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12.11.23

due italie il caso del libro lettera di una madre afrodiscendente alla scuola italiana di Marilena Umuhoza Delli

ringrazio la carissima Pacmogda Clémentine per     la segnalazione  del  libro    di  Marilena Umuhoza Delli  di   cui  trovate  sotto    la  copertina    ed  una piccla  introduzione presa  dalla  bacheca  di  Clèmentine  . 
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« Sono cresciuta in due Italie. La prima è l’Italia di mio padre, un uomo bianco bergamasco la cui presenza era garanzia di privilegio, appartenenza e riguardo. Scortata da lui ricevevo i saluti della gente in dialetto, regali, sorrisi. Al suo fianco ero automaticamente parte del club “noter”, un’italiana a tutti gli effetti. Papà era letteralmente il mio passaporto.
La seconda è l’Italia di mia madre, una donna nera “immigrata” e con disabilità. La sua presenza era portatrice di razzismo, emarginazione, segregazione. Accompagnata da lei, la gente ci insultava, polizia e vigili ci fermavamo regolarmente per controllare i documenti, la gente posava le borse sui sedili vuoti del pullman (anche di fronte alla stampella di mia madre). Al suo fianco ero l’”extracomunitaria”, la straniera - anche se parlavo un italiano perfetto e masticavi il dialetto, anche se ero nata e cresciuta in Italia”. 
Credo non mi serve aggiungere altro per farvi venire la voglia di leggere questa donna che ha messo nera su bianco quello che noi genitori chiamati stranieri viviamo con i nostri figli. Nel mio caso posso aggiungere che quando sono in compagnia di mio marito e quando sono sola in giro per qualche città, il trattamento è diverso. Quando sono con mia figlia da sola in viaggio e quando siamo in tre é anche diverso. La gente è indifferente solo dove siamo conosciute. Al di fuori di dove viviamo, siamo trattate da stranieri, extracomunitari con poca importanza. Si parla di queste cose perché speriamo che qualcosa possa cambiare perché i nostri figli sono italiani e non devono soffrire perché crescendo si sentono esclusi dai loro propri connazionali. Molti vanno in depressione. Non è giusto.

2.5.19

L'assurdo caso di Great: nata a Torino, batte il record italiano di salto con l'asta ma forse non vale Nata in Piemonte da genitori nigeriani, non può ancora chiedere la cittadinanza, ma a 14 anni è già una star dell'atletica

una tristezza essere nato\a e cresciuta qui e studiarci ma non avere la cittadinanza .E' vero siamo tutti d'accordo che la cittadinanza uno se la debba guadagnare \ sudare . Ma questa si chiama discriminazione bella e buona . Se una persona è nata e cresciuta qui e sta studiando o facendo attività sportiva come in questo caso , e non ha commesso reati perchè non dargliela o dargli se a ha meno di 18 anni di prendersela ? Hanno forse paura che possa .... surclassare noi italiani anche per meriti sportivi ? ma forse perchè non è calciatore o non gioca a pallone 


ecco  la  sia  storia     tratta  da  https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/05/02/








Prima Eduard, poi Alessandra, e adesso Great. I nuovi italiani si mettono in luce nello sport, ma quando si tratta di festeggiare con il tricolore diventano come fantasmi.

Una sensazione amara vissuta da Eduard Cristian Timbretti Gugiu, che è nato a Cuneo sedici anni fa, adora le lasagne al ragù e ha le stigmate del grande tuffatore. Poi era stata la volta di Alessandra Ilic, che di anni ne ha quindici, è un talento nel taekwondo, è di origine serba ma parla un italiano perfetto, con marcata inflessione veneta.

Adesso tocca a Great Nnachi, che è la più piccolina con i suoi quattordici anni eppure è quella che vola più in alto, visto che fa salto con l’asta. È nata a Torino, ospedale Regina Margherita, da genitori nigeriani; la vedi e capisci subito che è italianissima, eppure per i documenti ufficiali dovrà aspettare di compiere i diciotto anni. Solo allora sarà considerata a tutti gli effetti italiana. La Fidal (Federaziine italiana atletica leggera) precisa: “La questione se sia record italiano o meno è controversa, tant’è che il 24 maggio prossimo il consiglio federale della Fidal avrà all’ordine del giorno proprio l’interpretazione della norma dello Ius soli sportivo: il record registrato da un atleta ‘equiparato’ è record italiano o no?”

