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13.7.13

Noi siamo il miracolo

Grazie! Un immenso grazie viene da rivolgere a Malala dopo il suo discorso all'Onu di ieri sera. Immediatamente dopo sorge spontanea una richiesta di perdono. Io stessa sento di doverglielo chiedere per prima. Io che oso deprimermi, che mi fermo a metà cammino. Che molto spesso mi sento inutile e insensata.
Io, comunque, sono qui. Nessuno ha tentato di spararmi perché non godessi del basilare diritto all'istruzione. Nessuno mi ha impedito di realizzare, sia pur con fatica, il mio sogno d'insegnare. Chiedo perdono a Malala. Per tutte le volte che ho osato arrendermi. Per tutte le volte che ho perso fiducia nell'essere umano e nella sua capacità di risorgere.
Hanno scritto che è cresciuta troppo presto. Falso. Malala è ancora una ragazzina. Lo sguardo bellissimo e pesto, segno indelebile dell'immane violenza subita, non è quello di un'adulta. Troppo diretto e autentico. Uno sguardo che denuda, come certe domande dei bambini, che paiono piovere da chissà quale pianeta - messaggeri celesti, forse - ma in realtà eco profonda e definitiva della nostra coscienza assopita.
Malala rimane una ragazza, una sedicenne, e in ciò sta la sua magnificenza e il suo splendore. Si erge davanti a noi, sicura ma non superba, totalmente aperta e perciò umanissima: immersa così a fondo nella sua umanità da travalicarla. L'eroismo non la pone in un'altra dimensione, è la rappresentazione plastica della nostra forza interiore.
Chiedo perdono a Malala per tutte le volte che non ho saputo valorizzare appieno i miei doni a causa dell'odio e del rancore. E non importa nulla fossero razionalmente motivati: non esiste giustificazione per il sale che diviene scipito. Sì, perdono. Per le volte che, coi fatti se non con le parole, a dispetto delle tante parole, ho umiliato la mia femminilità, considerandola un limite, un inciampo, un handicap e non un dono di Dio.
Solo una ragazzina può arrivare a invocare il diritto alla conoscenza per tutti, compresi i figli e le figlie dei talebani. Io non ne avrei mai avuto il coraggio. Avrei invece voluto vederli morti, quei maschi spaventosi e belluini, che sono solo l'espressione più plateale d'una guerra millenaria e feroce, l'ingiustizia più esecrabile dai primordi dell'umanità: quella dell'uomo contro la donna. A ogni latitudine e cultura.
Li avrei voluti morti come vorrei morto qualsiasi maschio stupri o deformi l'anima di una donna. Gli aguzzini giustificati magari per la giovane età, mentre la vittima rimane sola e irrisa. Come nell'atroce vicenda di Montalto di Castro.
Ma la morte non è mai la soluzione. Dopo la morte c'è solo silenzio. Malala ha avuto parole d'amore. Di un amore però vero, quindi non arrendevole, non giustificatorio, privo di sconti. L'amore è anzi esigente. Ci si riappropria dell'umanità defraudata non diventando a nostra volta belve senza ragione, ma indicando una via altra. Via rischiosa, pericolosa come quello sguardo diretto e snudante, che la durezza di cuore può giungere a cancellare pur di non mettersi in discussione. Ma unica via per progredire. Perdere la vita per ritrovarla. E non cancellare quella altrui, pur se rimasta ancora a livello di semplice e brutale esistenza.
Per questa trasfigurazione restituente ringrazio e chiedo scusa a Malala e a tutte le ragazze e ragazzi a me affidati. Non hanno che noi per crescere. E noi non abbiamo che loro per affidare il nostro breve futuro, e la più ampia storia umana, in un corale cammino verso la terra promessa. Cioè questa, il cuore accogliente e generoso. Il miracolo siamo noi.

