Ora se è vero come dice sia lei sia il buon senso le leggi vsnno rispettate da tutti\e a prescinere se seiitaliano o straniero , come mai in unaltro comune fiuori monfalcone e nelle stesse strutture il cricket non viene vietato da nessuna ordinanza e ci si puà giocare ?
fonte msn.it
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
7.9.24
il piagnisteo e il rispetto a senso unico delle leggi da parte della sindaca l’ex sindaca Anna Cisint di Monfalcone nel caso di Caso del cricket vietato
25.9.23
Che razza di musica. Jazz, blues, soul e le trappole del colore Condividi di Stefano Zenni fa piazza pulita sugli stereotipi e mitizzazione della musica blues , jazz , soul cioè le origini del rock
20.6.23
Gestazione per altri Non utero in affitto Debora e Michele: "Noi, eterosessuali e cattolici, discriminati da questo governo"
"Vorrei un figlio perché la vita è fatta per essere proseguita e non per morire con noi". Le parole di Debora Lucani, consulente fiscale di 37 anni, quasi commuovono il marito, Michele
Belloli, consulente bancario di 48 anni. Sposati in chiesa da ormai 12 anni, sono originari di Parma ma vivono a Marina di Carrara. "Dopo il matrimonio mi è stata diagnosticata un'endometriosi al quarto stadio", spiega Debora, "e mi è stata fortemente sconsigliata una gravidanza". Di qui l'idea di provare con l'adozione che fra burocrazia e gli intoppi dovuti alla pandemia si è rivelata un percorso a ostacoli."Abbiamo cominciato a informarci negli Stati Uniti e Canada sulla gestazione per altri solidale,", dice Michele, "in cui deve esserci la massima volontà della gestante a donare il proprio utero a una coppia, senza alcuna commercializzazione". Le uniche spese ammesse all'interno di questa pratica sarebbero quelle per eventuali costi sanitari sulla gestante ed eventuali rimborsi per mancati introiti lavorativi. "Ecco perché ci rifiutiamo di parlare di utero in affitto e troviamo che vietare senza normare una cosa che farebbe il bene di tante coppie sia un atto populistico".
L'inizio dell'iter per riconoscere la gpa come reato universale alla Camera fa riflettere la coppia. "Il nostro desiderio di un figlio resta inalterato ma vedremo come fare", dice Debora, che rincara: "Questa pratica è svolta per lo più da coppie eterosessuali ma qui la si affianca agli omosessuali per colpirli ancora di più. Non mi spiego come sia possibile. Con questa legge se facessimo nostro figlio all'estero rischieremmo due anni di carcere. Vogliono proteggere i bambini ma alla fine gli complicano la vita".
Di Andrea Lattanzi
24.1.22
Corbevax: il vaccino anti Covid, senza brevetto, che non trova partner L’incredibile vicenda raccontata dalla ricercatrice Maria Elena Bottazzi
mi vergogno a leggere notizie del genere
da https://www.avvenire.it/attualita/pagine e da https://www.affaritaliani.it/medicina/
MEDICINA
Corbevax: il vaccino anti Covid, senza brevetto, che non trova partner
L’incredibile vicenda raccontata dalla ricercatrice Maria Elena Bottazzi
13.3.21
le donne in oriente vengono oppresse in occidente illuse quando non vengono uccise per femminicidio
leggi anche
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2021/03/la-sinistra-la-destra-il-velo-daniela.html
mentre finisco di leggere questa notizia partono le note dell'ancora attualissima Il suonatore Jones di Fabrizio De Andrè ed è sulle sue note che scrivo questo post
da https://www.ilmessaggero.it/ 7 MARZO 2021
di Alix AmerRefa, l’influencer saudita perde la custodia figli per i tatuaggi e i capelli verdi: «È una mamma inadatta»
Una famosa influencer saudita ha perso la custodia dei suoi figli «perché ha tatuaggi e capelli verdi». Il marito davanti a un tribunale in Arabia Saudita ha così vinto la causa contro la moglie sottolineando il fatto che «è una mamma inadatta: ha tattoo e capelli colorati». Non solo, Refa Al-Yemi, che ha un grosso seguito su TikTok e Snapchat, sembrerebbe sia stata anche rapita da alcuni parenti che, secondo quanto riferito dai media locali, «ritengono che li stesse svergognando con le sue attività online».
