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22.7.17

poterti parlare di Matteo Tassinari


Dodici anni fa mio babbo abbracciava la sua Croce per sempre fino a diventare una cosa unica, per sermpre. Il gran finale avanzava da lì a poco. Con ma mamma eravamo all’ospedale per malati a lunga degenza all’ospedale di Rocca san Casciano, un paesino dell'entroterra romagnolo, un “Ospedaledeposito” in pratica per i casi più disperati, lì, mio babbo dormiva e viveva da molti giorni e giorni. Un Parcheggio di corpi e carne umana in attesa che si spenga definitivamente tutta la luce e si spengono i rumori che pria di partire per l'ad di là, compagnia gli facea e che ora rammaricar il cuore fa. Queste frasi per mio babbo non hanno alcuna pretesa di interpretare il vostro stato d'animo perché quello è solo e soltanto vostro, come il mio è solo il mio, anche potessi urlarlo dai tetti di tutto il mondo, riuscireste a leggere solo il titolo, il resto sono ragnatele tutte collegate tra loro come neuro trasmettitori che tormentano le anime massacrandole. Alvaro, suo nome d'origine spagnola, che a lui però non piaceva affatto, era troppo dandy, lo metteva a disagio quando si dovea presentare. Una volta bisbigliò sotto voce: "Ma che razza di nome è, Alvaro?", feci finta di non aver setito nulla per non infierire. Ho smepre amato mio padre, nonostante il rapporto ondoso. La realtà del morire e quella del soffrire costituiscono due aspetti topici dell'etica di tutti i tempi con il quale l'uomo si misura per non essere troppo preda dello spavento più grande della nostra esistenza e non ne parliamo mai. Perchè? Per semplice paura, ma si sbaglia, in questo modo i calcoli, perché il rimuovere la dipartita non fa altro che aumetare il suo terrore. Bisogna ampliare i nostri discorsi sulla morte, come nell'Est del mondo, dove la morte è vissuta come un momento della vita e la rende meno "nemica".



Noi possiamo chiudere col passato

ma il passato non chiude con noi
Chi non ha mai vissuto un dolore del genere, non può capire quella intensità, ma per carità, non c’è alcuna fretta. Possiamo vivere uno stato d’empatia (che non è poco), lasciarsi coinvolgere dalla sofferenza di chi perde un padre (che non è poco) agevola l'insieme. Ma non riusciremo mai a capire fino in fondo cosa significhi perderlo per sempre, non poterlo toccare,parlargli, guardarsi. Non voglio perdere tempo in preamboli insipidi e abusati. Anzi, vorrei lasciarvi subito al ricordo ondeggiante. In certi momenti, leggere frasi, libri, poesie, dediche che a lui ti rimandano col pensiero, è lenitivo, può essere un emolliente momentaneo per l’assenza di quella figura d’uomo che amavo tanto e non lo capivo e vorrei dirglielo. Ma non è più il tempo dei pedalò sui"bagnasciuga" di Milano Marittima al bagno Sesto, ora siamo entrati nella generazione 2.0, e fa male alla letteratura babbo. Ci fossi tu, forse qualcosa cambierebbe. Pensa, ti evoco spiritualmente a 54 annicome farebbe un bambino con suo padre. Il fatto è che tu lo sai quanto mi sei caro. E' l'ora dello strazio e del non capire. 
 continua    su http://rainingallegories.blogspot.it/2017_07_02_archive.html


(m.t.)

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