la prima storia è avvenuta a Frosinone, dove l'arbitra sara sospende a partita per insulti sessisti
Frosinone, insulti sessisti all'arbitra Sara. E lei sospende la partita
Sara Mainella, della sezione romana arbitri “Generoso Dattilo”, contestata durante il match Arpino-Itri
di CLEMENTE PISTILLI
Il sessismo è arrivato a inquinare anche i campi di calcio. Ieri ad Arpino, piccolo Comune in provincia di Frosinone, una giovane che stava arbitrando una partita tra la squadra locale e la pontina Itri Calcio, è stata costretta a interrompere la gara a due minuti dalla fine. Sara Mainella, della sezione romana arbitri “Generoso Dattilo”, sarebbe stata pesantemente contestata con insulti a sfondo sessista.
La ragazza, oltre agli insulti, avrebbe subito un tentativo di aggressione da parte dei giocatori ospiti dopo aver decretato un’espulsione. La partita disputata ieri ad Arpino è stata una di quelle del campionato regionale di Promozione. Mainella è arbitro effettivo da oltre 6 anni. Un’esperienza che deve aver più volte portato la ragazza a confrontarsi con realtà dure, che per una donna lo sono anche di più. Ieri, però, quegli attacchi sembra siano andati oltre. Durante il match sarebbe stata oggetto di particolari insulti, esplosi nel momento in cui, quando le squadre si trovavano in una situazione di parità a due minuti al fischio finale, Mainella ha espulso un difensore dell’Itri.
Un altro giocatore della squadra ospite le si sarebbe avvicinato con fare minaccioso e, estratto un secondo cartellino rosso, la ragazza avrebbe avuto la percezione che rischiava di essere
aggredita anche fisicamente. “Una brutta pagina di sport”, hanno commentato dall’Arpino. “Non vi era alcun problema e ancora non capiamo il perché l’arbitro sia letteralmente fuggita”, dicono tifosi dell’Itri. Mainella ha sospeso la gara e mandato tutti negli spogliatoi, dove si sono recati i carabinieri per assicurare che la situazione non degenerasse. Quanto accaduto diventerà oggetto di accertamenti da parte della giustizia sportiva.
la seconda è un mio post fb dove critico ed esprimi dubbio su l'intervento di Gianpiera Mancusi, Maria Chiara Gerardi, Antonella Petrullo, Liliana Cornetta e Ilenia Mancinelli,
che scrivono dalla Lucania.lamentandosi per App creata per segnalare il percorso più sicuro per le donne. per un app su la interessante ( nella maggior parte dei casi ) rubrica invececoncita.blogautore.repubblica.it del 14\10\2017
Care amiche femministe e non a volte non vi capisco proprio : << (...) La risposta della società a questo problema, è molte volte, fatta di iniziative “bizzarre” che non mirano alla radice del problema ma incitano all’inasprimento delle differenze e girano per l’Italia per diffondere il verbo ( per esempio, l’autobus della libertà di genere). Nella nostra Lucania, è da poco nata una App per segnalare il percorso più sicuro per le donne. In quanto donne, in quanto lucane, troviamo che questa App sia molto offensiva".>> Ora << "Il problema nella violenza di genere, nella parità di genere, non sono le donne. Non siamo noi a doverci adeguare al mondo degli uomini. Non siamo noi a dover cambiare percorso, abitudini, modo di vestirci. Se accettassimo, invieremmo un pericoloso messaggio di vittoria a coloro che tentano con la violenza verbale e fisica di cambiarci. E no: noi, non vogliamo cambiare" >> .
E' vero sarà un provvedimento banale che non mira alla radici del problema del femminicidio ma anzichè ringranziare perchè vi si aiuta e si fa qualcosa che va incontro alle richieste della maggiorn parte delle donne ed ragazze ed è un aiuto alle loro dsiderio di sicurezza di prendere un autobus , una strada , ecc la notte , Vi si sente offese e vi chiudete : << non siano noi a doverci adeguare al mondo degli uomini >> . Vero , ma allora anche noi dovremo dire altrettanto e rifiutarci di adeguarci al mondo delle di voi donne . L'l'adeguamento dev'essere reciproco sia noi l vostro sdia voi al nostro e trovare un punto d'incontro .
concludo dando ragione al comento di
mafreniDa donna anziana, da sempre libera e indipendente, che non ha mai vissuto la propria femminilità come un limite dico: <