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8.2.22

Racalmuto, l'uomo che ha comprato la casa di Sciascia: "Non volevo diventasse un b&b"

 ci  sono anche  collezionisti  seri   e meno feticisti    come quelli   di cui  parlavo nel post  precedente   che   no sollo collezionano in  questo caso  ,  libri  ma  salvano  i luoghi  dal profitto  e speculazioni  . E'   il  caso 


Il collezionista da 90mila libri: “Così ho salvato Casa Sciascia”

IL “MECENATE” - Di Falco: ““L’ho comprata dopo aver visitato alcune case di scrittori, come quelle di Verga e Pirandello. Così non è diventata un altro b&b”


Una piccola casa su due piani, nel centro storico di Racalmuto, acquistata da un privato, ristrutturata e riconsegnata alla collettività. Poteva diventare un semplice b&b o una casa vacanze, in cui i clienti avrebbero potuto fregiarsi di aver dormito nell’abitazione degli zii di Leonardo Sciascia, dove lo scrittore

visse per quasi quarant’anni, dal 1922 al 1958. Invece è il simbolo virtuoso della gestione di un bene privato fruibile al pubblico. “Questa è stata una casa significativa per Sciascia che era quasi un figlio adottivo per le tre zie. Al piano terra c’era la sartoria dello zio, e lo scrittore dopo la scuola media interruppe gli studi per fare l’apprendista in bottega. Tra queste mura sono state scritte le prime opere: La Sicilia, il suo cuore; Favole della dittatura e Le parrocchie di Regalpetra .E sono nate le sue figlie: Anna Maria e Laura”. È il racconto di Pippo Di Falco, che ora per aver comprato la casa dello scrittore alcuni definiscono un ‘mecenate’. Lui in realtà preferisce dirsi solo “un appassionato di Sciascia, di letteratura e di Racalmuto”. ‘Un compagno d’altri tempi’, che ha avuto come docente universitario a Palermo il sociologo Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia 1988; e che per anni è stato consigliere ed assessore alla cultura di Racalmuto, occupandosi anche della Fondazione Leonardo Sciascia, voluta proprio dallo scrittore nella vecchia centrale elettrica di Recalmuto, in cui è custodita la
collezione dell’intellettuale. “L’HO COMPRATA


dopo aver visitato alcune case di scrittori, come quelle di Verga e Pirandello, per 50 mila euro nel 2019 da un parente, ho fatto uno sforzo finanziario con un piccolo mutuo – racconta Di Falco –. Ho atteso più di un anno e mezzo perché l’avrebbe dovuta acquistare il Comune che aveva il diritto di prelazione, ma neanche la Regione era interessata ad acquistarla. La prospettiva non era positiva, c’era il pericolo che potesse prenderla un privato e farne un’attività recettiva, con il rischio di perdere il mobili e gli oggetti dello scrittore. L’ho acquistata per salvarla e farne un luogo visitabile e aperto al pubblico”. 
L'acquirente  Pippo de  Falco 

Quando arriviamo a Racalmuto il tempo sembra si sia fermato. La provincia agrigentina negli anni si è spopolata per la forte emigrazione. Neanche i collegamenti funzionano bene. Bisogna attraversare un’autostrada fantasma, figlia dell’incapacità gestionale siciliana, e percorrere centinaia di chilometri di infiniti cantieri, deviazioni, doppi sensi di marcia, tunnel senza illuminazione e ponti sgangherati. A pochi metri da “Casa Sciascia”, c’è l’abitazione dove nacque lo scrittore, vicina al Santuario della Madonna del Monte. La famiglia decise di trasferirsi negli appartamenti delle zie, un anno dopo la nascita dello scrittore. Al suo interno, sembra essere cristallizzato tutto al momento in cui Sciascia e la famiglia decisero di andare via nel 1958. Anche il mobilio è quasi tutto originale.

La passione Di Falco però va oltre Sciascia, negli anni ha collezionato circa 90 mila volumi, 10 mila sulla Sicilia e 3 mila sulla mafia. 




