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28.2.25

diario di bordo n 106 anno III - Vince una gara di 166 km… e viene squalificato per le scarpe ! ., Cronaca Naviga In dialisi da 50 anni, il caso a Prato L'ospedale: 'Esempio di tenacia e modello di assistenza., Lea uccisa a 10 anni da un Suv guidato da un ubriaco, i suoi organi salvano 5 bambini. Il guidatore indagato per omicidio stradale

  tra  una  pausa   e  l'altra      fra   le  attivitù  del  comitato   classe76   per  la  festa     cittadina  i  sant  isidoro che   si  tiene  a  settembre    e  la  sei  giorni  di carnevale (  foto a  destra   la  locandina del nostro  evento   per  questo  carnevale )   ecco  a  voi     questo numero   de diario  di  bordo. Le stotrie     sono tratte  dal il  portale msn.it  

Atletica Live

Vince una gara di 166 km… e viene squalificato per le scarpe!

Immaginate di correre per quasi 12 ore, spingendo il vostro corpo oltre ogni limite, e di tagliare il traguardo per primi in una gara massacrante come le 100 miglia degli Stati Uniti, una corsa di 166 chilometri disputata a Henderson, Nevada, il 14 febbraio 2025.
È quello che ha fatto Rajpaul Pannu, (  foto  sotto al  centro  )  ultracorridore californiano sponsorizzato da Hoka, fermando il cronometro a 11 ore, 52 minuti e 46 secondi. Ma la sua vittoria è

durata meno di un giorno: Pannu è stato infatti squalificato per aver indossato scarpe non conformi al regolamento, le Hoka Skyward X, dando il via a una controversia che ha diviso il mondo del running.
Pannu, 33 anni, insegnante di matematica a Denver e non professionista a tempo pieno, ha dominato la gara organizzata da Aravaipa Running e dalla USATF (la federazione statunitense di atletica leggera), finendo con oltre un’ora e mezza di vantaggio sul secondo classificato, Cody Poskin. Il suo tempo non solo ha rappresentato il record personale, ma lo ha collocato come la seconda miglior prestazione statunitense di sempre sulla distanza delle 100 miglia, a poco più di 33 minuti dal primato di Zach Bitter (11:19:13).
Tuttavia, il giorno successivo, un’email della USATF lo ha informato della squalifica: le sue Hoka Skyward X, con un’altezza della suola di 48 millimetri al tallone e 43 millimetri nell’avampiede, superavano il limite massimo fissato a 40 millimetri imposto da World Athletics nel 2020 per le gare su strada.
La vittoria è stata così assegnata a Poskin, che ha chiuso in 13:26:03, mentre il risultato di Pannu è stato “declassato” nella categoria “open race”, privandolo del titolo nazionale e del premio di 1.200 dollari. Gli organizzatori hanno giustificato la decisione su Instagram: “Riconosciamo la prestazione incredibile di Rajpaul, ma come Campionato Nazionale siamo tenuti a rispettare le regole per garantire equità a tutti i partecipanti.”
Pannu non ha cercato scuse, ma ha voluto spiegare l’accaduto. Sul suo profilo Instagram, ha dichiarato: “Non avevo intenzione di infrangere le regole. Pensavo che le Skyward X fossero scarpe da allenamento, troppo pesanti per essere considerate ‘superscarpe’ da gara.” L’atleta aveva testato le scarpe solo il giorno prima della corsa, durante una breve run di 1,5 miglia documentata su Strava, dopo aver sviluppato vesciche e intorpidimento alle dita usando le sue abituali Hoka Rocket X2 (conformi al regolamento) in un allenamento di 50 km a fine gennaio. “Ho scelto il comfort rispetto alla velocità,” ha detto a Runner’s World, notando anche un recupero fisico più rapido post-gara grazie all’ammortizzazione extra.
Curiosamente, nessuno sul posto – né i giudici né i concorrenti – ha sollevato obiezioni durante la gara. La protesta è arrivata da uno spettatore che seguiva la diretta streaming, un dettaglio che ha alimentato il dibattito sulla crescente influenza della tecnologia e del pubblico virtuale nel controllo delle competizioni. Secondo Pannu, l’unico riferimento alle sue scarpe durante la corsa è stato quando un ufficiale USATF ha chiesto al suo team se fossero in commercio (un altro requisito delle regole), ricevendo risposta affermativa.
Le Hoka Skyward X, descritte da GearJunkie come “scarpe da allenamento con un’imponente suola da 48 millimetri che cattura l’attenzione degli amanti delle calzature ammortizzate,” non sono progettate per la pura velocità come le “super shoes” da gara. Pesano 320 grammi contro i 236 delle Rocket X2, e Hoka le promuove come ideali per “chilometri facili” e comfort quotidiano. Pannu ha sostenuto che non offrano un vantaggio prestazionale significativo, ma che l’ammortizzazione extra abbia ridotto la fatica percepita, un aspetto cruciale in una gara di endurance.
Le norme di World Athletics, introdotte per bilanciare tecnologia e talento, hanno però un limite chiaro: 40 millimetri. E le Skyward X, con i loro 8 millimetri di troppo al tallone, sono finite nel mirino. Esperti come Theo Kahler di Runner’s World sottolineano che anche piccole differenze nell’altezza della suola possono influire sull’assorbimento degli impatti e sulla propulsione, offrendo un vantaggio teorico su distanze così lunghe.
La squalifica ha suscitato ovviamente reazioni contrastanti. Alcuni, come riportato da Canadian Running Magazine, apprezzano la rigidità delle regole per garantire parità; altri, tra i fan sui social, la considerano eccessiva per un errore non intenzionale. Pannu, che si allena da solo senza un allenatore, ha scelto di non fare appello, pur avendone avuto l’opportunità. “Non seguo da vicino gli sviluppi tecnologici delle scarpe,” ha ammesso, suggerendo che un controllo pre-gara, come avviene nelle migliori maratone o nelle competizioni universitarie, potrebbe evitare simili situazioni.

