in sottofondo Rino Gaetano - le Beatidudini
Qualche anno quasi un trentennio feci al prof di educazione musicale una domanda che cosa sarebbe un mondo senza musica e cosa è la musica ? la risposta fu ( almeno la consideravo banale e fatta per accontentare le miei ingenuità 😀 dell'allora adolescente ) un mondo triste . la musica è tutto quello che hai dentro . Ebbene cari amici\ amiche oggi ne ho avuto la risposta . da questa storia che trovate sotto . Alla faccia ed in culo a chi dice che gli autistici , gli handicappati ( uso tale termine perchè non mi piace il buonista diversamente abile e simili ) non posso creare opere arte .
Infatti
Infatti
Simona, “genio” del piano senza conoscere una nota.
E’ autistica. Per la musica ha talento naturale, suonando si relaziona agli altri Hanna Shybayeva e Politi hanno trascritto i suoi «brani» e registrato un cd
04 gennaio 2017
.
PAVIA.
Quando un pianoforte entra nel suo campo visivo, Simona Concaro sembra andare in stato di trance: si dirige verso lo strumento e inizia a suonare, senza curarsi d’altro. Ha 48 anni ed è autistica; nata a Milano, sempre vissuta in provincia di Pavia, ora è stabile a cascina Rossago nell’Oltrepo, una delle più importanti realtà italiane di lavoro per persone affette da autismo, e dal 2005 fa parte del progetto musicale dell’Orchestra invisibile. Non sa né leggere né scrivere le note, eppure, inspiegabilmente, è un genio della composizione. Il suo caso è stato pubblicato sulla rivista “Epidemiology and psychiatric sciences” della Cambridge university press, uno studio a cura di Pierluigi Politi, direttore dell’Unità operativa di psichiatria dell’azienda sociosanitaria territoriale di Pavia, Michele Garda, docente di musicologia della nostra università, Laura Fusar-Poli e Matteo Rocchetti, dottorandi pavesi in Neuroscienze.
«Con l’esempio concreto di Simona, nell’articolo abbiamo dimostrato il frequente misconoscimento dei valori e delle doti dei soggetti autistici – spiega Politi – che si fatica a vedere e si tende a lasciare nascosti. Il nostro scopo è stato, in fin dei conti, quello di analizzare oggettivamente la creatività di una persona e il suo progresso nelle interazioni sociali, ma anche di esortare a prestare attenzione ai suoi meriti, per aiutarla a rapportarsi meglio con il mondo esterno». Concaro non parla e non ha mai pronunciato una frase di senso compiuto. Si relaziona con la realtà e chi le sta attorno solamente attraverso la musica, che ama ascoltare e creare; zitta, gesticola poco, raramente cerca il contatto visivo e fugge il contatto fisico. Pure il suo ruolo nell’Orchestra invisibile risulta peculiare, in quanto si rifiuta di suonare assieme agli altri: quando mette mano al pianoforte, vuole il pubblico tutto per sé.
«Da più di undici anni si “alterna” alla musica di insieme – chiarisce ancora Politi – Lascia prima eseguire un brano all'Orchestra, poi inserisce la sua performance solistica. Dal punto di vista tecnico, senza dimenticare che è completamente autodidatta, al piano ha una manualità morbida, una diteggiatura equilibrata; suona con elasticità, guardando tra le mani, oltre la tastiera. Spesso accompagna le note con vocalizzi, fischi, mormorii e un costante movimento di capo e collo. Io e la pianista Hanna Shybayeva abbiamo cercato di trascrivere alcuni suoi spartiti immaginari, ascoltandola, e vi abbiamo trovato delle strutture complesse, come si possono scoprire solo in musicisti professionisti».
Dalle trascrizioni è nato nel 2014 un disco reinterpretato dalla Shybayeva “Playing with autism 1.0”, mentre nel 2015 la Concaro è stata direttamente registrata dal vivo in “Playing with autism 2.0”. È, insomma, soltanto al pianoforte che la donna acquisisce autostima e riesce a rinforzare la propria identità. D’altra parte, le persone con autismo possiedono di frequente una notevole predisposizione a forme non-verbali di comunicazione e, quindi, per loro, musica e ritmo divengono canali d’espressione fondamentali.
«In generale i benefici della musica sul sistema nervoso sono enormi – assicura Fusar-Poli – Per esempio, sono state provate differenze anatomiche nei cervelli dei musicisti; avrebbero un cervelletto più sviluppato, come alcune funzioni cognitive: il linguaggio, la memoria, l’attenzione e la coordinazione. Certo è che, nello specifico, la musica non fa diventare meno autistici. Per gli individui che hanno gravi difficoltà comunicative, però, può rappresentare un canale non-verbale alternativo molto efficace. Inoltre, se si pensa a esperienze come quella dell’Orchestra invisibile e al caso di Simona, bisogna ricordare che fare musica in gruppo aumenta sempre la coesione sociale. Per gli autistici, la musica può essere una modalità di rottura delle barriere che impediscono le relazioni interpersonali
e rappresenta una sorta di “valvola di sfogo” in cui incanalare ansie e frustrazioni. A volte, infine, è in grado di risvegliare il genio incompreso dell’autistico, che è nostro dovere non sottovalutare e cercare di far crescere, rendendolo utile all’intera società».
Gaia Curci