La giovane mamma influencer condivide spesso consigli di salute e bellezza sulle piattaforme social. Secondo i siti di notizie locali, sarebbe stata prelevata con la forza dal suo appartamento a Gedda da membri della sua famiglia. Subito dopo il fatto sono iniziate a circolare strane voci come quella che la popolare influencer fosse stata vittima di un “delitto d’onore” (con l’hashtag #IsRefaKilled? tendenze di punta di Twitter in Arabia).
Tuttavia, è stato successivamente confermato che era stata portata in un altro appartamento a Najran, ma la polizia aveva fermato l’auto e quattro persone erano state arrestate, riferisce Albawaba.
Le autorità hanno spiegato che Refa è al sicuro «i servizi sociali si stanno prendendo cura di lei». Difensori dei diritti umani tra cui Lina Alhathloul - la cui sorella Loujain è stata recentemente rilasciata dal carcere dopo aver chiesto la libertà delle donne in Arabia Saudita - ha espresso sui social, grande preoccupazione per Refa. Lina ha affermato in un tweet: «Rafa è una donna indipendente. Ai suoi parenti maschi non piace e l’hanno rapita. È stata trovata dalla polizia e, invece di essere salvata, è stata messa in una casa di cura, alias una prigione».
La polizia non ha confermato se le quattro persone arrestate siano parenti di Refa. I timori che la star dei social media fosse stata uccisa hanno iniziato a circolare poco dopo aver perso la custodia dei suoi quattro figli. A suo marito è stata assegnata la custodia dopo aver usato i suoi tatuaggi, il colore dei capelli e le immagini dei suoi allenamenti in tribunale come “prova” che non era una brava mamma.
Già, siamo in Arabia Saudita un paese dove alle donne non veniva permesso fino a pochi anni fa, oltre ad assistere a spettacoli sportivi maschili, di guidare veicoli a motore! Fortunatamente, dal giugno 2018, dopo 28 anni di divieto, le donne saudite hanno riottenuto il diritto di guidare, sempre però con il consenso del "wali".Sono sicura che di fronte a queste notizie rimaniamo tutte un po' scioccate, indignate, pensiamo che qui da noi questi soprusi maschilisti non esistono, o quanto meno non sono più così pesanti, e ci sentiamo sollevate, fiere della nostra indipendenza!Indipendenza che però è soltanto un'illusione! Certo a noi viene concesso di guidare una automobile, e dal 1945 anche di votare, ma siamo sicure di essere libere? Le donne ancor oggi in Italia spesso in condizioni di svantaggio e maggiormente colpite da povertà, ingiustizia, violenza, malattia, discriminazione e dalla grave mancanza di accesso alle risorse e ai servizi.Dei 444 mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è costituito da donne! E nel 2021 le cose non stanno andando meglio. L’aggiornamento dei dati Istat sulla situazione occupazionale del nostro Paese, ha evidenziato che nel 2021, il crollo dell’occupazione sia quasi esclusivamente al femminile: i lavoratori scendono di 101 mila unità, di queste 99 mila sono donne. Due mila sono uomini. Ricordiamoci che il lavoro è indipendenza, è libertà! È anche possibilità di mantenersi e di mantenere i nostri figli. Non sentiamoci tanto diverse da Refa.Veronica Giannone
27.4.19