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Ansa


Da 50 anni è in trattamento emodialitico sostitutivo, nel Centro dialisi dell'ospedale di Prato.L'uomo, oggi 66 anni, pensionato, originario di Firenze e residente a Prato, "ha iniziato questo difficile percorso terapeutico, perché affetto da una malattia renale che lo ha condotto alla terapia sostitutiva dialitica in pochi anni", spiega la Asl Toscana centro rendendo noto il suo caso.
Un esempio di tenacia e un modello di assistenza di cui siamo orgogliosi. 50 anni di emodialisi: un traguardo straordinario di cura e determinazione", afferma Gesualdo Campolo, direttore della struttura di nefrologia e dialisi dell'ospedale pratese: il paziente ha dimostrato "una forza straordinaria e una grande
capacità di adattamento".
In questi giorni i sanitari e 'gli Amici della Dialisi' hanno festeggiato il "notevole traguardo" raggiunto dal 66enne con grande affetto e con una targa con la frase, voluta dal paziente stesso: 'La vita è stata dura con me...ma Io lo sono stato di più con Lei'.
"Il paziente - spiega Campolo -, dopo due tentativi di trapianto renale, non andati a buon fine diversi anni fa, ha scelto di continuare a sottoporsi alla dialisi, affrontando con determinazione tre sedute settimanali per quattro ore ciascuna.
Un percorso che evidenzia non solo la sua eccezionale resilienza, ma anche l'elevato livello di assistenza e cura multidisciplinare garantito dal nostro team di nefrologi, infermieri, operatori sanitari e altri professionisti". Un risultato, evidenzia poi la Asl, che "sottolinea l'importanza di un approccio globale alla cura del paziente cronico, con risposte efficaci ai bisogni di salute, sia renali che extra-renali".
Il Centro di dialisi di Prato gestisce circa 180 pazienti sottoposti a trattamento emodialitico sostitutivo, con due turni giornalieri (mattino e pomeriggio) dal lunedì al sabato.
A tutt'oggi venti pazienti sono sottoposti a trattamento dialitico peritoneale domiciliare, seguiti da un team medico-infermieristico dedicato.
In fase di attivazione poi un progetto di 'dialisi peritoneale assistita': prevede l'impiego a domicilio di personale infermieristico per la gestione/trattamento di questi pazienti a casa.
Il progetto è già esecutivo e partirà tra qualche settimana, con l'addestramento alla dialisi peritoneale degli infermieri di famiglia presso il Centro dialisi pratese.Un'attività dialitica domiciliare, si spiega ancora, che "permetterà un incremento del numero di pazienti che si sottoporranno a tale terapia sostitutiva, rafforzando ancor più la nostra mission della 'domiciliarità delle cure'.


