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3.7.23

chi lo ha detto che il teatro dev'essere solo al chiuso ? l'esecuzione dell'opera : a perdifiato la storia di alfonsina strada la prima donna che corse il giro d'italia di michele vargiu


 da leggere  prima  del post  
Alfonsina Strada - Wikipedia e     suoi  collegamenti esterni

Bellissimo lo spettacolo  "  perdifiato . l'incredibile  vita  di Alfonsina  l'unica  donna  a correre  il giro  d'italia  "  monologo  di  Michele  vargiu  .  Tenuto ieri  a tempio pausania   ( vedere foto    sotto   al  centro )     nel  giardino  del  ex  liceo   degli scolopi    , ora  biblioteca  comunale .  Inizialmente   il monologo  sembrava raccontare una storia  sui miti del ciclismo maschile . Ma poiall'improvviso   ,  evidentemente  fungeva  d'introduzione  \  premessa    per   spiegare   di  come mai  ancora  oggi   la  figura  ed il gesto  di Alfosina    passano    in secondo piano nell'esaltazione  e nel tifo  popolare .
La Storia  raccontata     nello  spettacolo  è una   storia   sportiva  italiana poco  nota ed offuscata   dai racconti nazionali quasi ( ne avevo parlato suo tempo  sulle pagine del blog  ma  non riesco  a  trovarlo     forse    e  fra quelle   andate perse   nel  passaggio da   splinder  o a bloggger  ) rimossa insomma . Con questo Monologo  si  racconta   Uno sport d'altri tempi di  quando si correva per rabbia e per amore (cit da   il  e bandito e il campione di  Francesco de Gregori  I
 (  testo ed  accordi ) II (  video canzone  )   quando    lo  sport   era  sport    e le    ed  i fatti d'oggi   , vedere  articolo   riportato sotto de il Fatto  quotidiano  d' ieri  ,  si contavano    sula  punta  delle  mani  

Un ottimo racconta    storie   ed  un ottimo    spettacolo  . Sarà merito delle scenografie (che non ci sono) , eccetto qualche base muisca del'epoca in sottofondo Sarà merito dei costumi (che non ci sono) O forse saranno le retroproiezioni (che non ci sono). Fatto sta che spettacoli dove in scena non c'è niente vanno in giro da parecchio, le persone tornano a vederli e fanno questo effetto qua. Succede, credo, perché fondamentalmente le buone storie, se sono tali, non hanno bisogno di nulla. L'atmosfera e la recitazione  ti fanno entrare dentro la storia come seca narrartela fosse o la protagonista stessa o un testimone di quegli eventi  . In certi punti è come se fossi tu stesso presente a quel giro vinto D'Alfonsina.


aspetto   con ansia  la  sua 2  rappresentazione   "LE FUORIGIOCO", cui  conosco la vicenda      e   di  cui   ho  già parlato   recentemente  nel  blog  ,  ma   vederlo a  teatro    e  rappresentato     in sifatta   maniera   sarà particolare 

19.1.16

«Così la bicicletta mi ha salvato la vita» Il racconto del manager Filippo Mari che ha vinto la depressione aprendo l’agenzia Biko Adventures a Praga. Paola Gianotti 34 anni ciclista d'ivrea in bici fino ad Oslo: "Il Nobel per la Pace 2016 alla bicicletta" La 34enne ciclista di Ivrea,

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APPROFONDIMENTI


Ma  è possibile  che ogni volta  che  leggo storie di biciclette  , mi debba  venire  in mente   sempre  questa  canzone



«COSÌ LA BICICLETTA MI HA SALVATO LA...LA STORIA
«Così la bicicletta mi ha salvato la vita»
Il racconto del manager Filippo Mari che ha vinto la depressione aprendo l’agenzia Biko Adventures a Praga 
di FILIPPO MARI




