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Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
15.12.24
L'Italia dealfabetizzata: la complessità si disperde nella semplificazione mediatica e se accorgono adesso mentere prima deridevano come cassandre o complottisti i come Giulietto chiesa o Tullio de Maiuro lanciava l'allarme
31.3.21
A uccidere non è più il virus ma il nostro modo di gestirlo ha ragione stefano feltri d il domani
Stefano feltri ha ragione , facendo cosi non ne usciremo mai e in tanto la gente continuerà a morire ed le attività a chiudere . Molti mi diranno allora come fare ? semplice : 1) coordinamento nazionale o al limite regionale mettere da parte i loro localismi e campanilismi ., 2) vaccinare tutti indistintamente ad esempio se quel giorno dedicato a gli 80 anni si presenta un 25 enne vaccinare anche lui . cioè quel giorno ci sono 100 dosi e fra i 100 si presenta anche un 25 enne vaccinare anche lui
concordo con l'editoriale di Stefano Feltri 31 marzo 2021
A uccidere non è più il virus ma il nostro modo di gestirlo
Quando si leggono questi numeri, bisogna fermarsi a riflettere un attimo: 529 morti in un giorno. E non fanno neanche più notizia, perché siamo troppo presi a discutere del successo politico delle destre che sono riuscite a far inserire nel prossimo decreto legge misure per accelerare le riaperture, o perché c’è l’ennesima rissa tra presidenti di regione e governo centrale. Rimaniamo alla più semplice delle domande: perché ci sono ancora 529 morti? Mettiamo in fila un po’ di risposte.L’Italia ha vaccinato il 5,03 per cento della popolazione, il Regno Unito il 5,51 per cento. I morti inglesi sono scesi quasi a zero, su base quotidiana. In Italia siamo sempre tra i 300 e i 500. Segno che abbiamo vaccinato le persone sbagliate, come scriviamo da tempo su Domani.Il ministero della Salute censisce 2,9 milioni di somministrazioni a persone sopra gli 80 anni ma soltanto 638.000 a quelle tra i 70 e i 79, un milione per gli italiani tra i 60 e i 69 anni (la stessa cifra, quasi, che si registra tra i 30-39enni).L’Istituto superiore di sanità considera l’eccesso di mortalità per fasce di età rispetto allo scenario base, quello senza Covid, nelle grandi città. Per la prima volta da molti mesi, nella settimana che si è conclusa il 16 marzo il tasso di mortalità più alto e in crescita è stato quello nella fascia 65-74 anni. Ottantenni e persone più giovani muoiono meno perché vaccinate, si suppone.In una strana forma di eugenetica burocratica, praticata ma non dichiarata, stiamo lasciando morire le persone che il Covid uccide con maggiore facilità, mentre salviamo quelle che appartengono a una corporazione abbastanza forte da aver conquistato una qualche priorità.Questo paese ha qualcosa di profondo che non va, sia nel rapporto con la scienza che con l’etica. Un paio di esempi: le scuole vengono riaperte anche sulla base di uno studio scientifico, evocato perfino in un intervento del premier Draghi, di scarso valore e ancor più scarsa utilità, pubblicato su una versione minore di Lancet che chiede agli autori di pagare 3.500 dollari per avere spazio. Possiamo decidere che le scuole vanno aperte anche se pericolose, ma non possiamo raccontarci la frottola che sono tutte sicure.Su Domani Francesca Nava ha rivelato che per mesi l’ex premier Giuseppe Conte e l’attuale ministro della Salute Roberto Speranza hanno raccontato una versione falsa sulle decisioni prese a inizio pandemia, nella scelta di non chiudere subito Nembro e Alzano Lombardo il 2 marzo 2020. Ci sono molte attenuanti per le decisioni sbagliate a inizio pandemia, ma nessuna per mentire all’opinione pubblica, perché si può perdonare l’errore ma non la copertura sistematica degli errori. Quante altre volte è successo? Sta succedendo ancora?Dopo oltre un anno tocca dire che non è il virus a uccidere, ma il nostro modo di gestirlo. Se una legge stabilisse che tutti i pazienti con una verruca su un dito hanno la precedenza sui malati oncologici, di chi sarebbe la colpa dell’alto numero di morti evitabili tra i malati oncologici? Del tumore, dei medici o di chi ha fatto la regola?
2.1.19
Un matto? Forse. Sicuramente Carlo Torrighelli è stato un anticipatore. Degli writer urbani,
il matto - modena city ramblers
Giorgio Gaber - C'è solo la strada
Rino Gaetano - I miei sogni d'anarchia
per chi volesse approfondire ( anche se credo che questo articolo sia più che sufficiente ) trova qui trova qui qualcos'altro :

