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2.7.15

BRIGATA SASSARI: NOTE DI GUERRA puntata 3 scritte da Giuseppe Tommasi nel 1926



Campolongo 22 luglio 1915: A S. Maria la Longa oggi hanno benedetto le Bandiere e io non sono potuto essere presente alla cerimonia. Sono stato mandato a cavallo qui avanti, col sottotenente Attilio Solinas da Sassari del 152° e con dodici ciclisti, per preparare gli alloggiamenti alla Brigata che arriverà più lardi. Alle 17.20 abbiamo pausato sulla strada di Visco il vecchio confine. Intenti a riconoscerne da un momento all'altro il segno indicatore, se mai vi fosse ancora, seguivamo l'itinerario sulla carta, ad andatura di passo. V'era, difatti, la tabella gialla e nera, abbattuta sul fossato
della strada, inutile, vinta: irreparabilmente. Solinas è stato il primo a scorgerla e a indicarla a tutti; e come il cuore ci batteva più forte per subita gioia, siamo entrati nel territorio sino a ieri nemico gridando: Viva l'Italia! e incitati contemporaneamente i cavalli, abbiamo proseguito di corsa, con i ciclisti appresso, anelanti di percorrere presto il più possibile del suolo dai nostri fratelli già riscattato.
Filanda di Sdraussina, 24 luglio 1915: All'alba siamo partiti da Campolongo e ci siamo trasferiti a Romana. Abbiamo incontrato durante la marcia i resti dì un reggimento della brigata Regina che ha lasciato la linea, dove si è battuto meravigliosamente. Pochi soldati e qualche ufficiale attorno a una bandiera: riposavano sui margini della strada. Laceri, incolti, coi segni della stanchezza sul viso
o negli occhi smarriti ancora le tragiche visioni degli orrori vissuti. Soli, abbandonati : meriterebbero di essere portati 
in trionfo. Sull'imbrunire il maggiore Fapanni, il mio comandante di battaglione,ha dato l'ordine a noi ufficiali di dare le sciabole in custodia al carreggio e di levarcii distintivi di grado dalle controspalline: una necessità un po' triste. Abbiamo mangiato in silenzio, in piedi. Poi verso le otto abbiamo ripreso la marcia. L'oscurità era fitta, la pioggia continua. Sull'Isonzo ci hanno raggiunto le prime cannonate,poiché gli Austriaci tiravano sui ponti. E ci siamo fermati a Sdraussina, in questa filanda, all'addiaccio. E' freddo. Oggi è l'onomastico di mia madre.

(Ricerche di M. Pirrrigheddu in collaborazione con l’Associazione Brigata Sassari)

26.4.15

BRIGATA SASSARI NOTE DIGUERRA scritte nel 1926 da Giuseppe Tommasi parte1


I primi nuclei dei reggimenti della Sassari, brigata di Miliza Mobile secondo il  vecchio ordinamento dell'esercito, furono formati nella seconda quindicina del gennaio 1915 da ufficiali e soldati della Brigata Reggio, di stanza in Sardegna; e precisamente il 46° di Cagliari costituì il 151° e il 45° di Sassari costituì il 152°. II comando della Brigata fu assunto dal maggior generale Luigi Calderari, quello dei reggimenti dai tenenti colonnelli Ledda e Torti.





Solo però al momento di entrare in campagna, quando cioè nella imminenza della mobilitazione furono richiamate dal  congedo quelle meravigliose classi che già avevano fatto la guerra in Libia, i nuclei originari furono ingrossati e i singoli  reparti costituiti secondo la formazione di guerra. La Brigata partì dall'Isola il giorno 14 maggio, e stette in Roma tutto il resto di quel mese, per servizio di ordine pubblico. Il 1° di giugno sì trasferì nel bresciano:
Caldorari al comando della IX Divisione di fanteria, assunse a Sdraussina il comando della Brigata, il
maggior generale Gabriele Berardi.
Calcinato, Ponte San Marco,San Vito.                                    La permanenza nella rigogliosa e bella pianura lombarda durò cinuanta giorni. E furono cinquanta giorni di attesa impaziente e di preparazione intensa.                                 Continue esercitazioni tattiche, di giorno e di notte, e istruzioni teoriche che se la guerra vera dimostrò poi essere pressoché inutili per le nuove forme che doveva assumere la lotta nelle trincee, furono però addestramento prezioso alle fatiche e servirono mirabilmente all'affiatamento fra gli inficiali e i soldati. Così che, quando il 18 luglio 1a battaglia la quale aveva portato, alla fine del giugno, le nostre truppe operanti sul Carso, nonostante le gravi asperità del terreno le formidabili difese nemiche e l'imbarazzo del fiume alle spalle, a occupare il margine dell'altopiano tra Sagrado e Monfalcone, si riaccese più accanita dopo una sosta necessaria per il riordinamento dei reparti e per la raccolta di nuovi mezzi; quando contro la nuda pietrosa groppa del Carso rosseggiante cozzò il nuovo urto delle bravissime fanterie della III Armata, la Sassari, chiamata sull'Isonzo, era in perfetta efficienza. Infretta, come gli avvenimenti richiedono, il 20 di luglio i due reggimenti partano per ferrovia da Lonato e la mattina seguente sono a S. Maria la Longa, presso Palmanova; ricevono in consegna le bandiere (oh bellezza del rito semplice che chiamasti per testimoni la campagna verde e il cielo azzurro!), quelle bandiere che passando di vittoria in vittoria avranno poi in Roma immortale, gli aurei sogni della suprema distinione, e poi avanti: a Campolongo, a Romans, sull'Isonzo, a Sagrado, a Sdraussina. Chiamato il generaleCaldorari al comando della IX Divisione di fanteria, assunse a Sdraussina il comando della Brigata, ilmaggior generale Gabriele Berardi.