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Corriere Adriatico

Lea uccisa a 10 anni da un Suv guidato da un ubriaco, i suoi organi salvano 5 bambini. Il guidatore indagato per omicidio stradale

Il suo sorriso è stato spento a soli 10 anni, ma Lea Stevanovic continuerà a vivere attraverso i cinque bambini ai quali i suoi organi hanno permesso di continuare a sperare per un domani migliore. La decisione è stata presa dai genitori della piccola travolta e uccisa in un parcheggio da un Suv guidato da un uomo risultato ubriaco domenica 16 febbraio a Creazzo (Vicenza). Il funerale della piccola Lea si terrà sabato 1 marzo in Serbia, paese d'origine della famiglia che viveva ad Altavilla Vicentina. Per quel giorno però nel comune di residenza sarà lutto cittadino.
Omicidio stradale
Lea Stevanovic, che frequentava la quarta elementare, dopo l'incidente è rimasta ricoverata per tre giorni nel reparto di terapia intensiva pediatrica dell'ospedale San Bortolo di Vicenza. Poi il decesso a seguito dei traumi riportati. La tragedia ha scosso l'intera comunità, tanto che per giorni si sono susseguite veglie e preghiere per mostrare la vicinanza alla famiglia. Nel frattempo la Procura di Vicenza ha iscritto sul registro degli indagati per omicidio stradale aggravato l'automobilista 50enne vicentino che ha provocato l'incidente, risultato positivo all'alcoltest con un tasso alcolemico superiore a 1.5.

9.1.25

in tempo di crisi e di fame busa e non si vuole emigrare meglio addattarsi a tutti i tipi di lavoro anche queli per cui non abbiamo studiato la storia di La scommessa di Paolo Ladu, noto “Cipolla”: lava vewtri da 40 anni

  dala nuova  sardegna   9\1\2025 

di Valeria Gianoglio


Nuoro
La bottega di Paolo Ladu, noto “Cipolla  "è un furgone vissuto, un ampio scorcio di cielo nuorese, ela vetrata di qualche negozio tra centro o periferie. O meglio, una vetrina. «Faccio il “puliziotto" o una specie di vetrinista,anche se lo so, che non si dice così. Tanti anni fa, ormai, mi sono inventato questo mestiere: pulisco le vetrine delle attività commerciali  o dei condomìni. Allora nessuno lo faceva,e io mi sono improvvisato perché volevo darmi da fare e perché avevo bisogno di lavorare. Me lo ricordo

ancora, il giorno e il periodo,era il 1987.all’epoca lavoravo  da Progetto uomo, e  avevo  sentito che qualcuno aveva chiesto “Conoscete una persona che lava le vetrine?”, e io avevo alzato la mano, ma inrealtà non sapevo nemmeno come fare. E così ho cominciato. Ma eccomi qui, Mi sono buttato e ha funzionato».Ed è andata bene davvero, da quelgiorno di fine anni Ottanta, a Paolo Ladu. O forse, a far  funzionare le cose, è stata la sua'intraprendenza, il suo coraggio di osare, la sua voglia di guadagnare i soldi per vivere e per sostenere i suoi affetti. E di mettere in pratica i consigli dell'adorata mamma Luisa. «Mi diceva sempre “Figlio mi’, fai cinque euro qui e altri cinque lì, e poisi fanno dieci,venti, cento e Mille».Ed è proprio per il voto legato alla storia di mamma Luisa che Paolo Ladu è conosciuto da anni a tantissimi nuoresi:è lui, infatti, il pellegrino che da tempo immemore percorre a piedi nudi, per un voto, la strada che separa Nuoro dal santuario di San Francesco nelle campagne di Lula. «Lo faccio per una promessa.a San Francesco - Spiega -quando miamamma era ricoverata proprio all'ospedale San Francesco, nel "78. Stava morendo, le avevano già dato l'estrema unzione il giorno di Ferragosto. lo avevo 13 anni,Allora mi ricordo che mi ero rivolto a San Francesco e gli avevo detto “Se la salvi, ven-go a piedi da te". Poi miamamma dopo tre giorni non


aveva più niente: è rimasta in vita per altri 35 anni, fino a uando ne aveva 92. Ed è 'anno del voto che io vado al santuario di San FranceSco a piedi e scalzo». Nella sua vita quotidiana,invece, Paolo Ladu è il “puliziotto” dal sorriso grande e dalla battuta pronta. «I miei clienti sono i commercianti  nuoresi — racconta — ed è bello perché conosco tante persone, mi tengo in forma, e sto spesso all'aria aperta, anche se ho una mia piccola sede,con mia moglie Giulia. E poi mi' sono spostato anche a lavorare nei condomini». Ma lavetrina, Paolo Ladu lo ribadisce, in fondo è il suo primo amore, «perché è il biglietto da visita dei negozi, e quindi pulirla dà una certa soddisfazione», «Del mio lavoro —dice— mi piace tanto il rapporto  con le persone, e ne conoscì tante.E poi anche e soprattutto il fatto che stai all'aria aper-
ta; che non sei tancau, chiuso inn ufficio. Perché davvero quello non sarebbe per me. Faccio le mie vetrine e mi organizzo per non dimenticarne. ho una specie di promemoria: sono questi foglietti con la scritta.“primo lavaggio”, “secondolavaggio” e così via, che lascio nelle vetrine se ilnegozio è chiuso».L'unico problema, aggiunge, è «quando c'è la pioggia .perché quella mi incasina un po':se è nuvoloso e sta per venire giù l'acqua, difficilmente mi fanno pulire la vetrina perché poi il maltempo la risporca, e allora il mio lavoro salta e mi incasina tutto. Ma per il resto, faccio il lavoro che vorrei fare, ed è bello. losono la prova insomma, che se uno si organizza, se tiinventi, il lavoro c'è. Da poco lo dicevo a un ragazzo che mi ripeteva che qui.non c'era nulla, quanto a occuupazione. E io gli ho detto “Non è vero, inizia con l'andare a cambiare una lampadina ai tanti anziani che sono soli e ne hanno bisogno. Qualche  euro qua e poo altrolà, è ti costrusci il tuo lavoro ».




