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16.11.24

Meloni e company facessero leggi più serie anzichè Vietare le parole «handicappato» e «diversamente abile» nei documenti ufficiali. un linguaggio più inclusivo non si fa per via legislativa

  se invece  di  fare  una legge  per una   cosa di poco conto   visto che  la  sostanza  non cambia 

 facessero leggi più  serie   o  almeno modificasero quelle esistenti , dato che    da quanto dice  il fondatore Nico Acampora,  il fondatore  di  PizzAut, il fondatore Nico Acampora: "Alcune aziende preferiscono pagare multe piuttosto che assumere una persona disabile": "Alcune aziende preferiscono pagare multe piuttosto che assumere una persona disabile"
Ora  secondo  la legge  proposta  dal governo Meloni  tutte le amministrazioni pubbliche dovranno adottare una nuova terminologia per le persone con disabilità: ecco quali parole devono cambiare e come mai.
Addio quindi  ai termini «handicappato» o «diversamente abile». È tempo di adottare un linguaggio rispettoso e inclusivo quando si parla e si scrive di persone con disabilità, affinché vengano evitate espressioni considerate obsolete o stigmatizzanti, a favore di altre che rispecchino il valore della dignità e della diversità umana. È l’invito contenuto ,  da quanto riporta  quest articolo  <<  Vietate le parole «handicappato» e «diversamente abile» nei documenti ufficiali: perché il governo Meloni sceglie un linguaggio inclusivo per la disabilità>> di  open , in una recente nota dell’ufficio di gabinetto del ministero per le Disabilità, che sollecita ad aggiornare e uniformare la terminologia ufficiale delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di un aggiornamento che fa capo all’articolo 4 del Decreto legislativo n. 62 del 2024 (entrato in vigore il 30 giugno) e interessa sia la comunicazione istituzionale (comunicati stampa, siti web, documentazione informativa) sia l’attività amministrativa vera e propria, come decreti, provvedimenti o modulistica.
I termini da cambiare
Nella nota vengono indicate le seguenti modifiche:

«Handicap» viene sostituito da «condizione di disabilità» in tutti i documenti ufficiali.
Termini come «persona handicappata», «portatore di handicap», «persona affetta da disabilità», «disabile» e «diversamente abile» vengono unificati in «persona con disabilità».
Le espressioni «con connotazione di gravità» e «in situazione di gravità» sono sostituite da «con necessità di sostegno elevato o molto elevato».
Infine, «disabile grave» diventa «persona con necessità di sostegno intensivo».
Perché usare «persona con disabilità» invece di «disabile»

Perché usare l’espressione «persona con disabilità» invece di «disabile» o «handicappato»? La differenza principale sta nel fatto che, nel primo caso, si mette al centro la persona, mentre negli altri due si rischia di ridurre l’individuo alla sua disabilità. L’obiettivo di queste modifiche linguistiche è quindi di spostare l’attenzione sulla persona, piuttosto che sulla sua condizione, per evitare che venga etichettata unicamente in base alla disabilità. Si tratta di un approccio che promuove un linguaggio che rispetta e valorizza la dignità e la complessità di ogni individuo. Sebbene la modifica del linguaggio possa sembrare un cambiamento puramente formale, in realtà riflette una visione più moderna e inclusiva della società, che ora sta trovando spazio anche negli ambienti istituzionali. 
Un cambio di rotta del governo?
Si tratta di una mossa apparentemente dissonante nella linea adottata finora dalla maggioranza di governo, che alle sollecitazioni sulla necessità di utilizzare un linguaggio più inclusivo, ha più volte risposto in modo respingente. La premier stessa ha scelto di farsi chiamare «Il presidente», rifiutando l’utilizzo di «la presidente». La scorsa estate, il senatore della Lega Manfredi Potenti ha presentato un disegno di legge per vietare l’uso di termini femminili come «sindaca», «questora», «avvocatessa» e «rettrice» negli atti pubblici, sostenendo che il maschile universale dovesse prevalere in tutti i contesti ufficiali, pena sanzioni. E, solo pochi giorni fa, Meloni ha dichiarato: «Alcune femministe credono che la parità di genere si realizzi declinando titoli al femminile». Eppure, quando si parla di disabilità, il governo sceglie una strada diversa, più soft e meno controversa.
Forse un cambio di rotta o, più probabilmente, una mossa dettata dal fatto che il tema della disabilità è percepito come meno divisivo e, ad esempio, meno polarizzante rispetto alla questione di genere. In altre parole, parlare di linguaggio inclusivo per le persone con disabilità non solleva le stesse tensioni politiche e culturali che, invece, si accendono quando si discute della parità di genere. La disabilità continua ad essere erroneamente vista come una questione semplicemente di rispetto, mentre il tema della parità di genere sfida direttamente gli equilibri di potere esistenti. Sorge dunque spontaneo chiedersi se questo intervento faccia parte di un reale cambiamento di paradigma, o se si tratti semplicemente di un tentativo di presentarsi come inclusivi su un tema che, al momento, non scotta come altri. 

Anche    se  come ho spiegato dal titolo   lo reputo assurdo che ci voglia  una legge dello stato  per tale cambiamenti  , fare un  circolare   era meglio . Ciò non toglie, che la revisione della terminologia sui temi della disabilità rappresenti un passo avanti e un segno di civiltà   anche se  formale  

15.11.21

Johnny, clochard italiano in riva alla Darsena di Milano: «Vivo grazie all’aiuto di rider e venditori di rose



dopo   quella  raccontata     qui   su  queste  pagine ecco  Ancora   un altra storia  ai margini 

 corriere della sera 10 novembre 2021 | 07:46


Johnny, clochard italiano in riva alla Darsena di Milano: «Vivo grazie all’aiuto di rider e venditori di rose» La gara di solidarietà dei lettori
Johnny, 31 anni, senzatetto dopo la morte dei genitori, ha perso il lavoro interinale e non riesce a pagare l’affitto: «Conciato così non mi prendono neanche per fare il lavapiatti». Vive accanto al distributore di sigarette in piazza XXIV Maggio per chiedere le monetine del resto: «Mi negano anche i centesimi». E per una doccia dai frati c’è la lista d’attesa di un mese


                             di Andrea Galli






Vita e sopravvivenza di Johnny, italiano 31enne, senza più famiglia, casa e lavoro, stanziale dalle 20 all’alba davanti al distributore di sigarette in corso di Porta Ticinese, prima della Darsena, di fronte al McDonald’s.
Questa la sua storia, questa la sua Milano.