Chi ha vissuto a Milano a fine anni 70-primi anni 80 non può non ricordare C.T., le sue scritte in vernice bianca sulle stradine del parco Sempione, il suo carretto, i suoi tre cani, i suoi slogan. “Popolo bue, la Chiesa ti uccide con l’onda. Sei milioni di morti in Italia”
1.11.13
Un pezzo della nostra storia Una strada al professore Luongo, la strana Cassandra con i palloncini Indimenticabile volto di una città che non c’è più. I figli, ammoniva, hanno troppi soldi in tasca!
Una strada al professore Luongo, la strana Cassandra con i palloncini
Indimenticabile volto di una città che non c’è più. I figli, ammoniva, hanno troppi soldi in tasca!


Staglianò - Nigro
Mercoledì, 17 Ottobre 2012
Avellino è una piccola città, con i suoi pregi e i suoi difetti. Qualcuno non vede l’ora di fuggirne via, qualche altro, invece, non saprebbe farne a meno. Ed è giusto che sia così. Quello su cui, però, tutti devono per forza di cose concordare è che ha una sua storia, fatta di eventi, tradizioni, cultura e, soprattutto, uomini.
Uomini come l’indimenticato, almeno per quelli che hanno più di vent’anni, professore Giovanni Luongo.
Sì, proprio quel dolce anziano che se ne andava in giro esponendo cartelli e regalando palloncini colorati ai bambini. Un’ “attività” portata avanti per circa trent’anni in ogni parte d’Italia e iniziata, come lo stesso Luongo ebbe a dire nel corso di una memorabile intervista con Ottavio Giordano, lanciando il messaggio «Il peccato chi lo fa lo paga, prima qua poi là». Sempre in quella intervista il vecchio professore di liceo non nascose il desiderio di vedere, un giorno, una strada cittadina intestata a lui.
Tutti noi lo ricordiamo per il celeberrimo «E’ colpa tua, i figli hanno troppi soldi in tasca!». Un vero e proprio appello che il professore rivolgeva ai genitori affinché si ponesse un freno alla degenerazione dei costumi che avrebbe portato, prima o poi, ad un punto di non ritorno. In tanti ridevano con aria di sufficienza, in pochi riflettevano sul vero senso di quelle parole. Parole profetiche di una strana Cassandra.
Luongo morì nel 2007 a Prato, dove s’era trasferito per stare insieme alla sorella.
Da allora in molti lo hanno ricordato. Sul sito avellinesi.it ci sono anche alcune sue fotografie dalle quali abbiamo attinto quella che proponiamo. Qualcuno, poi, ha lanciato una petizione per intitolargli una strada, così come desiderava, e la proposta, in pochissimi giorni, raccolse l’adesione di oltre mille cittadini. Ma, come tante altre cose ad oggi nulla s’è mosso.
A noi, passeggiando per le vie di Avellino, e notando quanto sia pesante l’assenza di persone come lui, di quei palloncini colorati, del rumore del suo fischietto che attirava l’attenzione dei bambini, è venuto in mente che, forse, soddisfare il desiderio di un giusto può rappresentare un segnale importante per una città sempre più vittima della violenza e della mancanza di cultura. Perché il professore Luongo, per quanto bizzarro, era innanzitutto un uomo di cultura.
E allora abbiamo deciso di unirci a quanti ci hanno già provato in passato dando eco e nuovo slancio a quella proposta. Basterebbe davvero poco, anche un vicoletto di periferia, per onorare "l’uomo dei palloncini".
emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie ...

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