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19.10.24

IL circo sardo porta gli spettacoli nei reparti di di pediatria di tutta Italia ma non mancano le difficoltà «Senza soldi siamo obbligati a fermarci >>

da la nuova sardegna del 19\10\2024
Olbia
Le tigri nel camion e la pinguina che.fa le uova sono ormaî cose di altri tempi. Altro che tendone montato in piazza e lunghe file di bambini con lo zucchero filato in mano: il Circo sardo lotta ogni giorno per non morire e una soluzione può essere quella di indos- sare una nuova veste, | piccoli spettacoli nei paesi e nelle piazze dei quartieri — messi in piedi quando possibile — non finiscono in soffitta. Restano comunque il cuore dina tradizione di famiglia cominciata più di un secolo fa. Ma si va oltre. E si punta dunque sull'animazione nelle stanze e nei corridoi dei reparti di pediatria degli ospedali. Spettacoli di giocoleria, di equilibrismo, di contorsionismo, di verticalismo. E naturalmente dei clo- wn con il naso rosso e gli abiti abbondanti. È un po' la nuova vita del Circo sardo, un pezzo di storia in qualche modo ancora vivo e vegeto grazie a una  duralotta di resistenza contro  il tempo che passa messa in  campo da Priamo Casu, olbiese originario di Berchidda, titolare dello storico , e da alcuni anni anche dalla figlia  Shamira, che dal padre e dalla  madre Paola ha ereditato l'arte di far divertire la gente.
Negli ospedali
Ed è soprattutto Shamira Casu che, insieme ad altri artisti del Circo sardo, da qualche tempo si è presa l'impegno di animare le pediatrie degli ospedali di tutta Italia attraverso spettacoli gra- tuiti di due ore. Cinquanta le tappe messe insieme solo lo scorso anno. E tutto questo insieme ai colleghi del celebre circo Maya Orfei Madagascar. «Anche i medici ci hanno spiegato che facciamo una cosa Pe ni Mn. molto importante peri bambini, che, in quelle ore, mettono da parte brutti pensieri» spiega Priamo Casu, 64 anni. Ma per îl Circo sardo la vita non è mai troppo indiscesa.I guadagni dagli spettacoli nelle piazze
sono quasi sempre legati alle offerte e quindi praticamen- te minimi. E anche il fatto di poter  animare le
ALCUNI
 degli artisti del Circo 
e del Circo Maya Orfei in un reparto ospedaliero



pediatrie porta con sé un costo. La speranza è che arrivi dunque qualche contributo, .almeno da parte delle istituzioni, «La cosa che ci importa di più è far divertire i bambini - dice Casu —. Non so se avremola forza economica di ripetere questo progetto. Ci fa male. Ma, come diceva mio padre, non bisogna mai mollare perché la gente ha bisogno di ridere ancora».
 Lunga storia
Non tutti conoscono Priamo con il suo vero nome, Molta gente lo identifica come Po 0. «È il mio nome d'arte da clown. E sono orgoglioso e felice quando in- contro persone anche di 40 anni che ancora mi chiamano così. Mi dicono che sono il più bel ricordo della loro infanzia». Ineffetti Pompelmo lo conoscono praticamente tutti. Il Circo sardo, nei decenni, ha fatto tappa ovunque: in tutte le piazze dell'isola, poi qual- che tour in E , ma anche nellescuole e nei borghi turistici Una.storia cominciata più di'un secolo fa con Peppino, uno zio di Berchidda. Il padre di Priamo, che si chiamava Pie* ro “Bello bello”, nel 1954 fu invece il primo sardo a finire in televisione insieme al suo ca- vallo matematico. In Sarde- gna non se ne accorse nessuno, visto che la tv sarebbe arrivata due anni dopo. Sfogliare l'album dei ricordi di Priamo, insomma, significa fare un viaggio in un mondo che non esiste più. Basti pensare che un tempo il suo circo, il primo natoin Sardegna e che non ha cessato di vivere nemmeno du- rante la guerra, poteva conta- fe su un tendone con un mi- gliaio di posti a sedere, E poi animali di ogni tipo: serpenti, tigri, leoni, foche, pinguini, cavalli.
Un archivio di tutto rispetto custodito gelosamente da Casu raccoglie decine di fotografie in bianco e nero e ritagli di giornale. Memorie di tempi andati e che forse non torneranno. più. Ma il “vecchio” Pompelmo, in ogni caso, come gli ha sempre consigliato il padre, nonha nessuna intenzione di mollare. E così; ancora una volta, torna a chie- dere una mano alle istituzioni, alle associazioni o alle fonda» zioni. Obiettivo: continuare a vivere per far divertire gli altri.

22.7.23

Riccardo Serra, 17 anni e un sogno «La vita affascinante del fachiro» Dai primi spettacoli casalinghi da bambino ai numeri nelle piazze di fronte alle famiglie

  da  la  nuova  sardegna del 22\7\2023
Olbia
 Forse in cuor suo lo sa, quando mette davanti quel largo sorriso candido, che ha fatto una scelta anacronistica ma anche tremendamente romantica. Riccardo Serra ha 17 anni, è originario di Arzachena, viene dalla minuscola frazione di Monticanaglia, e alla voce “sogni per il futuro” è deciso: «voglio fare il circo». In realtà è già un artista circense a tutto tondo.

