per tutti gli amici\che come me appassionati di storia e che lottano perchè non si perda la memoria e non cada l'oblio su tali eventi . da questo post per tutto il 2015 e forse anche per gli altri anni del centenario 1915-1918 riporterò grazie a Mario Pirrigheddu curatore del “La Beltula” supplemento all’Editoriale Digitale Gallurese parlerò delle varie iniziative per ricordare la storia della brigata Sassari di cui quest'anno si è celebrato il 100 anni e di cui uno dei due reggimenti è stato fonato proprio a tempio pausania
n° 01 APRILE 2015
Un tiepido sole ha caratterizzato l’abbraccio che Tempio ha riservato alla BRIGATA SASSARI
in occasione del centenario della sua nascita, un tributo doveroso della città che aveva mandato a combattere i suoi giovani nei teatri della prima guerra mondiale, la-sciandovi un tributo di sangue e di eroismo che è giusto ricordare e tramandare alle generazioni di oggi e di do-mani. Si è trattato di una giornata ricca di eventi e di emozioni, cominciata con l’attribuzione della
CITTADINANZA ONORARIA
alla Gloriosa Brigata nel Salone Comunale alla pre-senza di autorità militari, civili e religiose e proseguita poi nel Parco delle Rimembranze davanti al cippo commemorativo e ai busti del generale Giagheddu e del Tenente Graziani, entrambi originari di Tempio. Dopo il saluto del Sindaco Romeo Frediani, il Vescovo di Tempio Mons. Sebastiano Sanguinetti ha benedetto la corona che è stata deposta da due militari in di-visa storica.
Studenti di varie scuole cittadine hanno letto motivazio-ni, testimonianze e riflessioni, una specie di staffetta tra i giovani di ieri e quelli di oggi, mentre il coro cittadino diretto dal maestro Pasella ha reso ancor più suggesti-va l’atmosfera intonando i più famosi inni patriottici del tempo, mentre i bambini delle scuole elementari sventolavano le loro bandierine tricolori. Di seguito, nei locali
Un grande pannello presenta 72 targhette originali del parfo di guerra con i nomi dei
combattenti, targhette ritrovate in uno scantinato del Liceo da Mario
Pirrigheddu e Giovanni Biosa, ripulite e consegnate dal Comune, in
comodato d’uso al Museo della Brigata Sassari.
dell’Ufficio Turistico, tutti in fila per l’annullo filatelico dedicato all’evento e infine, nel pomeriggio, nei locali dell’ex Caserma Fadda, l’inaugurazionedella MOSTRA DEL CENTENARIO DELLA BRIGATA,con reperti, documenti, ricostruzioni, testimonianze capaci di farci com-prendere e toccare con mano una re-altà così dura e difficile: la mostra resterà aperta fino alla fine di maggio e sarebbe
auspicabile che tutti gli studenti potessero visitarla, magari con un percorso didattico di approfondimento.
Oggi la Brigata Sassari continua la sua attività con missioni di pace in territori devastati da guerre, lot-te tribali, regimi autoritari, miseria e difficoltà d’ogni genere, dove i soldati rischiano la vita ogni giorno per portare aiuti a popolazioni stremate, si impegnano in costruzioni di grandi opere come ac-quedotti, dighe, strutture di protezione oppure intervengono laddove si sono verificate catastrofi naturali come inondazioni e terremoti, sempre motivati da quei nobili sentimenti che cento anni fa’ hanno creato il mito dei sassarini.
Il generale Elio Cossu, tempiese e presidente dell’Associazione Brigata Sassari, ha comuni-cato che anche a Tempio sarà aperta una sede della stessa perché si continui ad onorare il 152esimo Reggimento fanteria, nostro cittadino onorario e la memoria di quei giovani che cento anni fa’ hanno sacrificato la loro vita per garanti-re a noi la libertà e la democrazia!
(Paola Scano)
(Foto Vittorio Ruggero)
Ernesto Butta, quel giornalista sassarese ucciso nelle Argonne
Il reporter della Nuova Sardegna morì in battaglia l’8 gennaio 1915 prima ancora che l’Italia dichiarasse guerra. Repubblicano, anticonformista e bohemien fu costretto a lasciare il giornale per le persecuzioni poliziesche di Pier Giorgio Pinna

Quasi una premonizione. È un repubblicano, strenuo avversario dei Savoia, molto anticonformista e bohemien. Poche settimane prima aveva scritto una lettera al fratello Ettore: «Rammenta che questa partenza è l'ultima verso la mia sorte definitiva: addio». Quel pomeriggio dalla temperatura polare Butta si lancia all'assalto guidando gli uomini della sua compagnia. Pochi minuti più tardi viene colpito da un proiettile. Muore sul colpo. Il corpo viene riportato dai compagni nello spazio di terra in mano francese.
Il cordoglio nell’isola. La notizia arriva in Sardegna tre giorni dopo. Lutto e commozione forti nella città natale e a Nuoro, dove da ragazzo Butta aveva studiato per qualche tempo. Tutti, poi, conoscono bene la famiglia. E c'è un dettaglio che rende la fine in battaglia particolare. L'Italia in quel momento non è ancora in guerra contro le potenze dell'Asse: farà la sua scelta solamente nel maggio successivo. Butta è volontario solo perché crede nell'idea di difendere la libertà della Francia: e per questo paga con la vita.

