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31.10.25

il patriacarto non vive solo negl uomini vive in chi lo giustifica in chi chiude gli occhi in chi chiama rispetto quello che è paura

 Rispondo    con questo   titolo  provocatorio  a  chi mi dice   che  ancora  non è  il 25 novembre    e  che  ho troppa fretta nel giocare  d'anticipo .,  e che  le  femministe   e  le nazi femmiste  mi hanno     fatto il  lavaggio del cervello  con la  teoria   del  patriarcato  .  Lo so che   è  un titolo  provocatorio, perchè non tuttti gli  uomini   e  tutte  le  donne    sono  impregnate  di tale  cultura    , ma  molto spesso  le  provocazioni  ,   come  in questo caso, mettono    o dovebbero in luce una verità spesso trascurata: il patriarcato non è solo un sistema imposto dagli uomini, ma può essere perpetuato da chiunque lo giustifichi, lo minimizzi o lo mascheri da rispetto.  Viviamo in una società che spesso si illude di aver superato il patriarcato, ma la verità è che esso non si manifesta solo nei gesti violenti o nelle parole offensive. Il patriarcato vive anche nei silenzi, nelle
giustificazioni, nelle complicità invisibili. Vive in chi chiude gli occhi davanti alla violenza, in chi chiama “rispetto” ciò che è solo paura. Vive persino in chi, pur non esercitando direttamente il potere, lo difende per convenienza, per abitudine, o per ignoranza.
Questo post nasce dalla necessità di smascherare le forme più subdole di patriarcato: quelle che si nascondono dietro l’indifferenza, dietro le donne che insultano altre donne, dietro chi minimizza il femminicidio o lo trasforma in cronaca sterile. Perché il patriarcato non è solo un sistema maschile: è una cultura che ci attraversa tutti, e che possiamo scegliere di interrompere.



Quindi  smontiamo io  lo  faccio    riportando    un video  so l’indifferenza, la violenza non necessariamente fisica ( vedere video emozionale sopra )  scelto  e riportato perchè racconta    se  pur  rielaborati   episodi in cui il patriarcato è stato difeso o ignorato da chi non lo subisce direttamente.Ma  soprattutto   dovrebbe  far  riflettere su come certe forme di “rispetto” siano in realtà forme di controllo  ed   invitare   a rompere il silenzio, a riconoscere le complicità involontarie e a promuovere una cultura del rispetto autentico l’idea che il patriarcato sia solo maschile, sottolineando che anche donne, istituzioni, o società nel suo complesso possono alimentarlo.denunciamo l’ipocrisia di chi finge di rispettare certe regole sociali, quando in realtà è spinto dalla paura o dalla sottomissione.Invitiamo  alla responsabilità collettiva, perché il patriarcato sopravvive anche grazie all’indifferenza e alla complicità silenziosa.Infatti   esso  è un sistema culturale che si manifesta anche attraververso   l'indiifferenza  , la violenza   psicologica  non necessariamente  fisica  tra  donne  , e la giustificazione di comportamenti oppressivi.

24.9.25

Il Potere Incolore: quando un leader religioso sceglie il silenzio di ©️ Cristian A. Porcino Ferrara alias

C’è qualcosa di inquietante nel potere quando si presenta in punta di piedi. Quando governa, decide, indirizza… ma senza mai veramente esporsi. È il caso dell’attuale pontefice della chiesa cattolica, Leone XIV: un uomo potente, rispettato, indubbiamente influente. Ma anche, inevitabilmente, incolore. 
Lo si ascolta parlare, ma raramente dire. I suoi discorsi scorrono come acqua liscia su una superficie di vetro: puliti, levigati, privi di attrito. Mai un’espressione fuori posto, mai un’affermazione che rischi di dividere, turbare o infiammare. Il suo stile è quello della neutralità assoluta – e forse anche dell’opacità. Non è che manchino i temi su cui prendere posizione. Il mondo è attraversato da fratture profonde: crisi climatiche, guerre, disuguaglianze crescenti, conflitti etici. In molti guardano a lui aspettandosi una parola chiara, una direzione, un coraggio. Ma le risposte sono spesso fumose, ambigue, incapsulate in una prudenza che rasenta l’inazione.Il confronto con il predecessore diventa inevitabile. Papa Francesco era un uomo dai modi meno raffinati, a volte irruenti, certo. Ma vero. Esposto. A tratti persino scomodo. Le sue dichiarazioni erano oggetto di critiche, satire, interpretazioni forzate… ma mai di indifferenza. Perché dietro ogni sua parola si sentiva la volontà di esserci, anche nel rischio, anche nell’errore.Ora invece regna una calma sospetta. Nessuno scandalo, nessuna gaffe, nessun titolo controverso. Ma anche nessuna scossa. Si respira una leadership prudente fino all’afonia, incapace di scuotere le coscienze o di infiammare un dibattito. Un governo del silenzio, che tiene in ordine tutto ma non accende nulla.E allora viene da chiedersi: è questo ciò che serve oggi? Un’autorità che si limita a evitare il conflitto, o un uomo che, pur sbagliando, si espone, si compromette, si fa carico del peso del proprio tempo?Forse, oggi più che mai, abbiamo bisogno di voci imperfette ma vere. Non di eco impeccabili.