(Ricerche di Mario Pirrrigheddu in collaborazione con l’Associazione Brigata Sassari)

19.4.15

anche la sardegna ha dato il suo contributo alla guerra del 1914-18 eppure come il sud e bistrattato dalla Lega ed dallo stato

per  tutti  gli amici\che  come  me appassionati di storia  e  che  lottano perchè     non si perda la memoria    e   non cada l'oblio  su tali eventi  . da    questo  post    per   tutto il 2015  e  forse anche  per  gli altri   anni  del centenario 1915-1918    riporterò   grazie   a Mario Pirrigheddu   curatore  del   “La Beltula” supplemento  all’Editoriale Digitale Gallurese parlerò  delle  varie  iniziative per ricordare  la storia  della  brigata  Sassari  di  cui quest'anno  si è   celebrato  il  100   anni  e  di cui  uno dei  due reggimenti   è stato  fonato proprio  a   tempio pausania 


n° 01 APRILE 2015

Un tiepido sole ha caratterizzato l’abbraccio che Tempio ha riservato alla BRIGATA SASSARI
in occasione del centenario della sua nascita, un tributo doveroso della città che aveva mandato a combattere i suoi giovani nei teatri della prima guerra mondiale, la-sciandovi un tributo di sangue e di eroismo che è giusto ricordare e tramandare alle generazioni di oggi e di do-mani. Si è trattato di una giornata ricca di eventi e di emozioni, cominciata con l’attribuzione della
CITTADINANZA ONORARIA


alla Gloriosa Brigata nel Salone Comunale alla pre-senza di autorità militari, civili e religiose e proseguita poi nel Parco delle Rimembranze davanti al cippo commemorativo e ai busti del generale Giagheddu e del Tenente Graziani, entrambi originari di Tempio. Dopo il saluto del Sindaco Romeo Frediani, il Vescovo di Tempio Mons. Sebastiano Sanguinetti ha benedetto la corona che è stata deposta da due militari in di-visa storica.
Studenti di varie scuole cittadine hanno letto motivazio-ni, testimonianze e riflessioni, una specie di staffetta tra i giovani di ieri e quelli di oggi, mentre il coro cittadino diretto dal maestro Pasella ha reso ancor più suggesti-va l’atmosfera intonando i più famosi inni patriottici del tempo, mentre i bambini delle scuole elementari sventolavano le loro bandierine tricolori. Di seguito, nei locali
Un grande pannello presenta 72 targhette originali  del parfo di guerra  con i nomi dei combattenti, targhette ritrovate in uno scantinato del Liceo da Mario Pirrigheddu e Giovanni Biosa, ripulite e consegnate dal Comune, in comodato d’uso al Museo della Brigata Sassari.


dell’Ufficio Turistico, tutti in fila per l’annullo filatelico dedicato all’evento e infine, nel pomeriggio, nei locali dell’ex Caserma Fadda, l’inaugurazionedella MOSTRA DEL CENTENARIO DELLA BRIGATA,con reperti, documenti, ricostruzioni, testimonianze capaci di farci com-prendere e toccare con mano una re-altà così dura e difficile: la mostra resterà aperta fino alla fine di maggio e sarebbe
auspicabile che tutti gli studenti potessero visitarla, magari con un percorso didattico di approfondimento.


