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11.1.25

Ndrangheta, storie pericolose di trasporti eolici I rapporti tra la ditta molisana che esegue i viaggi per gli impianti di Villacidro e le cosche calabresi inchiesta di mario pili puntate 1 e 2

Lo si era capito da tempo. Almeno dalla prima notte torrida e umida nell’avamporto dello scalo marittimo di Oristano, una sorta di porto industriale mai decollato, ridotto a terminale eolico per multinazionali pronte alla scalata affaristica dell’Isola di Sardegna. Il piazzale è deserto, ieri come oggi, occupato solo da quei “ventilatori d’alta quota” riversi a terra, in attesa di prosceni da sfregiare in nome

e per conto dei signori del vento. “Grattacieli d’acciaio” da conficcare senza oneri nei promontori più esclusivi per far girare bonifici e conti corrente, affari e denari, una sorta di slot machine del vento, finanziata dallo Stato e dalle bollette dei poveri cittadini, per far guadagnare faccendieri e speculatori, lobby e multinazionali. Licenza di devastare Ciò che si era inizialmente solo percepito ora è tangibile: i signori del vento hanno licenza di fare quello che vogliono, chiudere strade, devastare rotonde, spianare cordoli stradali, sradicare cartelli, spostare di peso auto e persone sul loro tragitto. Per comprendere che le “protezioni” per questa operazione in terra sarda fossero altolocate non bisognava attendere lo schieramento senza precedenti di lampeggianti azzurri nel cielo nero della notte di Tharros. Battaglione di manganelli Alfonso Signorini « Mi Piace Così è caro ? Costa meno di un panino ! »AD Alfonso Signorini « Mi Piace Così è caro ? Costa meno di un panino ! » Mi Piace Così Sai perché le città antiche sono sepolte sotto metri di terra? Più che una pattuglia, un battaglione, schierato per giorni e giorni con tanto di alta uniforme, quella che l’ordinanza impone per fermare black block ed eversivi, delinquenti e criminali incalliti. Tenuta antisommossa, recita il codice d’azione. Da fermare ci sono famiglie e bambini, carrozzelle e indipendentisti non violenti, ragazzi e anziani. Un muro di “manganelli di Stato” pronti ad abbattersi senza contegno su gente inerme, colpevole solo di protestare, senza bombe e violenza, contro la devastazione della propria terra. La mattina prima di quella notte dei manganelli era stato un vertice in Prefettura a sancire a freddo lo schieramento da guerra civile: da proteggere ci sono i trasporti delle pale eoliche da Oristano a Villacidro. Balla di Stato Il verbo di Stato, nella terra di Eleonora, vergato su carta intestata della Prefettura non lascia dubbi: «La situazione è sotto controllo e attentamente monitorata». Come dire, per badare a famiglie e manifestanti siamo pronti ad intervenire senza risparmio di energie. La “balla” di Stato è sancita nello stesso comunicato a firma prefettizia: «Si tratta di manufatti destinati alla manutenzione straordinaria di installazioni autorizzate da tempo e che hanno superato positivamente ogni procedura amministrativa, inclusa la Valutazione di Impatto Ambientale della Regione». Tutto falso, ovviamente. Non si trattava di nessuna «manutenzione straordinaria», ma semmai della costruzione ex novo di uno scempio ambientale, davanti al proscenio del Monte Linas, la terra del “Paese d’Ombre”. Non un dettaglio di poco conto, visto che la Regione aveva approvato una fantomatica legge-moratoria che in linea di principio, e in punta di diritto, avrebbe dovuto bloccare «l'irreversibilità degli impatti sul territorio regionale derivanti dalle attività di realizzazione, installazione o avviamento di impianti di produzione». Il primo a ignorare la legge-moratoria era stato proprio il Prefetto che, anziché “spacciare” quei manufatti come destinati alla «manutenzione straordinaria», avrebbe dovuto semmai sincerarsi che quei trasporti fossero in realtà funzionali a violare una legge regionale. L’appello racchiuso nel comunicato della dependance di