20.9.25

Regresso verso nuove bestialità di ©daniela tuscano

 Cinque anni fa i #talebani tornavano al potere in #afghanistan e per le #donne è ricominciato l'inferno. E anche adesso che quell'infelice paese è stato devastato da uno spaventoso terremoto, i colpevoli del più lsanguinoso #apartheiddigenere della storia trovano il tempo, non per soccorrere le vittime femminili del sisma - le donne non possono essere toccate, quindi restino sotto le macerie e amen -, ma per soffocarle ulteriormente. Dopo il divieto di studiare, uscire sole, parlare tra loro, cantare, pregare, adesso il regime ha messo al bando pure i libri di autrici donne; si appresta a oscurare #internet, per impedire soprattutto alle donne stesse di comunicare col mondo esterno e proseguire gli studi online. In #iran sono trascorsi tre anni dal #femminicidio di #mahsaamini e dalla nascita del movimento #donnavitalibertà. A #charlotte, negli #statiuniti, la rifugiata ucraina #irynazarutska è stata massacrata a coltellate da #decarlosbrownjr, criminale razzista (sì, razzista) che malgrado precedenti di violenza girava a piede libero, armato fino ai denti. Voleva far fuori una «bianca» - peraltro sostenitrice di #blacklivesmatter - e l'ha fatto, su una metropolitana, tra la noncuranza degli altri passeggeri. Del controverso attivista ultraconservatore #charliekirk, ucciso sempre negli Usa da #tylerrobinson, ormai sappiamo tutto, o forse no, data la mole di #fakenews diffusa sul suo conto. in #asia e #africa sta infine aumentando in modo esponenziale la #persecuzionedeicristiani: oltre 380 milioni di persone. Le più a rischio sono le donne (ma guarda!), anche a causa dei #matrimoniforzati. Nessuno si mobilita per queste «cause». Quanto ai cristiani, poi, il menefreghismo occidentale ha raggiunto livelli epici, senza capire - afferma Marta Petrosillo di #acs - che se la libertà viene negata a un gruppo, prima o poi sarà negata agli altri. Forse stupirà la menzione di Kirk, ma solo chi rifiuta l'assunto di fondo: non si uccide. Kirk andava smentito dal pensiero, dalle idee versus l'ideologia, insomma dalla dialettica. Si è preferita la vendetta, che unita all'indifferenza caratterizza il regresso verso la bestialità di questo primo ventennio del Duemila.


        © Daniela Tuscano

18.8.25

meglio essere cinici e poco rispettosi che stare zitti . il confronto su media fra la morte di Pippo baudo e il conflitto in israele

E  è vero    che     come ho già detto   nel post precedente  : <<  ci sarà  qualcuno\a  che     raccoglie   l'eredità  di Pippo Baudo  oppure    la  sua  morte   è  Una parabola comune, un mondo culturale definitivamente tramontato.? >> è  stato un pilastro   della  tv italiana . Ed  è giusto  parlarne  ,  ma  qui si esagera   Infatti   come dice   il post  istangram    riportato sotto



    Ci  sono due  pesi  e  due  misure      nell'informazione  . Io non avrei saputo   dirlo meglio

15.7.25

«Molestie da un membro di Fratelli d’Italia», ex candidata alle regionali Elisabetta Fedegari, lascia il partito: «Si dicono paladini di certi valori, ma è propaganda»

predicano bene ma razzolano male . tutte chiacchere e distintivo . IL caso , almeno l'unico ( o uno dei ochi ) venuto alla luce visto che c'è la tendenza comune a tutti i partiti e e associzioni di lavarei panni
sporchi all'interno e non far fuoruscire niente , di Elisabetta Fedegari, in corsa alle regionali lombarde e possibile candidata sindaco di Pavia per Fratelli d’Italia .


L'articolo «Molestie da un membro di Fratelli d’Italia», ex candidata alle regionali lascia il partito: «Si dicono paladini di certi valori, ma è propaganda» proviene da Open.

Le richieste di aiuto sono cadute, come troppo spesso accade, completamente inascoltate. Stessa sorte hanno subito le denunce, quando il comportamento inappropriato e le molestie sessuali di un suo compagno di partito non davano segno di cessare. Alla fine per Elisabetta Fedegari, in corsa alle regionali lombarde e possibile candidata sindaco di Pavia per Fratelli d’Italia, l’unica soluzione è stata dire addio. Lo ha comunicato la stessa avvocata 44enne citando ragioni sia politiche che personali: «La totale mancanza di supporto e di azioni concrete ha rappresentato una profonda ferita e una chiara indicazione della scarsa considerazione per il benessere e la dignità dei propri membri».
Le ragioni dell’addio: «Io mai valorizzata. E quando ho denunciato, mi hanno guardata con distacco»
Le motivazioni dietro a un addio così rumoroso sono complesse, a maggior ragione per una candidata che alle ultime regionali aveva superato la soglia di 4mila preferenze ed era – almeno in pectore – la punta di diamante del centrodestra pavese. Da una parte, ha spiegato la stessa Fedegari, la «costante mancanza di valorizzazione della mia persona, nonostante i risultati concreti che ho apportato». Dall’altra, l’impossibilità di tollerare delle ferite che non ne volevano sapere di cicatrizzarsi, perché troppo profonde e mai davvero curate. «Fin da subito ho messo Fratelli d’Italia a conoscenza di quanto mi stava accadendo e purtroppo la reazione è stata di distacco e disinteresse. Non me lo sarei mai aspettato da un partito che tutela e difende questi valori», ha detto la 44enne parlando con Il Giorno. «Un partito rappresenta quasi un contesto familiare. Se un’iscritta denuncia un problema, non pensavo che venisse sottovalutato e tenuto in pochissima considerazione da chi vuole propagandarsi come paladino di certi valori».
L’indagine Clean 1 e la «solitudine» di Fedegari di fronte alle accuse
Alla sordità di fronte alle denunce si aggiunge la «totale mancanza di solidarietà e di garantismo» che Elisabetta Fedegari ha ravvisato nei suoi confronti. Il riferimento è all’inchiesta Clean 1, in cui la ex consigliera d’amministrazione di Asm è indagata per peculato per un presunto contributo alla sua campagna elettorale mascherato come finanziamento per un video istituzionale dell’azienda. «L’assenza di qualsivoglia supporto o vicinanza umana e politica da parte dei rappresentanti territoriali, e non solo, in un momento di personale difficoltà, ha acuito il mio senso di isolamento e la mia sfiducia nei valori che il partito dichiara di sostenere». Una formazione politica che, dopo aver vissuto dai suoi ingranaggi interni, Fedegari ora definisce come «improntata alla non inclusione e alla mancata valorizzazione di chi porta risultati concreti». Una ricetta che porterebbe, secondo la 44enne, dritti verso il fallimento politico, «sempre che a qualcuno possa interessare».

