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21.6.22

i genitori che fanno i bulli e gli haters su un account social di Elisa Esposito una ragazzina che non loro figlia dandogli della ..... che ..... esempio danno ai loro figli ?


Sono andato giusto ieri a vedere chi fossela tizia vedere foto sopra e video sotto

 

   di  cui si parla    in  un post  che ho trovato  sulla home generale di facebook e cosa facesse. Una volta finito il video, avrei voluto darmi fuoco alle orecchie.
Il che, immediatamente, mi ha fatto sentire molto vecchio nonostante abbia 46 anni .
Sì perché quando eravamo ragazzini ne dicevamo di assurdità ... Eccome se ne dicevamo. Ci siamo tutti inventati una lingua segreta da bambini e da ragazzini, è un gioco un  modo  si reagire  al  conformismo e  all'autoritarismo  genitoriale  . Gli adulti d'oggi   , ovveroi ragazzi  d'ieri  dimenticanoo non ricordano  , non dovrebbero.
Avevamo un modo di parlare che faceva sollevare lo sguardo al cielo ai miei vecchi genitori oltre  che  agliinsegnanti  . 
 Ed era ( ed è ) tutt'ora giusto visto che ogni generazione precedente alla tua rimproveri o rimanga ammutolito e sfotta quando non vuole sforzarsi d'aprirsi al nuovo .
Eravamo stupidi, ci comportavamo da stupidi e sono felice che lo facessimo. Era fisiologico.chi non lo  ha  mai fatto  alzi  la  mano 😃 
Ora ci siamo trasformati negli adulti, nei vecchi che ci rompevano le palle ai tempi e che eravamo noi a guardare con sufficienza. Perché se ti dimentichi di essere stato un ragazzino stupido, significa che sei diventato un adulto deficiente. Il che è molto peggio, e oltretutto non passa con gli anni a differenza della stupidità della gioventù ... .
Detto questo, mi chiedo   come    un adulto che consideri lecito  andare ad insultare una ragazzina che  peraltro  non è  un suo  familiare   per come parla mi fa orrore. È una sconfitta dell'intera società. come può venire in mente a una persona anche solo vagamente normodotata di andare sotto al video di una ragazzina che dice “amiooooo”  ed    espressione    simili   ad insultarla dandole della “puttana” ?


Voi non state mica tanto bene, gente.Cioè: quella roba è certamente   abominevole e odiosa per chiunque abbia più di 16 anni, e siamo d’accordo, ma mica deve piacere a noi   che  abbiamo  40 anni è  più 
Io, ad esempio  collegandomi  al discorso  delle  righe  precedenti  , da ragazzino, dicevo per  esempio  “tozzo” per dire “fico” ed espressioni   gergali  simili  che   andavano  di  moda per un certo periodo  e   alcune  si  sono  anche   estinte sono scomparse   . O storpiavo  o accorgiavo parole con acronimi tipo tvb o scorcia per scorciatoiaobiblio per  biblioteca , ecc .
Adesso, probabilmente, se incrociassi il me stesso di allora, sentirei l’irrefrenabile impulso di  rimproverarmi(  ed  criticare   eventuali  figli\e  )   come    facevano i miei    perchè  parlassi  bene  o  quanto meno  facessi distinzione   quando e  con chi  usarlo 
Si invecchia e si finisce per dimenticare che, molto spesso, diverse idiozie che si fanno e si dicono a quell’età, si fanno per sentirsi parte di un gruppo, di una generazione, per riconoscersi, annusarsi, per uscire dalle imposizioni de genitori , ecc
È una cosa che serve a diventare grandi. Poi cresci e vorresti tagliarti le orecchie con un ferro arroventato quando senti una che dice “amioooo”, certo. Fa parte del processo. Ed è giusto così . Ma Se, invece, senti quella roba da una persona che non è tuo figlio\a o tuo\tua nipote e decidi di andare ad fare il cazziatone ed soprattutto ad insultare pesantemente una ragazzina sul suo profilo TikTok o Instagram, usando parole pesanti come  quella   citata     mi dispiace ma il problema è solo e soltanto tuo, non suo che usa tali espressioni . Quindi cari vecchi tromboni e censori lasciamo ai giovani il loro mondo ed al loro linguaggio ( come é stato a nostra volta con modi di dire e terminologie che ora ci farebbero accapponare la pelle) senza fare i boomer maleducati su un profilo social che non ci appartiene ed  non  è neppure  di  un nostro familiare .