Stato suggellava grottescamente il via libera salomonico allo sbarco delle “cesoie” eoliche in terra sarda. Le parole sono da “Angelus" statale: «Invito quindi tutte le parti in gioco a mantenere i toni di una protesta civile, nel pieno rispetto sia del diritto alla libertà di espressione che dei diritti altrui, tra cui la libertà d’iniziativa economica». Già la definizione delle parti come fossero «in gioco» lascia comprendere l’approccio “sbarazzino” su un tema che, invece, stava indignando l’intera comunità sarda presa d’assalto da centinaia di strabordanti progetti di faccendieri e multinazionali piovuti in Sardegna da ogni dove. In quella prima notte di luglio si vide di tutto: un porto di granaglie trasformato in una “sopraffazione” degna del peggior “sobborgo eolico” per multinazionali e autotrasportatori venuti da molto lontano. I mezzi parlano “straniero”, tutti giunti sin dalle pendici estreme dell’Appennino, quello più a sud, con gli autisti infastiditi da questi “sardi” che non si piegano allo strapotere di chi vuole devastare l’Isola a colpi di pale eoliche. I viaggi eolici dell’estate passata hanno lasciato il segno: padri di famiglia denunciati, multati, sanzionati persino per aver lasciato “incustoditi” cesti di alimenti per trascorrere la notte in quel porto. Hanno controllato i documenti di tutti, mettendo in croce anche chi aveva scelto di esserci come testimonianza civile. Hanno sequestrato sdraio e ombrelloni, una sorta di “daspo” a protezione dei giganti del vento. La scena si è ripetuta la notte passata all’incrocio per la terra devastata di Villacidro: Anonymous, con il volto dei quattro mori compare d’improvviso in mezzo alla strada bloccando la marcia dei mezzi pesanti, lunghi quanto la corsa più veloce di Usain Bolt. Ovviamente hanno identificato tutti i “guerrieri” con la bandiera del Popolo Sardo sulle spalle, compresi i giornalisti in servizio all’ora delle rotative in marcia. Bisonti, nessun controllo AD Nuova Ford Puma® Hybrid. Vivi l’energia della città. E lascia il caos fuori. Ford AD Stile e comfort senza compromessi. Scopri le scarpe Velasca: eleganza per ogni passo Gli artigiani e le artigiane dei nostri laboratori hanno imparato il mestiere in famiglia e ne conoscono ogni segreto. Velasca Potevano controllare, per par condicio, anche i documenti di quei mezzi ciclopici. Verificare se fossero in regola, se avessero le autorizzazioni obbligatorie. Non lo hanno fatto, ovviamente. Se l’avessero fatto li avrebbero dovuti fermare e sequestrare per autorizzazioni “scandalosamente” scadute. L’Anas, più solerte a chiudere strade a favore dei signori del vento che rendere fruibili le strade “eterno-cantiere” dell’Isola, gli ha interdetto al traffico l’arteria da Samassi a Villacidro con un’ordinanza vergata alle otto di sera della previgilia di Natale, come se i dipendenti dell’Azienda di Stato fossero abituati a fare straordinario notturno. Per i signori del vento tutto è possibile. Compreso allegare all’ordinanza di chiusura del traffico dal 7 al 15 gennaio, dalle 23.29 alle 4 del mattino, pubblicata in un sito fuori dai radar di chiunque, i documenti di viaggio dei mezzi delle due società “prescelte” per questi trasbordi eolici. Peccato, però, che tutti i documenti dei mezzi allegati nell’atto autorizzativo fossero privi delle obbligatorie autorizzazioni multiple. Inesorabilmente tutte scadute. Vicende oscure Non le autorizzazioni di un’“apixedda”, ma quelle dei mezzi più invasivi mai circolati in Sardegna. Nessuno le ha controllate: scadenza il 12 dicembre 2024 per il primo mezzo, primo giugno 2024 per il secondo. Invocheranno chissà quale scusa, anche se gli atti pubblicati non ammettono repliche. Del resto, ai signori del vento, è tutto consentito, persino arrivare nell’Isola dopo pesantissimi processi con accuse penali da far accapponare la pelle. Vicende di mafia e ’ndrangheta di cui è vietato parlare. Sino alla prossima puntata, quella delle sentenze.





