«Sulla vicenda delle foibe ormai è impossibile esprimere in Italia un giudizio legato alla verità storica e alla contestualizzazione degli eventi. Chiunque affermi il vero, e cioè che quello che è avvenuto non puo’ definirsi genocidio, nè pulizia etnica, e soprattutto che le vittime non erano nell’ordine nè delle centinaia di migliaia nè dei milioni come arrivano ad affermare settori di destra, viene tacciato di negazionismo. Sbaglia l’ANPI a dissociarsi da serie iniziative di storici che mirano a contrastare con il rigore della ricerca questo mare di propaganda» Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. «Sulle vicende del confine orientale è stata costruita una narrazione che ha stravolto la realtà, che non fa i conti con le responsabilità dell’Italia fascista, alimenta il mito del “buon italiano”, utile alla propaganda nazionalista anche per l’oggi. Una cosa sono episodi di giustizia sommaria e rappresaglie, per quanto brutali, pero assai comuni durante la guerra, e nella maggior parte in risposta ai crimini perpetrati dalla colonizzazione fascista. Altro è quello che la propaganda revisionista afferma oggi a reti unificate. La costruzione della memoria collettiva è demandata a sceneggiati privi di reale riscontro storico come quello che andrà in onda sulla Rai questa sera. Si parla di ricerca della “memoria condivisa” ma in realtà si nobilita la falsificazione. La sinistra che ha appoggiato questa tendenza, è corresponsabile tanto quanto la destra, anzi forse di più. Al contrario – conclude Rizzo – difendere la verità storica significa evitare che narrazioni tossiche influenzino il senso comune, costruendo il terreno per nuove campagne belliciste che si profilano all’orizzonte e che nulla hanno a che fare con l’interesse dei popoli, a partire da quello italiano».
l'accettazione passiva dell'Anpi tanto da rinnegare o ritenere poco opportuno farlo il 10 febbraio la contro celebrazione e di certa sinistra delle tesi ufficiali delle commemorazioni del dieci febbraio ovvero soltanto il cavallo di troia usato dai fascistoidi (o presunti tali) per fare propaganda anticomunista al fine di nascondere i loro crimini ed esaltare quelli dell' "avversario " e dove non ci riescono equiparare i fascisti con i comunisti.... vecchia storia.
<< i negazionisti >> come dice un commento al mio post su fb in cui riportavo ( la trovate anche qui sul blog ) la mia recensione sul film red land \ rosso d'istria << sono quelli che rifiutano la shoah, non quelli che fanno notare che si, qualcuno è stato infoibato, ma non è assolutamente paragonabile ne con i numeri ne con la modalità, con gli eccidi nazifascisti. Poi chiamami stupido quanti vuoi se non voglio piegare la realtà al revisionismo storico odierno. >>
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l'insistere da sinistra ed il caso del Partito della Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, La Talpa e l’Orologio, Gruppo teatrale l’Attrito d'Imperia che nella loro giustissima e condivisibilissima tesi , ma errata in un punto quella nel vedere fra gli infoibati solo ed esclusivamente fascisti o collaborazionisti e non ammettere o non parlare ed lasciare che a farlo ed uso e consumo loro sia una determinata parte politica di quelle che avvennero a guerra finita e di tutte le sofferenze come se non bastassero quelle subite durante la guerra e la sofferenza dell'esodo ed il : negarlo , sminuirlo , il separarlo dalle vicende prima successe per motivi ideologici è vomitevole oltre che molto pericoloso. La storia va affrontata per quello che è, se vogliamo che ci insegni qualche cosa! Infatti Nelle foibe ci sono anche comunisti, italiani che erano contrari al governo slavo, l'odio non ha limiti e porta a comportamenti aberranti come questi a cui , anche se c'è ufficialmente una risposta , ma mi sembra troppo banale e riduttiva cioè reazione alla politica fascista e nazista , risposta non c'è come dice la canzone cita come colonna sonora
Dopo i tali motivi ecco perchè è necessario ancora parlare del confine orientale e delle foibe . Evitiamo che dopo un cinquantennale silenzio quasi totale se ne parli e si ricordi in maniera distorta ed strumentalizzata
ecco che riporto , anche se non concordo con lui che definisce negazionisti coloro che tentano di smontare le esagerazioni numeriche e le leggende ed l'uso strumentale fatto dalla destra e purtroppo da molta sinistra , questa intervista ad uno dei massimi esperti sulle foibe e sul confine orientale
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TPI ha chiesto a Raoul Pupo, professore di Storia contemporanea all’Università di Trieste e uno dei massimi conoscitori dell’argomento, di fare luce su alcuni aspetti ancora poco chiari nell’immaginario collettivo.
Professore, quali furono le conseguenze del fenomeno foibe e esodo?
Questi eventi messi insieme hanno provocato la scomparsa quasi integrale della componente autoctona bilingue e cultura italiana nei suoi territori di insediamento storico a Zara, Fiume e Istria in generale.
Le foibe in realtà non hanno avuto un ampio effetto, le migliaia di morti hanno provocato gravi ferite della memoria ma non hanno inciso particolarmente sugli equilibri nazionali e di potere della regione. Quello che ha provocato la principale frattura storica dall’epoca della romanizzazione è l’esodo, in quanto ha significato la sparizione di una delle componenti storiche della regione.
Mio nonno, esule, mi parlava spesso di quei “comunisti titini” e mi diceva che ai tempi di Mussolini viveva meglio. Non era il solo esule a pensarla cosi. Dire che gli esuli erano fascisti è soltanto uno stereotipo?