Oggi la Brigata Sassari continua la sua attività con missioni di pace in territori devastati da guerre, lot-te tribali, regimi autoritari, miseria e difficoltà d’ogni genere, dove i soldati rischiano la vita ogni giorno per portare aiuti a popolazioni stremate, si impegnano in costruzioni di grandi opere come ac-quedotti, dighe, strutture di protezione oppure intervengono laddove si sono verificate catastrofi naturali come inondazioni e terremoti, sempre motivati da quei nobili sentimenti che cento anni fa’ hanno creato il mito dei sassarini.
Il generale Elio Cossu, tempiese e presidente dell’Associazione Brigata Sassari, ha comuni-cato che anche a Tempio sarà aperta una sede della stessa perché si continui ad onorare il 152esimo Reggimento fanteria, nostro cittadino onorario e la memoria di quei giovani che cento anni fa’ hanno sacrificato la loro vita per garanti-re a noi la libertà e la democrazia!
(Paola Scano)
(Foto Vittorio Ruggero)

28.2.15

ripartire dala brigata sassari ( 1\3\1915-1\3\2015) per riscoprire la nostra identità

La brigata  Sassari  (  151 Tempio pausania  e  152  Sinnai  )   non  è  come  dice l'articolo riportato   sempre  dala nuova  sardegna  e  da  me  ripreso  su questo  blog    solo  un qualcosa  di leggendario (  la leggenda dei dimonios ( la brigata sassari ) nacque da una rissa fra soldati sardi e soldati laziali ?   )  , ma  anche  fortemente identitario   come dic e Manlio Brigalia   nell'articolo  da me riportato nel post precedente   e  come   dice questo video   come   questo  video  sulle celebrazioni  ad  Asiago  
 
 
Ora a 3 mesi  del centenario dell'entrata  in guierra  dell'italia  nella grande  guerra    e   100  dalle  fondazione della Brigata Sassari   riporto  qui    notizie     che trovate su siti  specialisti  o d'appassionati  come   questo ottimo e documentatissimo    sito  d'appassionati  chiamato apppunto  : http://www.frontedelpiave.info  in paeticolare  qui  )  libri  di mmorie   o di storici  specialisti   d'appassionati o di specialisti  sullagrande  guerra  opppure  nei tg  o  giornjali locali  ( da  cui sonp tratte le news  sotto   riportate  )   , o nelle cronanche locali     per il resto   vine  quasi ignorato o passa in secondo piano    nonostante   il grandissimo  contributo  , specie  con i ragazzi del  1899  .



dalla   nuova sardegna del 27\2\2015


 

