14.1.07

Senza titolo 1578

Per evitare  di scrivere ovvietà  e cose scontate, e quindi fare retorica , su  una vicenda  di cui  si sono scritti  e  ancora  si scriveranno, visto che   c'è ancora il processo ai colpevoli  e  l'intenzione  del amrito   di fare vendetta , quelli  che  in un'epressione giornalistica  si  chiamano  i classici  fiumi  d'inchiostro  e il solito  bla  bla  bla   degli approfondimenti giornalistici   diventati ormai  da un decennio  dei  talk  show , che  m'affido  all'articolo ( uno dei più  belli  e meno retorici  che  ho letto sull'accaduto ) del quotridiano l'unità del 14\1\2007  e  che qui  riporto  .


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IL  perdono che fa scandalo


Toni Jop




È stato interessante assistere alle reazioni di quanti hanno avuto modo di seguire in diretta le dichiarazioni di Carlo Castagna. L’uomo che in una notte ha perduto moglie, figlia e nipotino in un turbine di sangue ancora apparentemente insensato ha detto e ripetuto, a Porta a porta, una parola disusata: perdono. È parso ad alcuni un fuori-moda parrocchiale, molto rituale e concesso da una scarsa capacità di sentire sulla propria pelle tutto il dolore immenso di quelle perdite. Del resto, è abbastanza naturale chiedersi: ma come fa?

Dove trova tutta quella serena disponibilità a togliersi di dosso lo zaino in cui la natura custodisce alcuni automatismi comportamentali scontati, noti, accettati, a volte persino sacralizzati? Infatti, dalla strada alla politica internazionale, il messaggio che piove quotidianamente sulle teste di miliardi di esseri umani, globalizzati intanto dal circuito informativo, è davvero lontano dalla cultura cui Carlo Castagna ha dichiarato la sua devozione. A un colpo subìto segue la rappresaglia, a uno schiaffo segue un pugno, a un’offesa segue l’insulto: questa oggi è la legge sovrana che regola i modi delle reazioni degli Stati come, con qualche accorgimento in meno, delle organizzazioni criminali, come dei singoli individui. Se il più potente Stato della Terra può legittimamente accampare il diritto di invadere e bombardare dopo che il terrorismo gli ha abbattuto le Torri Gemelle, perché Carlo Castagna non dovrebbe desiderare di fare a pezzi gli sterminatori della sua famiglia? Anzi, il fatto che quest’uomo ammirevole non amministri la vendetta che «gli spetta» lo rende, per più di qualcuno, non solo sorprendente, quasi «sospetto». IL dubbio, poi, si allarga a macchia d’olio sui frammenti residui della sua famiglia quando uno dei due figli, invece di schiumare rabbia, si preoccupa del dolore e dell’imbarazzo socialmente insostenibile che perseguiteranno i familiari dei due assassini di Erba. Saranno santi? E non c’è alternativa, in questa accezione comune, alla santità per spiegare ciò che sembra bypassare il corso naturale delle cose: se mi hai ucciso mezza famiglia, io stermino la tua...ma non lo so fare, non lo posso fare...certo ti odio e dio non voglia che ti incontri per la strada. Un percorso «sentimentale» classico, autorizzato dalla psicoanalisi e da quell’istinto di paternità violata che ci accomuna giù in platea, ogni volta che assistiamo, sul gran palco della vita, all’ingiustizia più efferata e sanguinosa.Con il tempo, lo scivolo reattivo può depositarci su una spiaggia fatta di sabbia finalmente mite, ma subito, a sangue appena lavato, no. La natura deve fare il suo corso, si diceva e si dice; ma al «buonsenso» di questa massima, al rispetto della quale tuttavia si deve gran parte della sanguinolenza della storia umana, Carlo Castagna oppone una domanda: se rispondiamo con l’odio dove andiamo a finire? Quindi perdona e può sembrare che o stia fingendo o che sia troppo buono a chi si limita a «vedere» in quella domanda la sovrapposizione formale del crisma del perdono a quello di una bontà molto simbolica. Del resto, «perdono-bontà» semplifica un mix etico estraneo all’altalena «vittoria-sconfitta» «potenza-debolezza» che ha sempre esercitato grande fascino sulla poltica e che ora governa spavalda la terra a cominciare dalle relazioni tra gli individui.Come se il perdono non fosse, com’è, lo strumento più potente di una forza immensa del pensiero umano che, solo per vizio riduzionista, si chiama confusamente ma con una certa bellezza «bontà». Castagna disarma unilateralmente la reazione - e per questo può essereavvertito umanamente lontano - perché, dice, è cristiano, crede in Cristo; mentre, per biblico contrappasso, si può volentieri essere portati a trasformarsi in parte civile della reattività inizialmente violenta manifestata dall’islamico Azouz, compagno di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, entrambi macellati con orrenda crudeltà. Lui, con parole rese nel corso delle ore meno contundenti, dice «vendetta», afferma «restituisco ciò che ho avuto». Niente di diverso da quello che avrebbe potuto sostenere quasi qualunque buon cristiano in cima a un Golgota tanto doloroso. Per fortuna, davanti alle telecamere di Porta a Porta, lo stesso Azouz provvede a diluire la durezza delle prime dichiarazioni, manifestando disorientamento e fragilità e così si è evitato che la puntata dedicata alla strage si trasformasse in uno scorretto scontro tra la «mitezza cristiana» - tuttavia assai poco popolare nel mondo cristiano - e la «violenza islamica».Oggi si tende a dimenticare con sufficienza che pochi giorni fa i giochi erano fatti: tunisino scarcerato con l’indulto massacra moglie, figlio, suocera etc. nello splendido e sereno scenario dei dintorni del lago di Como. Si titolava più o  meno così e il quadretto sembrava perfetto, senonché ha provveduto Carlo Castagna a smontarlo in poche battute. Ancora Castagna. È vero: vederlo così disponibile e tanto a lungo, davanti alle telecamere con tutte quelle croci sulle spalle può aver irritato e, nel caso, infittito i sospetti sulla profondità della sua testimonianza cristiana. Ma noi che viviamo la fede del dubbio gli siamo grati, e molto, per aver pronunciato la sola rivoluzionaria parola alla quale si può affidare, con qualche speranza, il destino dell’umanità.

