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26.11.22

c'era una volta Aldo Biscardi di Giampaolo Cassitta

 Il 26 novembre del 1930 nasceva Aldo Biscardi, l’uomo dai capelli rossi con quell’accento esageratamente del sud che ha lottato per la moviola in campo. Ha fatto solo in in tempo a vedere quella strana sperimentazione che hanno chiamato VAR e non hanno deciso se è maschio o femmina. (è morto nel 2017). Aldo Biscardi è stato un brioso giornalista, intrattenitore, inventore del “processo del lunedì”. Con lui, dal 1980, le chiacchiere da bar arrivano direttamente in televisione e le persone che vi partecipano, siano essi giornalisti, attori o uomini politici, si comportano proprio come nei peggiori bar di Caracas: finisce tutto in caciara in nome del Dio tifo (e poco di Eupalla tanto cara al grande Gianni Brera). Sono cresciuto con quella strana trasmissione che andava in onda in un’allora sconosciuta Rai3 terribilmente comunista. Chiaramente non era così ma “il processo del lunedì” sapeva moltissimo di lasagne, fagioli e ceci, emanava profumo di trattoria e regalava sapori semplici, ruspanti, con molte frattaglie. Come il gallo che “ottimizzava” il tutto. Persona auto ironica e
non banale Biscardi, noto “Pel di Carota”, riusciva a costruire autentici melodrammi anche presentando un’amichevole tra scapoli e ammogliati. Tutto, per lui, era una grande iperbole e al centro di tutto vi era il gioco del calcio. Ricordo memorabili discussioni tra lui e Giulio Andreotti, Bruno Pizzul, alcuni giornalisti tifosi sfegatati che a lui piaceva “pizzicare” e la bellissima telefonata tra lui e il presidente del Milan Silvio Berlusconi al quale rimproverò, in diretta, la poca dimestichezza con il “pluralismo”.
E’ stato un compagno di viaggio caciarone nei primi anni della trasmissione che guardavo con simpatia e un pizzico di allegria. Poi, un po’ come tutte le cose, il processo si è “imborghesito” e dalla trattoria si è passati ad un mesto e lurido fast-food americano. Pieno di sceriffi e di gente che voleva solo menare. E Aldo Biscardi sempre più raccolto nelle sue parole e nel suo accento. Un tramonto rosso spento, come i suoi capelli che si erano ingrigiti. Alla fine la tanto agognata moviola in campo è arrivata ma il calcio non è cambiato. Siamo noi che abbiamo finito di considerarlo uno sport. Il romanticismo è finito da un pezzo. Come il tuo vecchio processo. Anzi, in questi giorni di mondiale dove noi non ci siamo (non oso immaginare cosa avrebbe raccontato il Biscardone) lo sport è passato in secondo piano davanti a diritti negati, a morti sul lavoro, a divieti assurdi in uno Stato dove il campo di calcio non è più un luogo dove rotola la palla e dove tutte le nostre metafore sembrano non funzionare. Tutto questo, credo, non sarebbe piaciuto ad Aldo Biscardi, come non piace a me.

2.3.22

Il sacrificio di Giorgio e Toni, morti per amore cambiando la storia del costume d’Italia

da  Profondo Giallo | Fanpage

Il 31 ottobre 1980, sotto le fronde di un albero in un agrumeto di Giarre, a mezzora da Catania, vengono trovati distesi vicini due corpi senza vita. Uno accanto all'altro, con le mani intrecciate ci sono  Giorgio Agatino Giammona, 25 anni, e Antonio Galatola, detto Toni, 15 anni, gli ziti (i fidanzati), come li chiamavano in dialetto catanese, di Giarre. Accanto ai corpi viene trovato un biglietto che riporta poche parole, secondo le quali i ragazzi si sarebbero uccisi perché non potevano vivere liberamente il loro amore.
La storia del delitto di Giarre

