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7.9.25

L'INCREDIBILE STORIA DEGLI EDELWEISSPIRATEN, ( I PIRATI DELLE STELLE ALPINE ) UNA SORTA DI COMUNITÀ HIPPY ANTE LITTERAM NATA SOTTO IL NAZISMO CHE COMBATTÈ I COETANEI DELLA GIOVENTÙ HITLERANA FINO A DIVENTARE IL LORO INCUBO.

leggo sulla pagina fb di Le mille e una storia


la stroria degli Edelweisspiraten pirati elle stele alpine . Non sapendone niente oltre articolo citato otto ho trovato su

Edelweisspiraten o Edelweißpiraten (in tedescoPirati della stella alpina) erano gruppi antinazisti scarsamente organizzati[1] di giovani operanti nella Germania nazista. Comparvero nelle regioni occidentali della Germania alla fine del 1930, al di fuori del Movimento giovanile tedesco (Die deutsche Jugendbewegung) organizzato dai nazisti, in risposta alla stretta irreggimentazione della Gioventù Hitleriana.[2]
La targa ricordo a Colonia sul luogo dove il 25 ottobre 1944 vennero impiccati, dalla Gestapo e dalle SS, 13 cittadini tedeschi della resistenza antinazista, inclusi alcuni giovani Edelweisspiraten di Ehrenfeld, insieme a 12 lavoratori forzati polacchi e sovietici.

Essi secondo mille e una storias furono detti anche “Pirati delle stelle alpine”: con questo nome fra il 1943 e il 1945 si identificano le bande di adolescenti fra i 14 e i 18 anni che danno vita in diverse città tedesche a un’organizzazione totalmente fuori dagli schemi del regime nella Germania nazista. Sono giovani di estrazione proletaria che in gran parte, terminate le scuole dell’obbligo a 14 anni, lavorano come operai. E rifiutano di farsi inquadrare nella Hitlerjugend, perlopiù composta invece dai figli della piccola e media borghesia.
Ragazzi e ragazze si incontrano nel tempo libero, danno vita a una controcultura irriducibile: vestiti larghi, capelli lunghi, simboli presi dal vecchio movimento giovanile pre-nazista. Mischiano stili americani, swing e folklore tedesco. Passano i fine settimana nei boschi o nei parchi, organizzano escursioni, si trovano nelle
osterie e nei ruderi delle case bombardate.
Suonano chitarre e scrivono canzoni che parlano di libertà e avventura, di notti d’amore e di sbornie. Un modo di vivere che scandalizza il regime: ragazzi e ragazze si baciano, fanno sesso, bevono. Troppo liberi per essere tollerati.Ogni città ha il suo gruppo: i Navajos a Colonia, i Giramondo a Essen, i Kittelbachpiraten a Düsseldorf. Ma tutti si sentono parte della stessa tribù ribelle: gli Edelweisspiraten.I loro nemici naturali sono gli integrati della Gioventù Hitleriana, che fanno le ronde per impedire i raduni. Finisce spesso in risse colossali. Il motto dei Pirati diventa: “Picchia un HJ ovunque lo incontri!” E spesso hanno la meglio, tanto che i capi delle sezioni naziste inondano la Gestapo di denunce. All’inizio la repressione è leggera: ammonizioni, arresti brevi, la testa rasata a zero. Del resto sono pur sempre giovani tedeschi. Ma col passare degli anni la mano del regime si fa sempre più dura: carcere, deportazioni nei campi, fino alle impiccagioni pubbliche di Colonia del 10 novembre 1944, quando tredici ragazzi vengono uccisi senza processo. Fra loro c’è Barthel Schink, 16 anni, oggi riconosciuto come Giusto tra le Nazioni per aver nascosto ebrei.Attorno a Colonia si forma anche il leggendario Gruppo di Ehrenfeld, guidato da Hans Steinbrück, detto “Black Hans”, che mette insieme pirati, disertori, perseguitati. Si finanziano con furti arditi, come il “Butterraub”, una rapina di quintali di burro da rivendere al mercato nero. E la ribellione giovanile si trasforma in resistenza armata.La Gestapo li considera criminali. E il marchio resterà anche dopo la guerra. Negli anni Cinquanta molti ex pirati vengono ancora trattati come delinquenti comuni. Ci vorranno decenni perché la loro memoria venga riabilitata. Solo nel 2005 la città di Colonia dedicherà loro un memoriale, e nel 2011 alcuni superstiti riceveranno l’Ordine al Merito della Repubblica Federale. Oggi un murale colorato ricorda i Pirati sotto un ponte ferroviario di Ehrenfeld. Un luogo dove la gioventù tedesca continua a portare fiori e chitarre. Solo di recente la Germania ha riconosciuto che quei ragazzi che sfidavano la Gestapo con le loro canzoni e le loro risse non erano criminali, ma adolescenti che avevano avuto il coraggio di restare liberi, di resistere. Con una chitarra, un bacio rubato e il coraggio di dire no, mentre il mondo intorno marciava al passo dell’oca..
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Ecco le strategie che emergono dalle fonti dei sistemi usati per evitare l'arruolamento:
Uscita precoce dalla scuola
Molti di loro erano ragazzi di estrazione operaia. A 14 anni lasciavano le scuole dell’obbligo e iniziavano a lavorare come apprendisti o operai. Questo li teneva in parte fuori dai controlli più rigidi che si concentravano sugli studenti.
Rifiuto esplicito e piccoli espedienti
Alcuni dichiaravano di non voler aderire, rischiando multe o punizioni minori nelle fasi iniziali, quando la Gestapo e il partito tendevano ancora a considerarli “ragazzate”.
Altri si iscrivevano formalmente, ma non frequentavano, oppure sparivano dalle liste fingendo malattie o trasferimenti.
Complicità familiare
In certi casi i genitori li coprivano: giustificavano assenze, inventavano impegni di lavoro o motivi di salute. Questo avveniva soprattutto in ambienti popolari già ostili al nazismo.
Ambiguità del sistema
Va ricordato che la Hitlerjugend aveva rigide strutture gerarchiche e burocratiche, ma nella Germania bombardata e in piena guerra non sempre i controlli funzionavano ovunque. Così, in città devastate come Colonia o Essen, molti ragazzi riuscivano a “sgusciare via” approfittando del caos.
Spostamenti continui
I Pirati passavano molto tempo in strada, nei boschi, nei parchi, dormendo a volte fuori casa. Questa vita nomade li rendeva più difficili da rintracciare o arruolare con la forza.
Rifiuto militare consapevole
Gli storici notano che diversi Edelweisspiraten erano già in contatto con disertori o prigionieri fuggiti. Non solo evitavano la HJ, ma anche il precetto militare quando raggiungevano i 17 anni, entrando di fatto in clandestinità.

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