21.5.13

guida su come sopravvivere alla crisi prima puntata "Aiutarsi come durante una guerra "



riprendo qui l'inchiesta di repubblica e in alcuni punti , a voi scoprire quali , ci aggiungono del mio e mia esperienza 


Co-housing ovvero vivere insieme, co-working ovvero lavorare uniti. E ancora gruppi di acquisto solidale che raggruppano fino a sette milioni di persone, mercatini del baratto e una miriade di orti collettivi nella grandi città. Così sta crescendo un movimento silenzioso che fa fronte alle difficoltà di questi anni 
Generazione Co. E questa volta a finirci dentro non sono solo i giovani ma proprio tutti, o almeno chiunque è costretto a fare i conti con budget sempre più ridotti. Perché, ora, in piena crisi economica, un modo per sopravvivere è coalizzarsi, stare insieme, collaborare, condividere. E per farlo si formulano nuovi stili di vita. Si punta sul co-working, per spartirsi le spese d'ufficio, sul co-housing, perché nei condomini solidali ci si aiuta e si tagliano e di molto i costi. Ma anche l'automobile gestita da più famiglie, il car-sharing, affascina sempre più persone. Partecipare a gruppi di acquisto solidale con parenti o colleghi, non è solo vantaggioso ma alla fine anche stimolante. 
E nel cerchio che stringe sempre più i consumi riducendoli ogni giorno un po' ci finiscono anche parole come riciclo o scambio. E c'è chi punta agli orti metropolitani oppure a prepararsi in casa cibi come yogurt, pane e conserve: un popolo sempre più numeroso secondo il Censis che nell'anno che si è appena chiuso ha contato 11 milioni di nuovi adepti. Mentre i modelli produttivi tradizionali sono in difficoltà (nel manifatturiero si registra il 4,7% di imprese in meno tra il 2009 e oggi), crescono le cooperative tanto che le imprese, in questo settore, sono aumentate del 14% tra il 2001 e il 2011. 
Una nuova era? "Non proprio ma sicuramente più solidale di quanto si pensi - per lo psicoanalista Lucio Della Seta, autore di Debellare l'ansia e il panico, Mondadori, pp. 114, euro 16 - . L'essere tutti più poveri unisce. Sta succedendo, seppur con delle inevitabili variazioni, quello che accadeva durante la guerra o subito dopo: le persone, oggi, si associano in mille modi differenti. Cercano insieme una via d'uscita. Si è meno soli paradossalmente di quando l'economia viaggia ad alti livelli. E automaticamente l'ansia diminuisce perché l'attenzione si sposta su altro: sul problema del mangiare, dormire, andare avanti. Non è un caso che ci sono, oggi, persone che hanno ripreso a coabitare. Stare insieme, fare gruppo è un sentimento arcaico che toglie la paura. Quella stessa paura che alla fine genera gli attacchi di panico".

