Il sito Donne pensanti raccoglie adesioni contro lo "sdoganamento della mignottocrazia" e "Micromega" lancia un Appello alle first ladies: non venite al G8 per protesta verso il politico definito dalla stampa mondiale "più sessista". Persino "Famiglia Cristiana" si è accorta che forse questo esecutivo non è così ligio alla morale evangelica come sembrava (a loro), ma con un imperdonabile ritardo e, comunque, non supportata dalle gerarchie vaticane, che continuano a osservare un eloquente silenzio - ricordiamo che per i Dico fecero cadere il governo Prodi - . Ma, come osserva Vito Mancuso su "Repubblica" di oggi, esiste una Chiesa profetica e una Chiesa diplomatica. Da una ventina d'anni prevale la seconda, a maggior ragione in quest'ultimo periodo. Fin tanto che B. resterà saldo al potere, quindi, i vescovi continueranno a sostenerlo convinti. L'unica speranza è che qualche anima "disorientata", per usare il lessico di FC, lo tenga presente quando Ratzinger tornerà a tuonare contro i nuovi Welby, le nuove Englaro, il relativismo e i nemici della Famiglia e del Santo Matrimonio; e tuonerà molto presto, il 27 giugno c'è il Gay pride. Che queste anime disorientate escano dal loro imbambolamento e lo rammentino, soprattutto quando dovranno scegliere a chi destinare l'8 per mille. Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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25.6.09
Il re è (proprio) nudo!
Il sito Donne pensanti raccoglie adesioni contro lo "sdoganamento della mignottocrazia" e "Micromega" lancia un Appello alle first ladies: non venite al G8 per protesta verso il politico definito dalla stampa mondiale "più sessista". Persino "Famiglia Cristiana" si è accorta che forse questo esecutivo non è così ligio alla morale evangelica come sembrava (a loro), ma con un imperdonabile ritardo e, comunque, non supportata dalle gerarchie vaticane, che continuano a osservare un eloquente silenzio - ricordiamo che per i Dico fecero cadere il governo Prodi - . Ma, come osserva Vito Mancuso su "Repubblica" di oggi, esiste una Chiesa profetica e una Chiesa diplomatica. Da una ventina d'anni prevale la seconda, a maggior ragione in quest'ultimo periodo. Fin tanto che B. resterà saldo al potere, quindi, i vescovi continueranno a sostenerlo convinti. L'unica speranza è che qualche anima "disorientata", per usare il lessico di FC, lo tenga presente quando Ratzinger tornerà a tuonare contro i nuovi Welby, le nuove Englaro, il relativismo e i nemici della Famiglia e del Santo Matrimonio; e tuonerà molto presto, il 27 giugno c'è il Gay pride. Che queste anime disorientate escano dal loro imbambolamento e lo rammentino, soprattutto quando dovranno scegliere a chi destinare l'8 per mille. 11.6.09
Lettera agli amici
Nella Bibbia quando Dio vuole mandare un castigo al suo popolo, gli toglie «la Parola» e la siccità diventa sinonimo di mancanza di profeti e profezia. Quando invece vuole benedire il suo popolo, manda i profeti e la Parola scorre come la pioggia e ne impregna tutta la terra. Il profeta Gioele (sec. IV a.C.) annuncia che l’era messianica vedrà una abbondanza straordinaria di profezia: «Sopra ogni carne effonderò il mio Spirito. I vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri vecchi avranno dei sogni, i vostri giovani vedranno visioni»(Gl 3,1). Questo testo non distingue tra Israeliti e non Israeliti (credenti e atei), ma afferma che lo spirito di profezia sarà effuso su tutti: «su ogni carne».
Pensavo a queste parole profetiche, quando lessi l’e-mail di Maurizio Chierici il quale mi comunicava che oltre tre mila persone in quattro giorni avevano letto la mia «Lettera aperta al cardinale Angelo Bagnasco: “Senza la profezia rimane la complicità”». Sono rimasto colpito dalla valanga di adesioni e ho sentito immediatamente la mia responsabilità aumentare. Oltre al sito del settimanale «Domani», (http://domani.arcoiris.tv/?p=602) , la lettera è stata ripresa dal sito di Paolo Moiola (http://www.paolomoiola.it/) e del Tafanus (http://iltafano.typepad.com/il_tafano/) e so che moltissimi l’hanno mandata ai loro contatti e conoscenti. Veramente la rete è uno strumento di democrazia e di libertà.