Altri luoghi, altri tempi. "La Nuova Sardegna" aveva cominciato le pubblicazioni 23 anni prima. Butta arriva al giornale nel 1901 e qualche anno più tardi lo lascia prima di subire una serie di traversìe: persecuzioni poliziesche, viaggi a Roma, New York, esilio a Parigi. Nel numero del 12-13 gennaio 1915, a distanza di qualche giorno dall'uccisione del giornalista inquadrato come tenente tra i garibaldini, "La Nuova", all'epoca composta da sole quattro pagine, dedica la prima quasi interamente alla sua fine in battaglia. "La morte gloriosa del sassarese Ernesto Butta": questo il titolo che campeggia sulle sei colonne di piombo. Il formato è standard per i quotidiani di quel periodo: stampato con una carta così pregiata da rivelarsi dopo un secolo quasi bianca, solo un tantino ingiallita, a ogni modo perfettamente conservata e leggibilissima.
Il segno di un’epoca. Duegrandi articoli sono dedicati alla vicenda. Uno, sulla battaglia delle Argonne, dal titolo "Il violentissimo combattimento fra garibaldini e tedeschi in cui cadde Ernesto Butta". L'altro, destinato a ricostruire la biografia del giornalista, indicato nella pagina semplicemente con nome e cognome, titolo in neretto maiuscolo dai grossi caratteri.
Dettagli che colpiscono. Al di là dello stile del primo Novecento e dell'abbondante retorica che colora i "pezzi", a cent'anni di distanza impressiona la notevole quantità di partic. olari che le agenzie di stampa riuscivano a procurarsi. L'articolo sullo scontro a fuoco è una corrispondenza da Roma. «Il combattimento – scrive il redattore, che sigla con una semplice B. iniziale tra parentesi – avvenne in una località prossima alla Maison des Forestieres. Parecchie migliaia di tedeschi, fatta saltare con la dinamite la prima linea delle trincee francesi, costringevano il reggimento prepostovi alla difesa ad indietreggiare di circa un chilometro e mezzo. Venne chiamata d'urgenza in rinforzo la Legione al comando di Peppino Garibaldi. Con abilissima manovra tattica s'impegnava il secondo battaglione forte di seicento uomini, su quattro compagnie. I volontari, incalzanti con vivacissima fucileria il nemico, che cominciava a trincerarsi nella regione conquistata, riuscivano a ricacciarlo indietro, nonostante un contrattacco violentissimo dell'artiglieria».
Un fronte apertissimo. Peppino è il primogenito di Ricciotti Garibaldi, figlio del generale, e dunque nipote in linea diretta dell'Eroe dei due mondi, dal 1882 sepolto nell'isola di Caprera. Sul versante delle Argonne, nel quadro degli stessi scontri, pochi giorni prima del giornalista sassarese perdono la vita altri due nipoti di Giuseppe Garibaldi: Bruno e Costante, sempre figli di Ricciotti. I loro funerali in Italia saranno motivo di altri conflitti tra interventisti e neutralisti.
Il resoconto sul giornale. Ma di tutto questo naturalmente non si parla nel primo articolo della "Nuova", che così racconta invece la fine del redattore del quotidiano: «Ernesto Butta correva alla testa della terza compagnia tenendo il comando. Giunto presso il capitano Angelotti, questi lo esortava a non esporsi troppo: cercasse di ripararsi. Ma inutilmente: il Butta, pieno di fervore, cacciatosi dove più aspra era la mischia, si slanciava avanti, spronando i suoi uomini ad attaccare con più veemenza il nemico. Una palla esplosiva lo colpiva in fronte e lo uccideva all'istante. Il combattimento continuò, aumentando di intensità. Molti altri caddero».
I giorni successivi. In altri articoli la "Nuova" comunque torna sulla morte di Butta e sulle azioni dei garibaldini. Si dà notizia delle reazioni alla sua morte in tutt'Italia e successivamente dell'ordine del giorno pubblicato dal comandante del corpo d'armata francese nel quale il giornalista sassarese e altri caduti vengono citati "per il loro eroico contegno".

Uno dei primi a perdere la vita. Altre informazioni su Ernesto Butta - che è stato il secondo giornalista italiano ucciso nella Grande guerra dopo Lamberto Duranti - si trovano in qualche saggio e in alcuni memoriali. Si sa così che il suo nome, per un errore di trascrizione, non compare nell'Albo d'Oro dei caduti. E se la sua fine è avvenuta - si è poi appreso con esattezza - nella foresta di Ravin de Meurissons/Varennes, vicino a Verdun, le autorità militari di Parigi sostengono nei loro documenti ufficiali che il proiettile l'ha colpito al cuore, e non alla testa, e in una zona delle Argonnne diverso da quello indicato in un primo momento: a ben vedere, dettagli secondari, che non mutano la ricostruzione dei fatti.
Il cimitero in Francia. Ancora oggi il redattore della "Nuova" è sepolto lontano da Sassari. Dopo essere stata ospitata per qualche tempo nel Cimitero de la Forestiere, la salma è stata inumata nel camposanto militare italiano della città di Bligny , tomba numero 1778, dove è stato eretto un monumento con una scritta in onore della legione per le sue imprese. Sulla lapide è scritto: «Bolante, Courtes Chausses, Ravin des Meurissons: qui sono composte le ossa degli anticipatori dell'Argonna, o Francesi o Italiani ubbidite al comandamento garibaldino!». Il ricordo e i riconoscimenti. Le motivazioni della menzione all'Ordine dell'esercito per Ernesto Butta sono state ritrovate di recente dal giornalista Pierluigi Franz: «Ayant reçu l'ordre d'occuper une autre tranchée avec sa section, a exécuté immédiatement cet ordre. Resté en dehors de la tranchée pour s'occuper de ses hommes, a été tué d'une balle au coeur». Il Senza bisogno di traduzione letterale, basterà aggiungere che nella "Citation à l'Ordre de l'Armée" vengono sottolineati due aspettii significativi nell'azione del tenente-cronista: senso del dovere e forte impegno verso gli uomini sotto il suo comando.