22.10.13

Voglia di cantare, ma non ci sono solo i talent show ed immigrazione

Due  storie  quando ad emigrare  o fissi o  temporaneamente  p  sono anche gli artisti  .  Ecco le due  storie    che  vi propongo   dai giornali locali  in questo  caso la nuova sardegna  .
La  prima   è quella  di gavino Angius    dalla  nuova  ed Gallura  di 22\10\2013
di Sebastiano Depperu 

LUOGOSANTO Da Luogosanto a Roma con la passione per musica e la voglia di cantare. Gavino Angius nella capitale respira aria di musica ovunque. E lì si esibisce spesso. «Ho iniziato a muovere i primi passi nella musica a 5 anni, come tutti, nelle recite scolastiche – racconta – gli insegnanti hanno notato la mia vena artistica». Ma il vero artefice della carriera del musicista gallurese è senza dubbio il fratello: chitarrista, artista, amante della musica e dell'arte, paroliere. «Devo tutto a lui. Grazie alle sue lezioni di chitarra e di basso sono entrato a far parte del suo gruppo Emme42 come bassista e corista. Esperienza che è servita a capire che questa
sarebbe stata la mia strada. Dopo tante esperienze sentivo dentro di me l'esigenza di conoscere a fondo l'arte del canto. Così ho deciso di trasferirmi a Roma per studiare. Dove ho sentito, da subito aria di musica ovunque. Questo mi ha fatto capire che ero sulla strada giusta ma, soprattutto, nel luogo giusto. Ovviamente per un ragazzino di Luogosanto che si ritrova a Roma tutto è gigantesco e la propria autostima si riduce notevolmente. Devo dire grazie ai miei genitori per i sacrifici, per permettermi di portare a termine gli studi ed è proprio per loro che non ho mollato». Nel frattempo, sono arrivati i primi lavori in televisione grazie alla sua insegnante di canto, Mariagrazia Fontana, i provini televisivi, i concerti nei locali romani e le collaborazioni con alcuni nomi del panorama musicale italiano, il musical «Actor Dei» all'aula Nervi in Vaticano, alcune pubblicità e la collaborazione con Stefania Orlando. Ma anche le prime incisioni. «Con esse anche le prime delusioni, le porte chiuse in faccia, i continui no da parte di produttori, autori di programmi televisivi, i famosi talent show,ma anche gli inaspettati compromessi ai quali ho sempre detto no. 
 Chi vuole intraprendere questa strada deve sapere che niente è dovuto. I programmi televisivi che invitano aspiranti artisti ai tanti casting sparsi per l'Italia sono specchietti per le allodole: rovinano chi ha trascorso anni studiando, facendo gavetta per due lire o gratis, chi trascorre il tempo a scrivere canzoni». 


  sempre   sulla nuova  ma del 18\10\2013  la  seconda   . Stavolta  d'emigrazione parziale   è quella  di Nita Magdalena Holt  una  pianista  statunitense  molto affermata  che  ha scelto  di risiedere in Gallura  , ma  quando deve lavorare  deve  andare  fuori  facendo la spola fra la  Sardegna e  gli Usa  e viceversa  