Mi chiamo Filippo, sono di Ferrara e questa e la storia di come la bici mi ha salvato la vita. Ho 37 anni, molti dei quali passati godendomi la gioia del vento tra i capelli che solo una bici può dare.
La mia storia comincia con una piccola bicicletta sulle rive del Po dove scavavo trincee andando avanti e indietro mentre i miei genitori grigliavano con amici sulle secche formatesi nel fiume. Più tardi cominciai ad allargare i miei orizzonti ciclistici grazie alla scuola. Abitavo in Porta Mare e il tragitto per andare alla Tasso prima e Ragioneria dopo, percorrendo le mura, era pura avventura. Un giorno mia zia mi regalò la mia prima bici seria, una bici da corsa Bianchi alla quale sono ancora molto affezionato tanto che la espongo in vetrina nel mio negozio di Praga. Fu allora, all'età di 11 anni, che scoprii che la bici non è solo gioie ma anche dolori. Mio padre mi portò ad un raduno organizzato dal Salumificio Estense. Ricordo che nemmeno l'idea della mortadella offerta alla fine del giro riuscì a non farmi pensare al dolore e la fatica dopo i primi 30 chilometri
Gli anni passarono e la bici, come ogni ferrarese che si rispetti, diventò parte della mia vita quotidiana. Non solo per spostamenti di tutti i giorni ma anche per esplorazioni del fine settimana con amici. Baura, Cona, Tamara suonavano a noi come paesi esteri da scoprire.
La domenica si andava alla Spal con la ragazza seduta sul cannone. Erano i tempi di G.B. Fabbri ed era uno spettacolo vedere confluire tutte quelle bici la domenica allo stadio.
Fu durante il servizio militare fatto sul Lago di Garda che mi innamorai di sentieri sterrati e pendenze e mi venne la febbre per la mountain bike. Al mio ritorno cominciai a lavorare come responsabile al Bennet e ogni sabato sera, dopo aver chiuso l'ipermercato, mi lanciavo al vicino casello Ferrara Nord con l'amico di avventure Ivo e ce ne andavamo sul Garda, Cortina o qualche altro bel posto in montagna dove potersi ubriacare di mountain bike.
Più tardi mi resi conto che quelle brevi fughe nel fine settimana non erano più sufficienti così mi trasferii a Trento per lavorare nella mia prima multinazionale. Fu un periodo fantastico e prima di decidere di mollare tutto e viaggiare, diventai forte in bici.
Proprio all'apice della mia “carriera” ciclistica decisi di licenziarmi e passare un paio d'anni in giro per il mondo per fare una bella esperienza ma soprattutto per imparare l'inglese che avevo capito essere molto importante per il tipo di vita che sognavo, o che almeno credevo di sognare, il manager.
Al mio ritorno dall'Australia entrai in un’altra multinazionale che mi mandò a vivere a sud delle Marche dove ci sono bellissime montagne e l'amore per la bici, mai estinto, tornò più forte che mai e decisi di celebrare con un gran giro attraverso l'Europa. All'ultimo minuto un mio caro amico decise di aggregarsi ma non essendo abbastanza allenato per il viaggio che avevo in mente decidemmo di cambiare itinerario, fu un evento cruciale che influenzò tutto il resto della mia vita a venire.
Partimmo da Ferrara in direzione Praga attraversando Slovenia e Austria. Il giorno prima di arrivare a Praga ci fermammo per la notte in una bellissima cittadina medievale chiamata Tabor dove incontrai Denisa, la mia futura moglie. Da quel momento cominciò un periodo di innumerevoli viaggi avanti e indietro che mi permise di immergermi nella cultura e lo stile di vita dell'Europa Centrale. Nel contempo la mia carriera nel marketing andava benissimo portandomi a trasferirmi ogni anno in un posto diverso. Perugia, Firenze e Roma sono alcuni esempi.
In un batter d'occhio mi ritrovai trentenne e nella crisi più nera. Mi sentivo triste e senza energie. Avevo messo su 12 chili. Della bici neanche l'ombra. Lavoravo tantissimo per una causa alla quale non credevo e sapevo che sarei avanzato di carriera e ciò mi avrebbe spinto ancora più vicino al baratro. Cominciai a non dormire e a soffrire di ansia. Mi svegliavo la mattina senza nessun entusiasmo. Qualche dottore che visitai mi definì depresso.
Circondato da una crisi economica mondiale, che gridava di tenersi stretto quello che si aveva, mi licenziai per ricominciare tutto da capo. Decisi di prendermi un anno sabbatico e trasferirmi a Praga, dove tra l'altro il costo della vita è inferiore all'Italia. Mia moglie cominciò a lavorare all'Università mentre io cercavo di capire cosa fare nella vita.
Fu allora che feci della bicicletta la mia medicina. Ricominciai a pedalare ogni giorno cercando di rimettermi in forma. Presto mi resi conto quanto i dintorni di Praga siano ideali per la mountain bike. Già a 15 minuti dal centro ci sono sentieri di tutti i livelli con pendenze dignitose e fantastici panorami. Un giorno, tornato da un giro esaltante caratterizzato da viste mozzafiato e discese con il Ponte Carlo sullo sfondo, mi fiondai su Google e, con il fiato sospeso, digitai “mountain bike tours Prague”. Niente. Niente! Solo agenzie che offrivano tour in bici del centro storico che peraltro, purtroppo, non credo siano il meglio che si possa fare a Praga per via del traffico, dei tram e del porfido. Possibile che nessuno ci abbia pensato visto che fuori dal centro storico Praga è un paradiso per la bici? In quel momento capii di aver trovato la mia strada, anzi, il mio sentiero.
Dopo aver frequentato svariate località per mountain bike intuii il potenziale di Praga ma chiaramente i dubbi c'erano visto che nessuno lo aveva fatto prima. Sondai allora il terreno con amici e conoscenti. Tutti quelli con cui parlai della mia idea mi dissero che non avrebbe mai funzionato perchè nessuno viene a Praga per fare mountain bike o bici da corsa. Tutti tranne mia moglie la quale mi supportò nell'inseguire il mio sogno.
Dopo una breve analisi capii che non avevamo abbastanza fondi per cominciare un'azienda in maniera tradizionale ovvero pubblicità, negozio, grande flotta di bici, qualche impiegato. Tutto questo non mi scoraggiò. Mi dissi che quella era la prima vera prova per dimostrare di essere bravo nel marketing. Studiai tutto inverno come farmi da solo un sito web dove pubblicai i primi tour che avevo tracciato. Disegnai, con il continuo supporto artistico di Denisa, i volantini e il logo e tutti i materiali di cui avevamo bisogno. Cominciai a promuovere l'azienda a più non posso. Fu in quel periodo che mi guadagnai l'appellativo di “uomo del rinascimento”. Non si possono offrire tour in mountain bike con bici scadenti ma bici di qualità costano tanto. Fu allora che tre dei miei più cari amici di Ferrara mi comprarono tre biciclette di qualità di diverse misure che avrei ripagato poi nei successivi anni. Un altro amico di Praga mi permise di usare la cantina del suo negozio di tatuaggi come punto di partenza per i tour ad un prezzo simbolico. Tutto era pronto. Chiamammo la nostra agenzia BIKO Adventures. BI come le prime due lettere di bicicletta e KO come le prime due lettere di kolo, bici in ceco. Correva il maggio 2011 quando i primi clienti bussarono alla porta, una coppia di Inglesi.
Il primo tour fu un successo e così il secondo e il terzo e così via. Il primo anno di Biko non mi diede da vivere così sbarcai il lunario insegnando italiano e facendo consulenze di marketing grazie a qualche conoscenza che mi portavo dietro dalla vita passata. Sebbene pochi, furono però i primi clienti soddisfatti che mi diedero l'energia di continuare e di credere nel progetto. Fu la scelta giusta.
Nel 2015 abbiamo avuto la nostra 5ª stagione e abbiamo messo in bicicletta più di 1300 persone. Abbiamo 40 bici nel garage. Svariati giornali e riviste hanno parlato di noi incluso il National Geographic. Siamo presenti in quattro sezioni della Lonely Planet e siamo una delle migliore aziende del turismo a Praga secondo Trip Advisor.
Il nostro team è formato da 14 fantastiche guide. Abbiamo un bel negozio costruito da noi con legno riciclato. Siamo supportati da Giant, il più grande produttore di bici al mondo e sono sponsorizzato dal marchio scozzese Endura che da due anni mi veste da testa a piedi. Abbiamo allargato il nostro portfolio e offriamo anche sci, hiking e corsa. Le nostre magliette, relative alla cultura della bicicletta che ho disegnato come progetto secondario, hanno avuto un successo strepitoso vendendo più di 2000 pezzi. Non è stato facile ma ce l'abbiamo fatta.
Oggi sono felice ed in ottima forma. La bicicletta mi ha salvato la vita.