6.4.17

il politicamente corretto è l'ipocrisia linguistica , circolare dell'amministrazione penitenziaria sul gergo carcerario

le parole sono importanti come dice questa  famosa  scena   di un famoso  film  da me   citato  più  volte qui sul  blog 
e per citare  don Lorenzo Milani (  1923-1967 ) : <<  una parola non imparata  oggi  è un calcio in culo  domani  >>    che  
L'immagine può contenere: sMS


Ma  soprattutto   che   il potere  usa  la lingua  e le  parole  per   assoggettarci     come mettono benissimo in evidenza  questi due  libri

Il  primo

La manomissione delle parole
In un mondo in cui le parole vengono manipolate e travisate, Gianrico Carofiglio ci ricorda in questo saggio che restituire loro il senso è il primo, indispensabile passo per fondare la verità: dei sentimenti e delle idee. La sua indagine si concentra su. una selezione di parole-chiave – “vergogna”, “giustizia”, “ribellione”, “bellezza”, “scelta” - e su un ambito a lui familiare, quello del linguaggio dei giuristi, che più di altri produce conseguenze concrete sulle persone e sul mondo. È un'indagine a un tempo linguistica, letteraria e storica - e dunque, inevitabilmente, critica e civile - che si dispiega attraverso il confronto con grandi autori e grandi testi: da Tucidide a Victor Klemperer, da Cicerone a Primo Levi, da Dante a Kavafis, da Italo Calvino a Piero Calamandrei alle pagine esemplari della Costituzione italiana.

















il  secondo



La fabbrica del falsoIL LIBRO CHE SPIEGA COME FUNZIONA E A COSA SERVE LA MACCHINA DEL FALSO Se un tempo le verità inconfessabili del potere erano coperte dal silenzio e dal segreto, oggi la guerra contro la verità è combattuta sul terreno della parola e delle immagini. Perché chiamiamo democratico un Paese dove il governo è stato eletto dal 20 per cento degli elettori? Perché dopo ogni “riforma” stiamo peggio di prima? Come può un muro di cemento alto otto metri e lungo centinaia di chilometri diventare un “recinto difensivo”? In cosa è diversa la tortura dalle “pressioni fisiche moderate” o dalle “tecniche di interrogatorio rafforzate”? Perché nei telegiornali i Territori occupati diventano “Territori”? Perché un terrorista che compie una strage a Damasco diventa un ribelle? Che cosa distingue l’economia di mercato dal capitalismo? Rispondere a queste domande significa occuparsi del grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo: la menzogna. Vladimiro Giacché ha studiato nelle università di Pisa e di Bochum (Germania) ed è stato allievo della Scuola Normale di Pisa, dove si è laureato e perfezionato in Filosofia. È partner di Sator e presidente del Centro Europa Ricerche (Roma), autore di numerose opere e saggi. I suoi libri più recenti: Titanic Europa. La crisi che non ci hanno raccontato (2012), tradotto in lingua tedesca; Anschluss - L’annessione. L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa (2013), tradotto in tedesco e francese; Costituzione italiana contro trattati europei. Il conflitto inevitabile (2015).

Cosi pure   che  le  parole  fanno   male  in quanto  : <<  non esistono parole sbagliate  .Esiste un uso sbagliato delle parole  >>   e  che   come  evidenza  l'intenzione del portale i http://www.parlarecivile.it/home.aspx

il   cui progetto  

 è volto a fornire un aiuto pratico a giornalisti e comunicatori per trattare con linguaggio corretto temi sensibili e a rischio di discriminazione. È il primo in Italia che affronta in una cornice unica i seguenti argomenti: Disabilità, Genere e orientamento sessuale, Immigrazione, Povertà ed emarginazione, Prostituzione e tratta, Religioni, Rom e Sinti, Salute mentale.
Il progetto consiste in un libro dallo stesso titolo (edito da Bruno Mondadori, 2013) e nel presente sito web, che contiene oltre 200 schede su parole chiave redatte alla luce dell’etimologia, dell’uso corrente, dei dati, di innumerevoli esempi di buono o cattivo uso nella comunicazione, di alternative praticabili.