 “A Casa Sciascia sono catalogate più di 1500 opere che riguardano lo scrittore: prime collezioni di libri, studi, riviste e articoli. In più si possono consultare oltre 5 mila testi di autori, filosofi, fotografi e artisti siciliani. Questo è un luogo di studio, in molti sono venuti qui per la loro tesi su Sciascia e sulle case degli scrittori”, spiega. In cantiere c’è l’idea di creare un database consultabile online. La casa è gestita da un’associazione senza scopo di lucro fondata da Di Falco, che oggi conta circa un centinaio di iscritti in tutta Italia.

“DA NOI L’ACCESSO

è gratuito, basta prendere appuntamento con i volontari. In questi anni abbiamo avuto alcune migliaia di ospiti, grazie anche agli eventi e le iniziative legate al Fondo per l’ambiente italiano (Fai)”, spiega Di

Falco.
Così la Casa dello scrittore torna a vivere nuovamente, diventando luogo di incontri, convegni, dibattiti e mostre per parlare di Sciascia e far conoscere gli autori siciliani. E tra le migliaia di visitatori che hanno calcato questo piccolo appartamento, c’è anche chi ha deciso di dare un contributo economico. “Ad Hamilton, in Canada, c’è una grossa comunità di racalmutesi, che dopo aver visitato Casa Sciascia ha donato 8 mila euro, che ci ha permesso di fare dei lavori di ristrutturazione dell’abitazione. Credo abbiano voluto aiutarci perché siamo non profit”.

8.11.21

Gli Indiana Jones, quelli veri: in Sicilia 73 ricerche archeologiche, così la storia antica verrà riscritta

 

Gli Indiana Jones, quelli veri: in Sicilia 73 ricerche archeologiche, così la storia antica verrà riscritta

Mentre Harrison Ford gira il quinto capitolo della saga di Indy l'Isola vive una stagione irripetibile: dal teatro ellenistico di Agrigento alla città greco-romana scoperta a Tusa, ecco i ritrovamenti che gli studiosi di tutto il mondo stanno portando alla luce



Da un angolo all'altro della Sicilia a chiunque può capitare di incontrare Indiana Jones. E in questa storia Harrison Ford non c'entra: mentre le troupe Disney girano fra Cefalù, Siracusa e il Trapanese il quinto capitolo della saga di Indy, infatti, l'Isola sta vivendo la più straordinaria stagione della sua archeologia, con 73 campagne di ricerca che stanno portando alla luce fra le altre scoperte un teatro ellenistico e un tempio greco ad Agrigento, una città greco-romana nel Messinese, necropoli preistoriche nell'Ennese e navi romane nel mare di fronte a Palermo. A esplorare il sottosuolo e i fondali di quest'avamposto dell'era classica nel cuore del Mediterraneo sono le università di tutto il mondo, che si affidano per gli scavi alle mani di studiosi giovani e vere e proprie leggende viventi dell'archeologia, capaci di raccontare in un soffio di fiato il primo incontro con una statua di 2.500 anni fa, il Giovinetto di Mozia ora tornato in Sicilia dopo essere stato esposto al British Museum e al Getty di Los Angeles.

Al cospetto della storia

Niente che Harrison Ford possa davvero raccontare. "Era un giorno come questo, in autunno - ricorda Francesca Spatafora, che al culmine della carriera è stata direttrice del museo Salinas di Palermo e ora si dedica alla divulgazione - stava per arrivare la stagione delle piogge e quindi ci accingevamo a chiudere la campagna di scavi. Un operaio stava sistemando e venne fuori la parte inferiore di un blocco di marmo lavorato. Ci rendemmo conto che era qualcosa di grosso: chiamammo il sovrintendente dell'epoca, Vincenzo Tusa, e ricominciammo a scavare. Era una statua alta un metro e ottanta, con la testa staccata dal corpo ma perfettamente coincidente". È questa, in fondo, la sfida degli archeologi: entrare in contatto con la storia dell'arte e farle prendere vita, ricalcando e innovando le pagine scritte da tanti studiosi del passato. Ernesto De Miro, Giuseppe Voza, Paola Pelagatti sono tra i fondatori della moderna archeologia e hanno lasciato in Sicilia decine di eredi: da Lorenzo Guzzardi, oggi impegnato in numerosi scavi nel parco di Lentini e Megara Hyblaea che dirige, a Flavia Zisa, docente e firma del lemma di Archeologia della Magna Grecia nell'enciclopedia Treccani, dal primo ricercatore del Cnr Massimo Cultraro a Rossella Giglio, che a Segesta è impegnata a riportare alla luce pezzi della città degli Elimi.

