premetto che :
1) sono contro l'aborto specie se usato a scopo anticoncenzionale . Ma perchè debbo vietarlo e giudicando o lanciando .... fango chi lo pratica costringendoli all'aborto clandestino o se hai soldi in svizzera o cliniche private . Ma sopratutto condanno è mi fa schifo : chi lo combatte sia con bufale \ disinformazione ed falsità ascientifiche , ma sopratutto non rispettando le scelte altrui , giudicando , ed additandole come criminali .
2) Essendo etero mi danno fastidio e mi turbano certi atteggiamenti esibizionisti e contro natura , vedi utero in affitto , del mondo omosex e Lgbt . Ma il ragionare in quel modo citato dall'articolo sotto riportato , e con teorie prmai arcaiche ed ascientifiche mi sembra nn solo omofobo ma sessualmente discriminatorio verso cooro che hano una sessualità differente
Omosessualità e aborto, le bufale pro-vita arrivano a scuola. È ora di dire basta
Alcuni avvenimenti degli ultimi giorni hanno coinvolto i movimenti pro-vita e i soliti alfieri dell’omofobia. Questi evidenziano non tanto la forza primigenia che agita quel mondo – l’odio per il diverso – quanto il metodo usato per far breccia nella società: la menzogna. Menzogna infarcita da una certa dose di mistificazioni. Vediamo perché.Cominciamo dal caso di Silvana De Mari, medico e scrittrice fantasy divenuta famosa per le sue dichiarazioni sulle persone Lgbt. In più occasioni la signora ha messo sullo stesso piano omosessualità e satanismo, gay e pedofili. Per questa ragione è stata portata in tribunale dal Coordinamento Torino Pride e Rete Lenford ed è stata condannata per diffamazione, poiché ha offeso “in più occasioni l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale”. Un organo dello Stato ha dunque stabilito che mettere nello stesso calderone Satana, i pride e qualche prete che ha mal interpretato le parole di Gesù “lasciate che i bambini vengano a me” è un crimine. Sulla sua bacheca, tuttavia, si poteva leggere un’altra storia (il post è stato poi rimosso, come lei stessa spiega): e cioè che è stata assolta.
Adesso, è vero che tra i capi d’accusa, uno è caduto. Ma emergono due fatti:
1. è stata condannata a un risarcimento cospicuo. Non solo deve pagare la multa di 1500 euro – l’accusa ne aveva chiesti solo 1000 – ma anche risarcire le due associazioni che l’hanno denunciata con 2500 euro ciascuna;
2. la giustizia del nostro Paese condanna l’omofobia. Manda a dire a quelli come la signora che non c’è cittadinanza per discorsi come i suoi. Che il suo modo di pensare è apolide, in uno Stato di diritto. Questo De Mari non lo dice.
Ancora, in un liceo di Monopoli è stato proiettato un video contro l’aborto. Si tratta de L’urlo silenzioso, un filmato del 1984 talmente cruento che è stato vietato ai minori di 18 anni. Il docente di religione, che invece ha usato il suo ruolo per fare ideologia contro l’autodeterminazione delle donne, lo ha fatto vedere in prima liceo. Senza il consenso dei genitori. Emerge anche che qualche giorno prima nella stessa scuola sia stato invitato il Movimento per la vita, che ha parlato dello stesso tema dicendo che “la pratica dell’aborto prevede che si estraggano pezzi di gambe e braccia di bambini già formati”. Non è la prima volta che avviene un caso del genere.
La cosa inquietante è che quel documentario è stato bocciato dalla comunità scientifica, in quanto “disseminato di inaccuratezze, affermazioni false e esagerazioni, scientifiche, mediche e giuridiche”. Nel film, infatti, si dice che il feto alla 12esima settimana emetta un urlo silenzioso nel momento dell’interruzione di gravidanza. I medici negano categoricamente tutto ciò, in quanto il cervello e l’apparato respiratorio non sono ancora sviluppati. A scuola non si insegnano le bufale. I supporter “pro-vita”, a quanto pare, ignorano questa disposizione. Per prolife et similia, le associazioni che cercano di fare educazione alle differenze a scuola veicolerebbero idee bislacche e ascientifiche, per non dire criminali. Tra tutte, che si può diventare uomini e donne da un giorno all’altro. Con lo scopo di pervertire le giovani generazioni. I percorsi di educazione alle differenze, sempre secondo tali personaggi, si farebbero in semiclandestinità, tenendo all’oscuro i genitori. E invece questi casi dimostrano che sono loro, i prolife, a usare queste “modalità”: ovvero bufale e azioni fatte senza il consenso delle famiglie.Sempre nella narrazione omofoba, i ragazzi che fanno i percorsi di educazione di genere, in cui si dice che non bisogna picchiare il compagno perché gay – loro, i prolife, parlano di “gender” in questi casi – tornerebbero poi a casa sconvolti. Ci hanno pure fatto un filmato, su questa cosa. I fatti di Monopoli parlano invece di adolescenti turbati proprio dal video imposto dal docente di religione. Il bue, insomma, dice cornuto all’asino. Si ha la sgradevole sensazione, insomma, di essere di fronte a personaggi che se fossero vissuti in altre e ben tristi epoche non avrebbero avuto problemi ad accendere la pira sulla quale sacrificare la strega di turno. Oggi, per fortuna, abbiamo ancora lo stato di diritto e l’azione di queste persone è limitata dalle leggi e dal vivere civile. Non potendo fare roghi di libri e esseri umani, bruciano sul patibolo delle loro credenze ragione e verità scientifiche. Forse sarebbe il caso che questa gente – compresi certi insegnanti di religione – venisse tenuta ben lontana dalle nostre scuole.
