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1.12.23

diario di bordo n 22 anno I . oriente ed occidente , fede , femminismo

  <<    al di là delle faglie che hanno prodotto profonde fratture nell’occidente, è possibile un futuro multipolare di “convivenza tra identità diverse”, come auspica Daniele Segre? O “nessun nuovo ordine oggi è possibile”, come conclude pessimisticamente Lucio Caracciolo ?  >> .   secondo me    ancora  risposta non  c'è  .  Almeno     finche  si  continuerà    con questa   ormai  anacronistrica   contrapposizione   fra    oriente   ed  occidente   . Quindi   la     domanda  che   viene  spontanea  dopo   la  lettura     di  quest  articolo      su il Fatto Quotidiano  del  30\11\2023   


.QUANDO I BARBARI. .ERANO ALL’OVEST.

“Buoni” e “cattivi” I conflitti tra Greci e Persiani sono il fondamento narrativo della superiorità occidentale


Oriente e Occidente sono poli opposti nel mondo globale, ma stranamente anche l’america si autodefinisce Occidente e considera l’asia Estremo Oriente. Da dove si è originata tale polarizzazione unidirezionale? Gli Assiri per primi introdussero la distinzione tra Ereb o Irib, terra del sole che 

scompare dall’orizzonte, e Asia, Asu, “terra del sole che nasce”. Ma era solo un’indicazione di labili confini, non di reali frontiere in un continente che non aveva separazioni naturali. Anche il testo biblico dei Salmi (103, 12.20) si limitava a indicare la vastità del mondo da Oriente a
Occidente come paradigma simbolico dell’immensa misericordia divina. Sono stati per primi i Greci e lo storico Erodoto, in particolare, a chiedersi che cosa divideva l’europa, la terra d’occidente, dai popoli selvaggi e servili dell’est e a inaugurare tale visione asimmetrica e monocentrica con un asse portante privilegiato. La storia millenaria del mondo che noi ci rappresentiamo è stata segnata fin dall’origine dallo scontro di civiltà tra Greci e barbari che ha visto l’occidente rivendicare la sua superiorità sull’oriente. Una superiorità attribuita alla costituzione politica, all’ordine, all’intelligenza, contro l’autocrazia, il disordine e il caos informe dell’‘altro’. La storia dello scontro ideologico tra due sistemi di valori è cominciata e si è snodata sulle rive dell’ellesponto dalla guerra di Troia alle guerre persiane, rappresentate per la prima volta nella tragedia I Persiani di Eschilo. Ed è continuata come perpetua inimicizia nei secoli fino al trionfo di Alessandro e ancora dopo nello scontro che perdura tuttora tra mondo ebraico-cristiano e mondo islamico. Ma la sconfitta di Serse, presentata come vittoria della democrazia contro l’autocrazia, rivelava una lettura pregiudiziale dell’altro. Gli imperatori persiani, tra cui Ciro il grande, rappresentato anche nella Bibbia come liberatore degli Ebrei e tollerante nei confronti dei popoli vinti, e il popolo persiano non potevano essere solo autocrati dominatori su una massa amorfa di schiavi. Le fonti restituite, comprese le iscrizioni, l’arte e le recenti scoperte archeologiche in Iran dello studioso Lloyd Llewellyn-jones potranno aiutare la ricerca della verità e dar corpo a un’autentica “versione persiana” di questo straordinario primo impero dell’antichità.

Allargando lo sguardo alla vastità dell’oriente, le coordinate si perdono e la cultura greca, presentata nel corso dell’ottocento come “un miracolo”, non appare più come un unicum. Certamente la filosofia greca diede un contributo importante allo sviluppo del Logos nella storia occidentale, ma che cosa la distingue dalla saggezza orientale? Gli stessi filosofi greci si riconoscevano debitori di una civiltà millenaria più antica. Si può parlare allora di “comune lascito dell’“età assiale” o di “miracolo greco”? Di età assiale ha parlato per primo nel 1949 Karl Jaspers e da qualche decennio se ne discute: un arco di tempo che va dall’800 al 200 a.c., in cui sono sorte contemporaneamente diverse tradizioni religiose e filosofiche: in Cina con Confucio, in India con Buddha, in Iran con Zaratustra, nel contesto ebraico con Geremia, Isaia ed Elia, per non parlare dei greci. Perciò in questo quadro sfaccettato anche la storia non appare diretta linearmente, ma sembra ruotare intorno al medesimo asse. Accanto alla discussione sulla filosofia greca si possono quindi considerare aspetti di questa saggezza orientale, entrata tangenzialmente in Occidente, come gli editti del principe indiano Ashoka, scritti in pracrito, aramaico e greco, ritrovati incisi su pilastri, massi e caverne in Afghanistan, Bangladesh, India, Nepal e Pakistan, precetti ispirati al buddismo. O il manuale sull’arte della guerra o meglio del conflitto di Sunzi, un classico di strategia militare, la più importante opera dell’antichità cinese, che è anche uno dei più raffinati e influenti manuali di strategia politica e sociale, di attualità sconcertante. Ma per lo più quel mondo del “sole che sorge” restava avvolto nella leggenda, alimentando il mito o il pregiudizio dell’autoctonia della città simbolo della Grecia: Atene; un modo per autocelebrarsi e rafforzare la contrapposizione tra se stessi e i barbaroi. E la barbarie era soprattutto rappresentata nell’ethos tragico delle donne, che si manifesta in alcune tragedie di Eschilo e di Euripide.