Trovati nel mare delle Egadi 25 rostri: "Riscriviamo l'epilogo della prima guerra punica"

Una stagione irripetibile

Le campagne in corso, del resto, sono un elenco senza fine. Ciascuna delle province siciliane ne ha almeno una: e se in siti patrimonio dell'Umanità come la Valle dei Templi di Agrigento si continuano a scoprire nuove testimonianze della grecità, a stupire è anche l'individuazione di nuovi insediamenti archeologici. E mentre a Calascibetta, nell'Ennese, si lavora su una necropoli preistorica, il nuovo sito più sorprendente è forse quello di Tusa, in provincia di Messina: le università di Palermo, Messina, Oxford e Amiens stanno riportando alla luce pezzo dopo pezzo una città fondata dai greci e poi conquistata dai romani, Halaesa Arconidea, scoprendovi teatri, basi di templi, un'acropoli e un sistema difensivo. "Invece di iniziative spot isolate una dall'altra - osserva l'assessore regionale ai Beni culturali, Alberto Samonà - si è voluto perseguire una direzione, quella di una politica culturale che guarda alle collaborazioni con le università e con gli istituti di ricerca per riportare alla luce le testimonianze del passato. Abbiamo voluto farlo in grande stile, attraverso ricerche un po' dappertutto, in terra e in mare. Il futuro della Sicilia passa dalla riscoperta del nostro passato".

Viaggio nella Sicilia delle scoperte archeologiche, l'assessore: "Così riscriviamo la storia"

Sulle spalle dei giganti

Un'intuizione che, del resto, è l'eredità di Sebastiano Tusa. L'assessore-archeologo morto il 10 marzo 2019 nella tragedia del Boeing 737 Max in Etiopia ha lasciato un'eredità politica e scientifica che si traduce soprattutto nelle ricerche in corso nel suo campo preferito, il mare: al largo di Isola delle Femmine, dove è stata scoperta una nave romana, ma soprattutto sul fondale delle Isole Egadi, dove la scoperta di un'enorme quantità di rostri sta permettendo di riscrivere l'epilogo della prima guerra punica. "Eravamo abituati a pensare che la Battaglia delle Egadi fosse stata combattuta a Cala Rossa, a Favignana - spiega Valeria Li Vigni, che oltre a essere la soprintendente del Mare è anche la vedova di Tusa - Attraverso lo studio delle fonti e attraverso la documentazione raccolta dai pescatori si ottenne invece la certezza che la presenza di innumerevoli ancore lasciate sul fondo a Cala Minnola, a Levanzo, fosse la testimonianza di un appostamento per colpire di sorpresa le truppe cartaginesi". Ne è venuto fuori un tesoro mozzafiato: fino a pochi anni fa i rostri di epoca punica rinvenuti in tutto il mondo si contavano sulle dita di una mano, da allora ne sono stati trovati 25 solo fra le Egadi e il resto del mare siciliano.