10.4.25

che desolazione la nostra classe politica pienone ipocrita per lo più per carlo III e assenza mentre viene discussa un’interrogazione sulla violenza di genere, la tutela delle vittime e gli atti persecutori.



Questo è il Senato, stamattina.
E quelli che vedete sono i banchi della maggioranza mentre viene discussa un’interrogazione sulla violenza di genere, la tutela delle vittime e gli atti persecutori.
Possono versare tutte le lacrime di coccodrillo su Sara Campanella, Ilaria Sula e le centinaia di donne morte ammazzate di femminicidio.
Al dunque, questa è la destra ( non è  che  la  sinistra  si meglio ma  almeno   non mi risulta    una  cosa  cosi clamorosa   )  che ha in mano il Paese. E questo il ritratto plastico di quanto gliene freghi.Ieri a Montecitorio pienone, applausi e selfie di fronte a un sovrano (senza neanche capirlo).Oggi il deserto. 
Questa immagine è una vergogna nazionale   Spero almeno che faccia aprire gli occhi a tutte quelle donne che li hanno votati.
Meditate donne, meditate!

23.11.24

femminicidio \ violenza di genere come è difficile fare prevenzione i casi di Michela Noli Uccisa nel 2016 e di Stefania Secci, ex modella e attivista contro la violenza sulle donne, rifiutata dalle inizative scolastiche sul 25 novembre perchè ci sono delle sue foto di nudo artistico in rete .

Come prova ,  vedere  i  miei  post  precedenti  in particolare  questo  ,   delle  diverse  sfacettaure    tanto da  non   riuscire  a    definire   in mainnera  chiara  ed  univoca  (  almeno  per me   che  :  donna  non sono  ,  che non  sono  ne  antropologo   ne addentro  ai centri  antiviolenza  )        tanto  da  confondere  ilfemminicidio  in violeza  di genere  e  viceversa ,  c'è la  storia    d'oggi   .  O meglio  due   storie    che  dimostrano  di  come  ancora  siamo  molto indietro nella  prevenzione   . Ma  andiamo  con  ordine  .

La  prima    da  una lettera     sul  il FQ  d'oggi  


 SIAMO I GENITORI DI MICHELA, che il 15 maggio 2016 ha perso la vita per mano dell’ex marito, che subito dopo si e suicidato. Da quel giorno il nostro intento è quello di far
capire come possa essere accaduto e come si possa prevenire ed evitare che fatti come questo non succedano più.

Soltanto leggendo il verbale delle indagini siamo venuti a conoscenza del fatto che i genitori e gli amici sapevano che l’ex marito soffriva di disturbo bipolare, per il quale era stato in cura fino all’eta di 21 anni, e che fino a quella sera la malattia era stata tenuta gelosamente nascosta. lnoltre i genitori dichiaravano che il figlio aveva detto loro quello che intendesse fare così come anche gli amici dichiaravano che l’ex marito aveva detto loro quali fossero le proprie intenzioni e come avrebbe messo in opera il suo progetto criminale, spiegandolo nei minimi particolari.Anche il neurologo e la psicoterapeuta, che avevano in cura l’ex marito, dichiaravano che sapevano della malattia, per la quale era stato in cura dai 16 ai 21 anni dal direttore sanitario e scientifico dell’istituto di Neuroscienze dell’università di Firenze e dal direttore del dipartimento di Psichiatria dell’università di Pisa, ma hanno ritenuto opportuno non infrangere il segreto professionale. Noi pensiamo che sarebbe stato sufficiente inviare anche solo un messaggio a noi o a nostra figlia per evitare questa tragedia. Lei non sarebbe scesa per prendere la valigia, che si è rivelato un tranello per farla salire in macchina. La domanda che ci poniamo è se avremmo potuto prevenire fatti di questo tipo e, secondo noi,la risposta sta nell’attivazione di due procedure:

  •  Chiunque venga a conoscenza dell’intento altrui di commettere un reato di violenza e abbia consapevolezza che la persona sia realmente in grado di metterlo in pratica, deve denunciare. Altrimenti può essere incriminato per omissione di “soccorso”.
  • Dobbiamo attivare un protocollo specifico al quale deve attenersi uno psicoterapeuta e un neurologo o, più genericamente, i medici professionisti che hanno in cura il paziente bipolare, che preveda non solo la possibilità, ma l’obbligo di rompere il segreto professionale. Pensiamo che, almeno nei casi simili al nostro, si possa fare opera di prevenzione e salvare la vita delle persone.

