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12.1.23

Biagio Conte non ha predicato il Vangelo: lo ha vissuto, lo ha incarnato di Luigi Ciotti presidente Libera e Gruppo Abele

 



Biagio non ha predicato il Vangelo: lo ha vissuto, lo ha incarnato. Con i fatti e non solo con i discorsi, ci ha insegnato che la Parola evangelica è scomoda, a volte urticante, perché ci parla di un Dio da accogliere, prima che da cercare. Un Dio che si manifesta nelle persone fragili, povere, ferite nell’anima e anche nel corpo. Persone che, prima che “aiuti”, cercano fratelli capaci di mettersi nei loro panni. Questa è la responsabilità che ci lascia Biagio: di diventare più umani, più accoglienti.

Luigi Ciotti presidente Libera e Gruppo Abele

È morto Biagio Conte, il missionario laico amato da tutti: aveva 59 anni

 

È morto Biagio Conte, il missionario laico amato da tutti: aveva 59 anni

Una vita spesa per gli ultimi quella di Biagio Conte, che ha creato a Palermo e in provincia nove comunità.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Gennaio 2023 - 14:31
È morto Biagio Conte

È morto Biagio Conte, il missionario laico amato da tutti: aveva 59 anni (foto ANSA)

E’ morto questa mattina, 12 gennaio, a Palermo Biagio Conte, 59 anni, missionario laico protagonista di numerose battaglie in difesa dei poveri e degli indigenti a Palermo dove nel 1993 aveva fondato la Missione Speranza e Carità. Da tempo era gravemente malato; attorno a lui si sono stretti fino all’ultimo i volontari e gli ospiti della comunità che aveva fondato. Nella missione si sta recando anche il vescovo di Palermo Corrado Lorefice.

Chi era Biagio Conte

Una vita spesa per gli ultimi quella di Biagio Conte, che ha creato a Palermo e in provincia nove comunità. Figlio di imprenditori edili, a tre anni viene portato in Svizzera in un collegio di suore, ritornando a Palermo a 9 anni per poi essere inserito nel collegio di San Martino delle Scale per quattro anni. A 16 anni abbandona la scuola e inizia precocemente a lavorare nell’impresa edile della sua famiglia, ma a causa di una profonda crisi spirituale decide di allontanarsi dalla famiglia nel 1983, andando a vivere a Firenze.

La scelta di vivere come eremita

Nel maggio 1990 la scelta di vivere come eremita, ritirandosi nelle montagne dell’entroterra siciliano e successivamente facendo un viaggio interamente a piedi verso la città di Assisi. Il viaggio è stato reso noto alle cronache per gli appelli della famiglia d’origine alla trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”, dove Biagio risponde in diretta informando del suo cammino verso Assisi. Torna quindi a Palermo per salutare i familiari, con l’intenzione di trasferirsi in Africa come missionario, ma lo stato di miseria in cui ritrova la sua città lo porta a cambiare idea.
In un primo momento è attivo nel portare conforto ai senzatetto della Stazione di Palermo Centrale, per i quali si batte attraverso diverse proteste ed un digiuno, grazie al quale ottiene l’utilizzo di alcuni locali in via Archirafi, all’interno dei quali fonda nel 1993 la “Missione di Speranza e Carità”, che oggi accoglie più di un centinaio di persone. Il 16 gennaio 2014 Biagio Conte, da anni costretto su una sedia a rotelle a causa di vertebre schiacciate a seguito delle spossanti fatiche cui si è sottoposto nella Missione, riprende a camminare dopo un’immersione nelle acque di Lourdes.

Gli scioperi della fame, le proteste contro le istituzioni

Nel 2018, dopo la morte di alcuni senzatetto nelle strade di Palermo, in segno di protesta contro la povertà decide di dormire in strada, sotto i portici del Palazzo delle Poste centrali, iniziando uno sciopero della fame durato dieci giorni; in seguito la Regione ha finanziato l’ampliamento della struttura di via Decollati. E anche in questi ultimi giorni, pur gravemente malato, Frà Biagio era tornato a lanciare appelli alle istituzioni per aiutare la missione che aveva fondato nel pagamento delle bollette e delle spese necessarie per garantire l’assistenza agli indigenti. Sulla figura del missionario laico è stato girato anche un film intitolato “Biagio”, dal regista palermitano Pasquale Scimeca. 