Emilio Lussu  1890-1975
«La Brigata, tre volte fatta e tre disfatta»: una carica di eroismo I luoghi sacri: dall’Altipiano dei Sette Comuni al Monte Zebio, dalla Bainsizza a Caporetto e fino alla battaglia del Piave
A guardia delle due trincee conquistate la Brigata resta sino a maggio.Ha perso in battaglia 22 ufficiali e 213 soldati, feriti 59 ufficiali e 1536 soldati, nella difesa di gennaio-maggio 4 ufficiali morti e 9 feriti, 76 soldati morti e 410 feriti: «La Brigata fu tre volte fatta e tre disfatta» scriverà Bellieni: vi militeranno,in tutto, circa 16 mila uomini.
«Pro defender sa Patria  italiana/ distrutta s’este sa Sardigna  intrea», cantava il mulattiere  salendo l'erta, ha scritto Camillo Bellieni, padre del sardismo,anche lui ufficiale della "Sassari".
I luoghi "sacri" della Brigata,nel prosieguo della guerra, sono  altri quattro. Il primo, a giugno del 1916, è l'Altipiano dei Sette Comuni, sopra Vicenza,dove la Brigata deve precipitarsi a bloccare la pericolosa Strafexpedition austriaca: due mesi e mezzo di combattimenti,49 ufficiali morti e 106 feriti,456 soldati morti e 3.476 feriti.Nei mesi successivi, sino al giugno  1917, partecipò alla controffensiva  sull'Altipiano e in  Val di Ronchi.Il secondo è, sullo stesso Altipiano,ilMonteZebio e le sue  trincee di Casara Zebio, Monte Fior, Castelgomberto. Vi si  combatte dal 9 giugno all'8 luglio:
la giornata più tragica è il 10, quando l'"Azione K" inizia tragicamente con un errore della nostra artiglieria, che bombardaa lungo i soldati che  stanno per uscire dalle trincee.
Nell'Archivio storico dell'Esercito  Giuseppina Fois ha trovato un biglietto  tutto macchiato del sudore del portaordini: c'è  scritto «In nome di Dio, allungate  il tiro, ci state massacrando ».
L'attacco si infrange contro  i reticolati intatti, ci sono 8  ufficiali morti e 21 feriti, 99 soldati morti e 887  feriti  
Il terzo è l'altipiano della Bainsizza. Per mesi, da ora, mancheranno  dei dati ufficiali sul bilancio dei morti e dei feriti, i  diari dei battaglioni sono stati  perduti a Caporetto: ma quando si scende al piano «i reparti  che si trovano vicino alla sua direttrice accorrono da ogni  parte per vederli e applaudirli », è sempre Motzo che lo racconta nel suo “Gli intrepidi sardi della Brigata Sassari” pubblicato nel 1931.Il quarto evento è, a partire dal pomeriggio del 26 ottobre,la ritirata di Caporetto.Neanche qui la Brigata si smentisce. Chiamata a rallentare  l'avanzata della spedizione austro-tedesca, mentre l'esercito si disfà al grido di "Tutti a casa" («Mai più un inverno in trincea», predicano i socialisti), fa di Codroipo uno dei nodi della strenua resistenza:«Vincemmo - dicono le memorie di guerra di un alto ufficiale tedesco - nonostante avessimo di fronte la più valorosa formazione dell'esercito italiano, la Brigata Sardegna».Il 9 novembre tutti i ponti sul Piave sono stati fatti saltare: il Genio è pronto a far saltare anche quello, ma mancano dei reparti.Il VII battaglione compare di lontano, il capitano Musinu lo ha portato in fila, fucile a spall'arm come a unaparata. Il battaglione passa il ponte,Musinu
dà "l'attenti a destr' " per salutare un gruppo di ufficiali,poi il ponte viene fatto saltare.
C’è anche un quinto luogo,sono i Tre Monti, Col del Rosso,Col d'Echele, Valbella, dove l'esercito italiano riprende l'iniziativa. Grande battaglia,dal 28 al 3 gennaio, grande vittoria.
Ci sono adesso anche i ragazzi del '99. La mattina dell'assalto nessuno in tutta la Brigata marca visita (quindici ufficialimorti e 43 feriti, 147 soldatimorti e  690 feriti).
Il 28 gennaio sarà la festa della Brigata, e un articolo dello Statuto aveva fissato in questo giorno la festa della Regione sarda.
E poi c’è il Piave. È la parte forse meno conosciuta dell'epopea della "Brigata Sassari",eppure sono giornate di ininterrotti scontri all'ultimo sangue,inesauribili corpo a corposulle rive del fiume. Gli austriaci sferrano l'ultimo grande assalto,tutte le formazioni italiane resistono. Il 28 giugno muore,a 28 anni, Attilio Deffenu,grande intellettuale, uno dei padri dell'autonomismo regionale.Il 29 ottobre la battaglia delPiave è finita. La "Sassari" passa il fiume «a guado, con l'acqua sino alla cintola», a Salettuol di Maserada e il 18 novembre raggiunge la linea di confine stabilita dagli accordi dell'armistizio, al limite orientale dei monti e i fiumi dove aveva combattuto


Gli austriaci iniziarono subito a temere quei sardi indiavolati
che attaccavano all’arma bianca e si abituarono a chiamarli
i “diavoli rossi”
                            Manlio Brigaglia 