A scuola dai pionieri

Sebastiano Tusa e il padre Vincenzo, però, non sono gli unici pionieri dell'archeologia che hanno rivoluzionato il settore in Sicilia. Il decano è Giuseppe Voza, 94 anni, che parla ancora con l'entusiasmo dei primi giorni. Campano di nascita, ha scavato per sei decenni in Sicilia, facendo alcune tra le più belle scoperte dell'Isola: fu lui, nei primi anni Settanta, ad andare in una vecchia masseria nelle campagne intorno a Noto e riconoscere, in una stalla, i mosaici della villa del Tellaro o, più tardi, a far deviare l'allora costruenda autostrada Palermo-Messina per avere scorto in uno dei cantieri alcune tessere musive di quella che è oggi la domus romana di Patti Marina. La folgorazione avvenne un giorno del primo dopoguerra, quando la sua strada si incrociò con quella di Luigi Bernabò Brea, uno dei padri fondatori dell'archeologia moderna. "Ne rimasi affascinato - racconta - e allora gli dissi di alcune scoperte fittili simili a quelle da lui rinvenute a Lipari. Dopo qualche tempo mi telefonò e mi chiese di andare per tre mesi in Sicilia a lavorare con lui. Andai e quei mesi diventarono 60 anni". Tra le sue tante scoperte, quella che ricorda con più entusiasmo è la grande area sacra sotto piazza Duomo, a Siracusa. "Un lavoro meraviglioso - commenta - ricordo che in piazza c'era un oleandro, proprio davanti a palazzo Beneventano, e sotto le sue radici trovai un vaso con la raffigurazione di Artemide 'domatrice delle belve'. Era la prova che il tempio ionico sotto il municipio, poco distante, fosse dedicato a questa dea". L'elenco delle sue scoperte è infinito, però: impossibile, ad esempio, non citare le centinaia di statuette di Demetra nell'area del santuario scoperto a ridosso del santuario della Madonna delle Lacrime, a Siracusa. "Manufatti bellissimi - racconta - che raccontavano la vita di questo luogo. Scoperte che oggi continuano ad emozionare nel museo Paolo Orsi a cui ho lavorato per anni e che ho creato ispirandomi ai più grandi musei con i quali compete in meraviglia e ricchezza".

I ritrovamenti di Halaesa Arconidea, a Tusa 
Parlano i veri Indiana Jones

Quest'eredità, adesso, dev'essere portata avanti dai giovani ricercatori impegnati in Sicilia. Lo sa bene Daniele Malfitana, che dirige la Scuola di specializzazione in Archeologia dell'università di Catania: "La soddisfazione per chi pratica la ricerca sul campo o in laboratorio - osserva il docente siciliano, che dirige uno scavo a Portopalo di Capopassero per portare alla luce un sistema di tonnare e gli stabilimenti per la lavorazione del pesce in antichità - è proprio quella di vedere la soddisfazione dello studente quando si impadronisce di un metodo, sa applicarlo e riesce ad interpretare ciò che ha in mano o ciò che sta studiando. Insomma, quando si trasmette il mestiere". Già, condividere emozioni: come sta provando a fare Rosalba Panvini, ex soprintendente di Ragusa, Catania, Caltanissetta e Siracusa, oggi impegnata nelle ricerche al Bosco Littorio, a Gela. "Adesso - sorride - torno a scavare con i ragazzi nel luogo in cui ho fatto la più bella scoperta della mia carriera, l'emporio di Gela". Ne è passato di tempo dal 1981, quando fu chiamata proprio da De Miro per scavare nella necropoli di contrada Pezzino, ad Agrigento. "Avevo 25 anni ed ero appena diventata mamma - ricorda - un'emozione e una fatica indescrivibile. Se tornassi indietro rifarei tutto". Impossibile sottrarsi: "Non so perché ho scelto di fare l'archeologo ma l'ho sempre voluto - racconta Dario Palermo, a cui sono legati 40 anni di scavi a Prinias in Grecia e, in Sicilia, alcune grandi scoperte tra cui il sito di Monte Polizzello e di Sant'Angelo Muxaro - e il mio primo scavo, a Rocchicella, da universitario fu la conferma di un sogno che si realizzava". Con lui, a Rocchicella per volere di Luigi Bernabò Brea, c'era anche Massimo Frasca, già docente di Archeologia della Magna Grecia all'università di Catania, che ha dedicato molti decenni di scavi alla città greca di Leontinoi, dove adesso tornerà a scavare da docente in pensione. "Avevo 14 anni - racconta - quando mi regalarono un gioco in cui si vedevano le piramidi tridimensionali. Fu l'inizio di una passione mai finita. Abitavo a piazza Lanza, nel cuore di Catania, all'epoca con pochi palazzi e tanti prati dove giocare tra cui quello in cui c'era un ipogeo: qui sognavo battaglie e fantasticavo". Un sogno da fare a occhi aperti, per scoprire le meraviglie un tempo immaginate. E senza uno straccio di effetti speciali. Perché alla fine non ci sono i titoli di coda. Alla fine c'è il privilegio di avere riscritto la storia.

