è importante da comprendere:Femminicidio: Si riferisce all’uccisione intenzionale di una donna a causa del suo genere. Esso è la forma più estrema di violenza di genere e spesso avviene in contesti di relazioni affettive, sessuali o familiari. Le motivazioni dietro il femminicidio includono dinamiche di dominio e possesso, dove l’omicida non tollera l’autonomia o l’indipendenza della vittima.È un termine più ampio che include tutte le forme di violenza dirette contro una persona a causa del suo genere. Questo può includere violenza fisica, sessuale, psicologica, economica, matrimoni forzati, stalking e altre forme di abuso. La violenza di genere non riguarda solo le donne, ma può colpire anche uomini, bambini, anziani e persone LGBTQ+In Italia, il termine femminicidio non è specificamente definito come un reato autonomo nel codice penale. Tuttavia, il concetto di femminicidio è utilizzato per descrivere l’uccisione di una donna a causa del suo genere, spesso in contesti di relazioni affettive o familiari.Infatti nel Nel 2013, è stata introdotta una legge specifica per contrastare il femminicidio e la violenza di genere, nota come Codice Rosso. Questa legge prevede una serie di misure per prevenire e combattere la violenza contro le donne, inclusi l’inasprimento delle pene per reati come lo stalking e la violenza sessuale, e l’introduzione di aggravanti specifiche quando la vittima è una donna.In sintesi, mentre il femminicidio non è un reato autonomo, le leggi italiane riconoscono la gravità della violenza di genere e prevedono misure specifiche per affrontarla.
Ora su Sharon Verdeni io ci vedo di più ( ovviamentre senza sminuire e giustificare perchè sempre crimine abbietto e turpe si tratta ) come violenza di genere .
Ma soprattutto ( ovviamente senza giustificazione e sminuirlo ) il delitto è come evidenziato da quello fin qui emerso , dovuto al disagio psichico del carnefice . Infatti secondo quanto riporta l'ultimo n del settimanale Giallo
<< [.... ] da quello che sta emergendo dalle indagini è il profilo di un uomo che potrebbe aver già fa!o del male ad altre persone e che poteva uccidere ancora. È molto più di una suggestione: le parole della sorella sono una drammatica conferma a questa ipotesi. E allora cominciamo proprio dalla sorella Awa, studentessa di Ingegneria gestionale. La ragazza, in lacrime, ha rivelato come lei e la mamma Kadiatou Diallo, 53 anni, avesero fatto di tutto per fermare Moussa. Avevano presentato tre denunce ai carabinieri, inutilmente. In un verbale datato novembre 2023 si legge: «lo e mia madre ci siamo interessate al !ne di condurlo in una stru"ura di recupero, che ha sempre ri!utato. I controlli ci sono stati, ma solo per una questione di agibilità della casa, dopo l’incendio che c’è stato a luglio di un anno fa. Per mio fratello, invece, nessuno si è mosso. Abbiamo fatto di tutto per liberarlo dalla dipendenza, per a$darlo a chi potesse aiutarlo, ma lui ha sempre ri!utato. A noi, dopo aver verbalizzato le denunce, hanno dato i volantini dei centri antiviolenza. Per un eventuale ricovero di mio fratello, invece, ci hanno risposto che doveva essere lui a presentarsi in modo volontario». La ragazza è distru"a. Così come la sua mamma, già provata nel fisico da un ictus.
AVEVA DATO IN ESCANDESCENZE
Le denunce delle due donne risalgono a luglio e novembre del 2023 e a maggio del 2024. La prima dopo l’incendio appiccato in casa. La seconda per un episodio di violenza domestica: Moussa aveva dato in escandescenze rompendo un televisore, ribaltando la scrivania della sorella e mettendo a soqquadro la casa. Era stato chiamato il 118, ma lui si era barricato in camera e la cosa era !nita lì. Nel verbale dell’ultima denuncia, in!ne, spunta il coltello. Awa è tornata indietro con la memoria per ricordare questo terribile episodio: «Mi ha raggiunta alle spalle mentre stavo ascoltando la musica in sala e mi ha minacciato con la lama. Io non mi ero accorta di niente, ma mia mamma, che dopo l’ictus non riesce più a parlare, cercava di farmi capire che ero in pericolo. Allora io mi sono girata e Moussa si è fermato. Se ne è andato, ridendo». L’avvocato Stefano Comi, che assiste le due donne, ha aggiunto: «Moussa andava fermato, era fuori controllo. Picchiava e minacciava. Il sindaco e gli assistenti sociali lo sapevano, almeno un accertamento sanitario andava fa"o». Una vicina, allarmata dall’indole violenta di Moussa, era andata dal sindaco e in un’altra occasione aveva chiamato le forze dell’ordine. Ma niente di concreto era stato fa"o. Moussa non era nemmeno in cura. Com’è possibile che i servizi sociali non siano intervenuti ? >>
quindi chiedo a lei come a tutte le femministe di Dols perchè per voi è tutto femminicidio e patriacarto anche quando non lo è ?