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Dietro la porta della sua stanza, nella missione di via Decollati, si coltiva la speranza di un miracolo. Arrivano da tutta la Sicilia per poggiare lo sguardo su di lui soltanto per una manciata di secondi. Una preghiera, il segno della croce e

tante lacrime. Biagio Conte lo sa. Anche se da giorni non parla quasi più e vuole soltanto silenzio attorno a sé. Disteso nel suo letto, dentro il solito saio verde, non smette di combattere contro il cancro. Le cure mediche per contrastare la malattia, però, sono cessate.
Ieri gli è arrivato il canto dell'Alleluia della messa che don Pino, da sempre al fianco di Conte, ha deciso di celebrare proprio accanto alla sua stanza, poco distante dalla croce di legno che si staglia sulle catapecchie del quartiere e dalla statua della Madonna in mezzo agli alberi di ulivo a cui Conte è da sempre devoto. "Qui siamo abituati ai miracoli. A quelli di tutti i giorni, come riuscire a dare da mangiare a pranzo e a cena a 600 persone con l'aiuto della provvidenza, ma anche a cose più straordinarie", dicono i volontari della Missione di Speranza e Carità, fondata dal missionario laico che nel 1990 ha lasciato tutto per dedicare la sua vita agli ultimi. Dieci sedi in tutta la Sicilia, quattro soltanto a Palermo che accolgono seicento indigenti. Fra i miracoli quello che ha riportato in piedi lo stesso Conte nel 2014: dopo un bagno nella piscina di Lourdes abbandonò la sedia a rotelle su cui era costretto da anni.
Dietro la "cella" del missionario trasformata in astanteria, si è ritrovata una famiglia di Raddusa, in provincia di Catania. Oltre trent'anni fa, il ventiseienne Conte, si rifugiò da loro con un'altra identità vivendo per un anno da pastore. La sua scomparsa fini al centro di più puntate della trasmissione televisiva 'Chi l'ha visto?'. "Ci impedì di rivelare che era a Raddusa - ricorda Francesco Leonardi, figlio del pastore che accolse il missionario - . Si faceva chiamare Francesco. Ricordo che prendemmo mio padre per pazzo visto che aveva accolto uno sconosciuto, invece papà aveva capito tutto. Biagio è un angelo intorno a noi". Tanti gli aneddoti su Conte che non fu sbranato dal branco di cani a guardia del bestiame, che si rivolgeva alle pecore perché non rovinassero il raccolto del grano. Che a un certo punto lasciò Raddusa per raggiungere Assisi a piedi e conoscere così i luoghi di San Francesco che da allora ha ispirato la sua missione. Il primo dei tanti viaggi in lungo e in largo in Sicilia, in Italia e all'Estero per portare in giro un messaggio di pace con la croce sempre sulle spalle. Viaggi alternati ai lunghi periodi di digiuno davanti alle poste centrali, alla cattedrale, alla casa del beato Pino Puglisi a Brancaccio per dare voce alle battaglie contro il respingimento dei migranti e per l'accoglienza dei poveri.
L'ultimo esilio in una caverna delle montagne di Palermo è durato nove mesi fino alla scorsa primavera. Poi a giugno la scoperta di avere un cancro al colon. "Quando abbiamo saputo che stava male ci siamo precipitati. Ha dedicato la sua vita a chi non ha nulla, non chiedendo mai nulla per sé. Un esempio per tutti", dicono Francesco e la sorella Enza che ieri hanno partecipato alla messa. C'era anche Michelangelo, ribattezzato da tutti "l'uomo della carne". "Ventotto anni fa ho chiesto a Biagio cosa potessi fare per la missione - racconta - . Rispose che non aveva mai della carne da dare agli ospiti. Pochi giorni dopo mi donarono una mucca. Da allora per la missione ne abbiamo macellate 34. La provvidenza continua a riempire camion di provviste per i poveri di Biagio".
Fino al giorno di Natale Conte si è occupato personalmente della missione: l'accoglienza di nuovi poveri, la sistemazione nelle stanze, i libri scolastici per i bambini che ancora non li avevano, le scarpe per gli operai. La sera del 31 dicembre la missione si è riunita attorno a lui per tutta la notte per l'adorazione eucaristica. Un tavolo come fosse un altare è stato sistemato proprio accanto al letto di Conte. L'indomani, primo dell'anno, giorno dedicato alla Madonna, con una sedia a sdraio il missionario laico è stato trasferito in chiesa per la messa. "Vi voglio bene", ha detto alla comunità in quell'occasione. Durante la messa, ieri, si pregava per lui fra i canti e le letture del giorno. "Preghiamo perché guarisca", dice una ragazza. Per don Pino è tempo di "mettersi nelle mani di Dio". La missione continua a pregare.

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