Le intercettazioni telefoniche distorcono il tono pesante dei messaggi in codice. Le trascrizioni in un attimo trasformano mugugni, mezze frasi, sussurri, ammiccamenti, pause e respiri profondi in prove indelebili, scolpite nelle bobine delle Procure antimafia. Nella terra delle ‘ndrine , nella profonda Calabria, le conversazioni “ hard ” tra capi cosca ed emissari si infrangono spesso in quella che il verbalizzante registra come «brevi cadute di segnale».
Frasi criptate
Il resto sono frasi criptate, tradotte in accuse e reati suffragati da riscontri oggettivi, versamenti urgenti, contratti strappati “volontariamente” al malcapitato per far spazio alle aziende “protette” dai vertici criminali. La vicenda è inquietante come poche. Tutto, in questa storia, ruota attorno agli affari del vento. Gli atti sono un’enciclopedia del crimine eolico, con centinaia di conversazioni, parole incomprensibili e intuite, trasposte in capi d’imputazione, dibattimenti e, infine, sentenze. L’inchiesta è colossale, come il nome con la quale i vertici dell’Antimafia l’affidano alla storia della criminalità organizzata più green dei tempi moderni: « Via col vento ».
Dalla Sila ai Nuraghi
Siamo, solo apparentemente, lontani dalla terra dei Nuraghi, nel cuore della Sila, l’infinito altopiano dell'Appennino calabro, tra anfratti criminali e storie da anonima sequestri. Promontori sventrati senza rispetto a colpi di pale eoliche, in un vortice di affari criminali e interessi miliardari, con una mappa del potere ripartito tra cosche e capi clan, una spartizione di “parchi” eolici con il bilancino dell’influenza della ‘ndrina di turno, con tanto di confini e numero di pale da issare nel cielo dello “Stivale” italiano. La storia che stiamo per raccontarvi è cronaca giudiziaria, segnata da sentenze di primo e secondo grado, in alcuni casi con il sigillo della Cassazione. Fatti cristallizzati, prove capaci di inchiodare anche il più scaltro dei malviventi del vento.
Punto di contatto
Nomi e aziende, rapporti e contratti, che riservano inquietanti punti di contatto con l’onda lunga dell’invasione eolica che si sta abbattendo sull’Isola di Sardegna. A segnare un capitolo inedito e sino ad oggi inesplorato è quel che ruota attorno al grande “circo” della realizzazione degli impianti eolici, a partire dai trasporti delle pale. Analogie che diventano cronaca quando i soggetti coinvolti sono gli stessi protagonisti di vicende giudiziarie pesantissime con accuse e condanne da far tremare le vene dei polsi. Abbiamo raccontato in questi mesi lo schieramento dello Stato in difesa di queste ciclopiche carovane di pale eoliche che hanno attraversato, e attraversano, in lungo e in largo mezza Sardegna.
Stato pro-carovana
Viaggi pianificati “sfasciando” ogni ostacolo che si frappone al passaggio dei giganti eolici, tutti mezzi su gomma venuti da molto lontano. Tir potenti in grado di distendersi per centinaia di metri, sino all’ultimo miglio, prima di issare quelle pale nel cielo che domina il Monte Linas di Villacidro.
Il dovere di informare
Non raccontare quel che abbiamo scoperto significherebbe omettere fatti di rilievo, eludendo il sacrosanto dovere di informare per “prevenire”. È tutto scritto negli atti giudiziari, fiscali e amministrativi di questa vicenda: la principale società incaricata di traghettare su gomma le gigantesche pale eoliche da Oristano a Villacidro è «La Molisana Trasporti».
Anagrafe fiscale
All’anagrafe fiscale è un’apparente modesta società a responsabilità limitata con appena diecimila e cinquecento euro versati. Il capannone, sede principale degli affari del vento, è mimetizzato in un sobborgo di Campobasso, nel comune di Guardaregia, Contrada Rio Lecine.
Specchio di pale
Lo specchio che si erge sull’intera facciata del quartier generale rifrange un parcheggio di pale eoliche riverse proprio nel piazzale lì davanti. Come sia stato possibile che “La Molisana” approdasse nella terra di Eleonora, partendo da un paese di 679 anime a sette/ottocento chilometri di distanza, oltre il Tirreno, è sino ad oggi mistero assoluto.
Catena giudiziaria
Quel che, invece, non può essere nascosto è quanto gli atti in nostro possesso attestano: una vera e propria “catena” giudiziaria fatta di “interdittive” antimafia, sequestri giudiziari, arresti, condanne e accuse pesantissime. L’uomo più esposto della società di Guardaregia è cifrato con tre lettere, R.D.P., Riccardo Di Palma nel registro dell’inchiesta “Via col vento”. È lui il “ deus ex machina ” della compagine, costretto a lasciare l’incarico di vertice della società in seguito alle vicende giudiziarie che lo hanno travolto.
Sequestri & antimafia
Nelle carte il primo pesantissimo colpo la società che sta movimentando le pale tra Santa Giusta e Santu Miali, in terra di Villacidro, lo incassa il quattro luglio del 2018: provvedimenti autorità giudiziaria. Ad agire è il Tribunale di Reggio Calabria - sezione dei Giudici per le Indagini Preliminari: « è disposto il sequestro preventivo della società con tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale (i beni mobili ed immobili, i crediti, gli articoli risultanti dall'inventario, i beni strumentali, la denominazione aziendale, l'avviamento), le quote sociali, i conti correnti, nonché tutte le autorizzazioni all'esercizio ». Un colpo che poteva essere letale, ma non lo sarà. Passano appena due anni ed è la volta del Tribunale di Catanzaro - seconda sezione penale: il nuovo decreto è del 14 settembre 2020.
Controllo giudiziario
Il contenuto del provvedimento giudiziario è un vero e proprio commissariamento: « è disposto il controllo giudiziario della società "La Molisana Trasporti s.r.l.", per il periodo di due anni, ex art. 34 bis, d.lgs. 159/2011 »,ovvero il Codice antimafia. Siamo a novembre 2022 ad agire è ancora il Tribunale di Catanzaro: «è disposto il controllo giudiziario della società "La Molisana Trasporti s.r.l.", per un ulteriore anno», sempre per il «controllo giudiziario delle attività economiche e delle aziende, se sussistono circostanze di fatto da cui si possa desumere il pericolo concreto di infiltrazioni mafiose idonee a condizionarne l'attività». Alla base di tutto c’è il rapporto tra cosche, quelle che si spartivano i trasporti eolici in terra di Calabria. E le intercettazioni tra i boss devono ancora svelare misteri pericolosi sugli affari del vento. Ora, però, “La Molisana” viaggia carica di pale eoliche sulle strade sarde, sempre scortata e protetta dallo Stato.