4.9.12

solidarietà al cronista Antonio Mazzeo non lasciamolo solo

dalla  pagina  facebook    degli amici  messinesi sanspapierband
premetto che non sono  siciliano  , ma  l'attacco ( trovate  sotto  i dettagli  )  subito  dal giornalista antonio mazzeo mi sembra  che sia  d'una mentalità  anni  30\50  quando si dice  che la mafia non esisteva  .  
Io  ho letto   vari articoli e sentito in vari interventi sul  web  del  sudetto giornalista   mi sembra  (  e il video sotto delll'amico  Renato Accorinti



  lo conferma  )    tutt'altro che  fazioso  e  di parte  . E  non è  una  novità   che quella  zona  ( ovviamente   tenendo  che   ci vivono persone  oneste   anche se poco  coraggiose  ) non è nuova  alla  presenza  mafiosa  leggetevi questa  contro inchiesta  di  www.terrelibere.it  sullIncidente ferroviario di Rometta Messinese (  i fatti sono  tratti da  Da Wikipedia, l'enciclopedia libera  alla   voce Incidente ferroviario di Rometta Messinese


L'incidente ferroviario di Rometta Messinese si verificò il 20 luglio 2002, alle 18:56

Dinamica dell'incidente 

Il treno Espresso Freccia della Laguna, proveniente da Palermo Centrale e diretto a Venezia Santa Lucia, è appena partito dalla Stazione di Milazzo. Nella stazione di Messina Centrale dovrà unirsi all'altra sezione di treno, proveniente da Siracusa, per poi proseguire verso Venezia Santa Lucia.
In prossimità del segnale di protezione della stazione di Rometta, improvvisamente il locomotore E656.032 esce dalle rotaie, compie un giro di 180° ed urta violentemente le strutture laterali del ponticello sul sottostante torrente. Il resto del convoglio si stacca dalla motrice e dopo alcuni istanti va a schiantarsi sul casello ferroviario, per fortuna impresenziato. L’edificio viene sventrato in due parti. Un giunto mancante è la causa del disastro.
Sette persone rimangono intrappolate e perdono la vita oltre ad uno dei due macchinisti della locomotiva elettrica E656.032 fermatasi in bilico su di un ponte. Diversi vagoni del convoglio che trasportava circa 190 persone cadono in una scarpata di alcuni metri. Il bilancio finale è di 8 morti e 58 feriti

Indagini 

La macchina era stata revisionata da poco tempo e viaggiava a circa 105 km/h a fronte di un limite di circa 120 ammessi dalla linea in quel tratto specifico. La linea è sotto accusa: la manutenzione del binario terminata da pochi giorni non ha evidenziato un armamento non proprio in ordine. Il collaudo del binario, avvenuto con esito favorevole, ha visto il ripristino della normale velocità.
Da qualche tempo il personale di guida aveva segnalato, sugli appositi moduli, alcuni sbandamenti anomali rispetto ai caratteristici movimenti della macchina in corsa. Quella tratta era sottoposta a lavori di raddoppio e solo da pochi mesi era stata aperta ufficialmente all'esercizio una nuova galleria a doppio binario, la Galleria Peloritana, sotto i Monti Peloritani.
Dal 2002 tutti i convogli semi-distrutti si trovano depositati nell'area della stazione.



per chi volesse saperne di più oltre il video Renato  e  lo foto  riassuntiva      sopra riportati qui trova una sintesi della vicenda e non solo :



A  Voi  ogni giudizio in merito 


15.3.09

Senza titolo 1366


Poco tempo fa vi ho parlato di Joseph, un bambino malato della sindrome di Leigh.


con questo video voglio farvelo conoscere, farvi vedere le difficoltà ke ha nello spostare tovaglietta e bavaglino, ha solamente 4 anni e se entro brevissimo tempo i suoi genitori non riescono a trovar 300.000 € quando avrà 5 anni Joseph morirà.


