in sottofondo
Legggo ora sulla nostra pagina fb che
Charlie Gard è morto . Egli Non è riuscito a compiere un anno di vita, il piccolo Charlie Gard. Il bambino è morto oggi pomeriggio, in una clinica privata nel quale è stato trasferito dopo che ai genitori l’altro ieri è stato negato di poterlo far morire a casa. “Il nostro splendido bambino se n’è andato”, hanno detto la mamma e il papà.
da http://www.interris.it/2017/07/28/ |
Ora non riuscendo ad esprimere le mie emozioni \ sensazioni lascio la parola alla carissima Daniela Tuscano
Aspetto, adesso sono troppo scossa. No, devo farlo subito. Forse è meglio tacere. In verità, caro Charlie, quest'ultimo proposito mi ha sfiorata molto poco in questo lungo doloroso calvario in cui ho sofferto tanto per te, ma ho anche imparato ad amarti, come fossi un figlio mio. E, credimi, ogni mattina di quest'inquieta, arida estate mi svegliavo col tuo nome sulle labbra. Era straziante ma dolce, straordinariamente dolce perché nessun male, nessuna devastazione possono impedire ai bambini d'essere bambini. E i bambini hanno la dolcezza nella carne, negl'inizi fatti di niente che non vogliono spiegazioni. Finché c'eri, comunque c'eri, la vita umana assumeva una rotondità più piena, una completezza e una solidità. Tacere no, non taccio e non tacerò nemmeno in futuro. Poco m'importeranno le critiche e gli attacchi. Non tacerò perché non sia troppo tardi, perché a forza di preoccuparci della qualità della vita abbiamo decretato che non tutte le vite sono degne d'esser vissute, e l'occhialuto uomo dentro di noi ha soppesato freddamente, col bilancino di precisione, cosa convenisse e cosa no. Abbiamo ragionato in termini di percentuali, considerando solo, naturalmente, la maggioranza; e condannando le minoranze, le più deboli, allo scarto. Abbiamo distorto il linguaggio, come in una moderna Babele; e confuso inguaribile con incurabile.
Eri nato nella parte ricca del mondo. Bello e biondo. Forse, per taluni benpensanti del progressismo, persino troppo: con te, non potevano appagare il loro ambiguo, narcissico egualitarismo. Bello, biondo e bianco. Un privilegiato. Eppure sei diventato l'immigrato delle nostre coscienze, sei stato figlio in un continente vecchio e sterile, futuro che esigeva di crescere, se non nel fisico, certo nella cura. Fratello dei tuoi coetanei nati sulla sponda sbagliata, devastati da guerre, fame e sfruttamento o annegati su anonimi barconi, come è accaduto anche stamane.
Come loro, non "valevi" abbastanza; ti è stata negata la compassione. Così, dopo aver irriso e negato il tribunale celeste, ti abbiamo sottoposto a un tribunale umano. La tua famiglia naturale è stata spezzata, e nemmeno con cattiveria; piuttosto, con logica. Non ci siamo proprio accorti, di quella penuria di compassione. Semplicemente, non l'abbiamo considerata. Non potevamo capirla. Ed è questo l'aspetto più terribile della tua, della nostra vicenda.
Sì, perché un domani saremo tutti come te. E nell'opinione pubblica sarà ormai acquisito, ovvio e normale rassegnarsi all'inevitabile, accantonare i tentativi, scansare la ricerca, lunga, perigliosa. Solo noi, nel nostro infermo mutismo, sapremo un'altra verità.
Ci hai lasciati di venerdì. Giorno che evoca un altro grande silenzio, di cui ormai non avvertiamo più il soffio. Orfani di simboli, anche in tal caso, non capiamo. Un giorno vale l'altro.
Posso solo prometterti che non dimenticherò il venerdì di Charlie. Quando giungerà il mio, ti prego, stammi vicino.
© Daniela Tuscano