OLBIA È nata negli Stati Uniti, la gioventù l’ha trascorsa tra il Messico e il Venezuela, gli studi li ha fatti tra Irlanda e Francia, ma poi un giorno si è imbattuta nella Sardegna e non l’ha più abbandonata. Dal 2003 Nita Magdalena Holt vive a Olbia. O meglio vive a Olbia quando gli impegni non la portano lontano. Sì, perché lei è una pianista molto affermata, di quelle dal curriculum ricco di nomi e di incontri e molto spesso è in giro per il mondo con il suo pianoforte. La prima volta nell’isola risale al 1999, una scelta d’amore, che poi è diventata una scelta di vita. Dopo quattro anni, infatti, l’artista si è stabilita a Olbia, dove nel 2006 ha fondato il centro culturale Homero de Magalhaes, intitolato al maestro brasiliano, suo professore. «Un progetto – spiega la Holt - nato con l'intento di avvicinare la gente al linguaggio musicale e fare in modo che le persone, quando sentono parlare di Bach o Chopin possano pensare immediatamente alla loro musica». In questi anni la pianista, nonché docente di pianoforte, ha organizzato eventi in città e ha preso parte anche ad altri, spesso in collaborazione col regista Fabrizio Derosas. «Ma purtroppo qui si fa fatica a trovare spazi. Negli ultimi anni ho fatto da traduttrice, da voce narrante, mi sono esibita con il mio pianoforte, ma per lavorare bisogna andare altrove». E, infatti, lei non sta ferma un attimo. Questa estate ha suonato in Francia, Irlanda, Turchia, Kurdistan. E addirittura in Iraq. «E’ un posto di cui mi sono innamorata, mi è piaciuto da morire, la gente è molto accogliente. Il brutto è che non puoi fare a meno di vedere
i risultati della guerra. Tremila anni di storia calpestati». In Medioriente la pianista ha suonato alcuni brani molto poco noti di Beethoven, che figureranno in un ciclo di seminari che terrà prima a Olbia, nella sede della Cna ai primi di novembre, e poi negli Stati Uniti, ai primi del 2014. Sempre a gennaio la Holt terrà a Olbia un seminario sul clavicembalo ben temperato di Bach, che poi bisserà anche a Parigi e Dublino. Nell’attesa, oggi e domani l’artista sarà prima a Cagliari e poi ad Alghero all'evento per la celebrazione dei 25 anni della rivista "Poesia" con un reading dedicato a Seamus Heaney, premio Nobel nel 1995. Infine, ha anche partecipato alla selezione del concorso "Visioni Italiani" col film “Percorsi immobili di un passeggero clandestino”, in cui figura come pianista e voce recitante. Un film ambientato in Irlanda, ma con molte scene girate a Olbia. (info: http://magdalenaholt.com/)

19.6.07

Senza titolo 1898

(..) in un momento qualunque
bussando forte alla porta
e poco importa se sarà il vento o una tempesta di emozioni
forse è soltanto la vita che
ci viene a cercare dopo un'attesa infinita finalmente
ci ritroverà
ah, ah, Ambaradan, la vita che verrà
(..)


( ambaradan  degli YoYo Mundi )



N.b
per  i soliti  problemi ( su cui non mi dilungo ) per  coloro che  non usano  la feccia  di  windos xp  ma  linux   gli  url  in nero  sottolineati  sono   collegamernti  ipertestuali ovvero  siti cliccabili 



Dopo  una  discussione con un amico di amici  che mi   dice  ma   smettila di lottare contro i mulini a vento \ muri di gomma e  fuggi un po' da te stesso   rispondo  sia  con queste  frasi  estrapolate dal  video  che riporto qui   ( tratto dal bellissimo  film radio freccia di Luciano Ligabue )


 