27.5.21

Questa è una storia che non andrebbe raccontata ma urlata. Perché grida giustizia.il caso delle sorelle Rosa e Savina Pilliu,

come dice l'autore del post riportato sotto Questa è una storia che non andrebbe raccontata ma urlata. Perché grida giustizia. Una giustizia non riconosciuta dallo stato e dalla cosiddetta antimafia dei professionisti .
Ma   ora  basta chiacchere   e lasciamo parlare   l'articolo ma  prima    un link per  chi volesse  approfondire   a  vicenda   https://www.nextquotidiano.it/pif-libro-sorelle-pilliu-mafia-beffa-stato/
Tutto ha inizio a Palermo, nel 1990, quando Pietro Lo Sicco, costruttore in odor di mafia, si mise in testa di costruire un palazzo di sette piani in via del Bersagliere. Ma, per farlo, aveva bisogno di buttare giù le casette di fronte. Con mezzi leciti o illeciti riuscì a ottenerle e ad abbatterle tutte. Tutte meno una, quella di Rosa e Savina Pilliu, due sorelle sarde trapiantate in Sicilia che decisero di non cedere a quell’atto di sopraffazione, nonostante fusti di calce recapitati in negozio, corone di fiori sotto casa e altre intimidazioni esplicite.
Di fronte alla tenacia delle sorelle Pilliu, Lo Sicco si inventò che quel terreno era già suo, grazie anche a una mazzetta fatta scivolare a un assessore, e cominciò a demolire tutte le casette per costruire il palazzo, che nel frattempo era già passato da sette a nove piani.Ma anche in questo caso Lo Sicco dovette fermarsi di fronte all’orgoglio incrollabile delle due sorelle, che avviarono allora una battaglia legale per fermare le ruspe. Una battaglia che durerà per 30 anni, durante i quali le sorelle hanno lottato e vinto in tutti i tribunali, ottenendo l’arretramento del palazzo ma anche, grazie al loro decisivo contributo, la condanna di Lo Sicco a 7 anni per associazione mafiosa e un risarcimento civile di 750mila euro.E qui arriva la beffa atroce perché non solo non hanno mai visto neanche un euro, né da Lo Sicco (nel frattempo espropriato di tutto) né dal fondo vittime di mafia, che sbatté loro le porte in faccia nonostante prove di ogni genere, ma - tenetevi forte - si sono viste anche recapitare dallo Stato una cartella esattoriale da quasi 23mila euro, pari al 3% di tasse su un risarcimento che non hanno mai ricevuto né, forse, riceveranno mai. Ecco cosa resta a queste due sorelle dalla schiena dritta per aver combattuto, nei fatti e nei tribunali, mafia e corruzione per 30 anni: una tassa da 23.000 euro. Loro che hanno vinto la loro battaglia decennale contro la mafia, ma hanno dovuto piegarsi a uno Stato ottuso e iniquo. Ed è qui che entra in gioco l’uomo nella foto


noto a tutti come Pif, anche lui palermitano. Che, insieme a Marco Lillo, ha scritto un libro dedicato a questa battaglia di coraggio e di civiltà, ma, come spesso gli capita, è andato oltre, provando a cambiare il finale di questa storia: l’intero ricavato del libro, “Io posso: due donne sole contro la mafia” sarà, infatti, interamente devoluto alle sorelle Pilliu. Non solo. L’ambizione è quella di ricostruire quelle palazzine distrutte e affidare gli appartamenti di Lo Sicco ad associazioni antimafia. Un atto di riparazione culturale. Un modo per celebrare due italiane di cui essere orgogliose. Un degno finale per una storia indegna.