Erano passati cinque anni da quando, con il suo martirio, Pier Paolo Pasolini aveva acceso i riflettori sull'odio di cui erano oggetto gli omosessuali. Nonostante la vicenda pubblica e personale di uno dei più grandi poeti del Novecento, a Giarre gli omosessuali erano ancora considerati dei ‘malati', degli individui deviati che nella migliore dell'ipotesi meritavano di essere ignorati e isolati. Nella Sicilia che nulla sapeva di Pasolini, le famiglie Galatola e Giammona avevano provato in tutti i modi a dividere i due ragazzi ma loro, invece di smettere di vedersi, erano rimasti stretti l'uno all'altro, senza paura, senza ridicoli imbarazzi, senza pudori, tra lo scherno e la condanna dei loro paesani, fino al giorno in cui erano stati trovati sdraiati uno di fianco all'altro nell'agrumeto.
Un crimine d'odio
Il ritrovamento di una pistola Bernardelli, calibro 7,65, sepolta sotto poche manciate di terra a pochi passi dall'albero, con tanto di sicura inserita, però, getta a mare la tesi del suicidio. A Giarre, paesello di poche anime tra il gigante Etna e il mare, viene invasa da frotte di giornalisti da tutta Italia. Per la stampa nazionale è chiaro che si tratta di un delitto a sfondo omofobico, un crimine d'odio, come lo chiameremo oggi; per la piccola comunità di Giarre, invece, è solo un fattaccio da dimenticare. "Se la sono cercata", dicono i più indulgenti, mentre per i più accaniti conservatori, tutta quella faccenda getta un'onta imperdonabile sulla reputazione dei cittadini. "Ora penseranno che a Giarre siamo tutti finocchi".
L'assassino di Giorgio e Toni
Il 3 novembre i giornali rivelano l'identità dell'assassino: colui che aveva fatto fuoco a sangue freddo sui due ragazzi, l'aguzzino dei fidanzati, è un bambino di 13 anni, il nipote di Giorgio, Francesco Messina.  "O ci uccidi o ti uccidiamo noi", lo avrebbero minacciato i ragazzi e lui, Francesco, un ragazzino paffutello e lentiginoso che andava a lavorare tutti i giorni con i nonni in campagna, avrebbe premuto il grilletto. In cambio di quel ‘favore' le vittime gli avrebbero regalato un orologio. Una versione poco credibile per tutti, meno che per i carabinieri, che abbracciarono la strada del bambino killer.
E i colpevoli morali
Quando un giornalista de ‘L’Ora' di Palermo avvicina Franco per sentire dalla sua bocca cosa era successo quel giorno, il ragazzo crollò: "Non li ho uccisi io, ho detto così perché mi avevano dato schiaffi, mi sono fatto pure la pipì addosso". Il quotidiano diede la notizia dell'interrogatorio a suon di schiaffoni e minacce. "Dicevano che se non confessavo arrestavano il nonno Francesco "- aggiungerà il piccolo Franco, facendo finire i carabinieri al centro di una tempesta mediatica. Nemmeno il sostituto procuratore di Catania, Giuseppe Foti, a capo dell'inchiesta, credette a quella confessione che non aveva difficoltà a definire ‘estorta' eppure, quando il fascicolo d'indagine arrivò sulla sua scrivania, nonostante i convincimenti dichiarati alla stampa, Foti archiviò il caso. Nessun delitto d'onore a sfondo omosessuale: a Giarre non era successo un bel niente niente.
La memoria di Giorgio e Toni
Da allora, a prescindere da chi avesse premuto il grilletto, la responsabilità morale di quel duplice omicidio si abbatté come un macigno sulla comunità dell'entroterra catanese. Il delitto di Giarre non cambiò il nocciolo duro della società, che della storia dei fidanzati preferì dimenticarsi presto, ma smosse le coscienze più sensibili. Poco dopo nacque a Palermo il primo nucleo di Arcigay, ad opera di don Marco Bisceglie, sacerdote gay, e di un giovanissimo Nichi Vendola. Oggi Franco Messsina vive solo e in condizioni di degrado. A Giarre, dove per Toni e Giorgio non c'è nemmeno una targa, neanche il pino all'ombra del quale furono trovati i fidanzati esiste più. Si dice sia stato incenerito da un fulmine.