Il nostro intento è quello di sensibilizzare chi ritenga opportuno fare propria questa mozione nell’interesse sociale.


La  seconda   tratta  da     rainews  del   TGR Piemonte 
 che  è ancora  legata    ad  un  ateggiamento    bachettone    che confonde  eros  e  pornografia  ,  e  vede  la   donna   colpevole  di   provocare   gli istinti animaleschi  dell'uomo  ( l'uomo  non  è  solo un pezzo di legno 



E'diventato un caso l'invito a scuola di Stefania Secci, ex modella e attivista contro la violenza sulle donne, che ha denunciato e fatto arrestare il fotografo Paolo Ferrante. L'Istituto tecnico Vittone di Chieri e la Scuola media di Pino Torinese l'avevano invitata a parlare in occasione della giornata contro la violenza sulle donne. Ma sono spuntate alcune sue foto, nuda, sui social. Che sono immediatamente circolate sulle chat di ragazzi, genitori e docenti. E così l'incontro di Chieri è stato annullato. “Si comunica che l'intervento previsto

per il 25 novembre 2024 non avrà luogo in quanto l'istituto ha acquisito ulteriori informazioni sulla signora Secci e, al momento, non si ritiene che il suo incontro con gli studenti possa avere una ricaduta didattica e/o educativa”, si legge nella circolare. Altrettanto potrebbe fare la dirigenza scolastica di Pino Torinese. Foto che però, secondo quanto dichiarato alla Stampa dagli assessori Vittoria Moglia (Chieri) ed Elisa Pagliasso (Pino Torinese) “sono state scattate contro la volontà della Secci, e che ora è per vie legali”. Consenso, libertà, violenza sulle donne. Il dibattito è aperto.

28.10.24

Genitori non vogliono fare vedere ai figli “Il ragazzo dai pantaloni rosa”. il film contro l’omofobia scatena reazioni omofobe



una scena del film 
Altro che legge zan qui ci vuole una tabula rasa educativa . Infatti  di Roma e  di Treviso  non so quale  dei due sia   il più vergognoso   dimostrano  più  del dibattito   sulla  legge  Zan  quanto ci fosse bisogno di un film come il ragazzo dai pantaloni rosa, appena presentato alla Festa del Cinema di Roma, dimostra le difficoltà che sta incontrando nell’essere proiettato. Poco importa che sia una storia vera e che ci sia andata di mezzo la vita di un giovanissimo, in tanti non accettano la storia né il suo punto di vista.                   Le  anteprime per le  scuole   de il  ragazzo  dai pantaloni rosa , film  che andrà  in onda nel cinema  dal 7  novembre  ed  è tratto dal romanzo autobiografico (  foto della   copertina   sotto a  destra )  : Andrea  oltre il  pantalone  rosa   di Teresa Manes,  la madre di Andrea Spezzacatena, studente 15enne del liceo Cavour di Roma, vittima di bullismo e cyberbullismo che nel novembre del 2012 si tolse la vita , sta  già iniziando a  creare polemiche  . IL film interpretato da Claudia Pandolfi divide pubblico, società e famiglie. E questo sarebbe anche un modo per alimentare il dibattito. Il problema è quando, a una presentazione davanti ad una platea di adolescenti, questi si lasciano andare a commenti omofobi e genitori  iperprottetivi   verso i loro figli   che   boicottano  la proiezione in una scuola  
E' il  caso  sucesso a   Treviso   dove  la proiezione   in una  scuola  media  è stata   sospesa  a  causa  dei   genitori   che  pare   non abbiano gradito la proiezione della pellicola, sostenendo che potesse avere influssi "negativi" sui loro figli. Di diverso avviso il sindaco leghista  (L  miracolo  un leghista illuminato 🧠😇😋🤗🙄😲)  del capoluogo della Marca, Mario Conte, che ha annunciato la volontà di organizzare la visione del film, affermando che con il diniego è stata "persa un'occasione di approfondire e conoscere meglio temi che sono vere piaghe della nostra società".Da Roma a Treviso, reazioni omofobe La proiezione dell'opera di Margherita Ferri, che vede Claudia Pandolfi nei panni della madre, era prevista il 4 novembre, e l'istituto aveva già prenotato i posti per gli studenti. Alcune famiglie hanno però chiesto alla dirigente di evitare la partecipazione dei ragazzi. La preside della scuola ha accolto la richiesta, pur precisando che la proiezione è stata solo temporaneamente sospesa. "Evitare di confrontarsi su questi argomenti - ha affermato Conte - non credo sia la soluzione. Omofobia, depressione, suicidi sono, ahimè, molto attuali nella società. Dispiace quello che è successo a Treviso, ma preoccupano anche le reazioni omofobe di Roma: due situazioni che devono far riflettere tutta la nostra comunità".“Mio figlio non c'è più ma omofobia sì"Il secondo riferimento è alle frasi di carattere omofobo pronunciate da alcuni studenti durante la visione del film il 24 ottobre scorso nella capitale e che la stessa Teresa Manes ha segnalato con un post sui social: "Quanto accaduto dà la misura dei tempi che viviamo. Un gruppo di studenti, accompagnati (e sottolineo accompagnati) alla proiezione del film Il ragazzo dai pantaloni rosa, ha pensato male di disturbarne la visione, lanciando dalle poltrone su cui si erano accomodati parole pesanti  ed  orripilanti come macigni. *Froxio, *Ma quando s'ammaxxa, *Gay di merda  ....  sono solo alcuni degli insulti rivolti a mio figlio. Ancora oggi, 12 anni dopo. Ancora oggi, anche se morto. Si parla di educare all'empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente. Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito. Perché la parola non è un concetto vuoto. La parola è viva ed uccide. Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima Mio figlio non c'è più ma l'omofobia a quanto pare sì".L'episodio romano è stato talemente  abberrante    e scandaloso    che ha "commosso e indignato" anche il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, che ha chiesto all'Ufficio scolastico regionale di "attivarsi per individuare i responsabili degli atti di volgare inciviltà avvenuti giovedì in platea. Voglio incontrarli e guardarli negli occhi. Mi auguro ci siano da parte delle scuole sanzioni severe nei loro confronti. Mi chiedo come sia possibile questa disumanità, il non avere neanche la compassione di sentire il dolore dell'altro, il dolore di una madre, il dolore di quel povero ragazzo", ha concluso. Ottime  le  parole della madre  :