voglio parlarvi un attimo di azzurra: è affetta dalla stessa malattia di Jo, oggi ha 6 anni (a ottobre 7) i dottori avevano detto ke non li avrebbe mai compiuti e invece ha fatto dei passi da gigante, mattia (di milazzo (ME) affetto dalla sindrome di West, tetraparesi spastica e epilessia) il 20 aprile vola in florida, grazie a varie manifestazioni e donazioni di gente comune.


se questo video vi ha toccato vi invito di tutto cuore a fare visita al suo blog http://wwwjosephunangiolettodasalvare.blogspot.com (il link sembra errato ma non lo è) non c'è molto ma l'essenziale x sapere la storia e donare un piccolo contributo. Nel mio blog invece metto altri casi di bambini oltre quello ke succede, passo dopo passo, a Joseph.


oggi stesso joseph a studio aperto, nell'edizione delle 12:25. mettetelo sui 15min e 20 secondi, è breve ma kiarissimo

http://www.video.mediaset.it/mplayer.html?sito=studioaperto&data=2009/03/15&id=37225&from=studioaperto


anke un solo centesimo è importante. grazie! Lucy

5.3.09

Aiutiamo Joseph

ciao. è la 1a volta ke scrivo qui. Inauguro il mio spazio parlandovi di un bambino malato. prego tutti di far girare questo post. grazie x l'invito. nel mio blog ci son vari post ke parlano di altri bambini malati. Lucy


Un aiuto per il piccolo Joseph, affetto da sindrome di Leigh

Segnaliamo un caso grave e urgente che riguarda Joseph, un bimbo siciliano di quasi 4 anni, affetto da sindrome di Leigh, rara malattia neurometabolica caratterizzata da degenerazione del sistema nervoso.
Rosario Accetta, padre del bimbo, cerca urgentemente fondi per affrontare le spese delle terapie, presso una clinica della Florida specializzata in fattore genetico.
Per poter curare il bimbo (che al massimo entro il quinto anno di vita dovrà effettuare la ricostruzione della mielina) sono necessari circa 300 mila euro annui.
La documentazione sulla malattia del piccolo Joseph è a disposizione presso il Bambin Gesù di Roma. Il referente è il Dottor Enrico Bettini, del reparto Ford, che con la ricerca molecolare è arrivato a diagnosticare la malattia.

Per eventuali donazioni:
c/c bancario
BANCO DI SICILIA UNICREDIT GROUP
IBAN--IT 62 U 01020 82071 000300619055
intestato al Sig. Rosario Accetta, causale:Un aiuto per il piccolo joseph

c/ postale
POST PAY N° CARTA 4023 6004 5960 6283
Intestato al sig. Rosario Accetta

Informazioni di contatto di Rosario Accetta:


www.unangiolettodasalvare.it


mail: doryan2007@libero.it
Tel. ufficio: 090-9791318
Luogo: battifoglia 1/1 pal.C
Barcellona-Pozzo di Gotto (ME).

29.9.08

La Parentopoli Siciliana

La parentopoli siciliana



 PALERMO - E' anche peggio di quando Totò spartiva il bottino fra i suoi clienti. Duecento euro a chi allevava una capra "girgentana" (agrigentina) e 500 a chi accudiva in giardino un asino pantesco (di Pantelleria), un contributo "per la lotta mondiale contro l'inquinamento" a chi viaggiava in nave, 12 euro per ogni chilo di manna tirata giù dall'albero. L'ultimo assalto alla Regione è più sfacciato. Ci sono di mezzo i parenti.



Tanti. E' così che don Raffaele sta già oscurando la fama del suo predecessore sopraffatto da una velenosa guantiera di cannoli.



E' un arrembaggio. Più fratelli e cugini e più figli. E più nipoti e più compari. Non c'è più soltanto Palermo (dove Cuffaro ha il suo quartiere generale) ma c'è anche Catania (dove il boss dei boss è Lombardo) e - chissà come - in Sicilia ci saranno pure più soldi. Quelle che tecnicamente vengono definite le "risorse della nuova programmazione" sono in sostanza 6 miliardi e mezzo di euro che pioveranno sull'isola da qui alla primavera del 2013. Alla Regione si preparano a un altro grande banchetto.