effetti del'ignoranza e dell'incultura . il casoi di Salvin in sicilia che dice : << Nostri nonni si sono sacrificati perché non passasse lo straniero. Io faccio lo stesso >> e degli organizzatori di una maratona a Trieste vietano la partecipazione agli Africani
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/04/lignoranza-e-una-qualita-da-non-mettere.html
questi due articoli confermano quello che dicevo in un mio scritto precedente vedere url sopra
Il primo
Bagheria, Salvini: "Nostri nonni si sono sacrificati perché non passasse lo straniero. Io faccio lo stesso"
Qui Salvini ignora che i nostri nonni e avi : se si riferisce ai Partigiani , visto che era 25 aprile battuti anche s'era una guerra civile per buttarlo fuori ., o se invece si riferisce alla prima guerra mondiale \ appendice del risorgimento italiano ad annettere alcuni ch'erano in man straniera Austria-Ungheria o risorgimento in mano all'Austria con l'aiuto o alleanze straniere Francia ed inghilterra nel primo conflitto mondiale e se invece si riferisce al risorgimento . ciò fu possibile soprattutto al nord con l'aiuto straniero francia e regno di Prussia ( la futura Gerrmania
La seconda
Maratona vietata agli atleti africani. Polemica a Trieste
Il Pd: "Siamo tornati alle epurazioni, questo è razzismo". Gli organizzatori ribattono: "lo facciamo solo per evitare lo sfruttamento di quegli sportivi"
E' polemica sul Trieste Running Festival, la manifestazione podistica che si terrà in città dal 3 al 5 maggio, accusata di razzismo dal Pd mentre gli organizzatori si giustificano dicendo di aver escluso atleti africani dalla mezza maratona solo per evitare il loro sfruttamento.
"Quest'anno abbiamo deciso di prendere soltanto atleti europei per dare uno stop affinché vengano presi dei provvedimenti che regolamentino quello che è attualmente un mercimonio di atleti africani di altissimo valore, che vengono semplicemente sfruttati e questa è una cosa che non possiamo più accettare". Così ha detto il presidente della Apd Miramar, Fabio Carini, organizzazione del festival, mentre dal Pd arrivavano bordate, accuse di epurazioni e razzismo.
"A Trieste siamo arrivati alle epurazioni nello sport: ultima follia di un estremismo che sta impregnando e snaturando la città, sulla quale i più alti rappresentanti politici e istituzionali hanno messo la faccia. Fatto grave e indegno". Così scrive Isabella De Monte, eurodeputata Pd e ricandidata al Parlamento europeo nel Nordest commentando la decisione degli organizzatori di non far partecipare atleti professionisti africani alla mezza maratona.
Secondo De Monte "non si usi lo sfruttamento degli atleti come foglia di fico: per sollevare questioni simili ci sono luoghi e organismi preposti cui rivolgersi. Qui siamo davvero all'assurdo: si impedisce a dei professionisti di prendere parte a una gara perché provenienti dall'Africa. Attenzione, sono mesi che lo diciamo: la situazione sta davvero sfuggendo di mano e stiamo tornando indietro a tempi bui.Davanti a scelte simili la reazione è una sola: l'indignazione. Lo sport è condivisione, unione, uguaglianza, lealtà, rispetto: lo si insegna ai bambini e ai ragazzi. Ma che esempio si dà con scelte simili? Ancora una volta una vergogna inflitta a una città come Trieste e a una regione come il Friuli Venezia Giulia, da sempre culle di civiltà".