«A volte le cose vanno veloci. Con me, sono andate velocissime. Figlio unico, papà morto di infarto a 57 anni, mamma morta di tumore nel giugno 2020. Avevano una piccola impresa nel tessile: crisi del settore, chiusura, debiti che si sono mangiati i risparmi, casa in affitto che è rimasta una casa in affitto. Non mi piaceva studiare ma non mi sono adagiato a fare il bamboccione: sono stato muratore, ho fatto lunga esperienza nei calzaturifici, ho fatto facchinaggio, traslochi, e via elencando. Nella fase finale della malattia di mia madre sono restato a spasso: c’era la pandemia ma già cominciavano a non rinnovare i contratti prima. Con le agenzie interinali funziona così, hai il periodo di prova, il primo step, il secondo, il terzo, fin quando ti tocca il tempo indeterminato e ti salutano. Avanti il prossimo sfigato, nuovo giro dell’oca. L’affitto costava 600 euro più le spese; l’ultimo mio stipendio era di 800 euro. Ho tirato e tirato, ma alla lunga mi hanno mandato via. Parenti? Qualcuno, in lontane zone d’Italia, ma per orgoglio, per dignità, preferisco non chiedere aiuto. Non voglio farmi vedere conciato così e infatti ok la foto, ma tengo giù il cappuccio... Abitavo nell’hinterland, ma se devo stare per strada tanto vale farlo qui sui Navigli. I locali, i soldi. Ho scelto di fermarmi vicino al distributore, chiedo le monete di resto. Chi abita qui, dopo un po’ sbuffa: «Se mollo un euro di elemosina ogni giorno, fumare mi costa un capitale». Ma non generalizziamo: il titolare del ristorante pugliese mi regala da mangiare. Il signore del negozio di scarpe è cortese. Questi di fianco, invece, piuttosto il cibo che avanza lo buttano nel cesso. I ristoranti asiatici lasciamo perdere, nemmeno una sigaretta danno... Per fortuna ho l’amico del Bangladesh. Vende cappelli di Inter e Milan, le statuette del Duomo, quelle cose lì. Il mattino prende una brioche per me. Cascasse il pianeta. I venditori di rose, se avanzano dei centesimi li allungano. Quelli del McDonald’s mi fanno andare in bagno. Mi pulisco al lavandino. Del resto ho la doccia il 27».
In che senso? «Nel senso che, tanti siamo e tante sono le procedure per il Covid, che la lista d’attesa alle docce pubbliche è infinita. Ho addosso le stesse mutande da una settimana. Le scarpe non le tolgo da un mese. Tra le scarpe sformate e i piedi conciati dal freddo, il rischio è che se le levo poi non mi entrano
più. E comunque te le rubano. Motivo per cui nei dormitori non ci vado. Ti portano via tutto, pure gli occhi se non stai attento. Gente che delira, chi schiatta, quello che ti salta addosso… Chiaro, dormo all’aperto, ma lo faccio dalle sette in avanti, quando fa meno freddo. Di notte, meglio stare in piedi».
Tre rider sostano, chiacchierano, ridono tra loro. «Con ’sti cristiani sono in debito. Quando hanno un ordine che torna indietro, perché magari la pizza del fighetto di turno non era bollente e quello non la vuole più, la dividono tra di noi. Dico “noi”: siamo una marea. Hai visto in Darsena? Una marea invisibile. A me non mi vedi dormire. Mi imbosco. Più che altro imbosco la roba: l’altra volta stavo sul tram e mi hanno fregato le salviette umidificate, quelle dei bambini. Sono essenziali, riesci a lavarti un minimo. Anche se adesso arriviamo al vero problema».
Quale? «Ti giuro amico, i locali della zona li ho girati tutti. Per come sono messo, pulirei anche i cessi con le mani. Ma puzzo come una carogna, si capisce che non c’ho una casa, passo per uno non affidabile, e manco a fare il lavapiatti riesco… Mi basterebbe davvero poco, con venti euro ci campo pure quattro, cinque giorni. Però non è il punto. Il punto è che servirebbe un mestiere un attimo stabile, così da avere uno stipendio per un posto letto. Sincerità per sincerità, ho delle denunce per delle risse, robe di strada, di disperazione, ma non ho mai fatto male a nessuno. Non nascondo che quando mi risveglio, circondato dal casino, dalle occasioni — e certo, amico, le occasioni — mi dico, Dio santo, Dio santissimo, ora punto quella passante, le rubo qualsiasi cosa... Invece no, mi calmo, cammino... Ci sono servizi per i poveri ma certi servizi devi prenotarli al telefono e non ce l’ho un cellulare... Ci aiutiamo, tra di noi. Lì in Darsena un altro ragazzo di strada mi ha regalato la cintura. Mi cascavano i pantaloni. Li avevo chiesti in parrocchia, ero disperato, mi avevano dato quelli che avevano. Larghissimi. Pochi giorni fa mi scappava, stavo in una zona di ressa, non c’erano angoli, in un locale non mi facevano entrare manco pregando, non avevo gli spicci per un caffè… Vicino ai palazzi, se gli abitanti mi vedevano chiamavano la polizia… Insomma, mi sono pisciato addosso. Io quella doccia del 27 la sogno più del pane. Pulito, magari qualcuno mi concederà una possibilità. Fidati: me la saprei giocare con chiunque».

15.6.21

Colto da infarto durante la rapina si accascia a terra: salvato dalla vittima due esempi di come due giornali di destra riportano la notizia

un famoso  cantautore     descriveva bene la  situazione    ormai pluri ventennale  del nostro  paese 

   ecco  i due  articoli   a voi ogni commento  
Il  primo  è l'unione  sarda  





Prima il furto ai danni di un automobilista poi, improvvisamente, il malore e il rapinatore che si accascia a terra.
È accaduto a Brescia dove la vittima della rapina non ha esitato un istante a soccorrere l’uomo che l’aveva derubato, un 45enne tunisino, allertando poi immediatamente i soccorsi.
Il ladro si era avvicinato alla macchina parcheggiata della vittima, e aveva sgonfiato una gomma con un coltello. L’ignaro malcapitato si era quindi messo al lavoro per cambiare la ruota, distraendosi e lasciando il cellulare e il borsellino sul sedile dell'auto, che era rimasta con lo sportello aperto.
A quel punto è intervenuto il malvivente che ha preso la refurtiva. Mentre tentava di scappare, però, si è accasciato a terra, senza nemmeno riuscire a chiedere aiuto.
A intervenire per primo è stato proprio il derubato che ha immediatamente allertato i soccorsi.
I ladro, ora piantonato in ospedale, è fuori pericolo.