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L'unica cosa che mi sento di dire  è che se mi trovassi in una  situazione del genere   non sarei riuscito a perdonare , almeno non subito  ,  gente di tale crudeltà  e di  tale risma  .
Infatti un conto è ,  anche se  è sempre  sbagliato , uccidere durante  una lite  \ rissa  o  in preda  al raptus  o   per leggitima difesa  qual'ora  si può evitare d'uccidere ,  un altro è   farlo  in maniera  cosi  premeditata   soprattutto  in maniera  cosi  in maniera barbara e disumana  uccidendo  anche  un bambino           
Con questo è tutto  a  voi ogni ulteriore commento  , alla prossima 

3 commenti:

pellizzer ha detto...

Mi sforzo di farmene una ragione: non posso pensare che la mia vicina, con la faccia così "normale", possa arrivare a tanto!

E non posso pensare che ci sia gente che in queste situazioni perdona pure, poi va in televisione, e riesce a intrattenere Vespa e tutti gli italiani per tutta la sera!


Ora, mi sono dato questa spiegazione (per quel che vale, e per quel che ho letto!): il vecchio padre sa che la situazione era già penosa prima. Tanto per cominciare la figlia si era messa con un pregiudicato che diceva (ma al padre non risultava!), di averla convertita all'islam...


Fra l'altro, i famigliari della vicina morta ammazzata nella strage, hanno fatto sapere che non volevano il tunisino ai funerali... vorrà dire che se non era un "mostro", rimane il fatto che non era un santo?


Forse il padre ha deciso che bisogna mettere la parola "fine".

Ed è disposto a vedere la sua figlia sepolta in terra straniera.

Se fosse così, come dargli torto?


Pellizzer (anticlericale "fastidioso" e sinistroide)

francescodel51 ha detto...

anch'io la penso come Pellizzer! Certo c'è qualcosa di strano in tutta la faccenda! Come può un marito/padre/nonno perdonare chi gli ha massacrato così barbaramente moglie/figlia/nipote? Se non è "esibizionismo" allora c'è da invocare:"Carlo CASTAGNA! Santo, Santo subito"!!!

viga ha detto...

ha una grandissima forza che io sinceramente non ho.Non sono per la vendetta personale,ma la morte di un bambino è ingiustificabile sempre e comunque.

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