2.4.19
forse perchè il nuoto è uno sport di nicchia e non di massa come il calci Eduard, 16 anni, nato a Cuneo ma senza cittadinanza: “Vinco ma non basta per rappresentare l’Italia agli europei” Di Lara Tomasetta 02 Apr. 2019 81 Immagine di copertina Credit: LC ZONE Fotografia & Comunicazione Eduard Cristian Timbretti Gugiu, di Cuneo, ha imparato prima a nuotare che a parlare. A 5 anni ha messo piede in piscina, da allora non ha più abbandonato la sua grande passione: il nuoto e i tuffi. Oggi ha 16 anni e un grande sogno: quello di poter partecipare alle competizioni internazionali. Il suo talento lo ha dimostrato molte volte, ma per poter accedere a quelle gare c’è bisogno di un pezzo di carta che dica che Eduart è italiano. Già, perché Eduard, nato e cresciuto in Italia, italiano non è. Figlio di due romeni, da ben due anni attende la cittadinanza. “La richiesta è stata fatta a dicembre 2016, tutto doveva chiudersi entro il termine massimo di dicembre 2018, ma con il decreto sicurezza i tempi si sono allungati. Speriamo arrivi per i campionati europei”, spiega a TPI il padre di Eduard, Sandro Timbretti Gugiu. Leggi anche: Come si ottiene la cittadinanza italiana “Siamo in Italia dal 1993, mio figlio è nato a Cuneo, è cresciuto qui, è totalmente italiano”, racconta il padre. “Abbiamo sperato nello ius soli, non è arrivato. A quel punto, dato che si tende a minimizzare i meriti sportivi nelle discipline considerate di nicchia come i tuffi, abbiamo deciso di procedere da soli”. La richiesta per la cittadinanza è una procedura che ha un costo, che in alcuni casi e per famiglie con un reddito modesto, può incidere notevolmente. Oltre il contributo unificato di 200 euro, ci sono poi i costi della documentazione da presentare in ambasciata. “Abbiamo fatto quello che era possibile fare per minimizzare i costi. Speravo nello ius soli, non per me, perché tanto la politica non mi interessa, mi interessa solo la famiglia. Anzi, la politica ha influito un po’ troppo nella nostra vita. Ma mio figlio queste cose qua le ha sofferte un pochino. Ho cercato ovunque un sussidio, un aiuto: in Comune, in Regione, e non dipende dal colore politico, tutti mi hanno chiuso le porte in faccia”. Come spiega Timbretti a TPI le cose non hanno preso la piega sperata, alle promesse non sono seguiti i fatti. “A nessuno interessa lo sport, almeno lo sport di nicchia come i tuffi. Se non fosse stato per la società (la Federazione Italiana Nuoto – C.R.Piemonte e Valle d’Aosta), che ci ha dato una mano anche economica, non ce l’avremmo fatta”. È un peccato perché in comune sono state fatte tante promesse, ma poi non hanno più risposto. Non è facile”, commenta amareggiato papà Timbretti. La stessa amarezza è condivisa da Eduard, che a TPI confessa: “Sono deluso, ci vuole molto più tempo di quanto pensassi e sono passati più di due anni. Vorrei che la cittadinanza arrivasse il prima possibile. Ci avevano dato come tempo massimo dicembre, nemmeno quello. Speravo di poter fare qualcosa quest’anno come le gare internazionali, per le quali ho fatto anche un buon punteggio, solo che non è arrivaa. Ho perso l’opportunità di gareggiare”. Eduard vorrebbe rappresentare l’Italia ai campionati europei ma questa cittadinanza sembra non arrivare più. A 10 anni Eduard è già campione di categoria dai due trampolini: uno e tre metri. Colleziona medaglie su medaglie e prosegue gli intensi allenamenti senza mai abbandonare la scuola e gli studi. Al mattino la scuola, il panino al volo e poi di corsa a prendere il treno per gli allenamenti. Infine di corsa a casa per studiare fino a tarda notte. La media dei voti infatti non tradisce il suo impegno. Un ragazzo come tanti con una grande passione e sogni per ora siglillati in un cassetto: la voglia di gareggiare è tanta, nonostante Eduard abbia sempre preso con sportività tutti gli episodi in cui abbia dovuto condividere il podio con chi è arrivato secondo, ma guadagnava posti perché lui da non italiano, era come “un fantasmino”. “Quando ero più piccolo non la vedevo come una cosa brutta, ho iniziato ad accorgermente 3 anni fa quando c’erano le gare importanti e non potevo gareggiare. Prima quando arrivavo sul podio e vedevo che con me saliva un altro ragazzo, il secondo classificato, mi sembrava una cosa quasi buffa. Poi però ho capito che per me non era una cosa molto conveniente: facendo salire tutti gli altri di un posto, facevo anche guadagnare punti alle altre società”, spiega Eduard. “Mi sento italiano a tutti gli effetti, se non fosse per lo sport nemmeno ci penserei, i miei amici, le mie compagnie, mi sento italiano al 100 per cento”.
da https://www.tpi.it/
Eduard, 16 anni, nato a Cuneo ma senza cittadinanza: “Vinco ma non basta per rappresentare l’Italia agli europei”
Di Lara Tomasetta 02 Apr. 2019
Eduard Cristian Timbretti Gugiu, di Cuneo, ha imparato prima a nuotare che a parlare. A 5 anni ha messo piede in piscina, da allora non ha più abbandonato la sua grande passione: il nuoto e i tuffi.