 Il   secondo  è  https://www.liberoquotidiano.it/

Brescia, bandito tunisino colto da infarto mentre rapina un'automobilista? Incredibile: come si salva la vita



12 giugno 2021

E' una storia incredibile quella accaduta a Brescia il 10 giugno. Dopo aver effettuato un furto ai danni di un automobilista, il ladro, un tunisino di 45 anni, si è sentito male e si è accasciato a terra in preda a un attacco di cuore. A salvarlo è stato proprio l'uomo che era stato derubato e che vedendo il malvivente in condizioni disperate è intervenuto chiedendo aiuto anche ai passanti. Proprio fra questi c'era anche un infermiere che ha eseguito il primo intervento in attesa dell'arrivo di un'ambulanza del 118. L'episodio è avvenuto giovedì in via Cefalonia.
Il ladro si era avvicinato alla macchina parcheggiata della vittima, sgonfiandogli una gomma con un coltello, riporta Tgcom. La vittima, che era completamente ignara di quello che stava accadendo, si è quindi messa subito al lavoro per sostituire la ruota. Ma distratto dall'intervento meccanico non si è accorto di aver lasciato il cellulare e il portafoglio sul sedile dell'auto, che era rimasta con lo sportello aperto.
A quel punto è intervenuto il malvivente che ha preso il bottino. Ma mentre cercava di darsi alla fuga si è accasciato a terra, senza il tempo di chiedere aiuto. Stava avendo un infarto. A intervenire per primo è stato proprio la sua vittima che non ci ha pensato due volte ad allertare i soccorsi. Un vero gesto di solidarietà che ha salvato la vita del ladro, che ora si trova piantonato in ospedale, , Le sue condizioni sono gravi, ma stavolta se l'è cavata.


1.1.21

chiusura mentale ed xenofobia di questa destra e non solo . Il caso dei nuovi nati in Liguria del vile omicidio di Agitu Ideo Gudeta . anno nuovo mentalità vecchia

 «La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine». Theodore Roosvelt

da https://www.facebook.com/groups/propagandalive/permalink/699331804304815


L'anno nuovo è  già  arrivato  ma  per  qualcuno   ancora  no  , le  lancette del tempo e  della storia  si   sono fermate   al  XVIII-XIX  secolo   periodo in cui  viene  fatto iniziare  il razzismo  moderno   che unendosi al razzismo scientifico   già presente    da prima    ha  causato i vari fascismo e  i  vari nazismi    nel XX  secolo (   secolo breve  ) le  cui  scorie    sopravvivono ancora oggi     .  Infatti 

https://genova.repubblica.it/cronaca/2021/01/01


Insulti razzisti ai primi nati in Liguria, tutti stranieri: scontro tra Toti e la Lega

Giovanni Toti


Morena, una bimba di La Spezia, è stata seguita da piccoli di origine albanese, nigeriana ed ecuadoriana. Il presidente sulla sua pagina Facebook dà il benvenuto ai piccoli liguri, ma si scatena la polemica xenofoba, che diventa un caso politico


Si chiama Morena, è nata 13 minuti dopo la mezzanotte all'ospedale S.Andrea della Spezia da una coppia di spezzini, la prima nata del 2021 in Liguria. Qualche ora dopo è venuto alla luce Louis, figlio di una coppia albanese residente a Taggia, nell'Imperiese. Il piccolo, che pesa 3,580 chili, è nato alle 3.10 battendo sul tempo Graeter, una bimba di origini nigeriane, nata alle 3.50 al Policlinico San Martino. Poi è stata la volta di Wilson Fabian, nato alle ore 7.58 al Gaslini, figlio di ecuadoriani. "Siete la nostra speranza, il nostro futuro, la forza per non mollare in questo nuovo anno che è appena iniziato - ha scritto il governatore ligure Giovanni Toti sui social - Benvenuti al mondo piccoli e auguri alle vostre famiglie a nome mio e di tutta la Liguria".

Su queste frasi però si è scatenata la polemica razzista da parte di chi ritiene sbagliato considerare liguri questi bambini. Il presidente ha fatto rimuovere gli insulti xenofobi. "Chi nasce in Liguria è ligure!", ha scritto. E ancora: "I commenti razzisti verranno rimossi dai moderatori della pagina. Una bambina che viene al mondo è una benedizione e va accolta come tale, senza polemiche inutili e dannose a qualsiasi dibattito democratico. Proviamo a iniziare il 2021 con un nuovo passo"."Non si può definire italiano, né ligure, chi nasce sul nostro territorio da genitori stranieri. Auguri e benvenuti a tutti i nuovi nati del 2021 in Liguria, ma ribadiamo che per essere italiani e liguri sia necessario intraprendere un percorso ben definito e quindi richiedere successivamente la cittadinanza, secondo quanto previsto dalle norme vigenti. No allo Ius soli". Così il capogruppo regionale della Lega, Stefano Mai, commenta il post del presidente della Liguria, Giovanni Toti, che saluta la nascita di una bimba da genitori nigeriani. "Con la Lega al governo in Liguria così come, speriamo presto, a Roma - ha aggiunto Mai - non accadrà mai che l'acquisizione della cittadinanza italiana avvenga come semplice conseguenza del fatto giuridico di essere nati in Italia.Occorre difendere le nostre tradizioni e la nostra identità. Pertanto, la trasmissione alla prole della cittadinanza dei genitori, sulla base della discendenza e non del luogo di nascita, è fondamentale".

 Ma    anche  il politicamente  corretto o buonismo      può  trasformarsi  in razzismo 

  da  https://www.fanpage.it/  del  31\12\2020 

Perché anche definire Agitu Gudeta “simbolo di integrazione” è razzismo

  di   Annalisa Girardi

Le parole usate in questi giorni dai giornali per raccontare l’omicidio di Agitu Ideo Gudeta trasudano razzismo e ci mostrano come i media italiani siano lo specchio di una cultura intrinsecamente xenofoba. Definire Agitu Ideo Gudeta come un “esempio di integrazione” non fa che alimentare la retorica del deserving migrant, discriminatoria e ingiusta.

Agitu Ideo Gudeta è stata uccisa due giorni fa. È stata trovata morta nella sua casa a Frassilongo, in provincia di Trento, dove si era trasferita dall'Etiopia. Nelle ultime 48 ore i media hanno dedicato moltissima attenzione all'omicidio e una parola ricorrente che è stata usata, che però non si capisce bene cosa c'entri con la violenza che ha messo fine alla vita di Agitu Ideo Gudeta, è stata "integrazione". Ma perché? Se la sua storia fosse stata diversa, la sua vita avrebbe forse avuto meno valore? I lettori avrebbero forse dovuto dispiacersi meno per la sua morte ? 
Il racconto della morte di Agitu Ideo Gudeta trasuda razzismo
Le parole usate per raccontare l'omicidio di Agitu Ideo Gudeta trasudano razzismo. E ci mostrano come i media italiani siano lo specchio di una cultura intrinsecamente


xenofoba, incapace di raccontare storie come quella di Agitu Ideo Gudeta, della sua vita tanto quanto della sua morte, se non in maniera fuorviante. Sottolineando che in Italia una donna come lei sarà sempre etichettata come una migrante. Perché in fondo, definirla un "modello di integrazione", è solo un altro modo per ricordare che lei non fosse italiana. Ma che, nonostante questo, potesse essere un esempio. I giornali, in queste ore, hanno semplicemente  alimentato la retorica del "deserving migrant", evidenziando come siamo ancora anni luce dall'essere veramente un Paese accogliente, solidale e libero dal razzismo.

