targa romana di quei morti innanzi alle quale io ogni volta non mi fermo e leggo), voglio ricordare che il partigiano comunista italiano detto «Giacca» che guidò il massacro di partigiani liberali fra cui il fratello di Pier Paolo Pasolini e lo zio di Francesco De Gregori, a un certo punto ebbe la grazia e si godé gli ultimi anni della sua vita in Jugoslavia.
Sia detto tra parentesi, la protezione di cui abbisogna Priebke sia quando sta in casa sia quando esce costa ai contribuenti italiani qualcosa come un milione di euro l’anno. Ne vale la pena pur di tenere ai domiciliari un colpevole-simbolo, uno che s’è reso corresponsabile di una delle centinaia e centinaia di «rappresaglie» attuate durante la Seconda guerra mondiale, talune e spaventose fatte dai soldati italiani che scorrazzavano in terra slava? Siamo o no nel regno del grottesco e dell’insensatezza, quando restano fra le sbarre non ricordo più se quattro o cinque dei milioni di uomini che hanno sparato a donne e bambini, ucciso prigionieri che si erano arresi, torturato durante quella Seconda guerra mondiale costata 50 milioni di morti? Ciascuno di voi scelga la sua risposta. La mia è semplice. Restituire Priebke alla sua terra natale, porre un termine al grottesco della sua detenzione né carne né pesce. Perché non può non essere né carne né pesce il tenere in detenzione un uomo di cento anni. A quanti mi stanno già guardando in cagnesco, e temono che io stia bestemmiando i morti delle Ardeatine (non c’è targa romana di quei morti innanzi alle quale io ogni volta non mi fermo e leggo), voglio ricordare che il partigiano comunista italiano detto «Giacca» che guidò il massacro di partigiani liberali fra cui il fratello di Pier Paolo Pasolini e lo zio di Francesco De Gregori, a un certo punto ebbe la grazia e si godé gli ultimi anni della sua vita in Jugoslavia.
L’accanimentoCredo di conoscere come pochi i fatti e i dettagli della razzìa degli ebrei romani il 16 ottobre 1943, una razzìa che si concluse con la deportazione ad Auschwitz di 1020 di loro e ne tornarono vivi 17. E con tutto questo non capisco l’accanimento della Comunità ebraica romana contro un uomo di cento anni, e come se il nazismo lo avesse inventato lui.
Coprotagonista
Alla «Judenaktion» del 16 ottobre 1943 parteciparono oltre 300 SS, alcuni militi fascisti li coadiuvarono, non un uomo politico della Repubblica di Salò alzò la voce contro quel crimine, in molti aiutarono gli ebrei a fuggire ma qualcuno li denunciò. Vi ricordate di qualcuno di loro che abbia pagato quel crimine? Stenterete a trovare un paio di nomi. È la tragedia della guerra, sono gli orrori specifici alla Seconda guerra mondiale. Priebke è un coprotagonista troppo piccolo e troppo vecchio per portare sulle spalle il peso simbolico di un tempo tra i più orridi del Novecento. Davvero troppo piccolo e troppo vecchio. A insistere così tanto nel fargli scontare la pena per fatti di 70 e passa anni fa, siamo nel regno del grottesco e non in quello della giustizia umana.
Alla «Judenaktion» del 16 ottobre 1943 parteciparono oltre 300 SS, alcuni militi fascisti li coadiuvarono, non un uomo politico della Repubblica di Salò alzò la voce contro quel crimine, in molti aiutarono gli ebrei a fuggire ma qualcuno li denunciò. Vi ricordate di qualcuno di loro che abbia pagato quel crimine? Stenterete a trovare un paio di nomi. È la tragedia della guerra, sono gli orrori specifici alla Seconda guerra mondiale. Priebke è un coprotagonista troppo piccolo e troppo vecchio per portare sulle spalle il peso simbolico di un tempo tra i più orridi del Novecento. Davvero troppo piccolo e troppo vecchio. A insistere così tanto nel fargli scontare la pena per fatti di 70 e passa anni fa, siamo nel regno del grottesco e non in quello della giustizia umana.
di Giampiero Mughini