20.10.13

Youporn E' uno dei siti più visitati del Pianeta ma, a sorpresa, non solo per merito degli uomini: le donne sono sempre più complici nei "giochi" di coppia

 musica  consigliata    The Times They Are A-Changin bob dylan  e  Barbara (Sesso, droga e rock 'n roll) Live - MOTHERSHIP!!

 Premessa  


Visto  che   prevedo  che   molti di voi  mi diranno  :  cos'è hai cambiato idea    prima eri per le crociate  contro la pornografia ,  l'erotismo negli spot e  adesso ? 

 No non ho cambiato idea.Io  odio  sempre  le crociate  e  i proibizionismi  acritici  .  Infatti    ero ( e lo sono tutt'ora  )  contro  la  dipendenza   da pornografia , la sessualizzazione  precoce   , l'abuso del corpo  delle donne  e del  sesso in spot  di  prodotti  che  non sono attinenti  esempio macchine  , o trasmissioni  tv   . A mio avviso  un uso equilibrato   e  consenziente della pornografia  non hai mai   creato problemi   e  contro indicazioni , se  fatto  non precocemente   e  senza basi   cioè  si spiegano i
pro e i contro  . Idem  per  un educazione    sessuale nelle scuole  che spieghi la differenza  )  sempre  più labile  quasi inesistente  ) tra essa e la pornografia. Eccone  un esempio  che     può essere usato  dai  16 anni in su  . 
Per  quanto riguarda  l'educazione sessuale  nelle  scuole   , non concordo  . Infatti L'educazione sessuale    è utile  , onde    evitare   e  costituire    un barriera    contro la sessualizzazione precoce(  vedere  url  nelle righe  precedenti  )   . l'importante  è che sia   fatta  gradualmente  in maniera  laica  non confessionale , non ideologica  , non solo anatomica   e  corporea   cioè solo  sesso  e  boh  , ma  applicata    all'amore  cioè che  a letto  ( all'atto )    si arriva   dopo un rapporto affettivo  e sentimentale 
Solo   cosi  si evitano  parlo anche per  esperienza  personale  diretta   nel   primo caso : 1)  porno dipendenza  ., 2) omofobia , 3)  violenze sessuali sulle donne  .,  4) pedofilia  e  pedo pornografia  .

Dopo questa  precisazione   il post  vero e proprio  tratto da    http://societa.panorama.it/

Una volte le domande esistenziali riguardavano i grandi misteri della vita: l’infinito, il senso dell’esistenza, l’amore puro. Oggi anche la pubblicità ci mette di fronte ad altri dubbi: tassi di interesse, mutui, finanziamenti. Ma tra le grandi domande ce n’è una che si fanno tutti: ma perché gli uomini sono sempre suYouPorn? Mariti, fidanzati, compagni e amici lo “visitano” regolarmente e senza neanche tanto clamore o imbarazzo. E così, finito (da un pezzo) il tempo in cui si entrava in edicola con aria sospetta per cercare un giornalino che soddisfacesse gli istinti, ora youporn è il migliore amico dell’uomo. Ma proprio di tutti gli uomini, tanto che è stato “nominato”, dopo sette anni dalla sua creazione, il più popolare sito del Pianeta.