O quanto meno visto la delicatezza di tali tematiche parlarne in modo non ideologico e disinformato ma in modo informato e possibilmente con un contradditorio fra i pro ed contro cosi che ciascuno possa farsi una sua idea o decidere a quale aderire . Ma sopratutto evitare che se ne parli come qualcosa , in qiesto caso dell'aborto come una procedura chirurgica semplice e indolore. Ma purtroppo non è così perché lascia ciccartici profonde nell'animo delle donne che lo fanno. Una società civile dovrebbe essere in grado di offrire l'aborto come ultima scelta tra tante di vita. Purtroppo non è così, almeno in Italia, dove si smantellano i consultori e progetti che vanno in questa direzione lasciando sola la donna o portandola ad aborti clandestini o ad abbandono del neonato oppure nell'impossibilità d'eseritare il suo diritto d'abortire in quanto ipocritamente ( ovviamente senza generalizzare ) molti medici sono obbiettori . Infatti ----- secondo questo articolo di Di Silvia Nazzareni del 17 Dicembre 2018 - 16:08 per
https://www.thesocialpost.it/2018/12/17 ------ [....] A più di 40 anni dalla legge sull’aborto, sembra che siano stati fatti passi indietro anziché passi avanti sulla libertà femminile nei riguardi del proprio corpo. È difficile immaginare quali possano essere state le conseguenze a livello psicologico della visione di questo video da parte di ragazzi e ragazze di 14 anni, in un’età fragile e che vede i giovani già rapportarsi al sesso con numerose diffidenze e paure.
Un feto alla fine del terzo mese di gravidanza SEBASTIAN KAULITZKI/SCIENCE PHOTO LIBRARY |
Nonostante sia stato ormai ri badito e assicurato a livello normativo che il diritto all’aborto debba essere garantito e preservato, sono ancora molte le associazioni che promuovono un terrorismo psicologico che porti i giovani ad avere paura del sesso e ad approcciarsi in maniera distorta e negativa al rapporto con sé stessi e con un possibile partner. Questo fenomeno, se non bloccato tempestivamente, rischia di portare allo sviluppo di generazioni impaurite, poco coscienti delle proprie libertà e dei prorpi diritti, e sicuramente male informate sui fatti.
IL video in questione non è un inedito degli ultimi tempi: si tratta di un breve documentario di circa mezz’ora girato nel 1984 e nel quale appare il medico pro-vita Bernard Nathanson. Il film ha il titoloIl grido silenzioso, ispirato all’ “urlo” che secondo il medico il feto cercherebbe di emettere, aprendo la bocca, negli istanti in cui avviene l’aborto. Il video non è adatto a un pubblico sensibile: oltre a spiegazioni estremamente enfatizzate e crude, sono presenti immagini di aborti veri e proprio praticati su alcune donne. All’epoca dell’uscita del documentario ci fu molta attenzione mediatica su di esso e si riunì anche una commissione medica organizzata da Planned Parenthood che ha concluso che il filmato, oltre ad essere molto inaccurato, veicolava dati falsi e molte bugie a livello medico-scientifico. Nel video Nathanson attribuisce un’anima molto definita e già complessa, nonché una sorta di personalità a un feto, il che è stato ritenuto falso e tendenzioso da un punto di vista etico-giuridico
IL video in questione non è un inedito degli ultimi tempi: si tratta di un breve documentario di circa mezz’ora girato nel 1984 e nel quale appare il medico pro-vita Bernard Nathanson. Il film ha il titoloIl grido silenzioso, ispirato all’ “urlo” che secondo il medico il feto cercherebbe di emettere, aprendo la bocca, negli istanti in cui avviene l’aborto. Il video non è adatto a un pubblico sensibile: oltre a spiegazioni estremamente enfatizzate e crude, sono presenti immagini di aborti veri e proprio praticati su alcune donne. All’epoca dell’uscita del documentario ci fu molta attenzione mediatica su di esso e si riunì anche una commissione medica organizzata da Planned Parenthood che ha concluso che il filmato, oltre ad essere molto inaccurato, veicolava dati falsi e molte bugie a livello medico-scientifico. Nel video Nathanson attribuisce un’anima molto definita e già complessa, nonché una sorta di personalità a un feto, il che è stato ritenuto falso e tendenzioso da un punto di vista etico-giuridico
Oltretutto nel video si sente Nathanson parlare di pezzi di “gambe e braccia che vengono strappati”, frasi riportate anche dall’associazione pro vita Movimento per la vita, che si è occupata di introdurre il video alle classi e di argomentarlo. .[....] Ludovico Abbaticchio, garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della regione Puglia, ha definito il fatto come “intervento deviante e terroristico nei confronti di minorenni”. Il garante ha anche dichiarato di volersi rivolgere alla procura dei Minori per andare in fondo alla questione.