Ma nella rappresentazione dell’altro come barbaro, forma onomatopeica che mima la balbuzie, c’è una certa arroganza che trascura millenni di civiltà orientale, come quella indiana e cinese, coltivata senza ambizioni di espansione militare. Un mondo che resterà lontano e si aprirà lentamente allo sguardo dell’occidente soprattutto attraverso le vie del commercio di un prodotto raffinatissimo e prezioso come la seta, veicolo di incontri di culture. Un reale incontro tra culture fu invece il risultato del sogno ambizioso di Alessandro Magno, il sogno di unire Oriente e Occidente, risolto rapidamente col taglio del nodo di Gordio, ma diventato realtà duratura soprattutto con la nascita della cultura ellenistica in cui la lingua greca, divenuta koiné, veicolò le varie culture del vicino Oriente. La nuova città Alessandria in Egitto e la sua Biblioteca furono al centro di incontri, ma anche di scontri tra culture e religioni dell’oriente. Fu in quei luoghi che iniziò la traduzione in greco dell’antico Testamento scritto in ebraico, che divenne nota come “Bibbia dei Settanta”; ma Alessandria fu anche teatro del primo pogrom della storia, testimoniato con parole toccanti dall’ebreo Filone. E in Alessandria si consumò il femminicidio di Ipazia, vittima del fanatismo e dell’invidia, di cui ha ricostruito “la vera storia” Silvia Ronchey. Ma le categorie di Oriente e Occidente sono diventate sempre più vaghe e ambivalenti da quando una religione d’oriente come quella cristiana è diventata valore identitario in Occidente. Scontro o incontro? “Che cos’hanno in comune Atene e Gerusalemme?”: a questa domanda provocatoria di Tertulliano risponderanno il cardinale Gianfranco Ravasi e Ivano Dionigi sabato al teatro Carignano nel corso del festival di Torino. La religione cristiana, assimilando anche la cultura greco-romana, si impose in Occidente con Costantino che spostò la capitale dell’impero romano a Costantinopoli, su quelle rive dell’ellesponto che costituivano l’avamposto dell’oriente. E lì, dopo Teodosio e la divisione dell’impero di Roma, si affermò quell’impero romano che sarebbe sopravvissuto mille anni di più dell’impero romano d’occidente. E che avrebbe mantenuto quella raffinata cultura greco-romana, che in Occidente si era perduta e trasformata nei regni romano-germanici fino alla nascita del Sacro romano impero carolingio. Maometto e Carlo Magno era il titolo del libro di Pirenne dedicato alla storia del primo incontro/scontro tra Islam e Impero carolingio. Quell’incontro ebbe momenti di pacifica convivenza, produttiva di risultati culturali importanti, come il ritorno in Occidente del pensiero di Aristotele mediato dalla cultura araba, ma col tempo ripropose il cliché dello scontro di civiltà iniziato con le Crociate. Uno scontro che riuscì anche a rimescolare le carte nei rapporti tra Oriente e Occidente, come quando la quarta crociata, promossa dalla piccola nobiltà franca e da Venezia, fece apparire i crociati come veri barbari agli occhi della coltissima principessa bizantina Anna Comnena. Al punto che si poté dire in seguito, a proposito della successiva caduta di Costantinopoli a opera dei Turchi ottomani: “Meglio il turbante turco che la tiara latina”. Un vero capovolgimento dell’immagine tradizionale dell’oriente e dell’occidente, due categorie ambigue e ambivalenti che riflettono le faglie dell’europa, su cui si interrogheranno nel festival anche politologi e analisti, affrontando il “tema della “deriva dell’occidente”, la prospettiva di “una tempesta perfetta” nello scontro bipolare o quella di “un futuro asiatico”. Ma, al di là delle faglie che hanno prodotto profonde fratture nell’occidente, è possibile un futuro multipolare di “convivenza tra identità diverse”, come auspica Daniele Segre? O “nessun nuovo ordine oggi è possibile”, come conclude pessimisticamente Lucio Caracciolo?


è  arriveremo mai  a  ciò    a  

traduzione  in italiano  di Immagine  di J.lennon  


  proprio la canzone   di Lennon mi      riporta  alla mente una  discussione   avuta   con  un amica   femminista  su  film  Il film, intitolato Il Vangelo secondo Maria, prende spunto dall'omonimo testo di Barbara Alberti, in  cui   secondo  IL  GIORNALE    mi pare  di  martedi  o  mercoledi  : << Sarà una Maria di Nazareth "pagana, ladra, selvaggia e femminista", come la descrive l'Ansa, quella che verrà proiettata al Torino film festival. Una Madonna che non è per niente felice del progetto che Dio ha per Lei e che, quasi provocatoriamente, Gli chiede: "Perché proprio a me?". Come se non volesse accogliere in Sé il Figlio di Dio. Come se quella gravidanza fosse un peso e non un dono per l'umanità intera. Il film, intitolato Il Vangelo secondo Maria, prende spunto dall'omonimo testo di Barbara Alberti, la quale, intervistata dall'Ansa, afferma: "Ho scritto questo libro nel 1979 al solo scopo di far sorridere la Madonna. Viene sempre rappresentata come una serva assoluta che per destino dovrà solo piangere e partorire senza conoscere uomo. Insomma, l'indicazione che veniva data alle donne era piangere. Credo che noi donne possiamo essere qualcosa di più di una figurina del dolore". [...]>>.   

  IO 

da Una Maria di Nazareth pagana, selvaggia e femminista: ecco il nuovo film del regista cagliaritano Paolo Zucca (unionesarda.it del 26\11\2023 )

Una Maria di Nazareth pagana, selvaggia e femminista: ecco il nuovo film del regista cagliaritano Paolo Zucca

Ad interpretarla Benedetta Porcaroli: Alessandro Gassman sarà Giuseppe
Una foto di scena del film \"Vangelo secondo Maria\" di Paolo Zucca con Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann (foto Ansa)
Una foto di scena del film "Vangelo secondo Maria" di Paolo Zucca con Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann (foto Ansa)