Come aiutarci
di GAD LERNER

Consumi, sempre più giù
Quando l'economia va male, la condivisione può essere una soluzione. I gruppi di acquisto sono in crescita. Ma le persone tagliano anche gli sprechi. Oggi i consumi sono crollati e sono ritornati ai livelli del 1997. L'83% dei nuclei familiari ha riorganizzato la spesa alimentare cercando offerte speciali e cibi meno costosi (dati Censis). Dal 2007 al 2011 la crisi ha alleggerito di 7 miliardi di euro la borsa della spesa alimentare delle famiglie italiane (dati Fipe-Istat). Ad altri due miliardi ammontano i tagli nei consumi alimentari fuori dalle mura domestiche. Secondo il Censis il 73% degli italiani va a caccia di offerte e alimenti poco costosi. E ci sono 7 milioni di persone che partecipano ai Gas, i Gruppi di acquisto solidale.
In calo l'abbigliamento
Con la crisi gli italiani rinunciano anche agli articoli di abbigliamento o alle calzature (secondo il Censis il 40% a rinunciato a questa spesa). Si compra meno anche perché per una famiglia rinnovare il guardaroba è diventata un'impresa. Un esempio? In un grande magazzino vestire un bambino di 6-8 anni può alleggerire e non poco le tasche. Per una tuta con maglietta si spendono circa 30 euro. Aggiungendo un giubbotto da 40 euro e un paio di scarpe economiche di altri 40 si superano i 100 euro. Ma in uno dei tanti mercatini dello scambio i vestiti dei propri figli ormai cresciuti, si possono barattare gratuitamente o per pochi euro. 
La seconda vita di abiti e scarpe
Le persone studiano soluzioni alternative. Un cappotto rimasto sepolto in un armadio per anni, scarpe abbandonate, borse inutilizzate: sono tutti oggetti che ora possono tornare utili. Aumenta la condivisione fra persone. Il passa parola fra amiche può essere utile per comprare a prezzi stracciati capi o per partecipare agli swap parties, dove si scambiano giacche o pantaloni. "Gli swap parties vengono organizzati per scambiarsi degli abiti o oggetti che noi non usiamo più. È anche un pretesto per incontrarsi. Un modo per stare insieme e scambiarsi quei capi che non servono e sono spesso di valore - spiega Edoardo Amerini, presidente di Conau, consorzio abiti e accessori usati - . E poi ci sono le bancarelle e i negozi dell'usato. In passato erano meno diffusi, mentre oggi sono in crescita".
Caro benzina
Fra i costi fissi c'è anche quello dell'automobile. Se una volta molte famiglia consideravano normale averne più d'una, oggi le cose sono cambiate. Secondo l'ultimo rapporto Censis, il 62,8% degli italiani limita gli spostamenti in macchina o moto per risparmiare sulla benzina. A dicembre le immatricolazioni sono diminuite del 22,5% rispetto al dicembre 2011. Nell'intero 2012 il saldo è negativo del 19,87%. Sono cvalate addirittura anche le patenti mentre in due anni sono state vendute, 3,5 milioni di biciclette. Il più delle volte si rinuncia anche anche ai viaggi (42%), un lusso in piena recessione. Anche per i trasporti si punta a dividere le spese con altre persone. Mai più macchine vuote, con una sola persona al volante, per andare in ufficio. Prende piede il carpooling che permette di usare una sola macchina e condividere le spese. Roberto Dell'Omo è un ingegnere milanese che si sposta da Milano a Roma tutte le settimane con questa soluzione: "Oltre a risparmiare si crea una comunità di viaggiatori su quattro ruote che in alcuni casi si frequenta anche oltre il singolo viaggio. Dalla drag queen al gruppo di tango argentino, posso dire che in questi due anni ho viaggiato e conosciuto persone di tutti i tipi". 
Casa
Si risparmia su tutto, ma sulla casa non è facile. Diminuisce il numero di persone che riescono a comprarla: secondo l'Istat, rispetto al secondo trimestre 2011, le compravendite di immobili a uso residenziale diminuiscono del 23,6. C'è chi però decide di scommettere sull'acquisto condiviso di un edificio, per tagliare anche i costi di gestione. "La solidarietà non si misura solo con l'aiuto materiale ma anche con un 'avvicinamento" di tipo relazionale delle persone che vivono in strutture di questo tipo - dice Lorenzo Allevi dell'impresa sociale Sharing, che a Torino ha dato vita all'albergo condiviso - . Nel nostro albergo sociale questa solidarietà è sentita. Ci sono persone che mettono a disposizione il proprio tempo per organizzare delle serate a tema con i bambini. Oppure associazioni che tengono gratuitamente corsi di italiano per stranieri. In molti organizzano delle feste e invitano tutti. Ci aiutiamo tra di noi e facilitiamo le occasioni d'incontro".

Lavoro
Sempre più precario e con meno tutele, anche il lavoro cambia quando circola meno danaro. Così è aumentano le esperienze di co-working, il lavorare insieme. Si può spendere per una scrivania, internet, fax, sala riunioni ed altro dai 25 euro al giorno, ai 250/350 euro al mese. In alcuni co-work sono attive anche forme di baratto. Una persona mette a disposizione la sua professionalità e in cambio ottiene un'altra cosa. È un modo per essere autonomi sul lavoro, condividendo servizi, e per evitare che il lavoratore si senta isolato. Perché in tempi di crisi e meglio non rimanere soli.