Credit: LC ZONE Fotografia & Comunicazione |
Oggi ha 16 anni e un grande sogno: quello di poter partecipare alle competizioni internazionali.
Il suo talento lo ha dimostrato molte volte, ma per poter accedere a quelle gare c’è bisogno di un pezzo di carta che dica che Eduart è italiano.
Già, perché Eduard, nato e cresciuto in Italia, italiano non è. Figlio di due romeni, da ben due anni attende la cittadinanza.
“La richiesta è stata fatta a dicembre 2016, tutto doveva chiudersi entro il termine massimo di dicembre 2018, ma con il decreto sicurezza i tempi si sono allungati. Speriamo arrivi per i campionati europei”, spiega a TPI il padre di Eduard, Sandro Timbretti Gugiu.
Leggi anche: Come si ottiene la cittadinanza italiana
“Siamo in Italia dal 1993, mio figlio è nato a Cuneo, è cresciuto qui, è totalmente italiano”, racconta il padre. “Abbiamo sperato nello ius soli, non è arrivato. A quel punto, dato che si tende a minimizzare i meriti sportivi nelle discipline considerate di nicchia come i tuffi, abbiamo deciso di procedere da soli”.
La richiesta per la cittadinanza è una procedura che ha un costo, che in alcuni casi e per famiglie con un reddito modesto, può incidere notevolmente. Oltre il contributo unificato di 200 euro, ci sono poi i costi della documentazione da presentare in ambasciata.
“Abbiamo fatto quello che era possibile fare per minimizzare i costi. Speravo nello ius soli, non per me, perché tanto la politica non mi interessa, mi interessa solo la famiglia. Anzi, la politica ha influito un po’ troppo nella nostra vita. Ma mio figlio queste cose qua le ha sofferte un pochino. Ho cercato ovunque un sussidio, un aiuto: in Comune, in Regione, e non dipende dal colore politico, tutti mi hanno chiuso le porte in faccia”.
Come spiega Timbretti a TPI le cose non hanno preso la piega sperata, alle promesse non sono seguiti i fatti.
“A nessuno interessa lo sport, almeno lo sport di nicchia come i tuffi. Se non fosse stato per la società (la Federazione Italiana Nuoto – C.R.Piemonte e Valle d’Aosta), che ci ha dato una mano anche economica, non ce l’avremmo fatta”.
È un peccato perché in comune sono state fatte tante promesse, ma poi non hanno più risposto. Non è facile”, commenta amareggiato papà Timbretti.
La stessa amarezza è condivisa da Eduard, che a TPI confessa: “Sono deluso, ci vuole molto più tempo di quanto pensassi e sono passati più di due anni. Vorrei che la cittadinanza arrivasse il prima possibile. Ci avevano dato come tempo massimo dicembre, nemmeno quello. Speravo di poter fare qualcosa quest’anno come le gare internazionali, per le quali ho fatto anche un buon punteggio, solo che non è arrivaa. Ho perso l’opportunità di gareggiare”.
Eduard vorrebbe rappresentare l’Italia ai campionati europei ma questa cittadinanza sembra non arrivare più.
A 10 anni Eduard è già campione di categoria dai due trampolini: uno e tre metri. Colleziona medaglie su medaglie e prosegue gli intensi allenamenti senza mai abbandonare la scuola e gli studi.
Al mattino la scuola, il panino al volo e poi di corsa a prendere il treno per gli allenamenti. Infine di corsa a casa per studiare fino a tarda notte. La media dei voti infatti non tradisce il suo impegno.