Con un condottiero che pubblicamente promette rigore e regole ma poi fa sempre finta di niente.

A parole annuncia rivoluzioni nella spaventosa macchina burocratica e intanto lascia i soliti noti ai loro posti, giura di ridurre da 26 a 12 le società regionali e invece non taglia mai nulla, in nome della trasparenza sceglie come assessori due noti magistrati e poi però il suo governo scivola ancora nella vergogna dei familiari più intimi assunti per chiamata diretta. Alla muta muta - zitto zitto come si dice in Sicilia - Raffaele Lombardo è in corsa per battere tutti i record nella Sicilia delle abbuffate.



Nella Regione che per la sua Sanità spende 8,5 miliardi di euro (il 30% in più della Finlandia, ha fatto notare a luglio la Corte dei Conti) tutto è come prima e più sconcio di prima. A pochi mesi dalla sua incoronazione il nuovo governatore sembra stia diventando un altro Cuffaro più smoderato di Cuffaro. Lo scandalo è diventato scandalo con Giuliana, la figlia di Giovanni Ilarda, il giudice che don Raffaele ha messo all'assessorato al Personale. Ma la lista di quei cognomi eccellenti assunti in Regione è infinita. Quelli che hanno una parentela molto stretta e gli altri, cognati, nuore, ex autisti, ex deputati "trombati".



Si comincia con Piero Cammarata, primogenito di Diego, sindaco di Palermo, e si finisce con una Misuraca (parlamentare di Forza Italia) e uno Scoma (assessore di Lombardo), con un Davola (ex autista di Gianfranco Micciché) e con un Mineo (figlio di un deputato regionale). Quasi tutti sono negli staff degli assessori. Come Rosanna Schifani, sorella di Renato, presidente del Senato della Repubblica. Era già dipendente della Regione, assunta per concorso nel '91, poi è stata "chiamata" dall'assessore alla Famiglia Francesco Scoma. O come Viviana Buscaglia, cugina del ministro di Grazia e Giustizia Angelino Alfano. La signora, un'"esterna", è nello staff dell'assessore all'Agricoltura Giovanni La Via. L'elenco di chi si piazza lì dentro con un cognome che conta mese dopo mese è sempre lungo.



Ogni assessore può avere 25 collaboratori fra segreteria particolare e segreteria tecnica, un terzo di loro arriva da fuori l'amministrazione. Così fan tutti. Pagando ciascuno degli 8 prescelti come dirigente 41.807 euro lordi più un'indennità di 7.747 euro e un'altra di 23.500. Come minimo, i fortunati che entrano in uno staff, portano a casa 70 mila euro. Gli uffici di gabinetto si trasformano in vere e proprie segreterie politiche.



Come quella dell'assessore ai Beni Culturali Antonello Antinoro dell'Udc. Ha chiamato vicino a sé: Giovanni Antinoro (non parente) che era l'autista di Cuffaro; Domenico Di Carlo, segretario del braccio destro di Cuffaro, Saverio Romano; Vito Raso, amico di Cuffaro; Gianni Borrelli, ex candidato Udc amico di Cuffaro e dello stesso assessore Antinoro. Lo chiamano staff ma è una tribù.



Rispetto a tutti gli altri 21 mila dipendenti regionali quelli degli staff non firmano il cartellino, hanno un rapporto solo con il loro capo - l'assessore - e tanto per gradire per gli interni un'altra indennità annua dai 7 ai 15 mila euro.



E se nei "felicissimi" di Totò Cuffaro sembrava che non ci fossero limiti al limite, l'esordio come governatore di don Raffaele è stato segnato da nuovi aumenti per 72 onorevoli su 90. Il parlamento ha voluto altre tre commissioni, altri "gettoni", altri incarichi e gratifiche da aggiungere ai 19 mila euro lordi di stipendio per ogni parlamentare. Totale delle spese in più per le tre nuove commissioni: 200 mila euro. Nelle stesse settimane del bonus per gli onorevoli, tutti i dirigenti dei vari assessorati sono stati valutati e promossi. Il minimo in "pagella" era un punteggio di 70, tutti sono andati oltre il 90. Dai 3 ai 15 mila euro in più per ogni burocrate.