11.5.14

anche con il sarcasmo e l'ironia si può raccontare la mafia . La mafia uccide solo d'estate NO SPOILER



Nel quotidiano la catastrofe, quando deflagra violenta e totale, non la puoi evitare: ma dalle macerie si può far uscire qualcosa, lavorando sull’onesta condivisione del dolore e la memoria.





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Un film bello e divertente , sagace , che riesce a dire ( farebbero bene a vederselo anche chi le conosce già ) cose note e stra note anche ai muri , parlando del futuro e con un finale pieno di speranza e carico di un messaggio .
Nonostante a tratti sia , per chi ha sentito e risentito parlare di tali avvenimenti , prevedibile a l limite dello scontato , in quanto << ( .. )  Pif ha colto una verità di per sé poco appariscente, e ce la mostra da dietro una maschera di apparente ingenuità e goffaggine, che fa ridere e commuovere, di quelle lacrime che arrivano da non si sa bene dove e rimangono anche dopo che le hai asciugate. Perché nel quotidiano la catastrofe non la puoi evitare, quando deflagra violenta e totale, decisa da altri e messa in moto da mani occulte: ma dalle macerie si può far uscire qualcosa, lavorando sull’onesta condivisione del dolore e la memoria. (....) da http://www.valigiablu.it/la-mafia-uccide-solo-destate-il-quasi-capolavoro-di-pif/ è un film da vedere e far vedere nelle scuole anche alle elementari .
Questa è vera antimafia non quella da salotto o da professionisti .Un modo nuovo di raccontare la mafia. Un film che dissacra i boss e restituisce l’umanità dei grandi eroi dell’antimafia. Un sorriso ironico e mai banale sugli anni terribili degli omicidi eccellenti.Un modo originale , quindi , nel trattare il tema mafie non retorico e stereotipato o classico ( il padrino , la piovra , bronx , cento passi ,-- a cui lo stesso pif vi ha partecipato come auto regista --- ecc ) . Un film che sulla scia de il dolce e l'amaro , va alle origini sociali ed affronta la zona grigia fatta di silenzio assenso , e sdramatizzazione del fenomeno mafioso , vedere il titolo del film che è anche un dialogo del film : << Ma la mafia ucciderà anche noi?  Tranquillo. Ora siamo d’inverno. La mafia uccide solo d’estate.[IL padre al piccolo Arturo, prima di andare a dormire] >>
Lo stile del film utilizza, per molti aspetti, il linguaggio tipico della trasmissione televisiva Il Testimone di MTV di cui Pif è autore e conduttore. Gli argomenti, anche quelli più scabrosi e delicati, vengono trattati con un doppio registro fatto di ironia e fredda presentazione dei fatti, in una originale alternanza tra momenti comici e pugni allo stomaco . Infatti da http://www.mymovies.it/film/2013/solodestate/

Costruito come un romanzo di formazione, La mafia uccide solo d'estate trova la sua rilevanza in quello che racconta e la sua forza in come lo racconta e come rappresenta la mafia senza indulgenze celebrative. Infilato il terreno minato dell'universo criminale, Pif contempla il fascino sinistro dell'eroe del male, incarnato nel film da Giulio Andreotti e allargato a una lunga serie di 'persone perbene'e istituzionali fino alla bassa macelleria criminale, scartando i sentimenti retorici e i cliché che veicolano l'idea dell'immutabilità della Mafia. Nato in una regione incline al fatalismo come la Sicilia, Pif fa qualcosa di più che dimostrare la parabola discendente di Cosa Nostra, scegliendo come protagonista un ragazzino che coltiva sogni, speranze e illusioni e che imparerà a sottrarsi alle regole del gioco sentendosi e volendosi 'diverso' rispetto alla cultura diffusa di cui la criminalità organizzata è espressione. I padrini forti e arcaici visti sempre nella loro sacralità di potenti e cattivi vengono 'rovesciati' in una storia drammaturgicamente valida e capace di scendere dentro le cose.
Cinema impegnato in prima linea, che arriva col sorriso fino in fondo, fino a sentire e a far sentire un dolore lancinante, La Mafia uccide solo d'estate capovolge il comico in tragico ricordandoci che ribellarsi è possibile. Il film porta a coscienza del protagonista e della sua città i mostri che stanno anche dentro chi li vorrebbe cacciare e che decide per questo di dichiarare guerra a una parte di sé. Lo sguardo attonito e incredulo di Arturo bambino sulle omertà e le brutalità del mondo degli adulti, che lo hanno sedotto (Giulio Andreotti), innescato (il giornalista esiliato di Claudio Gioè) e (ri)educato (i 'retroscena' del potere mafioso), si posa adesso consapevole sul figlio e sulle targhe di marmo.
Targhe che 'medicano' le ferite di Palermo, targhe fissate sui suoi muri e nella sua memoria, targhe su cui Arturo legge i nomi dei caduti per la Mafia. Legge il loro impegno, le loro imprese, rompendo l'ordine delle cose (nostre) e avviando il processo di eredità di chi ha saputo far esistere la cultura come possibilità della comunità.