Con la mia lettera aperta non ho compiuto un atto di coraggio, né ho voluto cercare consensi a buon mercato, ma ho adempiuto un voto di coscienza, cioè un obbligo interiore che mi deriva dal mio essere cittadino di uno stato democratico e laico e di essere al tempo stesso un credente che svolge la funzione di prete nella Chiesa Cattolica. Parlare di coraggio e di paura è fuorviante, oggi è sufficiente essere solo se stessi per emergere in un oceano di servilismo e di omertà. Io non rappresento la Chiesa e non intendo essere un capo popolo, ma nello stesso tempo non posso rinunciare ad essere me stesso e solo me stesso: perché valgo soltanto per il grado di autenticità nella verità che sono capace di dare con la mia vita, la mia dirittura e il mio disinteresse. Non temo le conseguenze di alcun genere perché non ho mai avuto mire di carriera, e oggi sono parroco di una parrocchia senza territorio e senza parrocchiani, mentre don Milani stava meglio: era parroco di 40 persone.
Credo in Dio e il mio Dio ha il volto di Gesù Cristo che ha sempre preso le distanze da ogni forma di potere, che ha messo in guardia dall’esercizio del potere, basato sullo sfruttamento e ha imposto ai suoi discepoli un comportamento e scelte diametralmente opposti. Gesù non ha cercato il compromesso con l’esistente, non è venuto a patti con il potere, né civile né religioso, ma ha indicato le responsabilità e le connivenze, additandole al disprezzo della coscienza illuminata dalla Parola di Dio a favore del principio invalicabile che è la persona umana. A questo scopo non ha esitato a schierarsi contro «il sabato», come dire che ha negato la ragione stessa dell’esistenza della religione. Davanti ai nostri occhi, gli atei travestiti da laici e gli psudo-credenti, travestiti anche da vescovi e cardinali, stanno facendo scempio delle regole della convivenza sociale e umana, basata sui bisogni dei più piccoli e incapaci di badare a se stessi. Costoro contrabbandano i principi e i cosiddetti «valori» con gli affari e le convenienze, con gli intrallazzi e i tornaconti.
E’ tempo della Parola e delle parole di senso: in un mondo seppellito da «morte parole», facciamo sentire il suono e la musica della Parola che libera la coscienza e impegna la volontà per fare argine davanti al degrado politico, sociale, istituzione e religioso in cui stiamo affondando perché abbiamo permesso che un pazzo «malato» di egotismo andasse al governo per guidare l’intera Nazione verso l’abisso della decadenza. Non si può più restare muti senza diventare complici. E’ l’ora che i credenti non chierici e i laici custodi dell’autonomia dello Stato, sorgano dalle loro comode poltrone, e rompano il silenzio di rassegnazione di fronte all’emergenza educativa che sta attanagliando il nostro Paese, divenuto zimbello del mondo intero a causa di un presidente del consiglio che si comporta e agisce come un malato mentale assetato di narcisismo auto celebrativo. I cattolici e in modo particolare i vescovi non possono tacere di fronte a questa deriva che ha toccato livelli da sub-basso impero, senza sentire la colpa di essere responsabili «in solido» di quanto sta accadendo.
I vescovi possono parlare di «emergenza educativa», ma solo se ammettono la loro responsabilità di avere sostenuto un uomo indegno di governare il nostro popolo e a condizione che si assumano la responsabilità piena delle conseguenze del loro sostegno. Il governo sta compiendo scelte scellerate nel più totale disinteresse rassegnato: il decreto sicurezza che ripropone le schedature dei bambini, dei senza fissa dimora, ecc., riportandoci indietro alle schedatura di stampo nazifascista che credevamo finita per sempre con l’avvento della democrazia e la costituzione dell’Europa. Non possiamo tacere di fronte ai poveri che affrontano l’esodo della salvezza verso la Terra Promessa del benessere, senza dimenticare che l’occidente, mèta dei diseredati, è colpevole dello sfruttamento dei paesi da cui essi scappano. Abbiamo depredato l’Africa da oltre due secoli per il nostro benessere (materie prime) e per il sollazzo di pochi imbecilli (safari), stiamo ammazzando l’Africa con le scorie radioattive, vendiamo armi alle bande in permanente guerra, succhiando l’anima all’intero continente e abbiamo anche il coraggio di respingere il barconi della disperazione. L’aggravante sta nel fatto che tutto avviene anche per opera di un governo che si dichiara ispirato ai principi cattolici, appoggiato dal mondo cattolico e sostenuto dai vescovi, i quali di fronte all’immoralità dilagante si girano dall’altra parte come il prete e il sacrestano della parabola del Samaritano (Lc 10,30-33).