Un ragazzo come tanti con una grande passione e sogni per ora siglillati in un cassetto: la voglia di gareggiare è tanta, nonostante Eduard abbia sempre preso con sportività tutti gli episodi in cui abbia dovuto condividere il podio con chi è arrivato secondo, ma guadagnava posti perché lui da non italiano, era come “un fantasmino”.
“Quando ero più piccolo non la vedevo come una cosa brutta, ho iniziato ad accorgermente 3 anni fa quando c’erano le gare importanti e non potevo gareggiare. Prima quando arrivavo sul podio e vedevo che con me saliva un altro ragazzo, il secondo classificato, mi sembrava una cosa quasi buffa. Poi però ho capito che per me non era una cosa molto conveniente: facendo salire tutti gli altri di un posto, facevo anche guadagnare punti alle altre società”, spiega Eduard.
“Mi sento italiano a tutti gli effetti, se non fosse per lo sport nemmeno ci penserei, i miei amici, le mie compagnie, mi sento italiano al 100 per cento”.
4.2.19
in italia c'è un bel clima Non s'affitta ai leghisti e ai tossici ultimo stadio : annuncio choc in rete . gli anti razzisti taciono
E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di teChi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro…Occorre sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andar d’accordo con molti
Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900)
6.1.19
riflessioni a freddo Massimo Asquini Assessore leghista a Monfalcone e del vicesindaco leghista di Trieste, Paolo Polidori sono razzisti oppure no ?
per approfondire
il mio precedente post
ed atri due articoli ( Lo so che sono vecchi cronologicamente ma più attuali che mai ) da un giornale particolare
- http://uomoqualunque.net/2015/04/il-coglionismo-spiegato-ai-salvini/
- http://uomoqualunque.net/2018/01/razzismo-lega-nord/
si lo è perché quando gli stereotipi su una determinata " categoria , regione , religione , gruppi etnici , popolazioni , ecc vengono ripetuti finiscono per diventare razzismo o ( ma no questo per fortuna il caso in questione ) antisemitismo . E poi quando lui riponde che non ha detto niente di male lo pensano tutti , purtroppo è vero , ma la pensano perchè dpo anni di martellante propaganda gli viene inculcato
Nel secondo fato
Si lo è ma allo stesso tempo può anche non esserlo perché accertarsi visto il suo ruolo come si stava procedendo con quella persona o persone evitando o arrampica ture sullo specchio
o mia culpa di circostanza
da https://www.repubblica.it/cronaca/2019/01/06/
La solidarietà dei cittadini di Trieste dopo il gesto del vicesindaco, portano al clochard coperte e maglioni
Dopo il gesto del vicesindaco di Trieste, il leghista Paolo Polidori, che si è vantato di aver buttato la coperta di un clochard che dormiva per strada, arriva la solidarietà dei triestini. Nella serata di sabato, quando il termometro era sceso vicino allo zero, alcuni cittadini hanno portato in via Carducci, la via centrale dove il clochard si era rifugiato, una serie di coperte e maglioni e un cartello scritto su un cartone per esprimere solidarietà all'uomo.
Sul cartello c'è scritto: "Caro amico, speriamo che questa notte tu soffra meno il freddo. Ti chiediamo scusa a nome della città di Trieste. Ps. In caso di mancato ritiro non gettare nulla, provvederemo al recupero entro domani, grazie".
Il vicesindaco leghista si è difeso dicendo di non essere razzista. Mentre l'opposizione ne ha chiesto le dimissioni, il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza (Forza Italia), non sembra intenzionato a prendere provvedimenti nei confronti di Polidori, secondo quanto scrive oggi il quotidiano della città, Il Piccolo.
Non è chiaro se dopo l'episodio l'uomo sia ancora a Trieste o se abbia lasciato la città.
22.7.14
Parità scolastica, il paradosso italiano La nostra Repubblica continua a riconoscere e finanziare istituti di istruzione che fanno della discriminazione sessuale un valore fondante. Il caso di Trento.