Quegli insulti erano sorretti dall'impalcatura della indifferenza che è la forma più subdola della violenza.
Io non so se dietro quel gruppo rumoroso c'è l'assenza di quella educazione primaria che spetta alla famiglia.
Il bisogno di affiliazione e, dunque, la necessità di fare parte di un gruppo può portare, specie in età adolescenziale, a fare o a dire cose che un genitore magari manco immaginerebbe mai dal proprio figlio.
Ma in quel contesto, anch'esso educativo, chi ha fallito è stato quell'adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti. venendo, comunque, meno all'esercizio del ruolo che ricopre.
Si parla di educare all' empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente.
Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito.
Perché la parola non è un concetto vuoto.
La parola è viva ed uccide.
Io, di certo, non mi piego.
Anzi, continuerò più forte di prima
Mio figlio non c'è più ma l' #omofobia a quanto pare si!

  non so cos'altro   aggiungere  in  quanto due  parole  sono poche  e  una  è  troppo  .     quindi chiudo qui     con  questo  è  tutto  alla  prossima  


 

9.9.24

nelle politiche contro il femminicidio dobbiamo mettere anche l'indifferenza parla la vicina della donna uccisa dal marito a Pesaro: “Tutti hanno sentito ma nessuno ha fatto nulla”

da https://www.msn.com/it-it/notizie/

 Elisabetta Severini ha cercato in tutti i modi di aiutare i fratelli di 14, 13 e 6 anni figli dei suoi vicini di casa. I tre bambini, nella notte di sabato 7 settembre, hanno dovuto tamponare le ferite inferte dal padre, Ezio Di Levrano, alla mamma Ana Cristina Duarte Correia. Non era la prima volta che la vicina di casa 66enne sentiva le urla dei vicini, né il primo violento litigio al quale assisteva. Così, davanti all’ennesima lite della coppia, Severini non ha esitato un attimo a lasciare la propria casa e a bussare alla porta di Correira e Levrano. “Ho visto i bambini – ha raccontato la 66enne al Corriere della Sera -. Gli ho chiesto cosa fosse successo. Il più grande mi ha detto che il papà aveva accoltellato la mamma“. “Gli ho chiesto: ‘Adesso dov’è il babbo?’. Mi ha detto che era uscito di casa, ma che non sapeva dove fosse”. Severini ha poi chiesto l’aiuto del marito Paolo, di 73 anni, come lei in pensione da anni. I due hanno allertato il 112 dopo aver sentito le urla a casa dei vicini. “L’altra sera avevano le finestre aperte – ha spiegato ancora la 66enne – e ho sentito urla pazzesche. Lei chiedeva aiuto insieme ai figli. La sua voce poi non l’ho sentita più e io mi sono precipitata in strada per capire cos’era accaduto. Prima però ho chiamato il 112”.


“Ci eravamo svegliati per le urla. Quello che mi ha fatto male è che tutti nel vicinato hanno sentito, ma nessuno ha chiamato. Io non ci ho pensato due volte: erano le 2.26, me lo ha detto il maresciallo quando sono andata a firmare la deposizione – continua la donna -. Quando siamo scesi in strada abbiamo visto il figlio più grande, il 14enne. Era sconvolto. Aveva già chiamato il 118, poverino. Mi ha riassunto tutto in due frasi, io l’ho abbracciato. Due minuti dopo è arrivata l’ambulanza con i carabinieri”. Nonostante la corsa in ospedale per salvare la vita alla 38enne brasiliana, per lei non vi è purtroppo stato nulla da fare.
Ana Cristina Duarte Correia è purtroppo deceduta in reparto. “Quel bambino – ha raccontato la 66enne – era così serio… l’ho fatto entrare in casa. Era un ometto, mi ha spiegato che aveva tamponato le ferite della mamma e che l’aveva girata per vedere se la ferita fosse profonda. Tremava. Ha due fratelli, una bambina di 13 anni e un altro di 6. Entrambi erano in casa, sono usciti solo quando li ho invitati a stare da me. Li ho coccolati un po’. La ragazzina non ha detto nulla, ha parlato solo il più grande”. “Ho acceso la televisione, al bimbo più piccolo, aveva ancora paura. Non volevano stare da soli. Sono stati con me fino alle 4, due ore”. La vicina di casa ha raccontato di aver sentito più volte la 38enne e il marito litigare. “Anche tre o quattro giorni fa – ha sottolineato -. Pure quella volta ho chiamato il 112, li ho visti salire e non so altro. Si erano trasferiti qui da qualche mese”. Ezio Di Levrano, 54 anni, autista di pullman originario di Brindisi, ha abbandonato il coltello dopo il femminicidio e ha tentato la fuga. Le forze dell’ordine lo hanno raggiunto con il cane di famiglia, individuato e arrestato.