Il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, in occasione dell’80° anniversario del Patti Lateranensi (11 febbraio 2009) ebbe a dire che mai le relazione con un governo in Italia erano state così eccellenti come con l’attuale governo. Dopo i fatti degli ultimi mesi, dopo le accuse della moglie, dopo gli eventi di Casoria, su cui il capo del governo ha giurato sulla testa dei figli, dando nei giorni successivi quattro versioni differenti dello stesso fatto, commettendo così uno spergiuro imperdonabile per la morale cattolica, di fronte alle bugie sistematiche ammannite come verità, il cardinale segretario di Stato e il presidente della Cei, a mio avviso, se avessero avuto un minimo pudore evangelico, avrebbero dovuto parlare apertamente e dire: noi come Chiesa rescindiamo unilateralmente il concordato per indegnità morale di un governo che opera palesemente l’ingiustizia, per un presidente del consiglio dichiarato da un tribunale «colpevole di corruzione di testimoni» e responsabile attivo del degrado morale dell’intera nazione con i suoi comportamenti privati, con il suo esempio tracotante, con le sue bugie manovrate come verità, per il suo disprezzo delle istituzioni statuali, per lo spergiuro con cui ha condannato se stesso e i suoi figli: un uomo che spergiura sulla testa dei suoi figli non è degno né della paternità né tanto meno del governo della nazione perché sta scritto: «Non giurate: né per il cielo né per la terra né con qualunque altra forma di giuramento, ma il vostro sì sia sì, il vostro no sia no, in modo da non cadere nel giudizio » (Giacomo 5,12). I vescovi avrebbero dovuto chiedere ad una sola voce le dimissione del governo e avrebbero dovuto dire ai cattolici che non è loro lecito sostenere un megalomane del genere che tutto deforma e inquina a proprio vantaggio, incurante del bene comune dell’intera nazione.
La gerarchia, se vuole proporsi come guida morale, deve distinguersi dai sistemi immorali di governo e ancora di più dalla politica amorale e senza alcun riferimento etico che invece di educare il popolo prospettando la complessità degli eventi e proponendo le soluzioni ragionevoli.
Vediamo minori che compiono «delitti» contro la persona «per noia», che ricattano i coetanei per avere cellulari e denaro, minori che si spostano da una città all’altra per delinquere senza alcun problema … madri che offrono le figlie per lo «jus primae noctis», pur di vederle apparire nude in tv e avere una particina in qualche reality per individui complessati e senza speranza. Non è questa una emergenza educativa?
E’ tempo della profezia. Torni la profezia, ma non la voce esile di un singolo che conta poco, ma torni la voce di un popolo, la voce del popolo del concilio Vaticano II, abortito appena nato, torni il laicato che è la spina dorsale della Chiesa e nessuno abdichi dal proprio servizio, dal proprio compito, dal proprio identità. In questo momento in tutta Italia stano sorgendo gruppi che celebrano il concilio come contrasto alla deriva fondamentalista di una gerarchia e di un papato che invece di guardare avanti, si voltano indietro, rimpiangendo le cipolle d’Egitto. Credo che bisogna assumersi la responsabilità in prima persona. Credo che sia urgente che i credenti e i non credenti prendano penna carta e calamaio e scrivano al Cardinale Bagnasco e al proprio vescovo, facendo sentire la propria voce. Se qualcuno non riesce ad esprimere i suoi sentimenti, copi la mia lettera, vi scriva due parole di accettazione o di rifiuto, di condivisione o di contestazione e la spedisca a titolo personale. Se duemila contatti scrivessero duemila lettere sono duemila segni e duemila parole, autentici sassi che rompono il virus «tacere», autentico strumento di connivenza e di malaffare.
Verrà un giorno in cui la Storia ci chiederà conto se c’eravamo e se abbiamo avuto sentore dei «segni dei tempi» e se siamo stati capaci di viverli e di difenderli con la nostra vita e con le nostre parole del cuore. In caso contrario ci additerà ai posteri come complici indegni del nostro tempo.