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
E` prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. legittimando di fatto discriminazioni e parzialità e sottraendo risorse alla scuola pubblica ( pseudo laica corsivo mio ) laica
Parità scolastica, il paradosso italiano
Il fatto: a contratto in scadenza, la docente viene convocata dalla madre superiora e direttrice dell'istituto parificato, il Sacro Cuore di Trento. Nel colloquio, le viene chiesto di smentire la sua vociferata omosessualità pena il mancato rinnovo. «Chiaramente - commenta l'insegnante al Fatto quotidiano - mi sono rifiutata di rispondere: mi sono sentita offesa, per quella domanda che entra a gamba tesa dentro la vita privata di una persona. Lei però non ha desistito: sembrava che le bastasse una mia smentita in quella sede, ma alla fine ha detto che se non rispondevo era perché evidentemente le voci erano vere e se non dimostravo il desiderio di risolvere quel problema non c'erano possibilità d'intesa». E quindi contratto addio.
Nel putiferio di reazioni che l'episodio ha scatenato, il fronte cattolico difende la legittimità dell'operato della direttrice sostenendo che gli insegnanti di un istituto privato devono rispettare i valori professati dall'istituto stesso. Una persona omosessuale, in sintesi, non può insegnare in una scuola cattolica perché i suoi comportamenti privati ledono i principi del cattolicesimo sulla famiglia. Questa, almeno, la versione ufficiale, a cui però sarebbe bene aggiungere, almeno per onestà intellettuale, che il cattolicesimo continua a considerare l'omoaffettività un «disordine morale» e a condannarla in tutti i documenti dottrinali, Catechismo compreso.
Ora, non basta appellarsi alla nostra carta costituzionale, che sancisce la piena uguaglianza sociale di tutti i cittadini «davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Questo è solo l'aspetto più evidente della faccenda e potrà essere impugnato, se la docente lo riterrà opportuno, in sede giudiziaria. La riflessione che il mero fatto di cronaca dovrebbe aprire ha un respiro un po' più ampio. Le scuole cattoliche, se paritarie come quella di Trento, sono equiparate a tutti gli effetti a quelle pubbliche pur rispondendo a principi completamente diversi. E infatti educano gli studenti a una visione religiosa del mondo con tutto ciò che questa comporta, dall'insegnamento del creazionismo - per i più evoluti "disegno intelligente" - al "peccato" derivante dall'esercizio, in ambito sessuale, riproduttivo e affettivo della libertà personale. In più lo Stato italiano finanzia questi istituti per un totale annuo di circa 325 milioni, ai quali si aggiungono gli almeno 500 milioni di contributi che a vario titolo Comuni, Province e Regioni erogano in modo autonomo (inchiesta Uaar "I costi della Chiesa"). Tutti fondi sottratti all'istruzione pubblica, quella aperta a tutti e che non ammette discriminazioni ideologiche sia verso gli studenti sia verso i docenti perché, per principio costituzionale, laica.
In quest'ottica, la vicenda di Trento mette il dito in una piaga dolente comunque vada a finire. La discriminazione operata dalle scuole cattoliche non avviene solo ex post, come in questo caso, ma ancheex ante senza che ciò costituisca una violazione ai principi di uguaglianza fondanti del nostro ordinamento giuridico e scolastico. E, ciò che è ancor più grave, con il beneplacito e il sostegno economico dello Stato.
Il quadro è a dir poco schizofrenico: un Paese che si proclama laico e condanna per bocca dei suoi rappresentanti la violenza di stampo omofobico, non lesina nel riconoscere e per giunta finanziare chi semina discriminazione - ossia il germe di quella stessa violenza - nei cittadini di domani. Su queste basi, ogni istanza di progresso civile sui temi legati all'autodeterminazione della persona ha il sapore amaro dell'ipocrisia.
Cecilia M. Calamani
«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur
corriere della sera tramite msn.it \ bing Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...
-
https://www.cuginidicampagna.com/portfolio-item/preghiera/ Una storia drammatica ma piena di Amore.Proprio come dice la canzone Una stor...
-
Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
-
Aveva ragione de Gregori quando cantava : un incrocio di destini in una strana storia di cui nei giorni nostri si è persa la memor...