Sembrerà strano, ma un grazie va detto a tutte le donne: mogli, fidanzate e amanti che, un po’ per complicità e un po’ per disinteresse, chiudono un occhio di fronte ai loro partner colti in “flagranza di reato” di fronte al Pc. E pensare che un tempo erano perfino capaci di buttare all’aria un matrimonio per uno sgarro di questa portata! Oggi anche loro osano online ma, a differenza dei maschi, preferiscono farlo in coppia, magari per “giocare” un po’ con il proprio compagno, piuttosto che da sole.Ma ecco qualche numero su questo fenomeno. Intanto pare che i più porn addicted siano gli americani, seguiti a ruota da tedeschi e francesi; i latin lover italiani si piazzano invece al quarto posto dove in testa si trovano città come Roma e Milano. Il dato curioso non è che le visite durano circa 10 minuti e la fascia prediletta è tra le 9 di mattina e le 17 (proprio mentre si dovrebbe essere intenti a lavorare) ma che tra le prime cinque celebrità più cliccate c’è l’italiana Sara Tommasi, in compagnia di Paris Hilton, Pamela Anderson e Kim Kardashian.Pare che di vere e proprie controindicazioni non ce ne siano, anche se gli esperti affermano che tra i 25 e i 35 anni si è molto più vulnerabili  e a rischio pornodipendenza. Anzi qualcuno, interrogato in merito, ammette addirittura che senza la pornografia online ci sarebbero certamente più tradimenti e più infelicità nelle coppie. Quindi via libera ai siti che “aiutano” l’eccitazione, ma attenzione però a non farsi prendere troppo dall’ansia da prestazione…


e  da  non cadere nella  videodipendenza  aggiungo io   

21.5.13

guida su come sopravvivere alla crisi prima puntata "Aiutarsi come durante una guerra "



riprendo qui l'inchiesta di repubblica e in alcuni punti , a voi scoprire quali , ci aggiungono del mio e mia esperienza 


Co-housing ovvero vivere insieme, co-working ovvero lavorare uniti. E ancora gruppi di acquisto solidale che raggruppano fino a sette milioni di persone, mercatini del baratto e una miriade di orti collettivi nella grandi città. Così sta crescendo un movimento silenzioso che fa fronte alle difficoltà di questi anni 
Generazione Co. E questa volta a finirci dentro non sono solo i giovani ma proprio tutti, o almeno chiunque è costretto a fare i conti con budget sempre più ridotti. Perché, ora, in piena crisi economica, un modo per sopravvivere è coalizzarsi, stare insieme, collaborare, condividere. E per farlo si formulano nuovi stili di vita. Si punta sul co-working, per spartirsi le spese d'ufficio, sul co-housing, perché nei condomini solidali ci si aiuta e si tagliano e di molto i costi. Ma anche l'automobile gestita da più famiglie, il car-sharing, affascina sempre più persone. Partecipare a gruppi di acquisto solidale con parenti o colleghi, non è solo vantaggioso ma alla fine anche stimolante. 
E nel cerchio che stringe sempre più i consumi riducendoli ogni giorno un po' ci finiscono anche parole come riciclo o scambio. E c'è chi punta agli orti metropolitani oppure a prepararsi in casa cibi come yogurt, pane e conserve: un popolo sempre più numeroso secondo il Censis che nell'anno che si è appena chiuso ha contato 11 milioni di nuovi adepti. Mentre i modelli produttivi tradizionali sono in difficoltà (nel manifatturiero si registra il 4,7% di imprese in meno tra il 2009 e oggi), crescono le cooperative tanto che le imprese, in questo settore, sono aumentate del 14% tra il 2001 e il 2011. 
Una nuova era? "Non proprio ma sicuramente più solidale di quanto si pensi - per lo psicoanalista Lucio Della Seta, autore di Debellare l'ansia e il panico, Mondadori, pp. 114, euro 16 - . L'essere tutti più poveri unisce. Sta succedendo, seppur con delle inevitabili variazioni, quello che accadeva durante la guerra o subito dopo: le persone, oggi, si associano in mille modi differenti. Cercano insieme una via d'uscita. Si è meno soli paradossalmente di quando l'economia viaggia ad alti livelli. E automaticamente l'ansia diminuisce perché l'attenzione si sposta su altro: sul problema del mangiare, dormire, andare avanti. Non è un caso che ci sono, oggi, persone che hanno ripreso a coabitare. Stare insieme, fare gruppo è un sentimento arcaico che toglie la paura. Quella stessa paura che alla fine genera gli attacchi di panico".