Piomba sul Torino Film Festival una Maria di Nazareth mai vista prima, pagana, ladra, selvaggia e femminista e soprattutto una donna che non è affatto contenta del suo destino e non manca a dire a Dio in persona: «Perché proprio a me?».
È “Vangelo secondo Maria”, il nuovo film del regista cagliaritano Paolo Zucca con Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann, tratto dall'omonimo romanzo di Barbara Alberti, che lo ha anche sceneggiato assieme a Paolo Zucca e ad Amedeo Pagani. «Ho scritto questo libro nel 1979 al solo scopo di far sorridere la Madonna. Viene sempre rappresentata come una serva assoluta che per destino dovrà solo piangere e partorire senza conoscere uomo. Insomma, l'indicazione che veniva data alle donne era piangere. Credo che noi donne possiamo essere qualcosa di più di una figurina del dolore», spiega oggi Barbara Alberti.Il film Sky Original, prodotto da La Luna, Indigo Film, Vision Distribution, mette in campo una Maria ragazzina a Nazareth dove tutto le è proibito, anche imparare a leggere e scrivere, un vero inferno per lei che sogna di scappare quanto prima su un asino come fanno i profeti per andare alla scoperta del mondo. Dopo aver messo a tappeto ogni pretendente trova in Giuseppe (Alessandro Gassmann) un maestro di saggezza, ma il loro matrimonio è casto, mentre lui segretamente la istruisce, preparandola alla fuga. Ma ecco un ostacolo imprevisto: Maria e Giuseppe si innamorano. Stanno per abbandonarsi alla passione, quando l'angelo dell'annunciazione rovina tutto. [...] 
io  in verde    lei  in bianco  


cerco l'originale e poi ne faccio una mia interpretazione . Per il femminismo io distinguo tra femminismo conservatore e femminismo progressista \ pluraree . Ciò no vuole dire che il patriacato non esiste anzi esiste sotto nuove forme Come dice Nando della chiesa su il Fatto Quotidiano d'oggi


Dopo le manifestazioni per Giulia di sabato scorso vale la pena continuare a riflettere su quanto è accaduto. Perché una causa cruciale è certo il patriarcato. Ma ce ne sono anche altre, che la travalicano.Vissi con ammirazione e i dovuti sensi di colpa la rivoluzione femminista, che entrò nella mia giovane casa con dolcezza pari all’intransigenza. Il mondo “progressista” la fece formalmente sua. Ma negli anni Ottanta accadde una cosa che doveva pur allarmare. I settimanali impegnati e progressisti iniziarono a fare a gara a mettere in copertina donne nude, provocanti, ammiccanti, con ogni pretesto. In alcune riunioni di redazione si chiedeva addirittura, come fosse l’asso da poker, “ma abbiamo la f… in copertina?”. Rientrò così dalla finestra la donna-oggetto. Perché “vendeva”. Il fatto non apparve grave ma piuttosto “libertario”. Erano stati o no quei settimanali in prima fila per i diritti della donna, a partire dal divorzio? Con quell’alibi, e la concorrenza delle tivù commerciali appena nate, tornò in forma nuova il vecchio mondo, che l’ingresso delle donne in alcune carriere rendeva meno visibile. Al punto che con Gianni Barbacetto pubblicammo nel 1988 un numero speciale del mensile Società Civile (“Sbatti il nudo in prima pagina”) per denunciare quanto accadeva, ripubblicando pagine e pagine di quelle copertine. Pura testimonianza.PERCHÉ L’ONDATA politico-ideologica successiva restituì piena dignità a quel mondo. Non era solo patriarcato. Era qualcosa di diverso. E il nostro Parlamento nato dalla Costituzione più bella del mondo ne fu invaso. “La Lega ce l’ ha duro” di Bossi alla senatrice Boniver, il “taci gallina” in aula alla senatrice Acciarini, gli insulti irriferibili del suo schieramento alla ministra Prestigiacomo proprio sui diritti. E le ironie su Rosy Bindi “più bella che intelligente”. E le alleanze internazionali nutrite dalla offerta di grazie femminili ai potenti in visita in Italia, come neanche le schiave nell’iliade. Non persone, appunto, ma oggetti. Da anni la donna fa notizia solo se vittima di stupro (quanto siamo indignati) o se sale ai vertici di qualcosa (quanto siamo civili). Le sue fatiche più nobili e dure, la sua stessa storia civile viene ignorata. Decine di migliaia di insegnanti hanno tenuto in piedi non la scuola ma anche le istituzioni nei periodi più duri della storia nazionale, da Palermo a Milano, e non glielo ha mai riconosciuto nessuno.I girotondi dei primi anni duemila furono inventati e alimentati soprattutto da donne ma sono stati raccontati al maschile. Le donne sono da quarant’anni la spina dorsale del movimento antimafia ma, non solo per l’immagine incombente dei grandi eroi, la narrazione che se ne fa le tiene accuratamente sullo sfondo, salve alcune familiari di vittime. La sinistra ha eletto a cuore della sua battaglia per i diritti l’“orientamento sessuale”, quando la questione delle questioni era d ra m m at i c a m e n t e l’“appartenenza di genere”, ossia l’altra metà del cielo. Come una Maria Antonietta repubblicana che sventoli le brioches (il “politicamente corretto”) quando il popolo non ha il pane. Spesso facendo dei celebri asterischi il simulacro della modernità. Incapace di vedere che mentre il numero degli omicidi scendeva a precipizio aumentava invece quello dei femminicidi, quasi che la società avesse gradualmente ma implacabilmente selezionato il bersaglio del suo potenziale di violenza. Non la violenza di una pistola, si badi; ma quella più efferata del coltello, del bastone o dello strangolamento (“Ma lei sa quanto ci vuole per strangolare una persona?”, chiese una volta un collaboratore di giustizia al giudice che lo interrogava).emblematica fu la vicenda di Lea Garofalo. Uccisa, fatta a pezzi, bruciata, sotterramento delle ossa in campagna. Per avere tradito lo speciale patriarcato mafioso, fuggendo con la figlia Denise a cui voleva dare un futuro libero. Ci vollero anni perché il suo processo trovasse ascolto. Quando arrivò il cronista di un grande quotidiano in aula e mi chiese di che cosa si trattasse, avendolo saputo mi rispose “Ah, una mafiata”. Alzò le spalle e se ne andò.Oggi decine di donne del sud sono sotto protezione, in luoghi lontani, addirittura con nome diverso, per la stessa ragione. Non è forse un grande problema sociale? Il fatto è che dietro Giulia c’è un mondo immenso fatto anche della nostra ipocrisia, del nostro narcisismo politico, della irresponsabilità delle istituzioni. Un mondo fatto della nostra indolenza, perché “accorrere a un grido” chiede corsa, ossia fatica. Per questo nel 2007 Marianna Manduca fu uccisa a Palagonia dopo avere denunciato l’ex marito dodici (12!) volte. C’è, se possibile, qualcosa di più grande del patriarcato. La mattanza ha molti padri. E anche qualche madre.