Gli esuli istriani erano saldamente anticomunisti, avevano provato sulla loro pelle cos’era il socialismo reale ed erano scappati via, quindi erano tutto meno che comunisti. Non è vero che fossero tutti fascisti, la maggior parte di loro nel dopoguerra votava Democrazia cristiana, soltanto alcuni piccoli gruppi votavano per il movimento sociale.
Quella degli esuli era una realtà popolare conservatrice, e quando qualcuno diceva che ai tempi di Mussolini stava bene vuol dire allora stava meglio rispetto a quello che ha vissuto dopo. Avendo rischiato la vita e vissuto situazioni invivibili a casa loro, il paragone con il passato è tutto a vantaggio dello stesso. Durante il fascismo l’Istria era stata una terra di povertà, dagli anni Venti ci fu una crisi economica dalla quale iniziò ad uscire appena dalla fine degli anni Trenta. Subito prima della guerra ci fu in seguito alla politica autarchica un inizio di ripresa economica e si cominciavano a vedere orizzonti migliori rispetto a una miseria secolare. Poi è arrivata la guerra che per loro ha voluto dire la fine di tutto.
Naturalmente questo riguardò la componente italiana della popolazione. La comunità slovena e croata aveva giudizi diversi, in quanto minoranza oppressa dal regime. La politica del fascismo era volta a distruggere la loro identità e a trasformarli in italiani. Anche dal punto di vista economico e sociale stavano peggio rispetto a prima, sloveni e croati erano per lo più braccianti senza terra o coloni. Nell’ultimo periodo dell’amministrazione asburgica, grazie a un tessuto di cooperative, erano riusciti ad avere un miglioramento del loro stato sociale riuscendo a comprare della terra. Poi il fascismo da una parte distrusse tutto il tessuto redditizio cooperativo che li sosteneva, poiché connotato in senso nazionale, dall’altro impose una fiscalità più grave: il risultato è che molti di loro persero la terra.
Chi furono i colpevoli dei vari eccidi?
Fondamentalmente i quadri del movimento di liberazione jugoslavo, movimento contro i tedeschi occupatori ma anche contro gli italiani. Gli esponenti del movimento erano alle origini figli di esuli istriani sloveni e croati che durante il ventennio avevano dovuto abbandonare quella terra. Arrivati in Istria si collegano con i loro parenti, esponenti del tradizionale nazionalismo croato, e su questa base creano prima il partito comunista croato poi il movimento di liberazione. Sono dei quadri che hanno un forte antagonismo sia sociale che nazionale nei confronti dell’italiano, che viene percepito come fascista, quindi poi quando hanno il potere si lasciano andare ad angherie di tutti i tipi.La violenza delle foibe scavò un solco di terrore fra la popolazione italiana. Le intimidazioni, bastonature, arresti e sparizioni del dopoguerra rafforzarono il clima di paura. Le ragioni dell’esodo sono però molto più complesse. In sintesi, il collasso della società italiana, dovuto alla duplice rivoluzione, nazionale e sociale, attuata dalle autorità jugoslave. Ciò creò una situazione di invivibilità generalizzata. Di conseguenza, quando – con ritmi diversi nei diversi contesti – le comunità italiane si resero conto che la dominazione jugoslava era divenuta definitiva, scattò il meccanismo dell’esodo.
Perché fu istituito il giorno del ricordo?
Venne istituito per cercare di sanare la ferita aperta nella coscienza degli esuli e dei parenti delle vittime delle foibe. Nonostante la loro integrazione perfettamente riuscita nel tessuto sociale italiano avevano dovuto silenziare le loro origini per ragioni non solo politiche ma antropologiche. Si erano inseriti nell’Italia del boom economico, l’Italia che voleva lasciarsi alle spalle tutto quello che voleva dire guerra, sconfitta, miseria. Non c’era posto per rivangare queste storie terribili.
Gli esuli rimasero zitti, molto spesso non avevano trasmesso queste storie nemmeno ai figli, le loro vicende erano conosciute all’interno dei circuiti speciali dei profughi ma quasi per nulla all’interno della comunità nazionale. Ne continuavano a parlare ossessivamente tra di loro, ma all’esterno era una storia che non interessava a nessuno.
Dopo la fine della guerra fredda c’è dappertutto in Europa una riscoperta di storie che prima erano state messe da parte, fra queste c’è anche la storia del confine orientale. Attraverso un complesso iter parlamentare arriva questa proposta per l’istituzione della giornata del ricordo che viene approvata in parlamento con una maggioranza larghissima, alla camera con pochissimi voti contrari e al senato addirittura senza opposizione.
Non trova che il Giorno del ricordo venga usato per esaltare la patria o l’italianità di certe zone più che per ricordare il dramma di queste persone?
Il Giorno del ricordo viene usato in tanti modi e può venire usato in senso puramente strumentale: è stato usato e continuerà a venire usato da parte di componenti politiche di estrema destra. Già dagli anni Novanta era partita una campagna dall’allora partito di Alleanza Nazionale per l’istituzione di vie e piazze ai “martiri delle foibe”. Era un’operazione politica di matrice neofascista.
Ma il Giorno del ricordo si presta sia per riconciliare la memoria degli esuli e delle vittime delle foibe sia per riscoprire tutta la storia del confine orientale, che è una storia abbastanza complessa, perché oltre le foibe e l’esodo c’è anche tutto quello che è successo prima. Va sempre tenuta presente una cosa: il giorno del ricordo cade il 10 febbraio del 1947, che è la data della firma del trattato di pace che segna la perdita della Venezia Giulia per l’Italia. Quel trattato di pace riguarda la guerra iniziata dall’Italia col fascismo, che è entrata in guerra per sua scelta a fianco della Germania, quindi ha invaso e distrutto la Jugoslavia annettendola parzialmente. L’inizio della catastrofe, quindi, è l’attacco dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale con la responsabilità del fascismo.