Come aiutarci
di GAD LERNER

Consumi, sempre più giù
Quando l'economia va male, la condivisione può essere una soluzione. I gruppi di acquisto sono in crescita. Ma le persone tagliano anche gli sprechi. Oggi i consumi sono crollati e sono ritornati ai livelli del 1997. L'83% dei nuclei familiari ha riorganizzato la spesa alimentare cercando offerte speciali e cibi meno costosi (dati Censis). Dal 2007 al 2011 la crisi ha alleggerito di 7 miliardi di euro la borsa della spesa alimentare delle famiglie italiane (dati Fipe-Istat). Ad altri due miliardi ammontano i tagli nei consumi alimentari fuori dalle mura domestiche. Secondo il Censis il 73% degli italiani va a caccia di offerte e alimenti poco costosi. E ci sono 7 milioni di persone che partecipano ai Gas, i Gruppi di acquisto solidale.
In calo l'abbigliamento
Con la crisi gli italiani rinunciano anche agli articoli di abbigliamento o alle calzature (secondo il Censis il 40% a rinunciato a questa spesa). Si compra meno anche perché per una famiglia rinnovare il guardaroba è diventata un'impresa. Un esempio? In un grande magazzino vestire un bambino di 6-8 anni può alleggerire e non poco le tasche. Per una tuta con maglietta si spendono circa 30 euro. Aggiungendo un giubbotto da 40 euro e un paio di scarpe economiche di altri 40 si superano i 100 euro. Ma in uno dei tanti mercatini dello scambio i vestiti dei propri figli ormai cresciuti, si possono barattare gratuitamente o per pochi euro. 
La seconda vita di abiti e scarpe
Le persone studiano soluzioni alternative. Un cappotto rimasto sepolto in un armadio per anni, scarpe abbandonate, borse inutilizzate: sono tutti oggetti che ora possono tornare utili. Aumenta la condivisione fra persone. Il passa parola fra amiche può essere utile per comprare a prezzi stracciati capi o per partecipare agli swap parties, dove si scambiano giacche o pantaloni. "Gli swap parties vengono organizzati per scambiarsi degli abiti o oggetti che noi non usiamo più. È anche un pretesto per incontrarsi. Un modo per stare insieme e scambiarsi quei capi che non servono e sono spesso di valore - spiega Edoardo Amerini, presidente di Conau, consorzio abiti e accessori usati - . E poi ci sono le bancarelle e i negozi dell'usato. In passato erano meno diffusi, mentre oggi sono in crescita".
Caro benzina
Fra i costi fissi c'è anche quello dell'automobile. Se una volta molte famiglia consideravano normale averne più d'una, oggi le cose sono cambiate. Secondo l'ultimo rapporto Censis, il 62,8% degli italiani limita gli spostamenti in macchina o moto per risparmiare sulla benzina. A dicembre le immatricolazioni sono diminuite del 22,5% rispetto al dicembre 2011. Nell'intero 2012 il saldo è negativo del 19,87%. Sono cvalate addirittura anche le patenti mentre in due anni sono state vendute, 3,5 milioni di biciclette. Il più delle volte si rinuncia anche anche ai viaggi (42%), un lusso in piena recessione. Anche per i trasporti si punta a dividere le spese con altre persone. Mai più macchine vuote, con una sola persona al volante, per andare in ufficio. Prende piede il carpooling che permette di usare una sola macchina e condividere le spese. Roberto Dell'Omo è un ingegnere milanese che si sposta da Milano a Roma tutte le settimane con questa soluzione: "Oltre a risparmiare si crea una comunità di viaggiatori su quattro ruote che in alcuni casi si frequenta anche oltre il singolo viaggio. Dalla drag queen al gruppo di tango argentino, posso dire che in questi due anni ho viaggiato e conosciuto persone di tutti i tipi". 
Casa
Si risparmia su tutto, ma sulla casa non è facile. Diminuisce il numero di persone che riescono a comprarla: secondo l'Istat, rispetto al secondo trimestre 2011, le compravendite di immobili a uso residenziale diminuiscono del 23,6. C'è chi però decide di scommettere sull'acquisto condiviso di un edificio, per tagliare anche i costi di gestione. "La solidarietà non si misura solo con l'aiuto materiale ma anche con un 'avvicinamento" di tipo relazionale delle persone che vivono in strutture di questo tipo - dice Lorenzo Allevi dell'impresa sociale Sharing, che a Torino ha dato vita all'albergo condiviso - . Nel nostro albergo sociale questa solidarietà è sentita. Ci sono persone che mettono a disposizione il proprio tempo per organizzare delle serate a tema con i bambini. Oppure associazioni che tengono gratuitamente corsi di italiano per stranieri. In molti organizzano delle feste e invitano tutti. Ci aiutiamo tra di noi e facilitiamo le occasioni d'incontro".