Io sono per un femminismo plurale ed aperto Il femminismo almeno quello vecchio stile non è legato al passato mi ero spiegasto male . Però è poco attento ai cambiamenti . Maschio in crisi d'identità ed assueffatto ( salvo alcuni ) alla cultura della donna oggetto vedere articolo di Dalla chiesa Infatti vede solo ( tranne poche ) il femminicidio come frutto \ derivazione del patriarcato , almeno da discorsi che ho sentito ., e non come una sua crisi . Non tiene in considerazione che cin sono anche uomini chge lottano , soffrono ed hanno bisogno d'aiuto per liberarsi di tali cose . ed li esclude Ok sei contro la fecondazione eterologa ed gravidanza per gli altri ( cosa diversa dall'abberrante pratica dell'utero in affitto ) ma manch di rispetto e insulti chi la fa . Io ho sentito ed letto , magari come ti ho già detto mi sto avvicinando a tali tematiche , che si critica solo gli uomini che fi fanno ricorso mentre se sono due donne viene accettatao assa in secondo piano . si considera una donna che sceglie d'essere oggetto la si attacca . vedi  questa  discussione





 qua  per  i commenti  che   essa   ha  suscitato   .  Io   la penso come pina e con aldo . ma visto il post di maria ho seri dubbi e credo che la rimetterò in discussione. Ma  soprattutto  provare   a dialogare   fra   I membri del Cum  (  centri uomini maltrattati )  e  concordare un'azione comune con i centri antiviolenza sulle donne  delle iniziative  contro la  violeza  di genere   e una maggiore apertura al dialogo e l'adozione di punti di vista alternativi capaci di relativizzare la contraddizione esistente fra i due sessi in un'ottica di mutua comprensione. 

25.12.21

Il cibo e il Natale ci ricordano che la religione è una cosa vivae fa fa parte nel bene e nel male di ciascuno di noi

 generalmente  sui media  in questi  giorni   si  è parlato  solo  di  cibo    come  problemi  di salute  e    di  psiche   . Ma  il cibo  è anche  ; spiritualità  ,  religione  ,     convivialità  , scambio culturale  .
Infatti  rimettendo   in ordine le mie  email  ho trovato    questo interessante   articolo   di CLAUDIO FERLAN pubblicato    per     editorialedomani    del  21 dicembre 2021 • 20:48

A family prepares cookies during the first day of Eid al-Fitr holiday in Basra, Iraq, Thursday, May 13, 2021. Eid al-Fitr marks the end of the Muslims' holy fasting month of Ramadan. (AP Photo/Nabil al-Jurani)





