per problemi di tempo riunisco qui in questo n del diario di bordo gli scritti social di alcuni compagnidistrada \ di viaggio che per vari motivi non possono scrivere direttamente sul blog ma che condividono anche se non direttamente il mio percorso
Un negozio di abiti da sposa di Nuoro ha deciso di dirlo così, che non vuole il genocidio a Gaza, con eleganza e intelligenza.Non è più accettabile non esporsi.
Trovo vile chi non si espone e ancora di più chi ha tanta visibilità e non si espone. Jovanotti 20 anni fa gridava Il mio nome è mai più, era un paladino di Emergency e ora sui suoi social (con 2 milioni di follower) e nelle sue canzoni solo occhi a cuore.
Se non si riesce a guardare si può leggere, se non si riesce a leggere si può andare ad ascoltare chi parla. Se, per motivi vari, non si riesce a guardare, leggere, ascoltare, si può esporre una bandiera della Palestina.
Se non si riesce a guardare, leggere, ascoltare, esporre una bandiera beh allora uno può anche dire: di quello che sta succedendo fuori dal mio orticello non me ne frega nulla.
Se non si riesce a pensare a cosa succede fuori dal proprio orticello bisogna però con umiltà levarsi alcune spillette che si pensa di avere addosso: cristiano,cattolico,catto comunista e compagnia cantante. Perchè le spillette non sono solo per bellezza, doverebbero anche essere monito per agire, a un certo punto.Palestina libera 

Infatti Giulia ha ragione Non c'è solo Jovanotti, ad essersi venduto al sistema la lista è lunghissima. Solo qualcuno ora si sta svegliando ma anche solo fino a 2 settimane fa erano veramente 4 gatti gli artisti, intellettuali, giornalisti e, mettiamoci pure gli influencer, che si erano esposti. Un silenzio allucinante che abbiamo il dovere di non dimenticare.
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Lo so che Emiliano parla della calabria , ma tale discorso lo si può e lo si deve fare per tutto il Sud
la lente di emiliano
Calabria globalizzata, l’agonia silenziosa dell’identità e il sentiero dell’alternativa
È qui che la politica, tutta, senza steccati ideologici o appartenenze di bandiera, dovrebbe fermarsi e riflettere. Perché non si tratta di nostalgia, ma di necessità
Pubblicato il: 30/05/2025 – 6:25
Nella globalizzazione dei consumi è (quasi) sparita l'identità umana e profonda delle aree montane della Calabria. Sino ai primi anni '90 si comprava la verdura locale portata dall'asino alla corda. E a San Giovanni in Fiore si ordinavano le cassette personalizzate al Triangolo di Antonio e Biagio. Ora il ballo delle merci ci ha levato l'autenticità, il piacere dell'attesa e della convivenza. Qualche eccezione rimane: l'associazione Donne e Diritti prova sul posto a recuperare la socialità: insegna a impastare il pane, a ricamare come una volta. E mentre la politica litiga inutilmente, sfugge dallo sguardo la necessità di uscire dal mondo virtuale, di tornare alla piazza, alla cucina col fuoco acceso: allo stare insieme. In quale programma elettorale della regione troveremo, come punto a costo zero, l'impegno di favorire le pratiche di comunità? ..... https://www.corrieredellacalabria.it/2025/05/30/calabria-globalizzata-lagonia-silenziosa-dellidentita-e-il-sentiero-dellalternativa/
Emiliano Morrone
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Al contrario di certe persone che vedono l'insegnamento come una missione o una vocazione, ho sempre ammesso che prediligo fare altre cose.Ma l'insegnamento non è mai stato un ripiego o un lavoro da svolgere solo per lo stipendio o l'agognato "posto fisso".Mi sono sempre piaciute le sfide e ho insegnato in ogni ordine e grado della Scuola Italiana. Praticamente mi manca solo l'esperienza della docenza nelle scuole "carcerarie".
E pazienza se probabilmente resterò un precario "a vita", del resto anche la vita è precaria. Oggi ci sei e magari domani magari ti viene un infarto e parti all'altro mondo.Lavoro con professionalità, studio, mi aggiorno, mi confronto, sbaglio e talvolta vado a sbattere contro dei muri di gomma.Ma vado avanti, a testa alta e senza scorciatoie. Il ciclismo mi ha insegnato che non c'è salita che dopo non abbia la discesa.
E pazienza se probabilmente resterò un precario "a vita", del resto anche la vita è precaria. Oggi ci sei e magari domani magari ti viene un infarto e parti all'altro mondo.Lavoro con professionalità, studio, mi aggiorno, mi confronto, sbaglio e talvolta vado a sbattere contro dei muri di gomma.Ma vado avanti, a testa alta e senza scorciatoie. Il ciclismo mi ha insegnato che non c'è salita che dopo non abbia la discesa.