<< Buonanotte.  Quì è Radio Raptus, e io sono Benassi  -  Ivan. Forse lì c'è qualcuno che non  dorme.  Beh, comunque che ci siete oppure no io c'ho una cosa da dire ... [...] credo che la voglia di scappare da un paese con  20.000  abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso,  e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx;  credo che non è giusto giudicare la vita degli altri,  perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.  Credo  che  per  credere,  certi  momenti,  ti  serve  molta  energia.  [...]  >> 
.
E' vero che 
fuggire d se stessi è si utile  ma  fino ad un certo  tempo ed è ( almeno  in base alle mie esperienze personali   di cui parlerò   prima  o poi  )   solo qualcosa  di effimero 
E poi  non sempre si può  farlo.  infatti  come dice  la  canzone  sopra riportata  qui    alla testa  del  post  d'oggi  tratta  dall'album   la  bellezza  dei margini 2002 ( ne  vedete la copertina a destra )  . Alla stessa  maniera  Fuggire dal tuo paese  bidda ( come si dice  nella lingua sarda ) è si fattibile   ma  non è un qualcosa  di eterno  ( poi   la situazione varia da  casdo a  caso )  perchè sia  che  ci fuggi  sia   fisicamente sia   mentalmente   ci ritorni  o  con la nostalgia   come ;  Verga  e capuana  con le loro opere letterarie  sia  ine  entrambi i modi  Salvatore Satta nel suo ultimo romanzo il giorno del giudizio  (vedere  collegamento testuale  del  post precedente) oppure  come Gabriel Marquez che ritona sui  luoghi del  suo cent'anni di solitudine  oppure   come  capita  a molti anzianoi che vogliono o tornare  a morire nel proprio paese d'origine  o chiedono  d'essere  seppelliti  li  .
E poi
io non faccio ( cosi rispondo  ad alcuni commenti sparsi nei meandri del blog ed  alcune   domande  dei miei cofondatori  che mi  continuano  a chiedermi e  a rinfacciarmi    :<< come mai  hai gente  che  scrive  poco  o invitata  non ha mai scritto  o  su certi bellissimi post nessun o  commenta   come  mai  continui a scrivere ? se proprio devi scrivere per te   e non per la gente  perchè non chiudi il blog  e tieni il tuo archivio cartceo ? >>. E' vero che  a volte scrivo per me  , è che i miei scritti sono incomprensibili con errori di battitura,digrmmatica e di ortografia ( e quando posso cerco di correggerli  nell'aggiornamento dei post )  perchè scrivo in fretta e in alcuni di getto (  come ho imparato  dalla  guida  come comunicare  che  si suddivide  :
1) Intervenire sulla stampa gratuita Quelli principalmente diffusi in Italia sono tre: "Leggo", "City" e "Metro",ecc : 2 ) Come scrivere una lettera al direttore Alcune idee, trucchi e "regoline" di base.... del  sito www.fattisentire.net lontanissimo  anni luce  dalle mie  posizioni ,ma utile per fare contro informazione) oppure  ci sono giorni in cui le crisi di congiuntiviti aggiunte alla mia forte miopia   sono molte  forti  , comunque cercherò  di starci più attento
Ma a differenza  di quanto
dice sul suo bellissimo e poetico  blog la nostra  cdv  nuvolanelcielo dal cui articolo\post   ho tratto l'ispirazione   per il post  d'oggi , io  non fuggo (  o se lo faccio  è raro ) ma me frego  e vado avanti perchè trovo giovamente a confrontarmi  con altre persone e scambiare esperienze in merito soprattutto  con chi la pensa diversamente da me  quando ovviamente  è possibile

16.6.07

Senza titolo 1890




(...)
Grande è la confusione sopra e sotto il cielo
Osare è impossibile, osare, osare è perdere
Grande l'impossibile, osare è la confusione
Il cielo è sopra e sotto
Ci si può solo perdere ci si può solo perdere
Ci si può solo perdere...


          manifesto dal cd  Socialismo e barbarie  degli ex Cccp 






                         
www.flickr.com/photos/confusedvision/546760705/


Rispondo a chi via  email o via sms  , o  in una discussione  sul  blog  del compagno ...ehm...  compare  mario pischedda più precisamente 
tinyurl.com/3xao94 in cui dopo un post ( riportato anche qui non ricordo l'url ) in cui dicevo basta  ai fantasmi mi s'invitava  a parlare  dei miei fantasmi\incubi,che (sottoscritto compreso  (a volte  ci trasciniamo nolenti o dolenti dentro  di noi .
D'essi mi viene  un po' male  a parlarne  perchè non è semplice parlarne in generale  ed eliminare i dettagli  
che  sono troppo personali,ma i cui  effetti spesso  creati  in maniera  auto lesionista come : il rimpianto, il rimorso,il piangere sul latte versato, il piangersi addosso, il chiedersi inutilmente chi me lo ha fatto fare o peggio perchè l'ho fatto , ecc  . Essi  sono comuni a  tutti i viaggiattori  sia attivi  sia passivi  che   ci portiamo \  teniamo dentro di noi  , dentro le nostre profondità  lasciandoli (  è a volte  è anche il mio caso  ) per  paura della sofferenza  e di riaprire vecchie  ferite oppure perchè non  ci decidiamo o non sappiamo come , talmente sono  diventati parti di noi  , ad ucciderli \ rimuoverli oppure  a traformarli \ incanararli  in qualcosa di costruttivo  cioè "pezzi " della nostra opera d'arte  che ci costruiamo giorno  per  giorno  , attimo per  attimo . Comportandoci quindi come  Donna  Vincenza  una dei  personaggi  del romanzo prondoe bellissimo    (  che ho  fra i libri per  l'esame di letteratura Italiana II ) il giorno del giudizio di  Salvatore  Satta in cui ritrovate le  stesse atmosfere  di Cent'anni di solitudine del premio nobel per la letteratura  Gabriel Garcia Marquez e la casa degli spiriti ( sia libro che film ) di Isabella Allende
Ora questa   risposta   s'innesta   su un dubbio che  mi ha sempre  tormentato  da quando  ho iniziato  il mio viaggio ( poi  messo  su  blog )  all'interno di me ed  è rappressentato dala canzone degli ex Cccp sopra riportata   e mi porta  ad interrogarmi  su  come  procedere   nell'affrontare  tali problemi  . Ecco dal mio archivio cartaceo  un estratto di  dialogo  interiore avvenuto durante il sonno e scritto appena  svegliatomi  prima che,come capita per il 90% con i sogni\incubi,svanisca  con le luci del mattino  :