  • Siamo prossimi al Natale, una festa che talvolta dimentichiamo essere religiosa, presi dallo shopping furibondo e dalle prospettive d’ingrasso più o meno comunitario.
  • Le scienze umane e sociali interessate alla questione religiosa dimostrano da tempo grande attenzione per il tema ricorrente dell’adattamento culturale nell’esperienza di fede.
  • Che si tratti di come mangiare o bere, di come vivere o di come pregare, la storia è piena di esempi di religioni fai da te.
Siamo prossimi al Natale, una festa che talvolta dimentichiamo essere religiosa, presi dallo shopping furibondo e dalle prospettive d’ingrasso più o meno comunitario. O forse non lo scordiamo affatto, semplicemente ci adattiamo a quella che già sulle pagine di questo giornale è stata segnalata essere una delle più diffuse forme di credenza del nostro tempo: la religione fai da te, raccontata in un bell’articolo firmato da Mark Alan Smith e dedicato agli Stati Uniti d’America. Smith ci racconta come nel bagaglio religioso spirituale individuale siano sempre più presenti «chiromanzia, chiaroveggenza, purificazione dell’aura, lettura della sfera di cristallo, analisi dei sogni, bilanciamento dei chakra, lettura dell’aura psichica, regressione della vita passata e lettura dei tarocchi». Insomma, date delle attitudini religiose, ciascuno sembra libero di amalgamarle come meglio crede. Si tratta di un segnale solo americano? Si tratta di un fenomeno proprio del terzo millennio, storicamente connotato? No e no. Facciamo però un passo indietro per definire meglio l’oggetto del ragionamento. Le scienze umane e sociali interessate alla questione religiosa dimostrano da tempo grande attenzione per il tema ricorrente dell’adattamento culturale nell’esperienza di fede, quella vissuta individualmente prima ancora di quella comunitaria. Antropologia, storia, sociologia, psicologia e teologia riflettono su quella che, con metafora culinaria, è definita religion à la carte o, con immagine differente, patchwork religion. Sono passati dieci anni, per esempio, da quando in un articolo di presentazione di un progetto sulla spiritualità contemporanea guidato dall’università di Bielefeld, la psicologa delle religioni Barbara Keller parlava di «un trend verso una religione patchwork» individuale riconoscibile nelle società europea e americana contemporanee. L’espressione «patchwork religion» valeva (e ancora vale) a descrivere quel fenomeno che induce un sempre più rilevante numero di persone a prendere in prestito elementi dalla tradizione cristiana, dalle religioni asiatiche, da movimenti esoterici e spiritualisti per creare la propria fede/spiritualità individuale.Le convinzioni personali sono sempre meno facilmente identificabili con un sistema di credenze. Tendiamo a costruire la nostra identità religiosa attingendo a insegnamenti provenienti dalle culture e dalle fedi più disparate: lo possiamo fare anche perché è sempre più agevole attingere alle fonti di questa conoscenza; non serve neppure una biblioteca, basta una buona connessione e possiamo consultare una moltitudine di testi considerati sacri.Quanto poi l’interpretazione individuale sia capace di rimanervi fedele, questo è un altro discorso. All’emergere di una spiritualità cucita su misura contribuisce anche la decisione di molti e molte credenti di staccarsi dalle strutture ecclesiastiche religiose organizzate, percepite come inutili perché bastiamo a noi stessi.
Tra le componenti dello stile religioso personale una certa rilevanza la possono acquisire, ed effettivamente lo fanno, le norme alimentari. La stragrande maggioranza delle religioni detta delle regole in relazione alle privazioni della tavola, proponendo ricette che non solo da oggi si mescolano a norme mediche, spirituali, comportamentali. Un buon esempio è la Fastenwoche (settimana del digiuno), ideata da Otto Buchinger (1878-1966) e piuttosto diffusa in Germania e in Austria: ai partecipanti è richiesto di nutrirsi di soli liquidi. L’elenco comprende succhi di frutta, tè e una Fastensuppe (zuppa del digiuno), poco golosamente costituita da acqua senza sale nella quale vengono fatte bollire varie verdure. Si aggiungono alla dieta una significativa attività fisica, una vita in stretto contatto con degli sconosciuti. Ci si affida, in definitiva, a un digiuno per il benessere privo di medicine. Non mancano i rituali di purificazione, come quelli previsti per il cosiddetto “digiuno olistico”, fatto sì del rifiuto temporaneo di qualsiasi cibo solido, ma anche dell’ingestione di importanti quantità di liquidi e dell’uso di pratiche più radicali di lavaggio dell’intestino, come il clistere. Chi ha sperimentato tali esperienze ha parlato di «purificazione rituale», alla quale non sono estranei il rifiuto della società dei consumi e l’impegno ecologico. Quest’ultimo prevede, una volta terminata la Fastenwoche, il rifiuto da ogni tipo di cibo non biologico o a chilometro zero.In Germania ha preso piede anche il cosiddetto digiuno interreligioso, spesso significativamente organizzato nei locali di antichi monasteri sconsacrati: l’aura del luogo probabilmente conta parecchio. Mi limito a richiamarne una in particolare, condotta da una guida spirituale ispiratasi a quattro diverse tradizioni: cristiana, indiana di Sai Baba, buddhista tibetana del Dalai Lama e giapponese del Reiki.
In casi simili non siamo certo di fronte a una riproposizione delle tradizioni monastiche, ma a qualcosa di nuovo, alla trasformazione di una pratica antica che anche grazie al luogo di culto o presunto tale mantiene la propria connotazione religiosa (non solo spirituale), reinterpretandola e riconoscendo a chi propone questo tipo di offerte una dimensione missionaria, intesa come opportunità d’incontro.I
Che si tratti di come mangiare o bere, di come vivere o di come pregare, la storia è piena di esempi di religioni à la carte. La spiritualità degli indigeni nord e sudamericani ne è ricchissima, per come ci è stata raccontata dai coloni e dai conquistatori del nuovo mondo.
L’impatto con la lontanissima cultura cristiana ha dato vita a innumerevoli reinterpretazioni, alcune destinate a sopravvivere (candomblé, vudù, religione del peyote), altre all’oblio (la storia delle Americhe ci narra di molti profeti finiti male come lo shawnee Tenskatawa, il paiute Wovoka, l’inca Túpac Amaru II).Ogni religione, come opportunamente sostenuto da molti studi, è composita, tanto che per gli storici spesso non è possibile definire cosa provenga da una tradizione, cosa da un’altra.Torniamo al Natale, e alla sua assodata origine pagana, legata al solstizio d’inverno e alla festività romana del “Sole invincibile”. Fu l’imperatore romano Aureliano a istituire la festa del Sol Invictus il 25 dicembre 274. E fu Costantino, pochi decenni dopo (330), a mutare la ricorrenza pagana in cristiana, scegliendo quella data per la nascita di Cristo. Fino a quel momento, non vi era uniformità nella comunità cristiane e la celebrazione del compleanno di Gesù si collocava di solito il 6 gennaio, ma la data poteva differire di luogo in luogo. La scelta di un sovrano, però, non è “fai da te” e coinvolge quantomeno tutti i suoi sudditi. Costantino riuscì persino a cambiare nome al giorno del sole (dies solis, come rimane valido per l’inglese sunday o per il tedesco Sonntag), che divenne giorno del Signore (dies dominidimanche, domenica).Il punto centrale che fa di una scelta personale un movimento e non una semplice religione patchwork è proprio questa: l’adesione collettiva. Per quanto possiamo apprendere dai documenti, sono sempre esistiti fenomeni minoritari per cui le e i credenti hanno preso in prestito elementi da più parti per creare la propria fede/spiritualità individuale. Il fatto è che non tutti, non tutte erano sovrane o sovrani, profeti o profetesse, leader carismatiche o carismatici. Per questo non ne sappiamo nulla, a meno che la nostra curiosità o la nostra professione non ci spinga a studiarli, questi fenomeni. Ricordiamoci però di una cosa almeno: nessuno assimila e rappresenta integralmente una tradizione religiosa, una quota di interpretazione personale ci sarà sempre, anche nei più rigorosi difensori di questa o quella fede.È per tale ragione che si moltiplicano i movimenti, che la religione è materia viva, in divenire, è per questo che risulta difficile pensare «Dio (o dio) è morto».