La sua non è solo una storia di migrazione 
Agitu Ideo Gudeta era già stata in Italia prima di stabilirsi a Frassilongo e fondare la sua attività. Aveva infatti studiato alla facoltà di Sociologia a Trento, per poi decidere di tornare nella sua città natale, Addis Abeba, dove aveva denunciato le politiche di land grabbing, cioè l'appropriazione di terre da parte di multinazionali o governi stranieri senza il consenso delle comunità che le abitano. Nel suo Paese aveva ricevuto minacce ed era stata costretta a fuggire. Era quindi tornata in Italia, in Trentino, dove aveva iniziato la sua attività come allevatrice di capre di razza mochena, una specie autoctona a rischio estinzione, recuperando allo stesso tempo terreni abbandonati. Aveva anche aperto una bottega nel centro di Trento, la Capra Felice. Anche qui, tuttavia, aveva ricevuto minacce per il colore della sua pelle. Che però non sono state riconosciute come tali, perché in Italia è ancora facile fare finta che il razzismo non esista. Due anni fa, infatti, un vicino di casa è stato condannato a 9 mesi per lesioni dopo averla aggredita, ma sono cadute le accuse per stalking e l'aggravante dell'odio razziale, avanzate dal pm.
Basta con la retorica del deserving migrant*
Oggi però non sentiamo parlare di Agitu Ideo Gudeta come imprenditrice, come simbolo di emancipazione per le donne, come allevatrice ambientalista. Tutto viene in secondo piano rispetto al suo essere un'immigrata. Raccontare la sua vita sotto la definizione di "esempio di integrazione" è l'ennesima affermazione del razzismo in questo Paese. Se fosse stata "solamente" una donna arrivata dall'Africa, magari su un barcone, in fuga da violenza e discriminazione, la sua morte sarebbe stata meno grave ? Perché è questo che suggerisce una retorica che ancora una volta separa tra i migranti buoni, ben integrati e protagonisti di storie eroiche, e quelli cattivi. Quelli che uccidono e stuprano, proprio come il suo presunto assassino.
Parlare di Agitu Ideo Gudeta come dell'eccezione alla regola non le fa onore. Svilisce anzi la sua memoria. Perché il fatto che fosse "perfettamente integrata" non c'entra nulla con il suo valore. Che è dato da ben altro, come ci racconta la sua storia. Ma una persona come Agitu Ideo Gudeta in Italia resterà sempre una migrante. Certo, ben integrata, ma una migrante.

concludo   con le  ultime  righe  di  bellissimo articolo del  settimanale   https://www.internazionale.it

[...] 
La notizia del suo assassinio aveva fatto pensare a molti in un primo momento, anche a me, che le gravi minacce di morte che aveva ricevuto in passato fossero state sottovalutate, finché è stato escluso qualsiasi collegamento. E tuttavia, in un paese in cui i femminicidi sono aumentati del 5 per cento nel 2020 a fronte di una diminuzione di tutti gli altri reati, dà angoscia pensare alla sequenza di violenze psicologiche e fisiche che una donna di 43 anni ha dovuto subire nel corso della sua vita per il fatto di essere una donna, per il fatto di essere un’attivista e un’ambientalista, per il fatto di essere nera e immigrata, per il fatto di essere economicamente indipendente al punto da dare lavoro ad altri come imprenditrice, per essere riuscita a inventarsi un lavoro in un ambito tipicamente maschile come la pastorizia, dando forma ai suoi studi e ai suoi desideri. Per quel sorriso che sfidava l’ordine delle cose e anche per futili motivi.

 che tenta  di liberarsi   di quando detto  da  fanpage  



https://www.ultimavoce.it/deserving-migrant/

25.8.19

cio' che dovrebbe essere normale diventa speciale . il caso di Trapani, mamme fanno da baby sitter alla bimba dell’ambulante donna sulla spiaggia

in una  nazione   dove  sui media a   causa  dei politicanti che   parlano alla   pancia  o  usano il fenomeno  immigrazione  per  cercare  voti e consenso   ed     fanno  più notizia i crimini degli immigrati o  gli atti   di razzismo  nei loro confronti o  anche  succede  anche  queste  dei turisti    e  di bambino adottati  di  colore   , un evento come  quello riportato sotto 



    da https://www.tpi.it/2019/08/25/mamme-baby-sitter-ambulante-spiaggia-trapani/

Trapani, mamme fanno da baby sitter alla bimba dell’ambulante donna sulla spiaggia
L'italiano non ha bisogno di grandi gesti, la solidarietà femminile non ha colore o etnia. Ci si aiuta con naturalezza e spontaneità

Di Lara Tomasetta 25 Ago. 2019



Trapani, mamme fanno da baby sitter alla bimba dell’ambulante
L’Italia quella bella oggi la racconta Desirè Nica, una ragazza di Roma che, in vacanza a Trapani, ha potuto testimoniare come la parte migliore del nostro Paese esiste e non si vergogna di fare la parte da “buonista”.
L’episodio, di cui lei stessa è protagonista, è accaduto sulla spiaggia del litorale siciliano.
“Sono le 13.00, e arriva sulla spiaggia uno dei tanti ambulanti che cercano di vendere qualcosa”, scrive in un post su Facebook Desirè.
“Solo che stavolta è donna. Solo che stavolta è mamma. Ha una cesta enorme che tiene in bilico sulla testa, con dentro tutto ciò che vorrebbe vendere, e dietro, legata sulla fascia, la sua bambina. Avrà 2 anni e mezzo, 3 al massimo. Sta sotto al sole in groppa alla sua mamma mi chiedo da chissà quante ore”.
Nonostante in questi mesi ci siamo dovuti abituare a narrazioni in cui l’odio e il razzismo sembrano aver avuto la meglio, c’è una parte del Paese che ha tutt’altra propensione e di fronte alle difficoltà del prossimo – italiano o straniero che sia – prova disagio e desiderio di aiutare.