da http://www.today.it/green/mobilita/del 18\1\2016


Paola Gianotti in bici fino ad Oslo: "Il Nobel per la Pace 2016 alla bicicletta"

La 34enne ciclista di Ivrea, reduce dal Giro del mondo in bicicletta è già partita da Milano; arrivo previsto a destinazione il prossimo 29 gennaio
frame  tratto da questo video
https://youtu.be/0rXs8UfqfZs
A chi assegnare il premio Nobel per la pace 2016? Alla bicicletta. A non avere dubbi che sia questa la risposta giusta e a lanciare la speciale candidatura è Caterpillar, il programma di Rai Radio2 condotto da Massimo Cirri e Sara Zambotti. Tanti i motivi per cui il mezzo a due ruote più usato del mondo meriterebbe questa occasione: "non causa guerre, non inquina, riduce di molto gli incidenti stradali, elimina le distanze tra i popoli, è uno strumento di crescita per l'infanzia e, in passato, è stata usata dai movimenti di liberazione e resistenza di molti paesi.
Le firme raccolte a sostegno della candidatura ufficiale al Nobel per la pace alla bicicletta sono già tante e a portarle ad Oslo sarà Paola Gianotti, la 34enne ciclista di Ivrea, reduce dal Giro del mondo in bicicletta in cui ha percorso 25 paesi in 144 giorni. Gianotti è partita il 16 gennaio da Milano e dovrebbe arrivare a Oslo venerdì 29 dopo un percorso di 2000 chilometri. Ad oggi, il Nobel non si può dedicare a un oggetto, quindi la candidatura è stata intestata alla squadra femminile della Federazione Ciclistica dell'Afghanistan.