(...) 
D) Si deve lottare  contro  i propri incubi  o  propri fantasmi  oppure   farsi trascinare dal flusso della vita 
R)
Lottare  contro i proprio fantasmi  \ incubi  non è cosa facile  e non sempre dà soddisfazioni immediate, ma  è causa  di  ferite sanguinanti di  dolore  . Ma  ciò è neccessario  se si vuole raggiungere   ( anche se  è sempre  instabile  come barche in mezzo al mare per parafrasare  una famosa canzone  (  già  citata più volte in questo blog  ) di Luca  Carboni o anzi meglio come un Bolormaa per parafrasare  l'omonima canzone degli ex Csi   contenuta  nel loro  ultimo  disco  tabula rasa elettrificata  )  un centro di gravità permanente  per parafrasare una  famosa canzone di  battiato . infatti questa  è  una di quelle  battaglie   necessarie e continue per mantenerti vivo e costruire su  macerie  come  dice Guccini    , ma soprattutto non  << (...) So che riprenderò \ il mio giusto tempo \per non sopravvivere \ solo \monumento  >>  come dicono i Mau Mau nella  bellissima e intensa canzone Resistenza,marzo '95

(...)




Quindi come potete cvedere   non sempre ( almeno io  la vedo cosi )  ci si può perdere, come dice la  canzone   sopra riportata,ovvero lasciarsi  trascinare  dal flusso \ dalla  corrente della vita e da  tutti gli aspetti  razionali e  irrazionali   costruttivi  e  distruttivi   ovviamente  cercando di controllarne  le  degenerazioni 
C'è qualcuno\a  di voi che si trova ( o che magari  ha superato ) in tale situazione  \ bivio  su  quale  sisterma usare  ?  
Se si mi piacerebbe ,sempre  se  vi và, leggere in merito le  vostre  esperienze


alla prossima  semper  vostro  cdv







14.1.07

Senza titolo 1578

Per evitare  di scrivere ovvietà  e cose scontate, e quindi fare retorica , su  una vicenda  di cui  si sono scritti  e  ancora  si scriveranno, visto che   c'è ancora il processo ai colpevoli  e  l'intenzione  del amrito   di fare vendetta , quelli  che  in un'epressione giornalistica  si  chiamano  i classici  fiumi  d'inchiostro  e il solito  bla  bla  bla   degli approfondimenti giornalistici   diventati ormai  da un decennio  dei  talk  show , che  m'affido  all'articolo ( uno dei più  belli  e meno retorici  che  ho letto sull'accaduto ) del quotridiano l'unità del 14\1\2007  e  che qui  riporto  .


<<

IL  perdono che fa scandalo


Toni Jop




È stato interessante assistere alle reazioni di quanti hanno avuto modo di seguire in diretta le dichiarazioni di Carlo Castagna. L’uomo che in una notte ha perduto moglie, figlia e nipotino in un turbine di sangue ancora apparentemente insensato ha detto e ripetuto, a Porta a porta, una parola disusata: perdono. È parso ad alcuni un fuori-moda parrocchiale, molto rituale e concesso da una scarsa capacità di sentire sulla propria pelle tutto il dolore immenso di quelle perdite. Del resto, è abbastanza naturale chiedersi: ma come fa?