24.4.13

corso pre realizzare un orto biologico a tempio pausania il 4 e 5 maggio 2013

io purtroppo per  impegni di lavoro non posso parteciparvi  . Comunque  non mi costa niente  fare un favore  ad un amico   che  promuove  simili iniziative  .Voi  mi  direte ma  come  di ci  d'essere  contrario allo  spam  o pubblicità  e poi  ne  fai  uso  ?  . Innanzitutto non lo  è perché  1)  : << ( .... )  Il principale scopo dello spamming è la pubblicità, il cui oggetto può andare dalle più comuni offerte commerciali a proposte di vendita di materiale pornografico o illegale, come software pirata e farmaci senza prescrizione medica, da discutibili progetti finanziari a veri e propri tentativi di truffa. Uno spammer, cioè l'individuo autore dei messaggi spam, invia messaggi identici (o con qualche personalizzazione) a migliaia di indirizzi e-mail. Questi indirizzi sono spesso raccolti in maniera automatica dalla rete (articoli di Usenet, pagine web) mediante spambot ed appositi programmi, ottenuti da database o semplicemente indovinati usando liste di nomi comuni.
Per definizione lo spam viene inviato senza il permesso del destinatario ed è un comportamento ampiamente considerato inaccettabile dagli Internet Service Provider (ISP) e dalla maggior parte degli utenti di Internet. Mentre questi ultimi trovano lo spam fastidioso e con contenuti spesso offensivi, gli ISP vi si oppongono anche per i costi del traffico generato dall'invio indiscriminato. (.... )   continua  qui alla voce  spam  su wikipedia ., 2)  qualunque  cosa  tu faccia    devi  promuoverla    direttamente  o indirettamente  altrimenti  nessuno  o quasi  sanno che  esisti  .  Basta   ed  è questa la differenza   dallo spam  o dalla  pubblicità selvaggia  che  siua etica  , rispettosa  e non ingannevole 


15.3.13

una prima vittoria della biblioteca condominiale di via rembrant 12 a Milano

apro il  secondo   account  di  facebook ( http://www.facebook.com/redbeppeulisse2 il primo  è pieno ) e da  , vedere  post  precedenti ( chi non avesse  tempo o voglia   di cercarli   trova  un sunto nel video sotto )   , Biblioteca Rembrandt 12  Leggo   questa bella notizia 
  
 ALT   fermi tutti  .
Per  chi  non spesse  di cosa  stiamo parlando  o  l'avesse dimenticato  o  non  avesse  voglia  d'andare in archivio  e  cercare i  post in cui  si parla  di ciò  ecco qui  sotto  un  sunto  della vicenda  

 

26.2.13

nasce la prima biblioteca condominiale ( reprise )

Poiché  copiare  il file  da repubblica  repubblica  sera   crea  uno scompaginamento del template    ho cancellato il post precedente  . Ma   potete  o  saperne di  più      tramite  la loro pagina facebook  o  scrivendo alla loro email bibliorembrandt12@gmail.com Oppure leggendo  gli articoli   qui   sotto  in una versione più leggibile  ed  eventualmente  citabile   (    copia &incolla )  da uno dei tanti    forum online  più precisamente  questo     http://lariserva.forumcommunity.net/?t=53758801


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Una portineria in disuso attrezzata con scaffali, poltrone e una macchinetta automatica del caffè per rendere più piacevole la lettura. Con gli inquilini di otto piani di appartamenti a darsi il turno per gestire mille libri arrivati da mezzo quartiere. Fra schedature, registri per segnare i volumi in prestito e scadenze da far rispettare.


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È la prima biblioteca di condominio, in via Rembrandt a Milano, gestita in tutto e per tutto dalle 72 famiglie che vivono nella palazzina e aperta anche al pubblico. "Tutto è nato per caso tre mesi fa - racconta Roberto Chiappella, 66 anni, che abita al sesto piano da quarant'anni - quando abbiamo trovato una decina di libri praticamente nuovi buttati per terra accanto a un bidone della spazzatura".