“Guardo mia figlia e penso che sono 3 ore che mi affanno per farle scegliere cosa mangiare, per coprirle la testa dal sole, per stare attenta che non beva acqua troppo fredda”, scrive Desirè.
“Dico a Gabri che vado a comprare qualcosa da quella mamma e che vado a portare un po’ di frutta fresca alla bimba e darle qualcosa da mangiare. Ma non c’è stato bisogno di fare niente.
Perché oggi l’Italia bella è stata quella delle mie vicine di ombrellone che tutte insieme hanno detto a quella mamma come loro, di andare a lavorare tranquilla, perché alla sua bambina ci avrebbero pensato loro”.
“Ed è proprio così che è andata. La mamma ha continuato il suo giro per le spiagge, e la piccola ha mangiato insieme a tutti i nostri figli sotto l’ ombra del ristorante dello stabilimento, ha giocato sulla riva, ha fatto i gavettoni insieme agli altri bambini della spiaggia. E io oggi sono felice, perché è stato davvero bello vedere tutto questo”.
Già, perché l’italiano non ha bisogno di grandi gesti, la solidarietà femminile non ha colore o etnia. Ci si aiuta con naturalezza e spontaneità.

dovrebbe essere la norma     visto che 

Dopo che la storia è stata diffusa in rete Dall'Ogliastra, un'altra turista, Marina Carta, ha raccontato che "da anni un'ambulante lascia suo figlio a giocare con i nostri", accompagnando anche in questo caso le sue parole con un'immagine di bimbi che giocano sereni tutti insieme sulla spiaggia sarda. E pare che non sia un caso isolato: "Stessa situazione. Golfo di Baratti. La bimba della venditrice ambulante gioca con i miei nipoti mentre la mamma fa il giro della spiaggia. È nata un'amicizia", ha scritto Luisa Giolli.   continua  qui su https://www.fanpage.it/attualita
Infatti  un commento  su https://www.facebook.com/Il-Tulipano-Il-Web-Magazine-Indipendente-scritto-dal-Popolo-129052657118508/

Grazia Capone
 Ce ne sono mille episodi del genere, diffondiamoli, contagiamoli.


21.3.19

USO IMPROPRIO SECONDO ALCUNI DEL TERMINE RAZZISMO \ STA ED MINIMAZIONE DI LLICA BOTTURA SULLA TENTATA STRAGE DI MILANO



  Dopo  i  fatti di Milano ( ma anche non  )    ,   si parla      di razzismo     e  se    ne parla  in maniera  impropria  .  Infatti Il termine razzismo nella sua definizione più semplice si riferisce a un'idea, spesso preconcetta e comunque scientificamente errata, come dimostrato dalla genetica delle popolazioni e da molti altri approcci metodologici, che la specie umana (la cui variabilità fenotipica, l'insieme di tutte le caratteristiche osservabili di un vivente, è per lo più soggetta alla continuità di una variazione clinale) possa essere suddivisibile in razze biologicamente distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, valoriali, etiche e/o morali, con la conseguente convinzione che sia possibile determinare una gerarchia secondo cui un particolare, ipotetico, raggruppamento razzialmente definito possa essere definito superiore o inferiore a un altro.
In "senso stretto" il razzismo, come teoria della divisione biologica dell'umanità in razze superiori e inferiori, è un fenomeno relativamente recente. In senso più ampio invece si tratta di una generale antica tendenza a discriminare i 'diversi' (nazioni, culture, classi sociali inferiori), e la principale funzione del razzismo, in tutte le varianti, fu sempre di giustificare qualche forma di discriminazione o oppressione.  Ora  -- sempre  secondo  https://it.wikipedia.org/wiki/Razzismo ---- il  termine    può essere   usato


  •   In senso colloquiale 

per  definire  ogni atteggiamento attivo di intolleranza (che può tradursi in minacce, discriminazione, violenza) verso gruppi di persone identificabili attraverso la loro cultura, religione, etnia, sesso, sessualità, aspetto fisico o altre caratteristiche. In tale senso, però, sarebbero più corretti, anche se sono raramente usati nel linguaggio popolare corrente, termini come xenofobia o meglio ancora etnocentrismo



  • in senso più lato e di uso non appropriato

per    definire   anche ogni atteggiamento passivo di insofferenza, pregiudizio, discriminazione verso persone che si identificano attraverso la loro regione di provenienza, cultura, religione, etnia, sesso, sessualità, aspetto fisico, accento dialettale o pronuncia difettosa, abbigliamento, abitudini, modo di socializzarsi o altre caratteristiche.

Quindi  Non capisco     quindi   come  l'amica  ed  utente  del nostro  blog    lo definiva  razzista 


Carogna, razzista. Ma i bambini sono salvi, di te non m'importa nulla.


MILANO.REPUBBLICA.IT
lo stesso Salvini furbescamente 

Un senegalese con cittadinanza italiana al volante di uno scuolabus, con precedenti per guida in stato di ebbrezza e violenza sessuale, ha dirottato il mezzo e infine gli ha dato fuoco. È successo in provincia di Milano. L’uomo è stato arrestato. In questo momento le Forze dell’Ordine stanno perquisendo la sua abitazione. Voglio vederci chiaro: perché una persona con simili precedenti guidava un pullman per il trasporto di ragazzini?


Poi    a  freddo     ragionando    ho  capito  che   avevo optato per  la  scelta  sbagliata   .  Infatti  ha  ragione   l'amico  facebookiano



    • chiedo scusa a Daniela


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L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono

Che  criticano   l'autore  de post   sOra   . Infatt  la minimizzazione di quello che può essere considerato il primo vero attentato in suolo italiano – fortunatamente risoltosi senza vittime – ha fatto non molto scalpore online. In molti hanno commentato sui social chiedendo a Bottura cosa ci trovi da ironizzare o minimizzare, dato che su quel bus potevano esserci i figli di tutti. Tanta la rabbia social per chi cerca di fare spicciola ironia su fatti così gravi, cercando disperatamente di attirare l’attenzione.“Quindi le urla dei ragazzini che si sentono nel video   riprtatt  da  molti  siti  sono solo per le code sulla Paullese?!” come commenta  “Chissà se legare 51 bambini e tenerli contro la loro volontà sarà considerato sequestro di persona?” si domanda un altro.  Infatti  NewNotizie  21 marzo 2019 09:51  : <<   Questo Luca Bottura non prova una briciola di vergogna immagino. Capace di sputare sulla vita di 51 bambini… che per lui perdono rilevanza, il senegalese ha solo creato code, non ha fatto niente di male, per questo signore >> 
Non pago, Bottura ha continuato ad ironizzare su quella che, evidentemente, gli è parsa una situazione divertente, sulla quale fosse possibile scherzare. “Ma quindi il traffico dopo era scorrevole? No, perché se ho sbagliato rettifico” twitta ancora, sempre con l’hastagh immancabile #SanDonatoMilanese. Che dire   se  nn  si dvrebbe    fare  ironia     anche  se  la   si  sa  fare  su  simile  fatti   .meglio il silenzip 