Lavoro
Sempre più precario e con meno tutele, anche il lavoro cambia quando circola meno danaro. Così è aumentano le esperienze di co-working, il lavorare insieme. Si può spendere per una scrivania, internet, fax, sala riunioni ed altro dai 25 euro al giorno, ai 250/350 euro al mese. In alcuni co-work sono attive anche forme di baratto. Una persona mette a disposizione la sua professionalità e in cambio ottiene un'altra cosa. È un modo per essere autonomi sul lavoro, condividendo servizi, e per evitare che il lavoratore si senta isolato. Perché in tempi di crisi e meglio non rimanere soli.

3.8.12

il cacciatore di messaggi in bottiglia

le  due  storie  che trovate nel post  d'oggi  ( uno di  un americano  e  un altra  di un italiano  mi riportano a questa canzone della mia infanzia    che  mi sembra  adeguata  alle storiue  di cui  vado a parlare  



 Al mondo esistono gli hobby più disparati. Uno dei più strani è senza dubbio quello che si è inventato  ( ma   mica  tanto perchè  chi di noi da bambino  non ha imitato   la storie  dei  romanzi  \ racconti per  raqazzi  ripresi poi  dalla  tv o dai fumetti  è il caso di topolino  ,  non ricordo nè il numero  nè  l'anno   e  dai  fumetti ) Clint Buffington, ventiseienne insegnante di inglese di Lexintgon: Clint è un ‘cacciatore di messaggi in bottiglia’, quelle che il mare restituisce alle spiagge con i messaggi dentro. Dopo averne trovata una per caso nel 2007, ed essere riuscito a consegnarla alla figlia di colui che l’aveva ‘spedita’, Clint ha deciso di continuare questo suo bizzarro hobby.
il sito   http://it.paperblog.com     segnala  questo  articolo  (  vedere sotto  ) che in America c'è un tizio di nome Clint (nella foto) che ha l'hobby di andare a cercare nelle spiagge bottiglie contenenti messaggi per poterli recapitare. Per quanto incredibile , sempre  da  sito   di paperblog , possa sembrare sembra che finora abbia avuto un discreto successo. Tutte le sue storie le racconta in un blog Ci sono molti motivi per cui una persona affida al mare un messaggio chiuso in bottiglia: a volte solo per gioco, a volte per disperazione, a volte per comunicare qualcosa di personale e profondo. Quello che è sicuro è che c'è qualcosa di molto romantico in un gesto del genere. Non sa quante persone che lanciano questi messaggi poi si aspettano che vengano trovati, certo nel profondo lo sperano e quando ciò accade è un vero miracolo...Il cacciatore di messaggi in bottiglia 

























 da la stampa   COSTUME04/08/2011 - LA STORIA
"Sono Clint, il cacciatore dei misteri in bottiglia Clint Buffington insegna lingua inglese all'Università del Kentucky  ha  recapitato il messaggio di un padre alla figlia, vecchio di 50 anni


