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29.11.23

Cose da fare dopo il 25 novembre riflessione generale sulla manifestazione di sabato scorso, e una proposta di piano di azione maschile


per evitare che le manifestazioni del 25 novembre siano dolo un fuoco di paglia èra d'agir e . ecco cosa suggerisce giulia@giuliablasi.it.






[...]


Le manifestazioni del 25 novembre non sono l’inizio di qualcosa di nuovo. Bisogna pensarle più come l’ultimo episodio con finale trionfante della nuova stagione di una serie che va avanti da decenni: il cast si è rinnovato, molte facce non ci sono più e ne sono subentrate altre, ma la storia è sempre la stessa, sempre quella dei movimenti femministi che ogni tanto danno uno strappo, tirano la storia da un’altra parte. È successo nel 2017, con i movimenti antimolestie. Sta succedendo ora, dopo che per anni le donne e i collettivi transfemministi hanno lavorato senza ricevere grande attenzione o credito da parte della popolazione generale, ma esattamente come i movimenti antimolestie 2 devono vedersela con l’ostilità dei media nazionali, della stampa conservatrice filogovernativa e megafono dell’estrema destra, e con le reti televisive ormai quasi del tutto in mano ai partiti di maggioranza.
Lo dicevo la settimana scorsa: il rischio è che questa fiammata non sia un incendio indomabile ma piuttosto un fuoco di carta, vivido e rapidissimo, e che subito si spegne. Giulia Cecchettin non è stata l’ultima donna a morire per mano di un uomo con cui era in relazione: ce ne sono state altre, ma non ne abbiamo parlato, perché la loro morte non ci sembrava simbolica. Non era la morte di una ragazza giovane e innocente, con tutta la vita davanti e così generosa ed empatica da non voler ferire l’ex fidanzato, che ha risposto alla sua empatia con le coltellate. Non c’erano sorelle femministe con lo sguardo fermo, capaci di stare davanti a una telecamera e sorprendere un paese con una dichiarazione politica. Il dolore collettivo per la morte di Giulia Cecchettin svanirà presto, se non lo trasformiamo in carburante.
I movimenti femministi lavorano già da molto tempo per emancipare le donne e le soggettività LGBTQ+. Quello che manca è un movimento degli uomini eterosessuali e cisgender, gli unici a non avere ancora affrontato il percorso collettivo di analisi e decostruzione della loro identità all’interno del patriarcato. Tutte le altre soggettività sono state costrette a farlo, perché ne andava e ne va tuttora della loro vita, libertà e autodeterminazione. Gli uomini eterocis no. E a giudicare da quello che ho visto sabato, direi che la volontà c’è: manca un piano per farlo. E allora:
Indicazioni generali per un piano d’azione maschile sulla questione di genere


Un po’ di cose le ho dette in questo articolo di Ludovica Lugli per Il Post.



In sintesi: meno proclami, più fatica.

Più in lungo:

Identificate i vostri pensatori e avviate delle conversazioni serie. C’è ovviamente Lorenzo Gasparrini, i cui libri sono già dei capisaldi sul tema, ma non è l’unico. C’è Mica Macho. C’è Pietro Izzo, con la sua newsletter intitolata Patrilineare. C’è pure, anche se lui non ci crede troppo,Lorenzo Fantoni, che in
Heavy Meta e in un po’ tutto quello che scrive guarda alla questione di genere dal punto di vista dell’ambiente del gaming e della cultura nerd, e spesso ne scrive. C’è Valerio Moggia, che in Pallonate in Faccia scrive di calcio ma anche, spessissimo, del problema che il calcio ha con le donne e la violenza contro le donne. C’è, da tantissimo tempo, il Cerchio degli uomini. E sono solo i primi sei che mi vengono in mente. Sono sicura che ce ne sono altri. Confrontatevi, citatevi a vicenda, costruite pensiero sul pensiero. La dialettica culturale si fa così. Si può cominciare, per esempio, da questo
Linguetta fresco fresco di Andrea M. Alesci, che avevo deciso di linkare qui prima di vedere che mi citava, giuro.
Trovate degli spazi. Possono essere spazi virtuali, chat, gruppi Whatsapp o Telegram, ma anche - e sarebbe bellissimo - spazi fisici, in cui discutere e confrontarsi ma anche provare a fare spogliatoio in un modo che non passi per il bisogno di dominanza sulle donne. L’attivismo richiede collettività, e in questo, come nella strutturazione ideologica, gli uomini eterocis hanno perso terreno rispetto ai gruppi incel o redpill, che si rafforzano a vicenda nella loro violenza anche costruendo spazi di vicinanza.
Datevi un obiettivo pratico. “Distruggere il patriarcato” è bello ma enorme, e ci vorrà un sacco di tempo: la distruzione del patriarcato sarà possibile solo quando un numero sufficiente di uomini rifiuterà di accettarne i dividendi, e fare massa critica è un lavoro lunghissimo e complesso. Gli obiettivi di lungo periodo sono scoraggianti, perché la gente dopo un po’ vede solo i fallimenti e non i piccoli successi. Ci sono cose molto più vicine e fattibili, che richiedono una partecipazione maschile massiccia perché appunto, riguardano gli uomini, ma che non necessitano di una grande strutturazione politica a livello individuale. Il primo che mi viene in mente è il congedo di paternità obbligatorio, paritario e retribuito, ma ce ne possono essere altri, solo in apparenza frivoli: perché non ci sono uomini nella ginnastica ritmica? E perché nel nuoto artistico gli uomini possono competere solo come singoli o in doppio con una donna? Non dico che debba cambiare per forza, dico che la disparità esiste, ed è interamente culturale. Identificate i vostri obiettivi e strutturate la lotta. All’inizio sarete pochi. Non perdetevi d’animo, il consenso si costruisce con la costanza.
Non cercate per forza il vantaggio individuale. Certo, il vantaggio esiste, avoja (Lorenzo Gasparrini ne ha parlato più volte, non starò qui a fare l’elenco delle cose che funzionerebbero meglio). Affrontare la questione di genere dal punto di vista maschile è prima di tutto giusto, e quello che è giusto non può essere legato all’opportunismo. Qualche giorno fa, a San Marino - posto che meriterebbe una newsletter a parte - Mauro Masini, che lavora con gli uomini maltrattanti, mi diceva che spesso gli uomini si avvicinano ai gruppi di autocoscienza perché hanno un problema familiare o relazionale. Risolto quello, se ne vanno. Quello che manca al maschile è un’idea di azione collettiva, fatta per tutti e non solo per sé, che è la cosa che distingue i femminismi dall’essere femmine, e il progresso comune dal trionfo della singola Eletta, per citare Michela Murgia3.
Sì, è faticoso. Certo che è faticoso, santa pazienza, chiedete a qualsiasi femminista quanta fatica ci vuole per fare un percorso insieme e contemporaneamente lavorare su di sé. La domanda è: volete davvero che le cose cambino? Se sì, dovete fare la vostra parte. Se no, amici come prima, ma voi un po’ più amici di Pillon di quanto non lo siamo noi. [...] 

1La metto così perché voglio vedere chi va su Google Maps a fare i conti, e anche perché la toponomastica romana è bellissima.
2 Che comunque sempre noi eravamo, eh.
3
Che ne parla in Stai zitta!

9.2.20

niente è come sembra . La vicenda del Cliente rifiuta parrucchiera ghanese e del Sindaco leghista va a lavarsi i capelli


dal corriere della sera 7 febbraio 2020 (modifica il 7 febbraio 2020 | 10:31)

Ferrara, il sindaco si fa fare la piega dalla parrucchiera discriminata Messaggio anti-razzista di Fabbri. La donna era stata offesa da una cliente  


di Mauro Giordano



«Ho pensato che venire a trovare Sandra sia molto più efficace di qualunque comunicato. No al razzismo». Il sindaco leghista di Ferrara, Alan Fabbri, porta la sua solidarietà alla parrucchiera del salone Jean Louis David dell’IperCoop il Castello, dove nei giorni scorsi era avvenuto un episodio di razzismo: una cliente si era rifiutata di farsi lavare e tagliare i capelli dalla dipendente del negozio a causa del colore della sua pelle. Sandra è infatti una ragazza di colore.




Impegno e ironia

Una vicenda finita anche sulle pagine di siti e quotidiani nazionale, che ha accesso anche le polemiche politiche su Ferrara e la sua guida amministrativa leghista. Ma Fabbri ha subito voluto gettare acqua sul fuoco presentandosi nel locale e facendosi fare uno shampoo: il primo cittadino è famoso anche per la sua capigliatura e il suo codino. «Care amiche ed amici, vi ricordate la notizia apparsa sulla stampa nazionale e locale della signora che non voleva farsi lavare i capelli da una parrucchiera di colore qui a Ferrara? - ha scritto il sindaco sulle sue pagine social condividendo anche una foto -. Ho scelto volontariamente di esprimere a Sandra tutta la mia solidarietà a nome della città in questo modo. Penso che abbia più efficacia di qualsiasi altro comunicato. Grazie Sandra, grazie allo staff di Jean Louis David dell’Ipercoop il Castello. No all’ignoranza, no al razzismo». Infine anche ironia nel suo rapporto con i capelli: «Non sperate di vedermi altre volte con i capelli sciolti...»