9.7.24

a che se noi ci crediamo assolti siamo per sempre coinvolti . Manuela Petrangeli si poteva salvare: il messaggio del killer all’amico 40 minuti prima dell’omicidio

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Pubblicato: 09/07/2024 14:39
Manuela Petrangeli messaggio killer

 Manuela Petrangeli si poteva salvare: il messaggio del killer all’amico 40 minuti prima dell’omicidio

  da  thesocialpost  
 Delfina Rebecchi
Cronaca
Pubblicato: 09/07/2024 14:39

leggi anche  
Omicidio Manuela Pietrangeli, le parole shock di Molinaro dopo l’agguato: “Speriamo che l’ho presa bene”


Manuela Petrangeli si sarebbe potuta salvare dalle due fucilate che l’hanno raggiunta e uccisa lo scorso 4 luglio. Infatti, secondo quanto si legge nell’ordinanza della gip di Roma, Valeria Tomassini, che ha disposto il carcere per l’assassino della donna, Gianluca Molinaro, e che Repubblica ha potuto visionare in esclusiva, sarebbe “mancata quella partecipazione sociale che avrebbe potuto strappare alla morte la 51esima donna ammazzata in Italia da un uomo” dall’inizio del 2024.
L’ordinanza spiega che un amico e la madre dell’assassino avrebbero potuto avvertire le forze dell’ordine anche 40 minuti prima del femminicidio di Manuela Petrangeli. Ma ciò non è accaduto. E così Gianluca Molinaro è rimasto solo, fuori di sé e armato. Alle 13.04 del 4 luglio Molinaro scrive a un amico della palestra che frequentava: “Dai forse oggi pio due piccioni co’ na fava”. L’amico si chiama Emanuele e dichiara a sua volta: “Ho ricevuto strani messaggi tramite l’applicazione Whatsapp da Gianluca. Ma non mi sono soffermato ad ascoltare con attenzione perché erano dal contenuto poco chiaro”.


Ma Emanuele si presenterà in caserma dai carabinieri in zona Casalotti soltanto intorno alle 14, dopo che Molinaro gli invia una foto del fucile appoggiato sul sedile della sua Smart. Solo a quel punto ascolta i messaggi dell’amico e scopre che alle 13.16 gli ha detto “di essere confusamente giunto al limite della sopportazione dell’ex compagna perché ‘Sono fatto alla vecchia maniera’. Parlando con la voce biascicante gli ha comunicato di trovarsi sotto al lavoro della donna e di essere in attesa che la stessa finisse il turno di lavoro alle 13.30”, si legge ancora nell’ordinanza.
Insomma, se l’amico avesse ascoltato prima quel messaggio, forse avrebbe potuto fare qualcosa per convincere il killer a calmarsi. Purtroppo però, già alle 13.44, Gianluca Molinaro gli manda un altro messaggio in cui è scritto: “Gli ho sparato, gli ho sparato du’ botte, gli ho sparato, l’ho massacrata, è finita”. Poi, dopo essersi costituito, Molinaro “riceve una chiamata sul cellulare dalla madre, come costatato dagli operanti dalla visione dello schermo dello smartphone, alla quale risponde al solo fine di comunicarle che si trova in caserma e dice ‘Sono in caserma dai carabinieri di Casalotti, è successo quello che ti ho detto, senza che vieni qui’”. Insomma, anche la madre sarebbe stata a conoscenza delle sue intenzioni omicide, ma non avrebbe fatto nulla.

5.12.23

scuse e giustificazioni idiote per non aiutare gli altri i disabili soprattuttoNon è nel contratto", operatore non aiuta il disabile. Choc in metro a Roma

   che  gente  di  💩🤬☠🧠. Capisco che nessuno\a  ti obbliga  ad  aiutare  gli altri , che  no possa  o   non voglia   . Ma  almeno   non indignarti   per  la tua  indifferenza    o accusare  gli altri  perchè ciò non  è  solo  politico   ma  anche   culturale  ed  sociale   .

 da https://www.msn.com/it-it/notizie/

"Non è nel contratto", operatore non aiuta il disabile. Choc in metro a Roma
"Non è nel contratto", operatore non aiuta il disabile. Choc in metro a Roma© Fornito da Il Giornale