                                                    GLAUCO MAGGI

NEW YORK
Misteri in bottiglia spa, Clint Buffington amministratore unico. Non è il lavoro della sua vita, non ancora almeno, ma trovare bottiglie sulle spiagge, quelle chiuse che contengono messaggi, è diventata una passione, anzi una missione per Clint. Il giovanotto ha 26 anni e insegna lingua inglese alla Università del Kentucky a Lexington, ma dal 2007 ha un suo blog dedicato a studiare che cosa muova le persone al gesto irrazionale, tra speranza e disperazione, tra sogno e romanticismo, di affidare alle onde capricciose del mare la consegna di un qualcosa di personalissimo. Segreto ma non proprio, visto che qualcuno lo riceverà e lo leggerà, forse.
E’ quello che è successo, ultimo caso dell’archivio di Buffington, a Paula Pierce. Due decenni dopo la morte di suo padre, la signora ha ricevuto una sua lettera, miracolosamente preservata in una bottiglietta di vetro della Coca Cola. Mezzo secolo è durato il viaggio da Hampton Beach, nel New Hampshire nel nord est degli Stati Uniti, dove il padre aveva aperto un motel nel 1960 e dove Paula vive e lavora ancora avendo rilevato l’attività di famiglia, alle meravigliose dune di sabbia delle isole caraibiche Turks & Caicos.
E’ lì che un turista in vacanza dal Kentucky (avete indovinato: Clint Buffington), ha raccolto la bottiglia nella sabbia, incrostata di alghe, sigillata e con un pezzo di carta al suo interno. Ammaestrato dalla sua esperienza di «bottles scout», di cacciatore di bottiglie, Clint ha subito impacchettato il reperto per proteggere dalla luce e dall’aria il contenuto. L’avesse aperto subito, le condizioni del foglio si sarebbero deteriorate a tempo di record, rendendo con tutta probabilità illeggibile il messaggio. Una volta a Lexington, ha portato la bottiglietta a una stazione televisiva locale, perché voleva che il ritrovamento, trattandosi della bottiglietta visibilmente più antica della sua carriera, venisse certificato da testimoni affidabili. Dallo scritto, Clint è risalito alla famiglia Pierce, ed è riuscito, postino del destino, a mettersi in contatto con Paula e a recapitare il messaggio. «È impressionante che la bottiglia fosse ancora intatta e che io sia ancora in questo posto», ha commentato la signora parlando con un giornalista del Boston Globe dopo che si era diffusa la notizia della eccezionale consegna. La donna si ricordava che, per gioco, non appena aperto l’alberghetto, il babbo scrisse una filastrocca dedicata a sua moglie e per scherzo mise il testo in una bottiglia e la gettò nell’Atlantico. «È come sentirsi in sincronia con l’universo, come se fosse scritto che tutto ciò che capitò allora alla mia famiglia dovesse alla fine ritornare da me», ha detto Paula.
Per Clint è solo uno dei tanti successi. «Quello dei Pierce è stato un gesto romantico e burlesco, e io provo grande gioia ad essere chi riceve messaggi come questo», ha spiegato raccontando che ha già ritrovato una quarantina di bottiglie con mistero annesso. A spingerlo non appena può sulle spiagge davantial mare aperto è proprio il desiderio di scoprire la forza e la debolezza umane che stanno dietro alla decisione degli «imbottigliatori» di fidarsi della regia magica e imperscrutabile delle correnti, dei venti e delle maree.
Tutto iniziò nel maggio del 2007, quando Clint decise di camminare lungo l’Oceano, in un tratto selvaggio di rocce e spiagge non frequentate. Una, per un gioco di correnti, era letteralmente ricoperta di bottiglie. Tutte vuote meno una, che non solo era chiusa ma faceva intravedere che c’era qualcosa di scritto al suo interno, un paio di nomi. Scattata la curiosità di scoprire chi fossero, mandanti o destinatari, Clint trovò così la missione. Impiegò un anno a risalire alle persone citate della prima bottiglia, e ci riuscì coinvolgendo i giornalisti locali della città riportata nel messaggio. Da allora ha affinato tecniche e contatti, soprattutto i seguaci del suo blog che lo aiutano con segnalazioni e consigli. Misteri in bottiglia spa, insomma, sta trasformandosi in «servizio postale» sempre più efficiente. Ma una volta scoperti, che fascino avranno i misteri?

dal blog   della seconda  storia   http://www.messaggidalmare.com
Sempre dello stesso tenore  è  un italiano  Il medico Roberto Regnoli, 59 anni, setaccia le spiagge in cerca di biglietti affidati al mare. Ora farà una mostra




emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...