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I volumi sono stati trasportati nel vecchio bilocale della custode al pianterreno - ormai disabitato da quando in assemblea si è deciso di prendere un portinaio a mezzo servizio - in attesa di una nuova collocazione. E lì, ecco l'idea: "Nei condomini ci sono dinamiche strane che tutti conosciamo - prosegue Chiappella - si può vivere per anni a pochi metri di distanza senza scambiarsi nemmeno una parola. Volevamo tutti trovare anche il modo di condividere qualcosa, di avere uno spazio per socializzare". E allora, perché non realizzare una biblioteca di condominio? Il via libera al nuovo uso della portineria è arrivato all'unanimità. E i dieci volumi 'salvati' sono stati solo il punto di partenza, come mostrano queste immagini. Prossimo passo: aprire la struttura all'intero quartiere

Tiziana De Giorgio per Repubblica




cattura  immagine dalla  galleria di
 http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/02/02/
Ci sono posti di cui ti innamori a prima vista. E magari capita in un sabato mattina in cui non hai tanta voglia di fare, ma hai deciso che saresti andata sul posto, avresti visto com'è perché “dal vivo è sempre meglio”.

Poi ti ricredi e non solo perché sei circondato da libri, ma perché l'atmosfera che si respira è a metà tra quella del bar sotto casa dove vai da anni e quella di una casa vera e propria. Ed invece è una biblioteca, nata all'interno di un condominio milanese, in via Rembrandt 12, in una zona, che, come racconta Roberto Chiapella, racchiude ancora al suo interno tanti aspetti di quella che era la “vecchia Milàn”.

Chiapella, ( foto  a sinistra   presa  da   repubblica   edizione  di milano )  insieme a Mario Mura e altri abitanti del palazzo che risale agli anni ‘50, ha avuto la bella idea di creare una vera e propria biblioteca al piano terra di un condominio. Se vi rimanda a qualche articolo che avete letto in cui si dice che a New York si fa così per rendere più appetibili le case da comprare, sappiate che siete assai lontani dal vero. 

O meglio, l’idea ha poco a che fare con il mercato immobiliare, anzi come spiega Roberto: "Il nostro obiettivo è di creare relazioni, incentivare i rapporti veri non solo tra i condomini, ma anche tra chi si trova a passare da qui. Neanche sapevamo cosa si fa in America... Se ci pensa, tante gente che vive nello stesso condominio non si conosce… E se c’è chi in effetti, per indole, temperamento, magari non ha voglia di andare oltre il saluto, c’è chi si ritrova qui a scambiare quattro chiacchiere ben volentieri.  Il libro è solo un veicolo, uno strumento", mi dice mentre siamo seduti al tavolo della stanza arredata con mensole piene di volumi (1400 finora quelli a disposizione, una trentina quelli presi in prestito), alcune realizzate dagli stessi condomini, in altri casi recuperate qua e là.


Del valore ancora attuale dei libro Chiapella era convinto anche due mesi fa quando ha cominciato a pensare di creare questo spazio comune. Colpa o merito di chi ha buttato dei testi in un cassonetto: “Li ho trovati, li ho recuperati e così è nato il tutto. Ho coinvolto lui (indica Mura seduto con noi al tavolo) e gli altri condomini e così questa ex casa del portiere è diventata una biblioteca condominiale”. L’unica a Milano e dintorni. Tra libri trovati in un cassonetto a quelli recuperati tramite i condomini, ma anche gente che viene da fuori, questo spazio non ha niente da invidiare alle biblioteche “tradizionali”. 

“Il prestito è gratuito e dura un mese, ma è possibile anche rinnovarlo” continua Roberto, guardandosi intorno. “I libri sono tutti catalogati per tipologia, anche se abbiamo per lo più romanzi. D’altronde è questo ciò che la gente legge con più piacere”. 

La biblioteca è ancora in forma “embrionale”. “Essenzialmente è aperta agli abitanti del palazzo, ai vicini e alla gente che conosciamo o che qualcuno di noi conosce, gli orari saranno resi noti dopo l’assemblea condominale, nel frattempo visto che la portineria è aperta solo la mattina diciamo che questo è il momento in cui possiamo assicurare il prestito.