http://www.lamafiauccidesolodestate.com
http://it.wikipedia.org/wiki/La_mafia_uccide_solo_d'estate
http://www.valigiablu.it/la-mafia-uccide-solo-destate-il-quasi-capolavoro-di-pif/

4.9.12

solidarietà al cronista Antonio Mazzeo non lasciamolo solo

dalla  pagina  facebook    degli amici  messinesi sanspapierband
premetto che non sono  siciliano  , ma  l'attacco ( trovate  sotto  i dettagli  )  subito  dal giornalista antonio mazzeo mi sembra  che sia  d'una mentalità  anni  30\50  quando si dice  che la mafia non esisteva  .  
Io  ho letto   vari articoli e sentito in vari interventi sul  web  del  sudetto giornalista   mi sembra  (  e il video sotto delll'amico  Renato Accorinti



  lo conferma  )    tutt'altro che  fazioso  e  di parte  . E  non è  una  novità   che quella  zona  ( ovviamente   tenendo  che   ci vivono persone  oneste   anche se poco  coraggiose  ) non è nuova  alla  presenza  mafiosa  leggetevi questa  contro inchiesta  di  www.terrelibere.it  sullIncidente ferroviario di Rometta Messinese (  i fatti sono  tratti da  Da Wikipedia, l'enciclopedia libera  alla   voce Incidente ferroviario di Rometta Messinese


L'incidente ferroviario di Rometta Messinese si verificò il 20 luglio 2002, alle 18:56

Dinamica dell'incidente 

Il treno Espresso Freccia della Laguna, proveniente da Palermo Centrale e diretto a Venezia Santa Lucia, è appena partito dalla Stazione di Milazzo. Nella stazione di Messina Centrale dovrà unirsi all'altra sezione di treno, proveniente da Siracusa, per poi proseguire verso Venezia Santa Lucia.
In prossimità del segnale di protezione della stazione di Rometta, improvvisamente il locomotore E656.032 esce dalle rotaie, compie un giro di 180° ed urta violentemente le strutture laterali del ponticello sul sottostante torrente. Il resto del convoglio si stacca dalla motrice e dopo alcuni istanti va a schiantarsi sul casello ferroviario, per fortuna impresenziato. L’edificio viene sventrato in due parti. Un giunto mancante è la causa del disastro.
Sette persone rimangono intrappolate e perdono la vita oltre ad uno dei due macchinisti della locomotiva elettrica E656.032 fermatasi in bilico su di un ponte. Diversi vagoni del convoglio che trasportava circa 190 persone cadono in una scarpata di alcuni metri. Il bilancio finale è di 8 morti e 58 feriti

Indagini 

La macchina era stata revisionata da poco tempo e viaggiava a circa 105 km/h a fronte di un limite di circa 120 ammessi dalla linea in quel tratto specifico. La linea è sotto accusa: la manutenzione del binario terminata da pochi giorni non ha evidenziato un armamento non proprio in ordine. Il collaudo del binario, avvenuto con esito favorevole, ha visto il ripristino della normale velocità.
Da qualche tempo il personale di guida aveva segnalato, sugli appositi moduli, alcuni sbandamenti anomali rispetto ai caratteristici movimenti della macchina in corsa. Quella tratta era sottoposta a lavori di raddoppio e solo da pochi mesi era stata aperta ufficialmente all'esercizio una nuova galleria a doppio binario, la Galleria Peloritana, sotto i Monti Peloritani.
Dal 2002 tutti i convogli semi-distrutti si trovano depositati nell'area della stazione.



per chi volesse saperne di più oltre il video Renato  e  lo foto  riassuntiva      sopra riportati qui trova una sintesi della vicenda e non solo :



A  Voi  ogni giudizio in merito 


19.8.12

Messina, la Vara: Renato Accorinti, "Così com'è perdiamo tutti"

 dopo quiesta  vicenda  



 ho fatto  una  sega mentale  elucubrazione  \  riflessione   perchè  in sicilia  ( in  questo  caso  )  ma  anche  in terra  d'andrangheta  e di camorra     si  sceglie  
  questo



e  non queste





 (....)   Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente! 