Paolo Farinella, prete
Niente crisi per i mercanti di armi
ll'economia internazionale tanto fiorente quanto poco vantato e pubblicizzato, almeno al di fuori delle riviste specializzate. Intanto il dato globale, che è eccellente: nel 2008 le spese militari nel mondo sono cresciute del 4%, raggiungendo 1.464 miliardi di dollari, ovvero oltre 900 miliardi di euro, pari al 2,4% del pil globale e a 217 dollari a persona. E anche se la crisi in realtà, ha un po' inciso anche sui profitti delle aziende che lavorano nel sttore della "difesa", resta la bella sicurezza di operare in un ramo dove nel medio periodo, dieci anni, l'aumento del volume d'affari è stato del 45%. Tanto più che, secondo il Sipri, dal 2002 il valore delle armi è cresciuto del 37%. Come per ogni altro settore industriale ci sono delle eccellenze e delle congiunture particolarmente favorevoli. Ad esempio: «Durante gli otto anni della presidenza di George W. Bush la spesa militare è aumentata a livelli che non si registravano dalla Seconda guerra mondiale: questo periodo ha dato continuità all'industria delle armi, che si era consolidata già nei primi anni Novanta». Gli Usa del resto primeggiano tanto come produttori - il 66% delle industrie di armamenti sono americane - quanto come consumatori, detenendo il primo posto al mondo per le spese militari con 607 miliardi di dollari nel 2008. L'Europa si deve accontentare del 31% della produzione e sente il fiato sul collo di new entry più recenti ma già agguerrite come Russia, Giappone, Israele e India. Fra i mercati emergenti più promettenti spicca la Cina che, sempre nell'anno passato, ha speso 85 miliardi di dollari per la difesa, in un'ascesa apparentemente inarrestabile: più194% nel periodo 1999-2008 . Seguita dalla Francia che, grandeur oblige, ne ha spesi 65 e dalla Russia che ha dedicato al settore 58 miliardi. L'Italia, con i suoi 40 miliardi, che comunque gravano su ogni cittadino italiano nella misura di 689 dollari annui pro capite data la relativa scarsità della popolazione, si colloca solo all'ottavo posto di questa speciale classifica e pesa appena per il 2,8% sulle spese mondiali per la difesa. Però, si sta impegnando per fare di più: il budget militare è aumentato dell’1,8% rispetto al 2007. Un cliente eccezionale - e seguendo le cronache non stupisce più di tanto - è l'Iraq, dove il budget militare è cresciuto del 133% rispetto al 2007. La "guerra al terrore", del resto, è un bel volano. Insieme, le guerre in Afghanistan e in Iraq sono costate agli Stati Uniti 903 miliardi di dollari. Non manca un grido d'allarme. Se, scoraggiate dalla crisi, le nazioni del mondo virassero durante l'anno in corso al pacifismo e riducessero le spese militari per risollevare i bilanci - così pare voglia fare l'Italia, imitata da Lituania, Serbia, Spagna, Svezia e Lettonia - le industrie che producono armi potrebbero affrontare un brusco calo della domanda. Ne resterebbe danneggiato anche il nostro Paese che detiene l'ottavo posto anche come produttore e che ha tra le compagnie di spicco Finmeccanica, al nono posto nella classifica ’Top 100’ dei produttori, con armi vendute per un totale di 9,8 miliardi di dollari e un profitto di 713 milioni di dollari. Ma consola a questo proposito sapere che Cina e Russia hanno triplicato le spese dal 1999 e Corea del Sud, Arabia Saudita e Stati Uniti hanno avuto un aumento del 50%. Segnali incoraggianti anche dall'America Latina dove le spese militari sono aumentate del 50% nell’ultimo decennio, «spinte dalla corsa intrapresa dal Brasile per ottenere lo status di potenza regionale e la scalata delle spese in Colombia legate al suo conflitto». Scriveva Marinetti: Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo.10.5.09
Storico abbraccio tra le vedove Calabresi e Pinelli
Napolitano ha incluso Pino Pinelli tra le vittime della strage di Piazza Fontana, le vedove del commissario Calabresi e dell'anarchico Pinelli si sono scambiate uno storico abbraccio, dopo tanti anni dai tragici avvenimenti che le avevano messe, senza nessuna vera scelta da parte loro, sui lati opposti di una sorta di faida che sembrava inconciliabile; una faida non tanto tra le famiglie o tra le signore stesse, ma tra i gruppi di appartenenza, tra i mondi culturali e sociali rappresentati dai rispettivi mariti, tutti e due caduti vittima dell'assurda violenza di un'intera epoca. L'abbraccio di oggi, dopo le sagge parole di Napolitano su Pinelli e sulla nascita di quella stagione di tensione. riconciliazione non possa passare dalla dimenticanza dei fatti, come se con il tempo avvenimenti tragici e gravi potessero non essere più tali solo per la distanza con cui non si riesce più a scorgerli nitidamente. Al contrario: bisogna ricordare bene tutto, soprattutto le offese ricevute e fatte, proprio per riuscire a comprendere la dinamica degli avvenimenti, farsi carico di eventuali proprie responsabilità, e provare almeno ad intuire quali possano essere le ragioni che hanno spinto gli altri a fare quello che hanno fatto. Quell'abbraccio è la dimostrazione che è possibile sempre trovare qualcosa che unisce e che ciò può permettere di iniziare un percorso di riconciliazione.