Parlare civile è un’opera di servizio, di documentazione e formazione. Le schede sono compilate con lo sforzo di essere didattiche e informative, e non censorie o prescrittive, nella consapevolezza che il linguaggio non è statico ma in continua trasformazione. I casi giornalistici citati a mo’ di esempio non indicano il nome della testata o dell’autore dell’articolo, ma soltanto la tipologia (quotidiano nazionale, sito internet, data di pubblicazione ecc.). Per la spiegazione dei termini, le schede si basano sull’uso scientificamente certificato e più accreditato, quello più accettabile e in cui non è insita una possibile discriminazione o un’offesa.

ma  il  politicamente   corretto    a  tutti   costi    di    cui  parla,  e  di cui  mi trova  completamente   d'accordo  ,  Michele  Serra   nella sua  rubrica     su   repubblica   d'oggi  6\4\2017   
L'immagine può contenere: sMS
Infatti   come  dice   su https://www.facebook.com/AmacaMicheleSerraRepubblica/  il  commento  di  
Antonio Aiosa

L'ipocrisia del linguaggio esonera dal problema, dal farsene realmente carico, anche solo moralmente!
Se lo chiami "non vedente" invece di "cieco" lo avrai rispettato così tanto da potertene fottere delle barriere architettoniche!
Se parli di "alternanza scuola/lavoro" (ipotizzando che dei ragazzini di ginnasio siano in grado di ipotizzare una azienda, fare il business plan, metterla in esercizio e portare il bilancio in utile) puoi fregartene che di lavoro vero per i giovani poi non ce ne sia affatto!
Parole, parole, parole... cantava Mina!

E poi scusate Nelle carceri la parola assistente si usa da molti anni, mentre la cella è e resta cella, senza che per questo qualcuno si senta offeso come persona. Ci si sente offesi sempre per questioni di diritti e dignità negati. La camera di pernottamento sovraffollata col quarto materasso sotto il letto a castello e un bagno per nove persone rendono la "camera di pernottamento" insopportabile, non la parola che la descrive. L'edificio penitenziario possiamo chiamarlo come vogliamo, ma come disse un detenuto "la galera è galera e la capisce solo chi la fa", con buona pace degli sforzi retorici ministeriali. Esistono parole obsolete nel nostro linguaggio ed è giusto che ce ne occupiamo per cambiarle se le nuove portano ad una maggiore accettazione dell'altro. Ad esempio mi chiedo da molti anni perché non ci sia un dibattito sull'eliminare le parole patrigno e matrigna portatori a priori di una connotazione linguistica negativa che finalmente potremmo abbandonare. Nel frattempo le camere di pernottamento con le sbarre si possono continuare a chiamare con una sola parola, celle.  Infatti  



Franco Cascio Come se descrivendola con parole migliori e positive, la situazione carceraria potesse cambiare in quanto a confort e rispetto.Continueranno ad essere 5 in una cella, anche se la chiamassero "suite", continueranno a verificarsi pestaggi e suicidi e qualche uccisione. Nessuno avrà nessun vantaggio dal cambiamento delle parole, neanche i piantoni o guardie carcerarie o "assistenti alle persone" e i carcerati continueranno ad essere galeotti, ladri ed assassini, almeno quelli che lo sono veramente. Gli unici ad averne una gratifica saranno i membri della Amministrazione Penitenziaria, pieni di ipocrita gioia per avere migliorato le apparenze. Cosi ,come spesso avviene in Italia, ci si convince di avere risolto un problema, emanando una norma nuova.






Un esempio di grande attenzione e sensibilità dell'Amministrazione penitenziaria e dello stato ... a parole .






Anna Kratter E il suicidio, molto diiffuso tra gli ospiti delle camere di pernottamento, come lo dobbiamo chiamare?
Orietta Tami Ha disdetto la camera?





la soluzione , vi chiederete .L'avevo proposta in questi due articoli ( chi mi segue dalle origini o mi conosce già perchè lege anche i mie extra su sui social : facebook e twitter può saltarli e passare direttamente al video sotto riproposto sotto che riassume la situazione in particolare nell'intervallo 25.30 -32.58\33


  1. http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.it/2013/07/un-timido-elogio-della-parolaccia-con.html
  2. http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.it/2013/10/basta-con-la-volgarita-gratuita.html






 non  so     più che  altro dire  alla  prossima  










 

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Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...