nostro tempo, dove la fretta ideologica e la superficialità simbolica si intrecciano in modo quasi grottesco. E' notizia di questi giorni che Francesco Giubilei il consigliere del ministro della cultura Giuli che ha chiesto al sindaco di Roma, Gualtieri, di cambiare il nome di via "Tito" adducendo che l’ex dittatore jugoslavo non lo merita. Ma ignora om f finta d'ignorare che la via è intitolata a Tito Cesare Vespasiano Augusto, imperatore romano dal 79 all'81 d.c. Non è da questi particolari che si giudica un giocatore, cantava De Gregori. Ma forse è proprio da questi dettagli—da un nome mal interpretato, da una cittadinanza già implicita—che si misura il grado di attenzione, di cultura, e di rispetto per la complessità della storia. Quando il consigliere del ministro della Cultura chiede di cambiare il nome di via Tito, convinto sia dedicata al dittatore jugoslavo, e invece si tratta dell’imperatore romano Tito Flavio Vespasiano, il lapsus non è solo comico. È sintomatico. La toponomastica diventa specchio di un’ansia identitaria che confonde epoche, semplifica memorie, e cerca redenzione nei cartelli stradali.Cosi come quando Salvini sollecita il sindaco di Firenze a concedere la cittadinanza onoraria a Oriana Fallaci che a Firenze ci nacque.
Analizziamo meglio i fatti .
🏛️ “via Tito”: tra lapsus e toponomastica
Francesco Giubilei, giovane consigliere del ministro della Cultura ha effettivamente chiesto al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, di cambiare il nome di via Tito, presumendo fosse dedicata a Josip Broz Tito, il leader jugoslavo. Ma la via è in realtà intitolata a Tito Flavio Vespasiano, imperatore romano dal 79 all’81 d.C., noto per aver inaugurato il Colosseo e gestito con umanità la tragedia del Vesuvio. Fatto che e ha fatto il giro dei social e dei giornali, diventando un piccolo caso mediatico. Un lapsus? Una svista? O come credo io il sintomo di una certa ansia di “bonifica simbolica” dimtutto quello che è di sinistra che spesso precede la verifica dei fatti e fa prendere delle cantonate ?
🎭 Il paradosso della memoria
la richiesta di Matteo Salvini al sindaco di Firenze di concedere la cittadinanza onoraria a Oriana Fallaci, nata proprio a Firenze, è perfetto. Anche lì, il gesto simbolico sembra voler “riparare” un’assenza percepita, ma finisce per sollevare interrogativi più profondi: chi decide cosa merita memoria? E su quali basi ? scelta propagandistica \ elettoralistica ?
Ecco quindi che c'è chi vuole cambiare il nome di una via per riparare un torto storico. C’è chi chiede una cittadinanza onoraria per restituire dignità a chi l’ha già ricevuta alla nascita. E poi c’è la realtà, che si prende gioco delle intenzioni.are il nome di una via per riparare un torto storico. C’è chi chiede una cittadinanza onoraria per restituire dignità a chi l’ha già ricevuta alla nascita. E poi c’è la realtà, che si prende gioco delle intenzioni.Il caso di Francesco Giubilei, consigliere del ministro della Cultura, ha chiesto al sindaco di Roma di rinominare via Tito, convinto fosse dedicata a Josip Broz Tito, il controverso leader jugoslavo. Peccato che quella via onori Tito Flavio Vespasiano, imperatore romano, costruttore del Colosseo e gestore dell’eruzione del Vesuvio. Un lapsus toponomastico che dice molto più di quanto sembri.Come quando Salvini sollecita il sindaco di Firenze a concedere la cittadinanza onoraria a Oriana Fallaci, dimenticando che a Firenze ci nacque. Il gesto simbolico diventa paradosso, la riparazione si trasforma in equivoco.La memoria urbana è un campo minato. Ogni nome è un racconto, ogni targa una narrazione. Cambiarli senza conoscere la storia è come riscrivere un libro senza leggerlo.Quindi ripetendi un altra volta la famosa canzone : Non è da questi particolari che si giudica un giocatore. Ma forse è proprio da questi dettagli che si giudica una cultura.Siamo quindi davanti a un 🧠 Lapsus come sintomo dovel’errore non è solo una svista. È il riflesso di una cultura che spesso agisce prima di conoscere, che cerca di “ripulire” la memoria pubblica senza interrogarsi sulla sua stratificazione. La toponomastica diventa così un campo minato, dove ogni nome può essere frainteso, ogni targa può diventare bersaglio.Allo stesso modo 🏙️ Il parallelo con Oriana Fallaci a cui Matteo Salvini chiede al sindaco di Firenze di concedere la cittadinanza onoraria dimenticando che è nata proprio lì. Il gesto simbolico si trasforma in paradosso, e la riparazione ( no si capisce di cosa ) diventa ridondanza e propaganda