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Visualizzazione dei post con l'etichetta c'era una volta

MAURO BELLUGI, IL PROTAGONISTA di © Daniela Tuscano

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  Le aveva tutte Bellugi, anzi aveva perso tutto: prima una gamba, poi l'altra, poi l'intestino, poi è arrivato il Covid e con esso la mazzata finale. Non aveva più niente eppure sembrava così solido, con quella faccia contadina, le rughe profonde, gli occhi da bracco, sempre un po' casuali, come tutti i calciatori anni '70. Non divi ma soldatini di stagno, e le figurine Panini ce li restituivano così, fissi e variopinti. Fuori luogo, perché senza il pallone non esistevano. Bellugi era quel mondo, le domeniche pomeriggio, Novantesimo Minuto, l'Inter, mio padre. Che l'aveva trovato poco tempo fa a Niguarda, in attesa come gli altri, fisso ancora, ambedue le gambe fasciate. Lì Bellugi stava disputando l'ultima partita, nel chiarore di quella sala che sicuramente, ai suoi occhi, appariva un immenso campo di calcio. Un saluto cortese e senza fronzoli, l'annuncio buttato là, che gli avrebbero tagliato pure l'altra gamba, e quel "vediamo", il fut

Terremoto irpinia 1980, parlano le le bambine della foto-simbolo sotto la coperta

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 Ci sono   avvenimenti    che  ti  rimangono dentro    anche  se   non gli ha  vissuti direttamente   dal puntoi di vista  cronologico ( avevo 4  anni )    in prima  persona  o  visti in  diretta  \  live    perchè eri  troppo piccolo  . Ed    quello dell'irpinia     è  uno di questi   .   Una  dele tante    forse  una   delle  più  belle https://www.ilmattino.it del  23\11\2020 Inviato a Balvano La foto che racconta la tragedia e chiama gli italiani alla solidarietà: Balvano 24 novembre 1980, la sera successiva al grande terremoto, nella tendopoli alla periferia del paese intorno ai falò per riscaldarsi tre bambini si nascondono in una coperta e vengono fotografati da un reporter dell'Ansa. Il 26 novembre quella diventa la foto di Fate presto l'urlo del Mattino che scuote il Paese e accelera l'arrivo dei soccorsi.  I tre bambini sono Gerardo Pietrafesa (7 anni) e le sorelline Giuseppina (5) e Carmela Luongo (8), sotto la coperta - ma non si vede - c'è l'

Nuoro L’epopea di un gruppo di insegnanti che istruiva gli studenti tra monti e campi Dai viaggi in groppa all’asinello alle classi che si radunavano post mungitura

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Cambiamo discorso   , non stiamo  sempre  a parlare  di Covid19    \ coronavirus  e notizie  legate direttamente  ed indirettamente  ad  esso legate  . Parliamo d'altro .  Riporto     qui   questo articolo  preso dalla nuova  sardegna del  29\4\2020  . Eccovi una storia d'altri tempi 😢😎😁 quando  ancora  l'analfabetismo   era  una  piaga   che sembra  ritornato in auge  , i  corsi ed  i ricorsi   della storia  .  Ma  ora   bado alle  ciance  veniamo  ala storia   d'oggi NUORO Mezzo secolo fa gli insegnanti colmavano le distanze con gambe da scalatori e volontà di ferro, oggi nelle scuole chiuse per decreto a tenere unità e produttiva la classe – ognuno a casa sua – c’è bisogno di un computer e di una linea wi-fi affidabile. Generazioni a confronto con storie e metodologie differenti per affrontare le emergenze. Così, se da una parte gli insegnanti itineranti non conoscevano la fase uno e poi quella due, ignoravano termini come lockdown o altre diavolerie, ave

I 200 negozi di dischi che resistono alla crisi “Salvati dal vinile"

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 da repubblica del  Febbraio 27.2. 2020 Da Internet agli acquisti su Amazon, la contrazione nelle vendite va avanti da più di vent’anni. Senza parlare della pirateria                                di SERGIO RIZZO Passavamo i pomeriggi da Consorti, come si chiamava quel negozio che vendeva dischi in viale Giulio Cesare, a Roma. In quelle cabine con sottili pareti di vetro si stava ore, seduti a terra, ad ascoltare dischi appena usciti, o magari soltanto sfuggiti alla bulimia musicale che negli anni Settanta contagiava tutti i ragazzi. Un long playing a 33 giri costava fra 4 e 5 mila lire. Una discreta sommetta: rapportata a oggi, una quarantina di euro. Ne compravamo uno di tanto in tanto, e quando su... Passavamo i pomeriggi da Consorti, come si chiamava quel negozio che vendeva dischi in viale Giulio Cesare, a Roma. In q

cosa è il viaggio ? è ascoltare e condividere storie di gente , di mestieri , di passioni