"Il mio governo è già impegnato a tagliare gli sprechi", aveva solennemente giurato don Raffaele nel giorno del suo insediamento.



Numeri e nomi raccontano come sono andate le cose. A giugno il governatore aveva proclamato che avrebbe finalmente messo mano alle 25 società collegate alla Regione, 3.546 precari poi stabilizzati e in pratica tutti amici di amici, un bel po' di altri parenti di eccellenti siciliani, tutti entrati senza concorso. A luglio e a settembre ha ripetuto il proclama. Le 25 società sono sempre lì, una dependance della Regione Sicilia che conta quasi gli stessi impiegati che ha la Regione Lombardia.



Sulla carta si occupano di tutto. Trasporti. Informatizzazione. Patrimonio artistico. Qualche mese fa una società ha pubblicato un avviso per comunicare l'assunzione da parte di un'altra società di 38 ingegneri. Il nome dell'altra società è stato tenuto segreto "per motivi di privacy". Poi si è scoperto che era la Sicilia e-innovazione, una struttura che gestisce almeno 300 milioni di fondi europei e statali. Ma Lombardo non prende decisioni. Parla, parla ma non si mette mai contro nessuno. Immobile come una statua, assiste alle scorrerie nel gorgo di Palermo.



( Repubblica .it)



Il Brunetta di Sicilia scivola sull'assunzione della figlia. Non vedevano l'ora, i sindacati, di vendicarsi dell'assessore-sceriffo che un giorno sì e l'altro pure addita i fannulloni all'interno della Regione. E hanno presentato un perfido conto a Giovanni Ilarda, l'ex magistrato che ha annunciato una cura dimagrante per un ente pachiderma (21 mila dipendenti) e che si picca di aver ridotto in cinque mesi l'assenteismo del 57 per cento. Cobas, Sadirs, Siad e Ugl - sigle che rappresentano il 65 per cento dei dipendenti - hanno fatto sapere attraverso centinaia di volantini che nelle dorate stanze della Regione è entrata da poco anche Giuliana Ilarda, 27 anni.



Proprio la figlia del "grande moralizzatore". Nominata dirigente, con contratto quinquennale, nell'ufficio di gabinetto di un collega di Ilarda senior, ovvero l'assessore ai Beni culturali Antonello Antinoro. Un incarico da 75 mila euro lordi annui, affidato per chiamata diretta. "Il governatore Lombardo ponga fine alla contraddizione fra la politica del rigore vantata davanti all'opinione pubblica e questi scandalosi privilegi della politica", dicono i sindacati autonomi.



Anche il Pd è sceso in campo con il vicesegretario regionale Tonino Russo: "Ma l'assessore non prova neanche un po' di imbarazzo?".



Una bufera che ha costretto la giovane, in serata, a dare le dimissioni dall'incarico. Ne ha dato notizia lo stesso assessore, confessando di aver commesso "una leggerezza" nel far assumere la figlia, "che pure può vantare una laurea con 110 e lode in discipline artistiche, parla due lingue ed è un'esperta di informatica". ( chi se ne frega )



Gesto "apprezzato" dal governatore Raffaele Lombardo: "Risposta chiara. Il governo non offre il fianco alle pressioni di chi sta provando a rallentare l'opera di risanamento avviata".



Ma il caso Ilarda squarcia il velo di una nuova parentopoli siciliana. I sindacati segnalano un'altra assunzione "eccellenti", fatta senza concorso: quella del figlio del sindaco di Palermo Diego Cammarata, entrato in una società partecipata dalla Regione. Ma l'elenco è lungo e riguarda soprattutto le nomine negli staff dei neo assessori: lo stesso Ilarda ha aperto le porte del proprio ufficio di gabinetto ad Antonella Scoma, sorella di Francesco (altro assessore di Lombardo). Il quale, a sua volta, ha fatto firmare un contratto da dirigente "esterna" a Danila Misuraca, sorella del deputato forzista Dore Misuraca.



( Repubblica.it)




Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...