Non voltarti!

NON VOLTARTI! Il fantasma della cultura occidentale è alle tue spalle. Bisogna strappare tutte le copertine. Tornar a dare un senso all’inspiegabile. Delirare. Come delirano i cani nelle notti di luna. I pazzi avvolgono le loro povere cose nelle notizie del giorno prima e tu, tu, ingenuo, ti tieni informato sulla stessa carta straccia.




Sono terribili i fatti. Un treno si è schiantato contro la massicciata. Pendolari e macchinisti stretti in un unico sudario. Quanto tempo deve passare ancora, perchè tu decida di togliere i dettagli, fuorvianti, concentrando il laser del silenzio? Io ci ho provato, sai? qualche anno fa. Togli e togli e togli. L’aspetto decadente dei fondali era via via più manifesto. Impossibile non tenerne conto.




Eppure, ti vedo ancora davanti alle vetrine delle librerie, mentre concupisci una bella copertina. Facciamo così: tu tieni l’esterno, a me dai la polpa. Le copertine "sono" il libro. Ecco il marketing. Una bomba. Si spende più energia a testare se sia migliore il rosso o il blu per il fondo del titolo, che l’autore a scrivere le sue trecentottanta pagine. Silenzio. Potessi spiegarti il silenzio che intendo. Un drammatico schianto dell’ego sui binari della coscienza. Cosa resta? Senti il respiro del bosco d’Europa. I cavalieri arroganti. Le donne costrette ad aprire le gambe. I monaci sospettosi.




Il Silenzio. Lo metti appresso alla solitudine? Ma allora non capisci proprio niente. La solitudine è piena di rumori, messaggi, risatine, musica. Cambi di scena. O altri segnali. Il segnale continuo serve a riempire gli spazi vuoti. Tra un pensiero e l’altro non deve verificarsi la spiacevolezza del Pensiero. Siamo un’umanità costipata. Così non possiamo ascoltare dentro. Dobbiamo star con le antenne dritte. Verso l’esterno. Ogni riferimento ad una qualche forma di interiorità sarà severamente punito. Come chi bestemmia sugli autobus.




E’ da ingrati chiedersi perchè. Solo il flusso costante di parole a basso indice di significato può mantenere l’essere dentro la catena del DNA sociale, dove tutto si configura ed è microscopabile. Lento servizio circolare. Siamo soltanto i presupposti di altri noi, che produrranno altri produttori. In questo, rumoroso vuoto, l’aberrazione genetica è l’unica salvezza che riesco ad immaginare.




L’alchimista ha tutta la mia ammirazione. Quel suo arrischiare mescolando. Un pieno che brucia e diventa nerezza assoluta. Riprovare. Mettere il sotto sopra ed il sopra sotto. Diseducarsi per sopravvivere. Là, è appena spuntato il sole.


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