Avete presente Roma? La Città Eterna, l’Urbe, la culla della civiltà, il Colosseo, i Fori imperiali, l’arte, la cultura, il turismo. La bellezza. Ecco. Da anni ormai latita nel degrado indegno per la Capitale di uno dei Paesi membri del G7. Colpa di Virginia Raggi, si diceva un tempo trovando un logico capro espiatorio, ma non è che con il sindaco Roberto Gualtieri le cose siano migliorate. Anzi. Ne hanno dato piena dimostrazione due servizi mandati ieri da Quarta Repubblica proprio alla presenza dell’ex sindaco grillino in studio.
Tutto già noto, più o meno. Migliaia di cantieri aperti, l’immondizia per strada, i cinghiali, la sporcizia, le foglie che otturano i tombini, gli alberi caduti e mai ripuliti, le buche, il degrado, la sporcizia, un secchio per raccogliere l'acqua che filtra dal tetto della metropolitana. Ma soprattutto i trasporti: spostarsi in metro somiglia a un pellegrinaggio di penitenza in ginocchio verso la Terra Santa, l’arrivo di un autobus (25 minuti di attesa, calcolati dal cronista) va salutato come l’apparizione della Madonna, un taxi libero in breve tempo come vincere al Superenalotto. Sfiancante per chi ci vive, per chi ci lavora e per chi vorrebbe visitarne le meraviglie al meglio.Di chi è la colpa? Dei sindaci, si diceva. Ma non può essere solo questo. “I dipendenti pubblici che sbagliano non possono essere licenziati”, ribatte la Raggi che vorrebbe poter cacciare anche chi - pur al caldo di un impiego pubblico - sbaglia o non performa a dovere (Giuseppe Conte lo sa?). Ci sono poi i lavoratori, i quali del tutto esenti da colpe non lo saranno mica. Si parla tanto di assenteismo, di scioperi, di malattie sospette. Ma il servizio mandato in onda da Nicola Porro mostra un’altra faccia di questa tradica medaglia. State a sentire. L’inviato si presenta alla fermata Colosseo della metro con un disabile in carrozzina. Vorrebbe salire una rampa col montascale (ascensori, manco a parlarne: nella B1 gran parte sono inattivi "da prima della pandemia") e, colpo di scena, il marchingegno funziona. Piccolo problema: la sedia a rotelle, una normalissima sedia a rotelle elettrica, è troppo grande per poter salire. Bisogna smontare il manubrio e chi lo fa? L’inserviente che aziona il montascale? Giammai. Se non ci fosse il cronista ad aiutare il disabile portandogli il manubrio, probabilmente questi sarebbe rimasto in banchina perché aiutare il povero in carrozzina non rientra tra le mansioni dell’operatore: “Non è previsto dal contratto, magari non è bello dirlo eh”. 

12.11.23

due italie il caso del libro lettera di una madre afrodiscendente alla scuola italiana di Marilena Umuhoza Delli

ringrazio la carissima Pacmogda Clémentine per     la segnalazione  del  libro    di  Marilena Umuhoza Delli  di   cui  trovate  sotto    la  copertina    ed  una piccla  introduzione presa  dalla  bacheca  di  Clèmentine  . 
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« Sono cresciuta in due Italie. La prima è l’Italia di mio padre, un uomo bianco bergamasco la cui presenza era garanzia di privilegio, appartenenza e riguardo. Scortata da lui ricevevo i saluti della gente in dialetto, regali, sorrisi. Al suo fianco ero automaticamente parte del club “noter”, un’italiana a tutti gli effetti. Papà era letteralmente il mio passaporto.
La seconda è l’Italia di mia madre, una donna nera “immigrata” e con disabilità. La sua presenza era portatrice di razzismo, emarginazione, segregazione. Accompagnata da lei, la gente ci insultava, polizia e vigili ci fermavamo regolarmente per controllare i documenti, la gente posava le borse sui sedili vuoti del pullman (anche di fronte alla stampella di mia madre). Al suo fianco ero l’”extracomunitaria”, la straniera - anche se parlavo un italiano perfetto e masticavi il dialetto, anche se ero nata e cresciuta in Italia”. 
Credo non mi serve aggiungere altro per farvi venire la voglia di leggere questa donna che ha messo nera su bianco quello che noi genitori chiamati stranieri viviamo con i nostri figli. Nel mio caso posso aggiungere che quando sono in compagnia di mio marito e quando sono sola in giro per qualche città, il trattamento è diverso. Quando sono con mia figlia da sola in viaggio e quando siamo in tre é anche diverso. La gente è indifferente solo dove siamo conosciute. Al di fuori di dove viviamo, siamo trattate da stranieri, extracomunitari con poca importanza. Si parla di queste cose perché speriamo che qualcosa possa cambiare perché i nostri figli sono italiani e non devono soffrire perché crescendo si sentono esclusi dai loro propri connazionali. Molti vanno in depressione. Non è giusto.

23.10.23

il libercolo razzista ed omofobo del generale vanacci viene usato nelle scuole e tutti tacciono . cosa dovrà succedere un altra strategia della tensione ed altri anni di lutti e sangue prima di svegliuarci ?

  sfogliando    fb     ho  trovato  questo   post  

Nei giorni scorsi un liceo di Brindisi è stato messo sotto accusa dalla stampa perché l'insegnante di lettere ha scelto di leggere insieme ai suoi studenti il libro di Vannacci. Il fatto è stato presentato un modo estremamente distorto come se la docente fosse impazzita e avesse deciso di sostituire I promessi sposi con Il mondo al contrario del generalissimo. La notizia, sebbene la sua assurdità avrebbe dovuto suggerire prudenza, ha fatto il giro dei social con tanto di critiche alla scuola e alla miseria in cui sta precipitando. Non era vero niente. Quello proposto dalla docente è invece solo una lettura critica del testo di Vannacci, orientata ad esercitare i ragazzi a smascherare le distorsioni ideologiche. Niente dunque per cui strapparsi le vesti e gridare allo scandalo.Nel fetore pestilenziale della stampa italiana la vaga possibilità che una docente esaltata e fascistoide avesse deciso di dare una lettura edificante e costruttiva di Vannacci doveva essere sfruttata. In particolare quelli del Corriere non potevano farsi sfuggire l'occasione di attaccare la scuola pubblica. Del resto si trattava di un liceo del sud, abitato "notoriamente da zoticoni e da docenti sottosviluppati che infestano tutte le scuole della penisola e che hanno il coraggio di mettere in discussione il primato del milanesissimo Manzoni". L'avessero poi veramente letto Manzoni...