I primi battaglioni della Brigata passarono l'Isonzo il 24 luglio. Cominciava la guerra, la lunga fase della "guerra cadorniana", pagata soprattutto dalle fanterie mandate a sbattere, nei giorni di battaglia, contro i reticolati austriaci, preparati già da gran tempo prima, protetti da un'artiglieria pesante  piazzata  con particolare oculatezza: sino a Caporetto, la guerra di Cadorna fu una guerra di uomini (italiani) contro difese poco meno che insuperabili.Dove non bastavano le armi,dovevanosupplire gli uomini.
copertinma della domenica del corriere   dedicata  ala Brigata  sassari 
Per fare il loro dovere gli uomini della Brigata diventarono presto specialisti in assalti alla baionetta trasformati spesso in assalti all'arma bianca,in corpo a corpo mortali.Non è favola che gli austriaci temevano quei sardi indiavolati,si abituarono a chiamarli "i diavoli rossi".Il primo anno di guerra - da luglio a dicembre - fu  contrassegnato da due grandi battaglie.
La prima, tra luglio e agosto,per prendere una fila cupa  di boschi (Bosco Cappuccio,Bosco Lancia, Bosco Triangolare) e una posizione particolarmente munita, che i soldati chiamavano "il Trincerone".
In quegli scontri la Brigata perse 13 ufficiali e 54 furono  feriti, 384 soldati morirono e 2.688 furono feriti. Si contarono anche i primi 57 fanti dispersi: termine con il quale le norme ufficiali accomunano caduti di cui nonfu trovato il corpo, altri fatti prigionieri e anche altri che forse erano fuggiti.La seconda, all'inizio di novembre,fu una battaglia particolare furore, per prendere una posizione in cui, in pochi metri di terra, quando vi arrivò la Brigata erano già morte centinaia di uomini. Due brevi trincee a poche decine di metri di distanza una dall'altra, che i nostri soldati chiamavano da quello che vedevano: la Trincea delle Frasche,
per come erano coperti i parapetti, e la Trincea dei Razzi,che da lì partivano ad illuminare la notte. Diverse formazioni italiane vi erano state decimate: mentre la Brigata saliva a prendervi posizione -
racconta Leonardo Motzo,"uno che c'era" - «dalla linea scendevano di corsa dei soldati che cercavano di allontanarsi al più presto possibile da quello che chiamavano 'l'inferno'».La Trincea delle Frasche
era lunga novecento metri e finiva nella Trincea dei Razzi, altri quattro-cinquecentometri:tutt'e due costruite da tempo,munitissime, distanti una  cinquantina di metri dalle nostre,improvvisate. Il 151° prese posizione davanti alle Frasche,il 152° davanti ai Razzi.
I fanti balzarono dalle trincee a mezzogiorno preciso del 10 novembre: la nostra artiglieria aveva tentato invano di aprire dei varchi, sparando tutta la mattina. Ma i reticolati erano rimasti intatti, le mitragliatrici facevano il vuoto:la lotta fu cruentissima dappertutto - testimonia  sempre   Motzo -: «Morti e feriti si allineavano davanti ai reticolati, che tentavano di tagliare con le pinze».
A sera gli italiani sono ancora fuori dalle trincee, e viene l'ordine che restino lì, nella terra di nessuno, fradici di una pioggia continua e violenta: la mattina dopo gli attacchi sono di nuovo infruttuosi, e la
sera i reparti vengono fatti ritirare nelle trincee di partenza.
Ma la Brigata non molla.Quel poco di terreno di fangoe morti delle Frasche e dei Razzi è il luogo del battesimo "sardo" della Brigata. Per stroncare la resistenza austriaca si decide di far saltare i reticolati
con una serie di azioni notturne di piccoli gruppi. Al mattino del 12 l'artiglieria austriaca inizia un pesante bombardamento  che durerà tutta la giornata: eppure i sassarini resistono agli attacchi. Il giorno dopo, appena dopo l'alba,il 152° parte all'assalto e dilaga nella trincea austriaca, gli occupanti si arrendono. L'indomani 15 il bollettino del Comando supremo racconteràla battaglia: «Sul Carso è continuata ieri l'azione.Per tutto il giorno l'artiglieria nemica concentrò violento e ininterrotto fuoco di pezzi di ogni calibro sul trinceramento delle Frasche, al fine di snidarne le nostre fanterie. Gli intrepidi Sardi della Brigata Sassari  resistettero pienamente nelle conquistate posizioni e con ammirevole slancio espugnarono altro vicino trinceramento detto dei Razzi. Fecero al nemico 278 prigionieri dei quali 11 ufficiali». Il Comando,apparentemente violando l'abitudine per cui non si dichiaravano mai le formazioni e spesso neanche i luoghi dove combattevano, non solo cita la Brigata Sassari ma, forse trascurando la presenza di eroici "continentali" che vi militavano (Fapanni, Osimani,Romanelli, Taddei, Pascazio,Moscato, Villetti sono nomi di ufficiali morti o feriti già nella battaglia d'estate), nomina anche "gli intrepidi Sardi".Forse la maiuscola non ha altra motivazione che un'abitudine lessicale, ma l'aggettivo "intrepidi" non è evocato a caso.Si sottolinea una specificità
del corpo, per ora soltanto una peculiarità regionale. Ma da lì parte, in Sardegna ma anche in tutta Italia, una possente ondata d'entusiasmo e di orgoglio. Gli inviati speciali della grande stampa nazionale battono la grancassa. Il Comando supremo coglie la palla al balzo e pochi giorni dopo emana una circolare con cui dispone che qualunque soldato sardo di Fanteria che voglia passare alla "Sassari" basta che ne faccia semplicemente domanda.Nasce la "Brigata di ferro",guardata a vista dai giornali,esaltata per ogni sua esaltante impresa 
 

 


 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...