È una storia in salita, quella di Great, fra la scomparsa del papà quando aveva appena cinque anni e le difficoltà della mamma. In casa cresce, e bene, anche il piccolo Mega che è nato nel 2008 ed è già un talentino della Juve: «Mio padre lavorava alla Fiat e quando è morto io avevo solo cinque anni: mia madre era molto triste e io l’ho aiutata facendo un po’ la mamma per il mio fratellino. Adesso però abbiamo superato le difficoltà, e in casa stiamo tutti bene» dice con un sorriso largo così Great, che beneficia dell’aiuto del Cus Torino, per cui è tessarata (pur non avendo la nazionalità può essere infatti tesserata per società italiane e partecipare a gare nazionali)  e di alcuni amici che supportano il progetto atletica. E la scuola? Dopo il dieci alle medie, adesso la Nnachi frequenta con profitto la prima superiore all’istituto Primo Levi, liceo delle scienze applicate con "curvatura" sportiva.





Sabato la campioncina ha superato i 3,70 metri realizzando un record italiano strepitoso, roba di livello globale. «Il record mondiale categoria Cadette è 3,91, ma al mondo non c’è nessuna ragazza che ha le sue qualità» certifica un esperto assoluto come il suo allenatore Luciano Gemello. Il numero uno fra i personal trainer italiani è tornato ad occuparsi di atletica e di salto con l’asta, il vecchio amore, indossando la casacca del Cus Torino: «Siamo un bel team di allenamento, io lo gestisco con l’ex astista Marco Iannarelli e con Elena Martino che ha fatto i 100 metri e la staffetta alle Olimpiadi di Seul e che ci aiuta nella velocità». Il gruppo cresce, l’eccellente Laura Fornaris ha già valicato quota 3,30, ma la punta di diamante è proprio Great Nnachi. «L’ho scoperta grazie al suo insegnante di ginnastica Cosimo Rapallo, che è il direttore del settore giovanile del Cus Torino.
Quando l’ho vista la prima volta, tre anni fa, era scoordinata, ma il talento era palese: io ho allenato gente fortissima, ma Great ha qualcosa in più.
Tecnicamente è ancora all’inizio ma è una ragazza che ha le potenzialità per diventare un fenomeno; e per le qualità morali che ha si meriterebbe di vincere un’Olimpiade».
Great e quel record nazionale negato perché non ha la cittadinanza:. "Ma io mi sento e sono italiana"
La piccola Nnachi ringrazia così: «Luciano è una persona fantastica, per me è come un secondo padre: mi dà la forza di allenarmi, di far fatica, di crescere. E volare lassù è una sensazione fantastica che in pochi possono provare». Ma quando salta la mamma ha ancora paura: «Sì, è vero, lei chiude gli occhi, teme sempre che mi possa far male» dice Great che, in attesa di ottenere il passaporto italiano, ha già conquistato un titolo tricolore. «È stato lo scorso ottobre a Rieti, e quella è stata la mia più grande soddisfazione» dice la ragazza che ha potuto gareggiare grazie ad un escamotage, visto che — formalmente — si trattava del campionato italiano per regioni. Quella gara le è valsa il titolo assoluto Cadetti. Che però è solo un punto di partenza: «Il mio sogno? Come tutti gli atleti anch’io vorrei partecipare alle Olimpiadi. E poi mi piace vincere e soprattutto non mollare mai: tutti i miei amici mi spingono a dare il massimo e a provare ad andare sempre più su».o mi sento italiana, io sono italiana". 

Scandisce le parole con il sorriso sulle labbra Great Nnachi"I; eppure le sue sono parole forti, proprio come i concetti che esprime. Great ha nei muscoli un talento purissimo, quello di fare atletica e di volare ad alta quota; ma oltre al salto con l'asta, Great ha nel cuore la voglia fortissima di urlare al mondo la cosa più banale eppure nel suo caso più complicata, quella di essere italiana. Il caso della 14enne Nnachi non è che l'ultimo esempio di giovane atleta che indossa idealmente la maglia azzurra, che vince ma che - formalmente - non può fregiarsi della nazionalità italiana.  Una battaglia fondata sul filo della ragione, portata allo scoperto dai nuovi italiani millennials che si mettono in luce nello sport e che lottano anche per tutti i loro coetanei che non hanno la possibilità di raccontare al mondo la propria storia.

Il Cus Torino è la società sportiva per cui Great è tesserata. "Io credo che a volte saper copiare non sia sbagliato: a proposito di integrazione, di ius soli per gli atleti, guardiamo cosa fanno all'estero, dalla Francia all'Inghilterra - indica la strada il presidente del Cus Torino Riccardo D'Elicio -. E in questo senso lo sport rappresenta una grande opportunità per l'integrazione, partendo dal concetto che questi ragazzi che hanno avuto esperienze complicate sono spesso un passo avanti rispetto ai nostri figli che talvolta educhiamo sotto una campana di vetro".