14.7.12

IL CAPITANO ULTIMO AND FALCOLANDIA 2012



    • 21 luglio
       alle ore 10.00
       fino a 23 luglio alle ore 0.00

  • via della tenuta della Mistica
  • Prima mostra/mercato di rapaci, festa e fiera dell'artigianato organizzata dall'associazione Volontari Capitano Ultimo onlus, il 21 e 22 luglio. Musica, stand, dimostrazione di volo libero dei rapaci. 

    Ingresso libero. www.volontaricapitanoultimo.it 






    "L'ambiente di tutti, per tutti. Senza distinzioni, senza ambiguità, con il coraggio di essere semplicemente esseri umani, finalmente esseri umani. Ambiente e umanità, ambiente e rispetto delle diversità, ambiente e legalità". ultimo

17.4.12

Giornata della memoria per le vittime della mafia a tempio pausania ( Olbia-tempio )

foto di Giovanni Antonio Puliga 


Venerdi scorso  si  è tenuto  a  Tempio la Giornata della memoria per le vittime della mafia . Essa  è  stata organizzata   dal   presidio di Libera "Rita Atria" di Tempio insieme all'associazione L'Almunìa  ( per    maggiori informazioni  su  d'essa  ecco   la loro  pagina di facebook  ) , presieduta da Antonio Masoni. E'  stato  un bellissimo momento  ( peccato che ho combinato casini  con la  digitale  e quindi  non ho  nessun filmato  e  foto  , ma  ne trovate  sotto  un testo    recitato  brillantemente                                                                                    
interpretato  dalla  bravissima  Maria antonietta  Pirrigheddu    foto  a  destra e  sempre  dalle   altre  foto   , che trovate  qui  in quest'album di facebook  .,   la bravissima Patrizia Pitzianti  ( foto  presa  dal suo profilo di facebook  )   ottime -- per  quel  che  ne  capisco di  danza    (  foto a  destra   tratta dal suo profilo di facebook  )    ottime  , per  quel che ne  capisco di danza sorridente confuso ,  le  sue  coreografie  danzanti   , e dell'ottimo    e promettetente     anche se  fa  solo cover   Mauro Savigni    di cui trovate  un video  di una sua  precedente  esibizione da me  girato   (  e qui  altri del suo canale di youtube  )  








Altri    attori  e   gruppi   \  Crew di  brack dance     cittadina ne  trovate  alcuni esempi cercando    su youtube   brack dance  tempio      )    di condivisione con musica , danza  , letture per costruire e diffondere la cultura della legalità,  della tolleranza   e del rispetto   .  Sul palco si sono alternati   artisti locali e giovani ragazzi  a cui è stata affidata la lettura di alcuni brani di un testo scritto da Don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera. "  Quando ci presentarono l'idea - dichiara Antonio Masoni all'unione  sarda    del 13\4\2012  - abbiamo immediatamente risposto a questa esigenza d'informazione che è di tutti. Intanto fa piacere il coinvolgimento delle  scuola e la partecipazione attiva nello spettacolo di giovanissimi, Il messaggio, che speriamo giunga, è quello che nessuno deve estraniarsi dai problemi che verranno trattati perché tutti dobbiamo esserne informati e legittimare il nostro No a mafie".  >> Grazie  al Patrocinio dell' l'amministrazione comunale e il Sasol   point  (  http://www.sardegnasolidale.it  ) n 20  ovvero al sezione  cittadina . 

ecco sotto  uno di testi recitati  da M.  Antonietta P  (  alias http://lunadivetro.it/  ) artista poliedrica  




«Caro papà,
ti scrivo dopo aver sentito quanto accaduto ieri a Roma: il suicidio della donna tunisina. Aveva 44 anni, un marito e un figlio, era da vent’anni in Italia, lavorava regolarmente in una cooperativa. Una decina di giorni fa era andata in questura per rinnovare il permesso di soggiorno, ha fatto la coda, dopo di che, arrivata allo sportello, l’hanno presa e portata nel campo. Il giorno seguente le hanno comunicato che l’indomani mattina sarebbe stata deportata in Tunisia. Quando, la mattina, sono entrati nella gabbia per rimpatriarla, l’hanno trovata impiccata, con il lenzuolo, nel bagno della cella. L’aveva detto e ridetto che lei in Tunisia non ci voleva andare, non ci poteva andare e non ci sarebbe andata, perché non aveva più niente e nessuno là. 
Ascoltare il grido di aiuto della sua amica è stato davvero straziante, sono cose che sappiamo, ‘accordo, ma sentire il dolore e la paura nella voce di questa donna, che supplica noi fuori di fare qualcosa, di non lasciare che vengano trattati come bestie, internati, torturati e deportati o uccisi in questi lager è stato qualcosa di agghiacciante. 
Come è agghiacciante il silenzio e l’indifferenza che hanno accompagnato la costruzione e ora accompagnano la gestione dei moderni campi di concentramento, e la promulgazione di leggi razziali (proprio mentre dilaga la vuota retorica da 25 aprile, antifascismo, Costituzione, liberazione…). Non so come si possa, dopo aver sentito urla come queste, cambiare canale o riprendere a lavorare o studiare, o abituarsi a conviverci… Io non ci riesco». 
Così, se non si danno risposte accettabili, si creano i ribelli!




