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20.9.25

diario di bordo n 148 bis anno III Ottantenne di Guspini dona il fegato e salva un’altra vita., chiara vigo la mia arte non è in vendita le madri devono insegnare a figli la bellezza dei mestieri .,negata la cremazione al marito di irene cristinzio scomparsa ad orosei nel 2013 serve l'autorizzazione del coniuge ., io erore ragazzino della tragedia del doner aereo cadut a genova nel 1999


unione  sarda  20  settembre  2025 





Una donna di 80 anni, deceduta per emorragia cerebrale, ha salvato la vita a un’altra persona. Il prelievo del fegato è avvenuto nei giorni scorsi all’ospedale Nostra Signora della Mercede di Lanusei su Bruna Caria, una signora originaria di Guspini, ma trapiantata a Tortolì, della quale, nelle ore precedenti, era stata accertata la morte cerebrale.
In seguito a un malore, sabato scorso, la donna è stata trasportata al Pronto soccorso e ricoverata in Rianimazione. Le sue condizioni, già disperate sin dai primi istanti del ricovero, sono progressivamente peggiorate, fino a quando il personale sanitario, con un’équipe di specialisti arrivati anche da altri presidi, non ha dichiarato la morte cerebrale.
Dall’accertamento è iniziato il periodo di osservazione e poi si è attivata la rete regionale dei trapianti. In breve tempo si è svolto il processo di idoneità e di allocazione dell’organo, destinato a una persona che, grazie alla volontà di donazione, avrà un’esistenza migliore. Un gesto d’amore molto sentito all’interno del nucleo familiare: sia la donna quando era in vita, sia i figli hanno mostrato una particolare attenzione e sensibilità verso gli altri.


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 nuova  sardegfna  19\9\2025







unione sarda del 19\9\2025






24.3.25

Paolo, l'ex tossico con un figlio morto per droga dona un rene alla compagna sotto dialisi per la Granulomatosi di Wegenerm e le salva la vita: «La gente a cui voglio bene non deve più morire»

 Quella      d'oggi  è la storia di Paolo, uscito dalla tossicodipendenza dopo anni a San Patrignano e con un figlio

morto proprio per droga. Un uomo di 46 anni che ha incontrato una nuova compagna, Elisa di 34 anni, e ha iniziato una nuova vita.Tre anni dopo però la donna, fin da piccola affetta da una malattia renale e sotto dialisi per la Granulomatosi di Wegenerm ha bisogno di un trapianto. Ad offrirsi per la donazione è lui, che dopo gli accertamenti del caso viene ritenuto idoneo e si procede con l'intervento.La loro storia è stata raccontata da Le Iene. «Sono stanco di vedere la gente a cui voglio bene morire... non deve più morire nessuno. Dio mi ha fatto campare per dare il rene a qualcuno», ha detto dopo l'operazione.

Il trapianto a Torino

Il primo trapianto era stato effettuato sulla donna nel 2015 e la donatrice era stata la mamma di lei, ma l'organo aveva ormai esaurito la sua funzione. La procedura di accertamento è stata effettuata nella Nefrologia dialisi trapianti (diretta da Luigi Biancone - responsabile del programma di trapianto rene).'intervento chirurgico è stato eseguito da Aldo Verri (direttore
della Chirurgia vascolare ospedaliera), Andrea Agostinucci, Paolo Gontero (direttore della Clinica urologica universitaria) e da Andrea Bosio con l'assistenza anestesiologica di Chiara Melchiorri (Anestesia e Rianimazione 2 - diretta da Maurizio Berardino). Successivamente la coppia è stata ricoverata all'unità semintensiva della Nefrologia, gestita dall'équipe nefrologica.Cinque giorni dopo il trapianto lui era già a casa e lei fuori dalla dialisi con una funzione renale ottima. «Quella del donatore è una doppia vittoria: contro la malattia di lei e per una nuova vita insieme» spiega Biancone.Una  storia    d'amore    e  di riscatto . Infatti Danilo   Ha corteggiato la morte da tossicodipendente, ha visto la droga portarsi via un figlio. Si è stancato e ha scelto la vita. "Dio mi ha fatto campare per dare il mio rene a qualcuno". Fuori dalla sala operatoria delle Molinette il 5 marzo c’era un uomo felice. Poco distante la sua compagna, uscita dal tormento della dialisi grazie al compagno. In sottofondo un coro: ma come, un drogato che dona un rene. Proprio così, da relitto a eroe, in una resurrezione partita da dentro con il via libera dei medici. Fuori dall’incubo e pronto per una strada nuova, anche il Cammino di Santiago che adesso potranno percorrere in due, un rene a testa.
Danilo ha 46 anni e si è rimesso in piedi dopo le ricadute e gli anni a San Patrignano. Elisa ha attraversato la via crucis della Granulomatosi di Wegernerm, una malattia renale che da quando era piccola la costringeva a stare attaccata a una macchina. Nel 2015 era stata la mamma a offrire un pezzo di sé, ma ormai l’organo aveva esaurito la sua funzione e il calvario era ricominciato. Si conoscono quando la ragazza ha poco più di trent’anni, una felicità breve e poi la sentenza: indispensabile un nuovo trapianto.Il primo a offrirsi è lui e vengono avviate le procedure di accertamento nel reparto di Nefrologia diretto da Luigi Biancone. Si può fare, si fa. Cinque giorni dopo l’uomo è già a casa e la sua compagna esce dalla dialisi con una funzione renale ottima. Doppia vittoria del donatore, spiega il dottor Biancone: contro la malattia e per una nuova vita insieme. I professionisti concentrati su un intervento multidisciplinare riconoscono il lato romantico della storia. Gli innamorati scalpitano: "Abbiamo sempre tanti progetti, un sacco, di idee – dice la donna – ma nell’ultimo anno la mia dialisi ci ha limitati".Racconta l’amore per la montagna, il mare, il trekking. Santiago è già in agenda: "Per adesso gli ultimi cento chilometri, che si fanno in una settimana". Con due reni in due, perché no. E poi il matrimonio: "Ci eravamo detti che ci saremmo sposati dopo il trapianto". Lui è andato alle Iene a raccontare l’avventura: "Con il mio passato non ho più nulla a che fare, da dodici anni non faccio uso di sostanze. Dirlo ha voluto essere un messaggio di speranza per tutti, anche per chi è ancora dentro la tossicodipendenza". Molti dubbi sui social, ma la ragazza rasserena la platea: "Per fortuna non aveva danni a livello fisico e nemmeno malattie infettive. Prima del trapianto sono stati fatti esami per un anno e mezzo e il suo corpo e il rene che adesso è il mio sono completamente sani". Ha avuto paura, come no. "Ero preoccupata per lui, perché non è un intervento da poco".Ora sono messi così: lei ha ancora i punti, lui la fascia. Deve passare un mese perché si rimettano del tutto. "Ma è bellissimo – dice – Prima andavamo in ospedale perché io stavo male, adesso per i controlli". Le scarpe sono pronte, la strada che li aspetta se la immaginano lunghissima.

  estratta   tramite    il   portale msn.it   dai siti   :

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...