23.8.21

Don Giulio Mignani e la "Giornata per il rispetto di ogni spiritualità": La mia è soltanto una chiamata a uomini di buona volontà per portare avanti un’etica planetaria”





Il parroco "eretico" di Bonassola: "Il mio uno scisma? Non scherziamo, ma ora la Chiesa aiuti tutti"
di Erica MannaDon Giulio Mignami, parroco di Bonassola
Don Giulio Mignani e la "Giornata per il rispetto di ogni spiritualità": La mia è soltanto una chiamata a uomini di buona volontà per portare avanti un’etica planetaria”
11 AGOSTO 2021 


Questa volta il vescovo non l’ha chiamato. Per ora. «Probabilmente la reazione sarà negativa. Ma credo valga la pena esporsi. E pagarne eventualmente le conseguenze». Giura che non è in atto alcuno scisma di Bonassola, don Giulio Mignani: piuttosto, una chiamata a «uomini di buona volontà per portare avanti un’etica planetaria».Il parroco del paese ligure che aveva fatto discutere per essersi rifiutato di benedire le palme in vista della Pasqua scorsa, in aperto scontro verso il documento della Congregazione della fede che vietava ai sacerdoti di benedire le unioni omosessuali — suscitando anche il plauso di Fedez — ha invitato fedeli e non a una Giornata per il rispetto di ogni spiritualità, fissata per domenica 5 settembre. Con una dichiarazione di intenti scritta nero su bianco che è una potenziale bomba atomica per l’istituzione ecclesiale: «Nessuno possiede verità assolute», le religioni non hanno l’esclusiva di messaggi rivelati ma sono «acquisizioni provvisorie» che vanno storicizzate e calate nelle singole culture, e via così. Ah, e la Bibbia — come gli altri testi sacri — «contiene parti che vanno rigettate». Lui, con il suo tono bonario, non edulcora nulla: «Ci sono pagine della Bibbia così violente da far rizzare i capelli. Se non lo si riconosce non si fa un gran servizio a Dio».Dica la verità, ci ha preso gusto a scandalizzare i vertici della Chiesa.«Ma no, anzi. E’ che io ci credo molto: la Chiesa deve compiere questo passo, far crescere l’umano nell’uomo. E questa Giornata può essere una piccola goccia: il mio auspicio è che ne nascano altre in Italia, nel mondo. Focolai di apertura, di dialogo. Per diventare consapevoli che la religione non è la meta, il fine: piuttosto è il mezzo per costruire una umanità migliore. Una sfida enorme che abbiamo come società. E le religioni da sole non ce la fanno».

Cosa l’ha spinta a organizzare questa Giornata?
«Va detto che questa è la terza edizione. Il vescovo di Spezia si era mostrato da subito contrario, dicendo che avrebbe creato disorientamento tra i fedeli. Mi dispiace, ma non sono d’accordo: in tanti, qui a Bonassola, partecipano con piacere. L’incontro vuole essere un contributo a stare bene nel mondo e nella diversità. Hanno partecipato post-cristiani, persone che non praticano, atei, anche buddhisti. E i parrocchiani, quelle che io chiamo le mie vecchiette. Il fatto è che una volta nelle famiglie c’era il monopolio del cattolicesimo: ora ci sono visioni diverse. Anche in una comunità piccola come Bonassola la società è variegata. Così credo sia necessario compiere un passo ulteriore: includere nel dialogo chi è interessato alla propria interiorità, che cura la spiritualità magari con l’arte, con la natura. E dunque anche atei, agnostici».

Ma tutto questo secondo lei è possibile restando all’interno del perimetro della chiesa cattolica?
«Sembrerebbe di no. Ma io ci spero, con questa piccola goccia. Sarebbe bello che questa iniziativa diventasse una giornata mondiale. E chissà che non convinca anche il Papa».

Ha suscitato una forte eco la sua presa di posizione a favore delle coppie omosessuali. Che cosa è accaduto dopo?
«Una cosa bellissima: ho ricevuto tantissime lettere, testimonianze di giovani che mi raccontavano le loro storie. Mi hanno commosso. Alla giornata della spiritualità, per dire, verranno anche coppie omosessuali: perché qui si sentono a casa. Ho ricevuto tante visite di ragazzine giovanissime, anche delle medie, che volevano conoscermi. Una da Milano, a nome di un gruppo di amici. Un’altra, più timida, ha mandato la nonna: per farmi sapere che a scuola aveva parlato di me in un tema. L’argomento era l’ignavia. E lei ha voluto raccontare di un prete che ignavo non è».
 

29.10.19

c 'era una volta i vecchi conservatori - retrogradi pilloniani il caso della statua donata papa francesco dai vescovi amazzonici

Sono nato post a cavallo fra il la pèrotesta degli anni '60\70 e il reflusso ed l'edonismo degli anni 80\90 .Ma avendo conosciuto gli schieramenti ideologici \ culturali della guerra fredda . Davanti ala reazione di pillon ( il nome è tutto un programma 😆🤪) . mi viene un po' di nostalgia dei vecchi retrogradi \ conservatori rispetto a quelli d'oggi . infatti  Prima   almeno   si replicava  correttamente     adesso     e ci s'informava  chi  si voleva       contestare  o replicare  , oggi invece     no .
Ne trovate un  esempio  sotto


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 non so    chi fa   più  schifo   se  tali seguaci  ormai  succubi  della propaganda     e  della  nuova  ideologia   retrograda    o  i loro leader   . Ecco  cosa   scrive  ed poi  voista  la malaparata  rimuove  pillon (il nome  è  tutto un programma 😜🤣)


  ed  ecco  come replica  alle  accuse

Un sito di esoterismo mi attacca per il mio post sulla Pachamama, paragonandomi all'ISIS.
Pensate se qualcuno avesse portato le statuette in una moschea...




Individui come --- ed qui anche se libertario concordo con questo articolo del portale https://www.antrodellamagia-news.it ----- questo a mio avviso dovrebbero stare molto lontani da posizioni di potere, sono persone altamente pericolose e che rischiano di riportare l’Italia vicina ai periodi bui di quando la supremazia ariana regnava su mezza europa. Persone come lui che si professano “Cristiani” ma che con le loro azioni e parole travisano totalmente il messaggio d’amore che Gesù ha lasciato, sono persone come queste che rendono le religioni pericolose. Quindi    gli si  da  troppo  spazio  
Concludo  con    condividendo  ,  d'altronde  la  strada ed il viaggio  (  e  quindi  il titolo del blog  ) sono anche  condivisione   questa bellissima  risposta     presente     sulla bacheca  dello  stresso Pillon al post  prima  citato  
  
Luca Martinatto Maritano Tra le opere d'arte pagane dovremmo distruggere anche quelle greche, egiziane, romane?
Complimentarsi per la distruzione di opere d'arte, indipendentemente dalla confessione religiosa, è un comportamento indegno. Indegno proprio della nostra tradizion
e. I Romani rispettavano le opere delle altre culture e cercavano di imparare dagli altri popoli.Graecia capta, ferum victorem cepit scrisse Orazio. Famoso autore pagano, tra l'altro.