Portavoce europeo del Movimento Umanista
Candidato indipendente nelle Liste di IDV nella Circoscrizione Nord Occidentale
25.12.08
Il caso Povia quando l'opposizione è aprioristica
Riporto per chi ha perso o non ha seguito dall'inizio la vicenda quanto appreso da musicalmente.forumfree.net
ARCIGAY MINACCIA DI BOICOTTARE IL FESTIVAL
“Luca era gay” è la storia di Tolve, l’ex gay più famoso d’Italia, GUARITO (come se l’omosessualità fosse qualcosa di insano…) grazie al Dottor J. Nicolosi, fondatore di una associazione che si occupa di GUARIRE (cioè, nemmeno “redimere”, proprio GUARIRE) le persone “affette” da omosessualità palese o latente, il NARTH.
Povia, che già l’anno scorso si è distinto per la partecipazione al FAMILY DAY, ha scritto e proposto una canzone sulla storia proprio di Luca di Tolve. Se pensate che, nella peggiore delle ipotesi, questa canzone sarà proposta a ritmo martellante per circa una settimana, siamo davvero alla frutta.
Non bastavano le dichiarazioni dei nostri rappresentanti al governo, ora ci si mette anche Povia con le sue millanterie sulla guarigione dall’omosessualità…. “Ma io mi chiedo… perchè tutti parlano dell’omosessualità??? Perchè questo continuo chiodo fisso ?
Infatti dò ragione e concordo anche se solo parzialmente con quanto dice questo blog bellissimo e senza peli sulla lingua lemiespietaterecensioni.splinder.com/: << (..) Bandire Povia! Bandire il diverso! Ma non è quello che fino all’altro ieri facevano con loro ?
La libertà sessuale è una cosa che non si mette in dubbio, sacrosanto diritto, ma altrettanto la libertà di parola.
Eppure dopo le folli prese di posizione del Vaticano sulla depenalizzazione dell’omosessualità i gay dovrebbero saperlo che cosa significa proibire ad una persona di esprimersi. (..) >> qui il resto dell'articolo
Cari Amici capisco che verso di voi , soprattutto in Italia ci sono i sintomi di omofobia latente e dei pregiudizi verso l'omosessualità e le vostre richieste ( adozione bambini , matrimonio , ecc ) condivisibili o meno e avete ragione ad incazzarvi e a scendere in piazza o a protestare , Ma lasciatemelo dire questo amici miei è paradosso: volete più libertà, ma ledete poi le altrui libertà di ascoltarsi una canzone e giudicate che essa sia discriminatoria verso di voi senza neppure averla sentita o averne letto il testo .Parlate dioscurantismo, ma poi siete i primi a voler censurare ( un conto è criticare o denunciare un insulto uno stereotipo \ luoghi comuni ) e a boicottare aprioristicamente . Parlate di pregiudizi, ma siete i primi ad averli se qualcuno usa la parola gay come non piace a voi sia che ci sia offesa e insulto sia che solo bigottismo clericale (ne avete o ne volete forse il copyright ?).
Questo vittimismo e protagonismo mediatico di tutti gli autoreferenziali rappresentanti gay alla lunga però stucca: sicuramente non è in questa maniera che si acquista il sostegno della gente. Quindi ribellativi ( e qui sono con voi ) con le discriminazioni e gli stereotipi culturali e politiki ( cioè ideoogici ) non fatelo aprioristicamente .
Inoltre fatelo anche contro i media che oltre ad essere veicolo di stereotipi e luoghi comuni nei vostri confronti vi usano come macchiette ( vedi i casi di Luxuria e di Platinette per citare i più noti ) . In quanto portano i benpensanti o ad e che vedono ( come è capitato anche a me , prima di vedere il film Philadefia e di conoscere quelli del M[ovimento]O(omosessuale]S[ardo] ) e quindi le bellissime manifetazioni del Gay pride \ orgoglio omosessuale come solo ed esclusivamente delle carnevalate esibizionistiche .
Con questo è tutto
P.s
chi vivra' vedrà
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