27.12.18

che ne dite d'estendere "il buonismo " del natale e delle sue feste anche oltre

  Cercherò di far e mia  la proposta    dell'editoriale di     Angela  Lantosca     per il  numero di dicembre  2018  la  rivista  gratuita  di   https://www.ioacquaesapone.it 




C’è chi si lamenta, chi lo attende con ansia, chi vorrebbe addormentarsi fino al termine delle feste e chi vive per quel giorno. C’è chi lo aspetta per ricevere soldi da spendere in modi poco leciti, chi ha dimenticato perché lo aspetta, chi non vede l’ora dei regali, chi del pranzo, chi di quella quiete di quando vanno via tutti. Poi c’è chi vorrebbe, ma non può. Chi ricorda come era e come non sarà più. Per me il Natale ha acquisito negli anni tanti significati diversi. C’è stato quello dell’infanzia, quello ‘casalingo’. E poi quello passato alla mensa dei poveri o quello in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Natali forti, pieni di amore, pieni di senso. Natali lontano dalla famiglia, sia per me che per loro, ma così intensi da farmi sentire più che mai amata e innamorata. Natali che mi hanno fatto comprendere quanto queste feste siano ancora più importanti per chi non ha una famiglia, per chi ha perso tutto, per chi ha in strada la sua casa, per chi sta provando a crederci di nuovo. Sono giorni difficili per chi ha già una vita difficile. Giorni che fanno sentire più forte a volte quel dolore, quella spina che fa fatica ad andare via. Giorni in cui noi, i più fortunati, possiamo rinunciare ad una tradizionale assemblea familiare, che spesso neanche ci fa felici, per donarci a chi ha bisogno di un abbraccio in più. Ma soprattutto per donare a noi stessi ciò che per noi ha più senso (qualunque scelta facciate, importante che sia vera). Ma il Natale non basta. Ho sempre sentito un certo fastidio nel registrare il buonismo tipico di questo periodo dell’anno. O meglio: pur accogliendo sempre con gioia la bontà, seppur indotta, dalle feste, mi sono sempre interrogata su quanto fosse vera e sentita... E soprattutto quanto fosse utile limitarla ad alcuni giorni. è un po’ come quando - giusto per fare un parallelismo - noi giornalisti ci occupiamo di una questione solo perché tutti ne parlano e ci dimentichiamo di trattarla nel resto dell’anno... Allora perché non proviamo a trattenere anche in altri giorni dell’anno quell’atmosfera di accoglienza, di sospensione di ogni belligeranza, di tregua? Perché non proviamo ad arrivare almeno alla Befana!?

29.4.18

Ardeatino, via la festa della mamma e del papà. "Discrimina i gay" In un nido cancellate le due ricorrenze su richiesta di una coppia omosessuale . le .. del politiccamente corretto - buonismo a tutti i costi

le minchiate del politicamente corretto  ( leggi buonismo  )  a tutti i costi . dev'essere qualche , ovviamente senza generalizzare omosessuale che non capisce  un accidenti e  vede  discriminazione  dove  non c'è  oppure non  sa  che esistono    anche  famiglie omosessuali 

da http://roma.repubblica.it/cronaca/2018/04/28/newsArdeatino

 via la festa della mamma e del papà. "Discrimina i gay" In un nido cancellate le due ricorrenze su richiesta di una coppia omosessuale


 di VALENTINA LUPIA







Su richiesta di una coppia omosessuale, un nido della Capitale elimina la festa del Papà e quella della Mamma, in favore di una “della famiglia”, più inclusiva. Scatenando però, a detta dell’associazione Articolo 26, composta da genitori e da educatori, l’ira di tante famiglie secondo cui si tratterebbe di una sorta di discriminazione al contrario. Al centro dei fatti, il nido Chicco di Grano, in via dei Granai di Nerva 16, in zona Roma 70, nell’VIII municipio, a cui l’associazione ha inviato un reclamo. Qui a sostituire la figura del minisindaco c’è il delegato dalla sindaca Virginia Raggi Carlo Cafarotti. Dalla sua direzione socio-educativa e in particolare dalla persona di Alessandro Bellinzoni, sarebbe arrivata la scelta di difendere posizione della scuola, «facendo intendere che le due secolari celebrazioni sono ideologiche e divisive e quindi ormai da cancellare con una più inclusiva festa della Famiglia».
Ma lo stesso Cafarotti, appreso il contenuto della risposta, si è detto titubante delle parole inviate dal
parlamentino. Che forse non sarebbero state dette in questi termini. Secondo l’associazione si tratta «di una risposta grottesca: è divisivo ledere i diritti di tutte le altre famiglie ed è ideologico cancellare queste feste. Anche i due papà sono nati da uomo e donna». Durante le discussioni «erano state proposte delle feste della Mamma e del Papà facoltative, ugualmente contestate dalla coppia omosessuale e poi cancellate».

29.1.18

Benevento, infermiera a ghanese: "Torna in Africa". Lui la scusa: "Gesto di stizza per la stanchezza"

leggendo  questa  storia  preesa  da  http://www.repubblica.it/cronaca/2018/01/29/ mi  viene da pensaere  ma come .....  fai a giustificarla o sei un #buonista o ne ha subiti talmente tanti d'episodi del genere che ormai non ci fai più caso e te ne freghi   tanto  da  giustificarli  

Benevento, infermiera a ghanese: "Torna in Africa". Lui la scusa: "Gesto di stizza per la stanchezza"
Un collaboratore della Caritas insultato al pronto soccorso: "Perché sei qui? Viva Salvini!". La denuncia su Facebook e la solidarietà di tutta la città. "Non mi aspettavo tanto clamore, vorrei rivedere la signora per guardarla negli occhi e abbracciarla"


di CRISTINA NADOTTI



Musah Awudu (da Facebook) 