Con questo  è tutto   alla prossima  

1.2.17

non sempre le fedi \ religioni diffondono l'odio gli ebrei canadesi consegnano agli islamici le chiavi della loro sinagoga dopo l'incendio della moschea



L'Huffington Post | Di Selene Gagliardi 1/2/2017




Venire discriminati per le proprie idee, la propria etnia e la propria religione è un qualcosa che lascia un segno profondissimo nella storia di una comunità e di ogni individuo, ma dà anche la forza di immedesimarsi nei dolori e nelle storie altrui. Lo hanno capito bene gli ebrei residenti a Victoria, un piccolo paesino del Texas, che hanno visto turbato l'equilibrio della zona dalla distruzione della locale moschea e hanno deciso di agire con un gesto di profonda solidarietà.
La struttura del Victoria Islamic Centre è stato spazzato via sabato 28 gennaio da un incendio doloso appiccato per motivi discriminatori, in base a quanto sospettato dagli inquirenti. L'episodio è stato un duro colpo per il piccolo paesino, tanto che la comunità ha sentito la necessità di reagire e far capire che la maggioranza degli abitanti non appoggia minimamente l'atto criminale.
In particolare, i credenti ebraici hanno voluto fare un gesto di grande fratellanza, abbattendo qualsiasi tipo di muro ideologico e religioso. Grazie a loro, infatti, i musulmani avranno un luogo di culto in cui pregare in attesa della ricostruzione della moschea: la locale sinagoga (o, meglio, il tempio Bnai Israel).

L'immagine può contenere: notte e spazio all'aperto
Come spiega il rabbino Robert Loeb, tra l'altro, "qui tutti conoscono tutti. Io, poi, sono amico di molti membri della moschea e noi stiamo soffrendo per quanto accaduto loro. Quando succedono certe cose, bisogna essere unti".
Del resto, a Victoria la comunità ebraica è minoritaria rispetto a quella islamica. Tuttavia, gli ebrei d'America godono di ampi spazi nella cittadina del Texas: "Siamo all'incirca 25 o 30 persone, mentre la comunità islamica conta più o meno 100 membri. Abbiamo molti fabbricati per un numero ridotti di ebrei" ha specificato il rabbino.
"I fratelli ebrei sono venuti a casa mia dopo l'incendio" racconta Shahid Hashmi, uno dei fondatori del Victoria Islamic Centre. "Mi hanno consegnato le chiavi della sinagoga" ricorda poi. Per la ricostruzione della moschea è stata anche lanciata una campagna di raccolta fondi online, che in pochissime ore ha portato alla donazione di quasi un milione di dollari.
Omar Rachid, l'uomo che ha lanciato la campagna sulla piattaforma GoFundMe, si è detto incredulo per tanta solidarietà: "I nostri cuori sono pieni gratitudine per il grandissimo supporto che stiamo ricevendo" specifica. "Amore, parole di incoraggiamento, mani che aiutano e contributi finanziari sono esempi del vero spirito americano" precisa poi Omar.
Tutto questo sta infatti accadendo in una nazione che ha ospitato veementi proteste contro il Muslim Ban voluto da Donald Trump e contro la stretta oltranzista della presidenza a stelle e strisce. Nel vicino Canada, poi, la comunità islamica è stata scossa dalla strage alla moschea di Qebec City. Un periodo davvero negativo nell'estremo Occidente per chi è di fede islamica, ma che a Victoria stanno cercando di rendere più lieve.

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24.10.16

L'italia non è solo Roma e vaticano o slo cattolici veri e coerenti o ipocriti e falsi che siano Cristina Arcidiacono è la nuova segretaria del Dipartimento di teologia dell'Ucebi

per  non avere pregiudizi   e preconcetti     potrebbero essere  utili
http://notizie.tiscali.it/socialnews/articoli/arcidiacono/8039/battisti-un-modo-diverso-di-essere-chiesa/
https://it.wikipedia.org/wiki/Protestantesimo_in_Italia
http://www.fedevangelica.it/index.php?lang=it
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_ortodossa_in_Italia
http://www.ortodossia.it/w/index.php?lang=it




Infatti come dicevo  dal titolo  ,  in italia   esistono  dal secoli  comunità  di protestanti  (   ne  abbiamo  anche qui in sardegna  http://www.radiovitanuova.org/ o  http://www.ucebi.it/le-chiese/122-chiesa-battista-di-cagliari.html , vedere anche   l'articolo sotto,  di  cui   è pastora  Cristina  ) e di più meno recenti  , ortodossi ed islamici . Quindi  a quanto dicono  i puristi  l'italia  è  sta diventando  nonostante la millenaria presenza   del vaticano  e dei papi (  eccetto  il periodo  di cattività avignonese  ) un paese multi  religioso  , vedere  i vari url  sopra  riportati  .
Ma  purtroppo     non tutti  lo accettano o vogliono accettarlo 


Ecco  la storia  d'oggi (  scusate  se  lo riporto tramite  il  file png  , ma  non sono riuscito a  fare  copia ed  in cola dal  pdf   )   è quella  di  Cristina Arcidiacono è la pastora della chiesa battista di Cagliari dal 2008. Nel 2017 si celebrano i 500 anni della Riforma protestante e i 140 anni della presenza in città.