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Riporto  quello che  ho scritto  per  la  pagina e  l'account  di  fb  ,  visto che molti nei  commenti    e  in messanger    mi reputano strano  ne  approfitto  per   rinnovare  ed  aggiornare  le  FAQ  Compagnidistrada Pubblicato da  Giuseppe Scano  ·  19 min  ·   trovate nei post continua qui nel blog oppure clicca sopra per poter continuare a leggere ) e nella sua appendice  https://www.facebook.com/compagnidistrada/  ) non raccontiamo e non riportiamo le solite favole, ma storie vere, storie di persone, di paesi, di città ai margini dei media ufficiali o d'esse strumentalizzate \ usate politicamente per scopi elettorali e di propaganda . Ma anche Storie che stanno sbiadendo nelle nebbie della memoria o che anche resistono al martellare costante degli avvenimenti quotidiani che cancella immediatamente la memoria del giorno precedente. Infatti molto spesso n on sappiamo più da dove veniamo, quale è stato il nostro passato e lentamente

grazie Peppino Englaro e Marco Cappato che si può morire con dignità

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anche se fra mille ostacoli  adesso  si può   . la tua morte è servita . lo sciacallaggio e la speculazione politica che dovesti subire non sono stati   inutili    Grazie  anche   a suo padre  ,  Ricordo ancora    quando  venne  ,  ne  ho parlato    in queste pagine   cercate  nell'archivio   oppure    godetevi  questo  stralcio    da   me  girato

mostra permanente della fotografa Marianne Sin-Pfältzer, per le vie di Gofo Aranci

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Ieri   ho approfittato  di  una riunione     con il parentame  materno    a  Golfo  Aranci  per   olttre  che  fare  un giro   per  vedere   la mostra intinerante   Marianne Sin Pfältzer  Purtroppo  per  problemi  di  salute  ,  di mia madre  (  ha  difficoltà   a camminare  a lungo  )   ne  ho  viste  solo alcune   che  sono quelle  fotografate    da me  qui  sotto  Le  altre  le  trova  in questo  video  qui  sotto   e qui  sempre  dalla stessa pagina    le  testimonianze  dei bambini all'epoca  ritratti in foto  le  trovate  qui  sulla pagina fb dell'evento  insieme ad  altri articoli che parlano appunto  di  tale  fatto  Una mostra  che  vale  essere  vista in quanto Marianne Sin-Pfältzer è una  fotografa tedesca che negli anni '50 arrivò in Sardegna rimanendo colpita da luoghi e paesaggi così antichi e dall'accoglienza delle persone. A Golfo Aranci per le strade del vecchio borgo dei pescatori sono ora esposte alcune gigantografie de

Forbici, rasoio e chitarra: l’ultimo “Barber” ed altre storie che scompaiono o sopravvivono come nel caso della morra attraverso applicazione per cellulari

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  ti potrebbe interessare  http://www.vastospa.it/html/tradizione/me_varivire.htm Ispirato dal post    dell'altro   giorno  riporto qui   , sempre  riguardo  a     tradizioni    che  si perdono  (  la prima   )  o  che  rsi rinnovano    ( la seconda  grazie  attraverso  le app , alcune  storie La  prima preesa     da la nuova sardegna del 02 febbraio 2018 Angelo Maresca racconta come e perché ad Alghero è nata la tradizione dei coiffeur che compongono canzoni popolari                                  di Gian Mario Sias                  ALGHERO. Quando Alghero stava ancora dentro quella che oggi è la città vecchia, la barberia era il centro dell’universo. Prima dei bar, il luogo di ritrovo era quello. Dal barbiere passava di tutto. Gli algheresi che vivevano nelle campagne, o fuori città per lavoro, se volevano sapere come girasse il mondo (ammesso che a qualche algherese sia mai interessato cosa succede lontano dalla

ma pelè non era brasiliano ? Streltsov, il Pelé russo che l’Urss spedì in Siberia anziché ai mondiali ’58

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da  http://www.barbadillo.it/ StorieDiCalcio. Streltsov, il Pelé russo che l’Urss spedì in Siberia anziché ai mondiali ’58 Pubblicato il 29 novembre 2017 da  Giovanni Vasso Categorie :  Storie di Calcio Solo a vedere quel (primo) manifesto, rode tantissimo che ai mondiali di Russia non ci saremo. Quel poster promette già di diventare un’icona pop: stile cosmista, il portiere che si allunga a parare un pallone planetario. Quel portiere lo abbiamo riconosciuto tutti, è  Lev Jascin . Il più grande di sempre, l’unico calciatore nella storia del calcio che è autenticamente indiscutibile. Il portiere, in sé, è il simbolo del calcio russo e prima ancora sovietico. L’epica del guardiano che respinge gli attacchi avversari, dell’indomito (estremo) difensore che si sacrifica per la squadra ha stregato l’intellingencija dell’Urss, come dimostrano film e opere teatrali dedicate al   futbol ’. Però, se Jascin è stato il talento maggiore, fu perché riuscì a esprimersi sempre, ad altissi