ROMA - Lo sfogo per l'insulto razzista su Facebook e lo stupore per la solidarietà. Così Musah Awudu, mediatore culturale che collabora con la Caritas di Benevento, decide di porgere l'altra guancia alla donna che lo aveva insultato e le chiede di incontrarsi per mostrarle che non porta rancore.
Il post appare su Facebook sabato scorso. Musah Awudu, 37 anni, ha avuto un banale incidente domestico ed è al pronto soccorso dell'Ospedale civile per farsi medicare. "L'infermiera di turno non si sta preoccupando della mia salute, è molto infastidita dalla mia presenza, quindi mi chiede perché sono venuto in italia. Io: "Chiedimi del mio problema, per favore". Lei: "No no, questo è il mio paese e se non ti piace torna in Africa". Awudu osserva: "E comunque ha la croce e il quadro di padre Pio appesi dapertutto, glielo faccio notare, sfidando la sua fede e la sua professionalità. Si infastidisce ancora di più: "Viva Salvini, viva l'Italia", esclama. Io sono ancora in fila per vedere il medico".
In pochi minuti il post è condiviso 160 volte, i commenti indignati chiedono il licenziamento per l'infermiera, c'è chi conferma il racconto di Awudu perché si trovava lì, chi osserva che la maleducazione regna sovrana nei pronto soccorso e i bianchi non ricevono trattamenti migliori. C'è anche chi condivide un post di Salvini in cui il leader della Lega se la prende con i meridionali, chiedendosi che ne pensa l'infermiera.
Sono tante le attestazioni di stima per Awudu, che a Benevento vive da anni ed è molto conosciuto e apprezzato per il suo lavoro e il suo stile di vita. Il mediatore culturale però è frastornato dal clamore che il suo messaggio ha creato in città, perché non si aspettava di finire sotto i riflettori: "Sto parlando con i miei amici per chiedere consiglio, davvero ho bisogno di riflettere - dice - Il post è stato una reazione a caldo, non mi aspettavo davvero tutta questa pubblicità".
Subito dopo l'accaduto aveva detto che avrebbe voluto incontrare l'infermiera, sta cercando di farlo? Al telefono, Awudu è davvero laconico: "Lasciatemi tempo, non ho risposto a nessuno per due giorni, devo riflettere".
Intanto chi lo conosce bene assicura che il suo stupore è autentico, che tutto avrebbe voluto fuorché trovarsi sotto i riflettori: "Ma glielo abbiamo detto - racconta un'amica - tu sei il nostro Musah, come potevi pensare che la città non sarebbe insorta?"

1.12.17

iniiza ad ammorbarsi l'aria siamo entrati nell'atmosfera natalizia . come sopravvivere al natale e alle feste I puntata i regali ( come non farsi truffare, evitare banalità , come vincere l'ansia e lo stress da regalo )

 Ecco che novembre  è finito , ed inizia dicembre ed l'aria incomincia ad ammorbarsi di buonismo sdolcinato e di melassa . Infatti s'inizia a parlare in rete di regali , cenoni , diete , pre e post natalizie , riciclo dei regali , ecc . Infatti il lancio dell’argomento polemico nelle conversazioni tra conoscenti fosse una disciplina olimpica, molti sarebbero medaglia d’oro di oratoria. Lamentarsi è uno sport nazionale, e ci sono occasioni che, volente o nolente, scatenano il Carlo Freccero che è in noi: tutto ciò che che riguarda il Natale è tra queste.
Il risultato è che, a oltre 30 giorni dalla data, siamo già stufi come se fosse l’Antivigilia. All’elenco di argomenti boderline tipici del periodo natalizio, sempre pronto a rinnovarsi, ci sono da aggiungere tutta una serie di rottureche rendono la  festività dell’Avvento – letteralmente – un inferno in terra.

Ecco lo  speciale  , che  riporto   integralmente   (  salvo l'introduzione   delle  righe  precedenti  ) ,  elenco di quelle che proprio non reggiamo più  di https://www.wired.it/lol/2017/11/10/novembre-5-motivi-natale/
1. Le luminarie del centro 
È la declinazione delle feste del “Si stava meglio quando si stava peggio“. 
Quando a novembre cominciano a montarle, di una cosa sola potete stare certi: nell’opinione comune saranno sempre meglio quelle dell’anno prima.
2. Il Natale vietato 


Forse quest’anno non è ancora successo, ma state certi che ci sarà qualche istituto comprensivo del
basso lodigiano o del Cilento che vieterà il Presepea scuola. Il titolo indignato di Libero è dato 10 a 1, la discussione alle macchinette dell’ufficio con i colleghi è invece assicurata.
La versione monster di questa bufala da salotto è La cancellazione del Natale.
Chi ci penserà quest’anno a togliere il Natale dalle nostre scuole, Boldrini o Elsa Fornero
Magia delle Feste

 ?
3. Il toto-feste di Natale 
Quando in ufficio parte il topic festa di Natale è davvero l’inizio della fine.
Apericena o drink a casa di un collega? Tutti si prodigano per incastrare i calendari, voi pensate già ai pacchi… che tirerete.

4. “Cosa fai a Capodanno?“
La madre di tutte le ansie. La domanda più temuta, ma anche il destino certo a cui ciascuno di noi va incontro.

5. La newsletter degli e-commerce
Iniziano 10 minuti dopo la mezzanotte di Halloween, e da lì non c’è più scampo. Un bombardamento giornaliero di newsletter è il reminder quotidiano al nostro fallimento: prima ancora di iniziare,             siamo già in ritardo con i regali.

Facciamoci forza, manca poco.



 Ed  ecco ,  infatti   ,    a grande     richiesta   i mie  post   consueti  .  Quest'anno  proverò  a  differenza   degli altri  anni ,   in cui (      cercatele   nell'archivio  del blog   )  facevo    le  guide    su come  sopravvivere alle feste  di natale  ,   ad  essere    originale  e non motono , quest'anno   farò dei  post  a  tema    ma  i tag  e lo spirito  rimaranno  l stesso  . 


Iniziamo   dal classico tema   i regali  .

post  deliberatamente tratto  da   http://d.repubblica.it/dossier/speciale/natale_2017-3761260/?p=3  articolo in  continuo  aggiornamenbtoi da   qui al 24\25  dicembre 
regali natale 2017 meno 25 euro
La corsa ai regali è iniziata ma il modo migliore per non farsi stressare dalla ricerca del dono perfetto è quella di organizzarsi o  per  tempo o improvvisare  dipende   da  quanti  €  volete  spendere   , da  quanti regali dovete fare   ,    se siete  alergici  al natale   e  al consumismo  .  Qualkunque  metodo  si scelga   ci si  può  preparare    con una lista  o  delle persone o  del tipo  di regalo   o magari entrambe   nipoti      ad  x  e  y    li piace la musica  , ecc     per  questo  che  il sito  in questione ha  preparato uno speciale cheaiuta   a trovare l'idea giusta per la persona del cuore. E lo abbiamo diviso seguendo le 26 lettere dell'alfabeto: dalla A di Abiti alla Z di Zoo (i regali per i vostri pet). Passando dalla F di Fragranze, I di Intimo, O di Occhiali... Un modo veloce e divertente, facilmente consultabile dal vostro smartphone, per trovare tutto il meglio da regalare in fatto di moda, bellezza, tecnologia, design, libri, giocattoli, food e molto molto altro. E con gallery in continuo aggiornamento.