 Da qualche anno, infatti, ha conosciuto la famiglia di Priamo Casu, ultimi eredi della dinastia del circo sardo, e ha chiesto di diventarne allievo. Oggi, Riccardo è il fachiro della piccola carovana che gira le piazze dell’isola La fascinazione per i numeri in scena nasce da piccolo, quando Riccardo era uno dei
tanti bambini che sedevano di fronte al tappeto rosso e alla scenografia di strada degli spettacoli di 
Priamo, della moglie Paola e della figlia Shamira. Rimaneva incantato ogni volta, poi tornava a casa, si vestiva con colori accesi e provava a imitare i suoi idoli davanti ai genitori. Da qui la decisione di passare dall’altra parte, dalla platea al buio al centro della scena illuminato dai fari. «Ho conosciuto Priamo e la sua famiglia quattro anni fa – racconta Riccardo divertito –. Volevo mi insegnassero qualcosa». Affare fatto: diventaa tutti gli effetti un allievo del circo sardo, comincia come assistente del clown, che poi era il capofamiglia col nome di “Pompelmo”. Chiedete ai bambini di oggi e di ieri, riconosceranno subito il  divertente personaggio. Aspirante fachiro «Purtroppo o per fortuna, imparare l’arte circense richiede disciplina e volontà – dice Casu – ma Riccardo in questo è un caso eccezionale». Sì, il giovane ora è praticamente il jolly del gruppo, che si è arricchito anche della presenza di Eric, fidanzato di Shamira. «Da piccolo osservavo i numeri da mangiafuoco di Paola ed è una delle prime cose che ho voluto imparare. Ora ci riesco: passo il fuoco sulla pelle, in bocca, è una tecnica che va allenata». Niente trucchi con aghi, carboni ardenti o altre prove di resistenza: è pur sempre un circo che allieta i più piccoli. «Che bella vita» Nelle espressioni e nella voce di Riccardo, mentre si racconta, c’è incredibile garbo, entusiasmo, purezza d’animo.Di sicuro, è una personalità che colpisce subito, a primo impatto. Prima faceva avanti indietro da casa per andare a lezione dalla famiglia circense, che vive a Olbia nella frazione di Putzolu. Ora passa molto più tempo da loro, il suo alloggio è una roulotte e Priamo e Paola li chiama «zii». 

 

Alla domanda su che vita stia vivendo, risponde pronto: «affascinante. Ci vuole tempo e fatica per imparare a fare tutto, però poi quando vai in scena e la gente ti applaude, è la sensazione più bella di tutte». La storia e il futuro La storia del circo sardo, più che una storia, è un’epopea. Nato negli anni ’50 del secolo scorso dalla famiglia di Priamo Casu, il padre Piero varcò i confini isolani e finì persino in tv sulla Rai. In tempi recenti, la compagnia famigliare ha vissuto tra alti e bassi, questi ultimi acuiti nel periodo del covid e dello stop agli spettacoli dal vivo. Questa estate è fitta di appuntamenti, ma anche qui spicca l’episodio di lunedì scorso, quando i circensi sono stati mandati via dalla piazza di San Pantaleo dai vigili e con i bambini già seduti che si sono messi a piangere. Parentesi meno bella, ma anche questa è vita da circo. 
Riccardo e la mamma Patrizia Poma posano con un pitone dopo uno spettacolo

Si vive di precarietà, o meglio: di avventura. È un salto nel vuoto ed è meglio tenersi pronti, «vorrei imparare gli esercizi al trapezio».
Va bene, i genitori sonosempre di parte, ma loro giurano: «non è questo il caso. Quando diciamo che Riccardo è un ragazzo speciale è perché praticamente da sempre ce lo sentiamo dire da chi lo conosce.
Chi guarda gli spettacoli, chi lo frequenta a San Pantaleo, chi lo vede per la prima volta». Mamma e papà sono fieri: di più, sono fiduciosi che la scelta giusta sia far seguire a Riccardo il proprio istinto e la propria indole artistica. Willer Serra la prende larga, non si limita al lato circense: «è proprio un creativo in tutto. Ha tantissime passioni e tanta curiosità, pensa – ricorda, e lo racconta come fosse una delle cose più normali del mondo – che durante il covid gli è venuta voglia di imparare a fare il formaggio e gli ho comprato una capra. In generale, ha sempre ammaestrato e giocato con tutti gli animali in casa, dagli uccellini ai conigli». La mamma, Patriza Poma, ricorda quando anni fa portava i figli, Riccardo, il fratello più grande e la sorellina, agli spettacoli del circo. «Poi a casa Riccardo li
imitava. In particolare Shamira con gli hul hoop – così lei – e nella tavernetta ci chiamava per assistere ai suoi spettacoli». Ora i genitori sono quasi sempre in prima fila. «Ieri sera hanno fatto tappa a Cugnana, attorno a me la gente non sapeva chi fossimo eppure i commenti erano bellissimi. Che emozione». I genitori ci tengono al futuro: «vediamo grandi cose per lui, ma prima di tutto non deve mollare la scuola. Lo sosteniamo e siamo pronti a sostenerlo anche se volesse andare a studiare fuori, in una grande scuola di circo». Per ora il pubblico di locali e turisti in giro per il nord dell’isola sta imparando a conoscerlo, tra una fiammata che esce dalle labbra e un numero di musica

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...