Leggendo la  sua  storia  sul suo account  facebook  sembra   coerente  . Infatti a  conferma    che tale  gesto  non sia  solo  un semplice    atto   propagandistico   e  riduzionista    cioè tendente  a  gettare  fumo  negli occhi all'opinione  pubblica     è questa  lettera  aperta     di  flavio romani un suo  avversario politico   a  https://www.estense.com/  del 13\1\2020  


“Alan Fabbri, allontanati da questa gentaglia”

Flavio Romani sul silenzio del sindaco di Ferrara sulle manifestazioni di odio di matrice Lega

“Caro Alan Fabbri, non ci credo”. È una lettera aperta, ma anche un appello, indirizzata al sindaco di Ferrara da Flavio Romani.Il candidato al consiglio regionale nelle fila di Emilia-Romagna coraggiosa, non crede che l’ultimo post apparso sulla bacheca del leader leghista – “in cui ti lamenti del fumetto satirico di Mario Zamorani, perché istigherebbe violenza e odio” – sia opera sua.Non lo crede “perché immagino tu conosca bene la differenza fra satira e linguaggio d’odio, e la satira in rima baciata con corredo di fumetti – spiega Romani -, in stile un po‘ vintage di Mario Zamorani non ha niente a che fare con l’odio”.Hanno invece a che fare con “la violenza peggiore e con l’odio più feroce”, “i commenti pubblicati sulla pagina del Pinguini Estensi, centinaia di commenti su Ilaria Cucchi, Carola Rakete, il presidente Mattarella, Aldo Modonesi, e naturalmente Estense.com (che per il suo atteggiamento critico diventa subito “un giornale di m***a in cui ci lavorano giornalisti del c***o”), ovviamente i Rom, con i campi da disinfettare con il lanciafiamme, come sostiene la tua fan sfegatata Raffaella Breveglieriche ha come immagine profilo una foto con te”.Romani passa in rassegna alcuni dei commenti più atroci resi noti da Estense.com e che corredano la pagina dei Pinguini estensi, ora rimossa, gestita da persone orbitanti nella galassia della Lega di Ferrara e denunciate da Ilaria Cucchi per associazione a delinquere, diffamazione, istigazione e apologia di reato.“Eppure non hai detto una parola su questo scandalo – riprende Romani -, forse perché la maggior parte di loro sono tuoi sostenitori? forse perché molte di queste persone hanno fatto la stessa operazione di spargimento di odio a piene mani soprattutto contro i migranti, raccontando balle su balle per preparare la campagna elettorale con cui hai vinto le elezioni?”.Tornando all’esempio del pamphlet di Zamorani, Romani chiede al sindaco se “davvero pensi che un diavoletto rosso disegnato e frasi come «Vanne via da qui dabbasso, te lo dice Satanasso, pussa via da questa fogna, tu sei peggio della rogna, non ti voglio al mio reame, brutto ceffo, brutto infame» siano di una gravità maggiore che augurare la peggiore delle morti, usare insulti sessisti contro due donne, gioire quando una barca di migranti affonda?”.E ancora, “perché ti indigni per un fumetto che è satira all’acqua fresca e non dici niente ai tuoi sostenitori incarogniti nello spargere violenza a piene mani contro chiunque non sia allineato con le posizioni leghiste?”.Una lunga premessa per ribadire che “non ci credo che sei stato tua scrivere il post contro Zamorani, dicci che è stata un’esagerazione di qualche collaboratore che segue i tuoi social, dicci che è stato il tuo vicesindaco pro tempore, il pregiudicato in casa Acer con lo stipendio da 5000 euro al mese (4800 lordi, 3400 netti, ndr)”.“Alan – conclude Romani con un appello finale riferendosi ai sostenitori haters -, per quel poco che ti conosco io tu non sei così. Allontanati da questa gentaglia, per il tuo bene”.