L’intervista completa sull'articolo dell'Unione Sarda del 23\10\2016


ulteriori  articoli su di lei 

31.5.14

IL NOME DI MARIA di Daniela Tuscano - [ Meriam, la donna cristiana condannata a morte ]



Meriam, Mariam, Myriam. Ormai questo nome è diventato familiare alle cronache, ma chissà quanti occidentali ne conoscono ancora l'origine. Meriam, cioè Maria. Maria è la donna del maggio al tramonto. È la donna della Visitazione che ha affrontato un lungo cammino, disprezzando i pericoli, incinta (anch'essa!), per recarsi da un'altra donna e proclamare un mondo nuovo, di eguaglianza, pace, liberazione dagli oppressori. Una donna di giustizia prima che di carità. O meglio, d'una carità nella giustizia. Quel nome oggi vive in Sudan, in carcere e in catene. Come la sua omonima, incinta. Anzi, quel figlio della pace e della liberazione l'ha già dato alla luce: ed è naturalmente femmina, ed è nata prigioniera, perché per lei non v'è posto nell'albergo, ma solo dietro le umide sbarre d'un carcere. Prigioniera e fuggitiva, il sole visto dietro un riquadro di pietra - così la immaginiamo -, è stata accolta dal padre come un doppio dono: chissà se sarebbe stato lo stesso, fosse nata in condizioni normali. Maya, figlia di Meriam la cristiana, è nata in galera perché la madre non ha abiurato la propria fede. Meriam è figlia d'una cristiana e d'un musulmano, e per legge considerata islamica, anche se quel genitore non l'ha mai visto, pur se quel padre ha abbandonato la famiglia quando lei aveva pochi mesi. Come se una fede si potesse imporre. Sposatasi con un cristiano, Meriam è stata così dichiarata "adultera", il matrimonio considerato nullo, il primogenito - sbattuto in cella con lei, a
venti mesi - un "bastardo". E lei, condannata all'impiccagione. E poi, quella saccenteria cavillosa: ha un nome musulmano. Falsità. Menzogne. Meriam Yahia Ibrahim sono nomi anche cristiani. Sono nomi. Hanno radici bibliche, indicano unità, prosecuzione, crescita. Sono espansioni, mentre la grettezza integralista separa, sgretola, fustiga e uccide, specialmente se si tratta d'una donna. Meriam ha resistito, resiste. Grazie all'intervento dei media cattolici il suo caso è rimbalzato in tutto il mondo (ma un'altra donna, Faiza Abdalla, rischia la medesima condanna). Fonti governative hanno appena annunciato la sua prossima liberazione. Ma libera, Meriam lo è già. Lo è "dentro", anche "da dentro". Una vicenda, questa, talmente ricca di simboli, anzi, di allegorie, che risulta difficile, se non impossibile, non vedere in essa un appello alle coscienze morte, al lassismo del nostro cristianesimo fumigante. Una vicenda capace di stordire, ammettiamolo. Anche, direi soprattutto, certi/e difensori d'ufficio dei diritti umani, in particolare femminili, che per Meriam e le donne come lei (la pachistana Asia Bibi ha trascorso il suo quarto Natale in cella e da quell'antro sperduto ha indirizzato al Papa una lettera colma d'amore e gratitudine verso Dio), non hanno trovato parole adeguate né si sono mossi con la consueta tempestività. Cosa li ha bloccati? L'autocensura del politicamente corretto? L'ostinazione nel non voler riconoscere che i cristiani, in Africa e in Asia - quest'ultima, loro naturale culla - stanno subendo una violenta persecuzione? Senza dubbio. Ma non basta. Meriam e le sue compagne incarnano la sorpresa e lo scandalo. Non solo per gli integralisti. Ma per il relativismo idiota e torpido delle nostre menti. Meriam e le altre hanno infatti mandato in frantumi le tesi care ai legulei dell'umanitarismo salottiero, secondo cui l'emancipazione delle donne si manifesta nelle finte urla nude delle Femen. Meriam e le altre sono perseguitate non per aver cercato d'occidentalizzarsi, né per aver rinunciato alla propria cultura o credo; anzi, proprio in quest'ultimo esse trovano la forza e il significato del loro esser donne. Stanno dimostrando, a costo della vita, che esiste un altro modo di testimoniare la propria dignità di persone: sì, nella fede "patriarcale, misogina, oppressiva" che il conformismo progressista vorrebbe estirpare. In tal senso, poco importa Meriam sia cristiana. Potrebbe appartenere benissimo a quell'Islam in nome del quale essa è stata condannata, o all'induismo... a tutto. Le religioni sono costruzioni di uomini; di uomini maschi. La religione (religare) è maschile, la fede femminile. La religione fissa limiti, detta regole, impone riti. E pretende sacerdoti, e quei sacerdoti, d'una religione simile, non possono essere che maschi, poiché sono la parzialità fattasi totalità, la deificazione d'una creatura misera e presuntuosa. La religione dei maschi è, al massimo, il rudimento della fede, la sua lallazione, ma la maturità è un cielo mistico e appartiene alla donna. "Iddio ha creato l'uomo maschio e femmina, l'uno e l'altro a propria immagine - scrive Edith Stein. - Solo quando le rispettive caratteristiche maschili



E femminili sono pienamente sviluppate, si raggiunge la massima somiglianza possibile col divino, e solo allora la comune vita terrena viene tutta potentemente compenetrata dalla vita divina". Fino ai giorni nostri, questo sviluppo non s'è attuato, perché sotto diverse forme ha dominato soltanto un individuo sull'altro. Origine d'ogni violenza, falsità, perversione. Dittatura, anche. Così, i maschi-piccoli iddii che legiferano sul credo femminile, che stuprano e impiccano ragazzine minorenni in India e crocifiggono misere sventurate in Italia (con la giustificazione, rispettivamente dell'avvocato e dello stesso assassino, "sono ragazzi, possono sbagliare" e "ho fatto una bischerata"), attestano la persistenza della struttura di peccato e della natura decaduta. Come ho scritto altrove è questo l'unico, vero, peccato originale. P. S.: Il nostro pensiero si rivolge, naturalmente, anche alle studentesse nigeriane (per la maggior parte, ma non solo, cristiane) rapite dai sanguinari terroristi di Boko Haram. Colpevoli di andare a scuola, di non sottomettersi a una parodia di religione a immagine maschile, semplicemente del fatto di esistere come donne. Ma la cieca violenza non prevarrà.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...