   ecco    cmq  un elenco di  siti   per  non svenarci  e  svenarvi 

ecco come accontentare  chi  ha  fatto per  scelta   di  vita  o per  moda  , il veganesimo  

da  https://www.greenme.it/spazi-verdi/animal-instinct/424-regali-vegan-natale


Lo sono forse un po’ meno le persone a me care, che sono piombate in crisi sul regalo da farmi quest’anno. “Difficile fare regali a una vegana...”, mi sono sentita ripetere spesso in questi ultimi giorni, anche perché sanno che sono pure contraria al consumismo e all’inutile sperpero di risorse.
Forse per paura di sbagliare o per peccato di ignoranza, gli amici non vegan di chi ha fatto questa scelta etica non sanno dove sbattere la testa quando si tratta di eliminare prodotti non cruelty free. Se anche voi avete di queste difficoltà, ecco una lista di 10 regali con cui farete di certo un figurone ( e che mi piacerebbe ricevere, “Chi ha orecchie per intendere intenda”!):
1) VegAgenda 2012
La VegAgenda è perfetta per vegetariani, vegani e per coloro che amano gli animali e sono sensibili alle tematiche animaliste, con i suoi 365 giorni nel rispetto della natura, degli animali e del Sud del mondo, arricchiti con un inserto tutto a colori dedicato alle ricette regionali italiane rivisitate in chiave vegan. Con una guida aggiornata e a colori dei migliori ristoranti e gastronomie vegani, vegetariani e macrobiotici d’Italia, regione per regione e le principali ricorrenze del mondo veg e animalista, tante ricette vegan, le fasi lunari e l’elenco di frutta e verdura di stagione, questa agenda è un’ottima idea regalo, per invitare a riflettere su una scelta che non riguarda solo la difesa degli animali, ma anche i rapporti fra il Nord e il Sud del mondo e la salvaguardia delle biodiversità.
  ecc   . continua  sul   sito  citato  


Il Natale si avvicina sempre più e qualcuno si è già organizzato per acquistare i primi regali da mettere sotto l'albero in tempo per la notte del 24 dicembre.
Diapositiva 1 di 10 C'è invece chi aspetta sempre l'ultimo momento e si fa prendere dall'ansia  come   era  per  il  sottoscrtitto   che fino  all'anmno  scorso   iniziava  già a fare  acquisti  a  ottobre   \  novembre  .
Infati il periodo  natalizio dovrebbe corrispondere a un periodo di relax e riposo da trascorrere in compagnia dei propri cari. 
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Per la maggior parte delle persone invece si trasforma in stress e preoccupazioni, specialmente per quanto riguarda i regali da fare.
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Tanto è vero che per moltissime persone i giorni che precedono il 25 dicembre sono un vero e proprio incubo. Non solo per il delirio da corsa all'ultima regalo, ma anche per i cenoni con i parenti e lo spauracchio della bilancia dopo aver esagerato col cibo. Ma  soprattutto    scervellarsio  ,  questo andrà bene  per  X o per  Y  ? 
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Diapositiva 6 di 10Diapositiva 5 di 10Inoltre  Andare in giro per negozi a ridosso del Natale può essere da un lato stimolante e divertente, dall'altro fonte di grande stress tra ricerche non andate a buon fine, tanto tempo trascorso nel traffico per raggiungere un determinato negozio e centri commerciali affollati.La ricerca frenetica e sconsiderata del regalo perfetto non fa altro che aumentare lo stress di una persona. ma gli piacerà questo? E se invece scelgo quest'altro? La paura di deludere il destinatario del regalo è sempre dietro l'angolo.Ci si dimentica    che  IL REGALO È UN PIACERE, NON UN DOVERE
Spesso il regalo diventa un obbligo o un dovere da compiere, facendo perdere così anche il minimo piacere di idearlo e confezionarlo a chi lo fa.
Un consiglio per risolvere il problema dell'ansia accumulata per fare i regali è quello di provare a fare shopping senza una meta precisa. Uscire e andare dove si desidera, magari facendosi guidare dall'istinto più che dalla testa.E  fregarsene    delle paure  e dele ansie    e  se  poi  i giorni   dopo natale i media  parlaeranno di regali  sbagliati  , pronti per il riclo  , ecc  .
OCCHIO AL PORTAFOGLIO
Certo non va trascurato, se possibile, il dettaglio economico. Spendere cifre sconsiderate spesso non risolve i problemi: si rischia di impacchettare un regalo freddo e senza emozioni.
NO FRENESIA, SÌ SEMPLICITÀ

Per farsi trovare pronti e arrivare rilassati alla notte che tutti i bambini, e non solo, aspettano non è quindi un'impresa impossibile: basta non farsi prendere dalla frenesia e fare le cose con semplicità.Per farsi trovare pronti e arrivare rilassati alla notte che tutti i bambini, e non solo, aspettano non è quindi un'impresa impossibile: basta non farsi prendere dalla frenesia e fare le cose con semplicità.

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E infine, qualsiasi regalo o pacchetto inserirete nel vostro carrello, purché sia stato fatto con piacere e gioia, farà la felicità vostra e di chi lo riceverà.

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comnque per    evitare  figuracce   e  fare sempre  cilecca  eccovi oltre   all'istinto un sito interessantre    sui tale  argomento
 https://www.msn.com/it-it/lifestyle/shop-guides/shopping-di-natale-tante-idee-per-il-regalo-perfetto/ar-BBEZfRd?li=BBoyz19



  e per  finire   Come prevenire i rischi dello shopping online

Nella corsa al regalo perfetto bisogna fare attenzione a ciò che viene acquistato. Nei periodi caldi per gli acquisti si concentrano infatti le frodi più comuni e le merci contraffatte sono più difficili da individuare perché hanno spesso un prezzo simile all’articolo originale. Quando si effettuano acquisti online bisogna seguire qualche consiglio fondamentale:
1. Prezzo: è necessario verificare il prezzo raccomandato di vendita e, anche se il prodotto ha un piccolo sconto, come il 20%, vale la pena verificare altri elementi del sito web.
2. Il sito stesso: anche se alcuni siti web sembrano professionali a un primo sguardo, i contraffattori non sempre prestano molta attenzione alle pagine come “About” e “FAQ”. È necessario controllare queste sezioni, come anche i dettagli di consegna e le opzioni di consegna.© Catalyst Images Shopping Chart

3. Reso e Privacy Policy: se il sito è affidabile, queste informazioni sono espresse chiaramente. Un venditore in buona fede deve prevedere un’opzione per cancellare l’ordine e la possibilità di effettuare il reso del prodotto.
4. Controllare l’indirizzo web: quando si effettua una ricerca preliminare su un dato brand, è importante verificare che nell’indirizzo URL e nel sito stesso non vi siano errori di battitura o ortografia. Se l’indirizzo comincia con https://, la ‘s’ indica che il sito è sicuro.
5. Marketplace online: anche se il marketplace stesso è un brand a noi noto, può sempre essere utile controllare le recensioni dei rivenditori.

buon regalo   . ed occhio alle fesserie   http://www.finedininglovers.it/blog/news-tendenze/regali-natale-brutti/

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...