30.6.19

non è più tempo dei moderati ma d'agire e di schierarsi , viva la vida muerte alla muerte

Avevo appena finito di leggere il ( nel tempo di un informazione veloce cannibale) prolisso e logorroico ma per questo incisivo meno  incisivo   proclama  che trovate qui di risposta  all'appello di Cacciari    ( uno di quei pochi      se  non l'unico con un po'  di senno   del centro sinistra  )  che   trovate  qui    quando    non  riesco a spiegarmi il perchè (  a volte capita 🤔😂🤣😄 )  mi è venuta  in mente  questa  canzone  ed  in particolare   questa strofa





Non è più tempo di lamentarsi 

E di chiamare pubblici gli affari privati 

Non è più tempo dei moderati 

Sempre fermi al centro senza voglia di cambiare 
Politicanti, gente che tace 
Tempi di guerra, ma in un tempo di pace 
Sogni precari da consumare 





Sea-Watch, lettera al cattivista di LUCA BOTTURA

 che  lo so è prolissa  e logorroica   ma  vale  in quanto  nuda  e cruda  , diretta  , non  utopistica   vale la pena di  pubblicarla  interamente   in quanto    è ua  estensione di quella  canzone

(reuters)



Dai, che adesso sei contento.
La figlia di papà, la zecca rossa, la rasta… hai visto come stava bene sulla macchina della Gdf?
Ti è piaciuto vedere l’agente che le spingeva la testa verso il basso, come si fa coi criminali veri?
Tu, bandierino social, fenomeno da tastiera, concentrato di livore, quello che “aiutiamoli a casa loro” e poi se li aiutano “ma perché non si fanno i cazzi loro?”.
E anche tu, giornalista più o meno celebre, che la sera in tv metti la giacca e la cravatta, partecipi al grande talk unico in cui tutto formalmente sembra normale, e invece inocula paura solo per trarne un misero tornaconto personale.
E tu, pompiere intellettuale, diportista a morale alterna, che – per carità – mica è sessismo, se le augurano di finire impalata per una parte precisa del corpo. Sono i social cattivi. Ma poi sui social sgangheri, vilipendi, ti accanisci sui deboli.
E pure tu, carne da cannone della propaganda, del gioco al ribasso sempre e comunque, del buono trasformato in buonista per potergli dare del coglione.
Tu che “ordine e disciplina”, ma per gli altri.
Tu che quando c’era l’Apartheid… beh, lo diceva la legge. Che quando l’amico del duce gasava le sue vittime… beh, c’era una legge. Che quando un partito truffa lo Stato… eh, aspetta un attimo… “la legge è uguale per gli altri”.
Sei contento, dai. Tanto contento.
Ora che una ragazza che per 1500 euro al mese ha rischiato la galera, l’ha trovata, mentre le davi della figlia di papà…

Siamo un Paese più equo, meritocratico, moderno.
Ricco. Soprattutto onesto.
Non abbiamo più quattro Regioni – a crescere – in mano alla ‘ndrangheta, alla camorra, a Cosa Nostra.
Tuo figlio non dovrà emigrare perché lo sorpassa qualche raccomandato, e ti dà fastidio solo perché non sei tu.
I tuoi concittadini non ti metteranno più le mani in tasca tenendosi nella medesima 180 miliardi l’anno, quelli con cui tuo figlio lavorerebbe al Mit di Roma. Che sarebbe più ricco e famoso di quello di Boston.
Nessuno ti ruberà più il lavoro.
Nessuno insidierà le tue donne. Potrai insidiartele da solo, come sempre. Appunto perché pensi siano tue.
Nessuno commetterà reati. Anche se… lo sai che gli immigrati regolari in carcere, percentualmente, sono MENO degli italiani ?
E quando ti accorgerai come sempre che ti hanno preso per i fondelli, che il tuo Capitano poteva ridistribuire i migranti in Europa ma non si è mai presentato per chiederlo, perché gli servono così, gli servi così, impaurito e ubbidiente… sarai ancora una volta quello che non sapeva, che se c’era dormiva, come in quel vecchio film di Toto e Fabrizi: “Sempre stato anti, io”.

Quel giorno forse un po’ ti vergognerai.
O forse no.
Perché questo è forse l’unico caso nella storia in cui il problema potrebbe davvero essere ben altro.
Ma la verità è che il problema sei tu

Ecco quindo che  non è più tempo dell'attendismo e della rassegnazione ma è ora di schierarsi .Basta con la logica ne con loro ne contro d contro i loro o ne con lo stato ne con le br come si diceva una volta . E ora di scegliersi la parte siamo ormai alla linea gotica usciamo d'essa . se mi hanno reso un tipo poco simpatico 



perchè mi sembra un predicatore un motivo ci sarà
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Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...