24.6.12

povera italia dai fascisti \ nazisti ai razzisti\xenofobi

vedendo   questo  cortometraggio d'Ettore  scola  






in cui  descrive  di come  l'Italia  sia passata  Dai nazisti ai razzisti. '"43/'97", un corto inedito di Ettore Scola regalato a l'Unità che fa da "testimonial" al festival itinerante "Libero cinema in libera terra". Pochi folgoranti minuti in cui l'autore di "Una giornata particolare" ci dice di come il cinema possa mettere in salvo da ogni razzismo, violenza e sopraffazione. Con citazioni da  vari  film ovvero  capolavori  italiani.
canticchio  chiedo scusa , a chi mi segue  fin dal mio esordio  in rete  nel  lontano  2004 ,   se mi ripeto  , ma  certe  cose la gente  ottusa non le capisce  e  (  ma  chi se ne frega io continuò ad andare avanti e a non curarmi di loro  )  mi giudica  comunista  ,  questa canzone più attuale  che mai  , perchè mi sembra  giusto ed  opportuno passare  dal piangere  e piangersi ( vedere  sotto   il video di Battiato povera patria  a cercare una  nuova patria   , vedere il video   della  Guzzanti da  0.55  in poi  ) senza  però scordarci il passato  ( vedere  il secondo video della guzzanti  ) 










e  mi  rattristo  di  come siamo caduti in basso  hanno ragione  sia  De gregori e  Battiato  con queste due  canzoni ormai entrate nel  nostro Dna   panorama  culturale musicale italiano 











 ma allora tutti sottovalutammo e consideravamo i primi rigurgiti come nostalgici del fascismo e del nazismo e credevamo fossero solo 4 gatti

sia  Guido Crainz (  foto  a  sinistra e qui la  sua  bibliografia )    l'autore  de Il paese mancato  Dal miracolo onomico agli anni ottanta (  copertina   sotto  a  destra  )  . Il libro  è la storia dell’Italia dagli anni Sessanta ai primi anni Ottanta, la storia – sapientemente descritta e raccontata – di un Paese che avrebbe potuto essere altro da quello che è diventato e che è tuttora, un Paese mancato appunto, e che in quel lasso di tempo ha attraversato una delle congiunture sociali e politiche più eccezionali e irrepetibili che possa venire a determinarsi nel percorso di vita di uno Stato e una nazione.  Sempre secondo la  sezione  recensioni  de  il sito http://www.brigaterosse.org   ( sito non più aggiornato  dal  2007 che  a  causa  della mentalità bacata  di  digos  e  polizia  postale  ,  ma  anche  della cultura  di  stato  vedere   il post  di Matteo tassinari     che racconta  come   uno spirito libero come de  andrè  venne  scambiato  come fiancheggiatore  delle  Br  , la stessa cosa  è successa  a  questo sito reo solo di pubblicare   come  documentazione storica i comunicati delle  Br  ) 

Tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta non c’è stato nessun aspetto del nostro vivere civile che non sia stato attraversato da sommovimenti profondi, capaci di alterare nelle fondamenta modi di viveri sedimentati e condivisi. Quello che in questa sede interessa, però, è un altro aspetto fondamentale del libro: la capacità, cioè, di descrivere e spiegare con assoluta efficacia le premesse di una stagione di rivolta, i motivi per cui “improvvisamente” una parte della società italiana decide di provare a cambiare la struttura profonda del paese, le regole del vivere comune, i codici di comportamento, i modi di pensare e concepire i rapporti sociali, sia del pubblico che del privato. Per fare questo, Il Paese mancato ci spiega l’Italia degli anni Sessanta al di là e oltre la facile formula del “miracolo economico” che pure si verificò davvero, ma che da solo non basta a descrivere una società complessa e contraddittoria e sull’orlo di una rivolta generazionale. L’Italia dell’esperimento riformista e della congiuntura, della crisi delle due Chiese, quella cattolica e quella comunista, delle tragedie di Avola e delle morti bianche. Fino allo scoppio del biennio ’68- ’69, l’autunno caldo, gli anni furibondi della strategia della tensione e dell’eversione.

È a questo punto, in questo momento, che Il paese mancato diventa un libro necessario, anche nell’ambito di

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...