Nei giorni scorsi Nnachi ha scavalcato i 3,70 realizzando uno splendido record italiano che la proietta a livello mondiale. Sulla scia della classe 2000 Roberta Gherca che oggi da maggiorenne è diventata italiana ma che, quando aveva 15 anni, superò quota 3,91 da cittadina romena. Adesso, però, davanti a Great l'asticella sale ancora: da superare c'è "la legge", che le impedisce di urlare la mondo la sua appartenenza al nostro Paese. E a tutti noi di andar fieri di una connazionale che è più italiana di noi. Ma l'indicazione la fornisce proprio Great: "Il mio allenatore Luciano Gemello mi ha insegnato a non mollare mai - dice Nnachi - e sono i miei compagni di allenamento che mi danno la forza per dare il massimo e per andare sempre più su. Questo vale per la pedana del salto con l'asta, ma vale anche per la vita". Quella vita che certamente per Great non è stata in discesa: "Mio padre lavorava in Fiat ma è mancato quando io avevo appena cinque anni - racconta commossa la ragazza -. Sono stati momenti difficili, mia madre era molto triste e io ho cercato di aiutarla facendo anche un po' la mamma per il mio fratellino Mega che adesso gioca nella Juve". "Il mio sogno? Come tutti gli atleti anch'io vorrei partecipare alle Olimpiadi. E poi mi piace vincere e soprattutto non mollare mai: tutti i miei amici mi spingono a dare il massimo e a provare ad andare sempre più su".

Che Great sia italiana, italianissima, lo dicono i fatti, a partire dal suo parlare perfettamente la nostra lingua. Great è figlia di genitori nigeriani ma è nata nel cuore di Torino, all'ospedale Regina Margherita; non parla la lingua dei genitori anche perché ha seguito tutto il percorso scolastico italiano. A scuola, poi, va benissimo, come dimostra quella media del 10 con cui è uscita dalle Secondarie; un rendimento eccellente che non è cambiato neppure adesso che l'asticella si è alzata, frequentando la prima superiore all'istituto Primo Levi, Liceo Scientifico di scienze applicate con curvatura sportiva. "Great studia con grande facilità, la stessa con cui valica misure rilevanti con l'asta" spiega il suo allenatore Gemello. Lui, il numero uno fra i personal trainer italiani, è tornato al primo amore dell'atletica per creare nel Cus Torino una grande scuola di salto con l'asta. E per proiettare l'italianissima Great Nnachi nell'elite mondiale del salto con l'asta.

13.4.18

razzismo subdolo Nessuno vuole affittare una casa alla famiglia di origine pakistana





da http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2018/04/11/news

Nessuno vuole affittare una casa alla famiglia di origine pakistana


«Ci dicono che la casa è disponibile, ma appena diciamo che veniamo dal Pakistan trovano qualche scusa per non affittarcela»: Mina, che è pakistana ma che nella parlata non ha alcuna inflessione





PADOVA. 

«Ci dicono che la casa è disponibile, ma appena diciamo che veniamo dal Pakistan trovano qualche scusa per non affittarcela»: Mina, che è pakistana ma che nella parlata non ha alcuna inflessione straniera, non riesce a trovare una casa per lei e la sua famiglia: mamma, papà, un fratello piccolo e un cugino. Continua a cercare fra gli annunci e a chiamare, ma niente. Al telefono va tutto bene, ma quando rivela le sue origini le cose cambiano.«Non vogliono avere a che fare con noi. Si inventano mille scuse per non affittarci la casa». Eppure il papà di Mina lavora con un contratto a tempo indeterminato. «Nemmeno questo basta. E così, ora che siamo stati sfrattati dalla casa di via Manara, dove viviamo, non sappiamo come fare». Un caso purtroppo non isolato. Ce ne sono molti di simili, come evidenzia l’Adl Cobas, che ieri mattina insieme a Sportello Meticcio ha organizzato un sit-in proprio davanti all’Ufficio Casa di via Tommaseo, per riportare sotto i riflettori l’emergenza abitativa. 

Purtroppo il fenomeno della casa e degli affitti non riguarda sono i nuovi italiani o exstracomunitari . Infatti sempre secondo questi articolo

Un caso purtroppo non isolato. Ce ne sono molti di simili, come evidenzia l’Adl Cobas, che ieri mattina insieme a Sportello Meticcio ha organizzato un sit-in proprio davanti all’Ufficio Casa di via Tommaseo, per riportare sotto i riflettori l’emergenza abitativa. «Oltre ai casi come quello della famiglia di Mina, ce ne sono moltissimi di difficili. Soprattutto quando si parla di case dell’Ater e del Comune» spiega Riccardo Ferrara di Adl Cobas. «Stiamo assistendo a un preoccupante ritorno degli sfratti per morosità, quando ci sono 600 alloggi pubblici vuoti, di cui 500 dell’Ater, e 1200 famiglie in attesa, a fronte di 80 assegnazioni l’anno». Questo, secondo il sindacato, a causa di una mancanza di  
discussione e accordo tra Ater e Comune. «L’Ater preferisce lasciare vuoti i propri alloggi, mettendone a disposizione 20 rispetto ai più di 2 mila disponibili. Così blocca le le assegnazioni. La graduatoria ferma al 2015 parla da sola»


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...