con questo  è tutto

26.3.12

il giorno della civetta ,placido rizotto, peppino impastato , il dolce e l'amaro

Un mio amico  del web  ,  volendo approfondire la mafia al cinema  ed in tv  ,mi chiede alcuni titoli  di film  italiani  sulla mafia  . Ora , sbadato e con la testa fra le  nuvole  (  come di  mio solito  )  ho perso la  i suoi contatti   e quindi  , sperando  che mi ritrovi  , lancio  qui  il mio Message In A Bottle parafrasando la  famosa  canzone dei Police ora  in canna nel mio ipod  .                                                 I film  italiani  specifici  sulla mafia  , eccetto  le  fiction (  la  piovra celebre saga della serie italiana omonima prodotta tra il 1984 e il 2001  del commissario  cattani   alias  Michele  Placido  fino ala  4 e post  cattani  dalla  5  alla  10  .,  le  serie del capitano ultimo \  alias  del  Capitano    sergio di caprio    che catturo  toto riina   .,  Palermo Milano solo andata  seguito poi  da sequelMilano-Palermo: il ritorno. .,  il capo dei capi  .,  ) ed  i film  : Giovanni  falcone  di Giuseppe Ferrara e  Paolo Borsellino  di Gianluca maria Tavarelli.

 Ecco dunque  i  film in questione    




                                                         Il giorno della civetta

                                                                                                                                                                                                                                                                                            
Il film è stato girato a Partinico e a Palermo e prende spunto dall'omicidio del sindacalista comunista Accursio Miraglia, ucciso a Sciacca nel 1947 adattando il libro omonimo di Leonardo Sciascia.  è un film denuncia - drammatico del 1968 diretto da Damiano Damiani, ed interpretato da Franco Nero e Claudia Cardinale.Nel film risalta in maniera particolare l'atmosfera di omertà esistente nel paese e la corruzione diffusa in tutti gli ambienti: politico, giudiziario, ecclesiastico. Infatti quando uscì fu vietato ai minori di 18 anni: nella commissione di revisione (leggi: censura) c'era qualche amico degli amici o fu soltanto un eccesso di prudenza ?



                                           Placido  Rizzotto 
                   




un omaggio alla storia di un "uomo giusto" ucciso più di cinquant'anni fa e del quale non esiste (non è mai esistita) nemmeno la tomba, una lapide sulla quale portare i fiori e rinverdire la memoria.   Fino ad  oggi  , cioè  quando   9 marzo 2012 l'esame del DNA, comparato con quello estratto dal padre Carmelo Rizzotto, morto da tempo e riesumato per questo scopo, ha confermato che i resti trovati il 7 settembre 2009 presso le foibe di Rocca Busambra a Corleone appartengono a Placido. Ora  il 16 marzo 2012 il Consiglio dei Ministri ha deciso i Funerali di Stato per Placido Rizzotto. Cosi' almeno  sarà ricordato  da più gente  e non solo  dalla La cooperativa siciliana Libera Terra produce e commercializza due vini denominati Placido Rizzotto Bianco e Placido Rizzotto Rosso provenienti da vigne confiscate alla mafia.  Un ribelle, eliminato dalla mafia di Corleone: mandanti ed esecutori furono quasi subito catturati da un giovane capitano dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, per essere poco tempo dopo assolti "per insufficienza di prove". È Placido Rizzotto, il nome di quel martire dimenticato: ed è il titolo scelto da Pasquale Scimeca per il suo intenso, emozionante, aspro film che ricostruisce quella breve, esaltante e non inutile vicenda umana.In ..... se LA pellicola è stata al centro di polemiche per non aver fatto alcun riferimento alla militanza politica di Rizzotto nel Partito Socialista Italiano ed accusata di aver costruito l'immagine di un Rizzotto comunista. Emanuele Macaluso ed altri intellettuali d'area socialista hanno più volte ribadito la convinta adesione di Placido Rizzotto ai valori del socialismo democratico, testimoniata durante tutta la sua attività politica il film è stato ottimamente ricostruito . qui e qui maggiori news e contesto in cui visse ed agii' e condusse la sua lotta alla mafia 


                                     IL dolce  & L'amaro 







La storia di

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...