Ecco quindi che Mentre noi disquisiamo del ciuffo di Giambruno, e santifichiamo la meloni in una scuola di Francavilla Fontana (Brindisi), ci sono come segnalato siua dal post prima riportato sia dalo screebnshot riportasto a sinistra una preside e un’insegnante di lettere che hanno inserito il libro del generale Vannacci tra i testi scolastici da far leggere ai ragazzi e su cui discutere, perché - spiega la dirigente scolastica - “è un’occasione di crescita e sviluppa il pensiero critico”.La sola idea che in una scuola di qualunque ordine e grado possa entrare una tale centrifuga di immondizia volgare, intollerante, omofoba, sessista e pure sgrammaticata, è semplicemente offensiva e oscena.
Uno schiaffo alle migliaia di insegnanti italiani che, ogni giorno, non insegnano solo matematica o italiano,ecc ma il valore dell’empatia, del rispetto e della cultura.
Ovvero l’esatto opposto di ciò che quel cumulo di carta e inchiostro ( impropriamente chiamato libro ) rappresenta.
La Scuola ha il dovere di elevarsi al di sopra della pochezza del popolino che ha prodotto e sovvenzionato un simile scempio. Invece di abbassarsi al suo livello.Incredibile la pochezza culturale alla quale siamo arrivati . Con tutta la storia e.la.cultura di questa ITALIA.si fa studiare il libro di vannacci? uno che fomenta odio e razzismo?.povera scuola.  Oltre  i   pro  e  gli antiVannacci




Deve essere un liceo privato.
Quelli pubblici hanno i testi nazionali , e questa insegnante, che non ha superato gli esami abilitanti per insegnare in Scuole pubbliche, esprime la pochezza del suo cerrvello culturale.



  in  rete    ci sono   anche  gli ottimisti     

Sono un inguaribile ottimista. Forse è per fare capire ai ragazzi la pericolosità dei luoghi comuni che imprigionano il cervello e il pensiero. Se così non fosse la preside andrebbe cacciata.

   

 

25.9.23

quando la moda non esalta la perfezione assoluta dei corpi , ma ti accetta per come sei

 

 

Odio  la  moda  e cerco  di esserne  succube   e  di  farmi influnzare  il meno possibile  . Infatti  concordo  con   questo interessante  articolo   (  da  cui  ho preso la  foto  del  post  )  

di  https://www.facebook.com/alfemminile

 Anni e anni di pubblicità, cartelloni appesi per la città e sfilate ci hanno abituate e abituati all’idea che solo un determinato corpo potesse (e meritasse) di sentirsi sexy e a proprio agio in intimo. D’altronde, ancora oggi, è difficile che modelle dai corpi non convenzionalmente magri vengano scelte (specie dai grandi marchi della moda) per indossare lingerie o costumi da bagno. Questa mancata rappresentazione finisce, quindi, per convincerci dell’esclusività di determinati capi, la cui possibilità di essere indossati si trasforma così in privilegio. Un privilegio che ieri, durante la Milano Fashion Week, Dolce e Gabbana ha reso diritto, facendo sfilare in lingerie corpi diversi ma ugualmente (e sapientemente) valorizzati da mise che di norma vengono associate a un’unica taglia. Anche se di strada da percorrere ce n’è ancora tanta, e di passerelle da calcare altrettante, ci auguriamo un futuro quanto più prossimo in cui trovare la propria taglia di reggiseno non sia più impresa ardua e dove chiunque possa disporre del diritto a sentirsi felicemente a proprio agio con la propria sensualità, se lo desidera, ma soprattutto con il proprio corpo, qualunque cosa indossi. 

è morto matteo messina denaro Non posso dire che per questa dipartita ne rimanga dispiaciuta.Indifferenza è l'aggettivo e il sentimento più appropriato


Leggo  che   è morto ,  con  tutti  i suoi  segreti  e  senza   liberarsi   l'anima    con una  confessione    , il boss Matteo messina Denaro . L'unico commenti  che  mi  sento di fare    oltre  alla   battutta    che  ho riportato  sul  mio  fb

2 h 
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#DellUtri e #cuffaro dopo il funerale di #giorgionapolitano andranno anche al suo . #erediberluscon e #ilministrodellinterno manderanno le corone #GiorgiaMeloni un telegramma e #salvini una preghiera baciando il rosario anzi il crocifisso che sarà reso obbligatorio a scuola

è quello di condividere l   riflessione  di https://www.facebook.com/marina.mastino

Non posso dire che per questa dipartita ne rimanga dispiaciuta.Indifferenza è l'aggettivo e il sentimento più appropriato. Con tutto il male che ha seminato, e il dolore da ergastolo che in eredità ha lasciato (...) la mia empatia si spegne e il mio essere umanamente umana si rivela con tutta la sua razionalità. Un mascalzone un delinquente un Assassino in meno a calpestare la bellezza di questa madre terra dataci in dono punto ! Con lui e con quelli come lui non mi importa . Che l'universo possa ora perdonare me per tale sentimento ma è la "sentenza" data dal cuore che mi comanda. Fine.
Mi toicca infine dare ragione se pur in parte a quanto mi dice qiuersta mia utente qua sottto

[...]
Anna Maria
Indifferent I non vuol dire insensibili ma semplicemente equilibrati , rifletti
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