10.5.15

anzichè immigrare se nn hai un lavoro inventane uno. Aristide capuozzo ed i veloci ed ecologici corrieri di L ke bike


Veloci ed ecologici i corrieri di L!ke Bike conquistano la città

Finanziati da una raccolta fondi sul web e da un premio in pochi mesi hanno moltiplicato consegne e clienti

di Cristiano Cadoni




PADOVA. Ha voluto la bicicletta e ora pedala. Voleva un lavoro e ora ce l’ha. Con una buona idea - originale, ma neppure troppo - ha risolto il rebus di tanti coetanei: abbandonare l’Italia o resistere e inventarsi qualcosa. Trentuno anni, un diploma di scuola superiore nel cassetto, un master in criminologia preso più per passione che per strategia, Aristide Capuzzo ha messo in piedi una piccola azienda che in tre mesi ha già arruolato due dipendenti e - come si dice in questi casi - è in rapida ascesa. Cavalcando un’antica passione, quella per la bicicletta, e usando le nuove tecnologie, nella fattispecie il crowdfunding sul web, Capuzzo ha messo in moto i L!ke Bike Messengers, servizio di corrieri in bicicletta che garantisce consegne rapidissime ed ecosostenibili in tutta la città. Su bici classiche o con cargo-bike, i corrieri verdi trasportano documenti, pacchi e spese alimentari entro due ore dalla chiamata, con un solo limite: i cento chili di peso.

Un'idea che fonde passione e lavoroIl fondatore di L!ke Bike racconta come ha preso forma il suo progetto creando un'azienda di corrieri-ciclisti a Padova
«L’idea mi è venuta quando ho pensato di coniugare la mia passione con un servizio che in altre città europee funziona molto bene», racconta Capuzzo. A ottobre dell’anno scorso ho avviato l’attività e fatto partire la  raccolta  di fondi ». In poche settimane 54 persone hanno dato il loro contributo al progetto sulla piattaforma di Eppela: due ci hanno creduto così tanto da versare alla causa mille euro. Così i L!ke Bike Messengers hanno cominciato a pedalare con 10.425 euro di capitale raccolto sul web, al quale si è aggiunto un finanziamento . L’unico assegnato in tutto il Nordest) - pari al 50 per cento di quanto raccolto - messo a disposizione da Poste Italiane e da Visa attraverso PostepayCrowd. «Con quei soldi abbiamo potuto comprare una cargo-bike che costa circa 3 mila euro», racconta Capuzzo, «e stiamo sviluppando un’applicazione che consentirà ai nostri clienti di prenotare le consegne con giorni d’anticipo». Oggi il servizio funziona già a pieno regime, con tre corrieri, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 e il sabato su richiesta. Basta chiamare il 389 6534121. «Per ora i nostri clienti sono soprattutto avvocati e commercialisti che hanno bisogno di consegnare documenti», racconta Capuzzo. «Ma c’è anche chi ci chiama per ritirare la spesa. E poi abbiamo iniziato a fare consegna di pasti a domicilio». Poi ci sono le missioni più strane, come trasferire un recinto per conigli, finora il più impegnativo dei trasporti eseguiti. I L!ke Bike Messenger sono veloci e vincono il confronto sulle tariffe (5,50 euro una consegna, ma con sconti per i soci Legambiente, carnet per più consegne e trattamento di favore per gli studenti). «In più siamo ecologici, non inquiniamo, e già questo - anche a parità di prezzo - dovrebbe farci preferire», è sicuro il fondatore. L’obiettivo a breve scadenza è ampliare il parco mezzi (un cargo-bike sarà usato come ciclofficina itinerante) e conquistare clienti. «Per un bilancio bisogna aspettare un anno e mezzo», prosegue il ciclo-fondatore. «Nel frattempo cerchiamo di far girare il messaggio che un altro tipo di consegna è possibile. Che più in generale un altro modo di vivere la città è possibile».

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...