Dove trova tutta quella serena disponibilità a togliersi di dosso lo zaino in cui la natura custodisce alcuni automatismi comportamentali scontati, noti, accettati, a volte persino sacralizzati? Infatti, dalla strada alla politica internazionale, il messaggio che piove quotidianamente sulle teste di miliardi di esseri umani, globalizzati intanto dal circuito informativo, è davvero lontano dalla cultura cui Carlo Castagna ha dichiarato la sua devozione. A un colpo subìto segue la rappresaglia, a uno schiaffo segue un pugno, a un’offesa segue l’insulto: questa oggi è la legge sovrana che regola i modi delle reazioni degli Stati come, con qualche accorgimento in meno, delle organizzazioni criminali, come dei singoli individui. Se il più potente Stato della Terra può legittimamente accampare il diritto di invadere e bombardare dopo che il terrorismo gli ha abbattuto le Torri Gemelle, perché Carlo Castagna non dovrebbe desiderare di fare a pezzi gli sterminatori della sua famiglia? Anzi, il fatto che quest’uomo ammirevole non amministri la vendetta che «gli spetta» lo rende, per più di qualcuno, non solo sorprendente, quasi «sospetto». IL dubbio, poi, si allarga a macchia d’olio sui frammenti residui della sua famiglia quando uno dei due figli, invece di schiumare rabbia, si preoccupa del dolore e dell’imbarazzo socialmente insostenibile che perseguiteranno i familiari dei due assassini di Erba. Saranno santi? E non c’è alternativa, in questa accezione comune, alla santità per spiegare ciò che sembra bypassare il corso naturale delle cose: se mi hai ucciso mezza famiglia, io stermino la tua...ma non lo so fare, non lo posso fare...certo ti odio e dio non voglia che ti incontri per la strada. Un percorso «sentimentale» classico, autorizzato dalla psicoanalisi e da quell’istinto di paternità violata che ci accomuna giù in platea, ogni volta che assistiamo, sul gran palco della vita, all’ingiustizia più efferata e sanguinosa.Con il tempo, lo scivolo reattivo può depositarci su una spiaggia fatta di sabbia finalmente mite, ma subito, a sangue appena lavato, no. La natura deve fare il suo corso, si diceva e si dice; ma al «buonsenso» di questa massima, al rispetto della quale tuttavia si deve gran parte della sanguinolenza della storia umana, Carlo Castagna oppone una domanda: se rispondiamo con l’odio dove andiamo a finire? Quindi perdona e può sembrare che o stia fingendo o che sia troppo buono a chi si limita a «vedere» in quella domanda la sovrapposizione formale del crisma del perdono a quello di una bontà molto simbolica. Del resto, «perdono-bontà» semplifica un mix etico estraneo all’altalena «vittoria-sconfitta» «potenza-debolezza» che ha sempre esercitato grande fascino sulla poltica e che ora governa spavalda la terra a cominciare dalle relazioni tra gli individui.Come se il perdono non fosse, com’è, lo strumento più potente di una forza immensa del pensiero umano che, solo per vizio riduzionista, si chiama confusamente ma con una certa bellezza «bontà». Castagna disarma unilateralmente la reazione - e per questo può essereavvertito umanamente lontano - perché, dice, è cristiano, crede in Cristo; mentre, per biblico contrappasso, si può volentieri essere portati a trasformarsi in parte civile della reattività inizialmente violenta manifestata dall’islamico Azouz, compagno di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, entrambi macellati con orrenda crudeltà. Lui, con parole rese nel corso delle ore meno contundenti, dice «vendetta», afferma «restituisco ciò che ho avuto». Niente di diverso da quello che avrebbe potuto sostenere quasi qualunque buon cristiano in cima a un Golgota tanto doloroso. Per fortuna, davanti alle telecamere di Porta a Porta, lo stesso Azouz provvede a diluire la durezza delle prime dichiarazioni, manifestando disorientamento e fragilità e così si è evitato che la puntata dedicata alla strage si trasformasse in uno scorretto scontro tra la «mitezza cristiana» - tuttavia assai poco popolare nel mondo cristiano - e la «violenza islamica».Oggi si tende a dimenticare con sufficienza che pochi giorni fa i giochi erano fatti: tunisino scarcerato con l’indulto massacra moglie, figlio, suocera etc. nello splendido e sereno scenario dei dintorni del lago di Como. Si titolava più o  meno così e il quadretto sembrava perfetto, senonché ha provveduto Carlo Castagna a smontarlo in poche battute. Ancora Castagna. È vero: vederlo così disponibile e tanto a lungo, davanti alle telecamere con tutte quelle croci sulle spalle può aver irritato e, nel caso, infittito i sospetti sulla profondità della sua testimonianza cristiana. Ma noi che viviamo la fede del dubbio gli siamo grati, e molto, per aver pronunciato la sola rivoluzionaria parola alla quale si può affidare, con qualche speranza, il destino dell’umanità.

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L'unica cosa che mi sento di dire  è che se mi trovassi in una  situazione del genere   non sarei riuscito a perdonare , almeno non subito  ,  gente di tale crudeltà  e di  tale risma  .
Infatti un conto è ,  anche se  è sempre  sbagliato , uccidere durante  una lite  \ rissa  o  in preda  al raptus  o   per leggitima difesa  qual'ora  si può evitare d'uccidere ,  un altro è   farlo  in maniera  cosi  premeditata   soprattutto  in maniera  cosi  in maniera barbara e disumana  uccidendo  anche  un bambino           
Con questo è tutto  a  voi ogni ulteriore commento  , alla prossima 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...