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15.12.24

L'Italia dealfabetizzata: la complessità si disperde nella semplificazione mediatica e se accorgono adesso mentere prima deridevano come cassandre o complottisti i come Giulietto chiesa o Tullio de Maiuro lanciava l'allarme

leggi  prima   
premetto che non sono antropologo o specializzato quelle che un tempo si chiamavano scienze umane , ma ma certi media e sociologi si svegliano adesso ? sono quasi 20 anni che si sapeva e già si parlava di questo pericolo e che prima o poi si sarebbe arrivati a tale situazione . Riprendendo quanto ho già detto in precedenza  (  vedere  gli  url  inizio  post  )  
 mi chiedo ma un minimo di prevedibilità no ?. Se invece di giudicare complottisti , cassadre e deridere , chi come Giulietto Chiesa ed altri lo ipotizavano ed lanciavano l'allarme si fosse intervenuto prima . Non staremo a piangerci addosso e in questa sitiuazione Infatti solo ora ci s'accorge , come fa notare : « L'Italia dealfabetizzata: la complessità si disperde nella semplificazione mediatica » di HuffPost Italia del 14\12\2024 che è Diventato di fondamentale importanza ripensare in termini etici il sistema e ridare senso e valore all’educazione come principale strumento per favorire il cambiamento e promuovere l’emancipazione . Stiamo assistendo a una pericolosa dealfabetizzazione degli adulti, quella che già alcuni decenni fa denunciava con preoccupazione il linguista Tullio De Mauro, uno di
quelli che venivano cosierati gufi e cassandre . Ora dagli ultimi dati Ocse emerge un quadro dell'Italia , a dir poco allarmante , ma in realtà niente di nuovo che nel nostro Paese un terzo degli adulti risulta analfabeta funzionale.Questo significa, molto semplicemente, che il 33% degli italiani non è in grado di comprendere un testo più lungo di qualche riga, non sa valutare, usare e farsi coinvolgere dalle riflessioni profonde e dalle problematiche che richiedono tempo di studio e riflessioni prospettiche. Questo accade in ogni versante e rappresenta un grande problema che apre interrogativi inquietanti in un'epoca in cui la maggior parte delle informazioni vengono veicolate sui social senza controlli sulla qualità e sull’attendibilità di ciò che viene diffuso. E il  covid l'ha  dimostrato  ampiamente  .  
Oggi, infatti, la comunicazione di massa, senza adeguate mediazioni e  senza   un  aproccio  critico  , spinge i cittadini a seguire anche dei ciarlatani e i loro messaggi semplificati e disintermediati.
 Ma rappresenta anche un problema di produttività e innovazione: nel nostro Paese cresce il tasso di occupazione ma non assistiamo a un eguale processo di sviluppo. E questo richiede risposte a molti interrogativi. Perché occupazione senza sviluppo? Forse mancano le competenze necessarie? Come si insegna a scuola? Cosa  fanno  oltre  chge   contributi  a  pioggia    ed  mancanza  di politiche   salvo uso elettorale  e propagandistico )  giovanili    post     scuola dell'obbligo  o post  se    va bene   post  diploma  ?  Come si sviluppano le competenze professionali? Questo deficit di alfabetizzazioni impedisce di crescere, economicamente e culturalmente, induce a cercare nelle soluzioni più semplici e veloci il rimedio ad ogni problema. Siamo di fronte ad una ignoranza della complessità che riduce qualsiasi spazio di evoluzione socio-culturale ma anche economica e per molti aspetti si traduce anche in un indebolimento della conoscenza dei propri diritti di cittadini e di lavoratori. Si  tratta  secondo  gli  scaricabarile  e  di un problema che nasce evidentemente dalla scuola, un sistema che non sembra essere più in grado di generare e diffondere competenze e valori con le famiglie che sono quasi rassegnate di fronte alla perdita di ruolo nell'educazione a favore di una sempre più diffusa "conoscenza" che si diffonde distorta sui social media, spesso un ricettacolo di informazioni superficiali e, talvolta, errate. Ma se le scelte delle persone nascono da informazioni scorrette e illusorie, basate su pregiudizi e slogan, la stessa dimensione di sviluppo perde la sua forza e si trasforma in un sistema inefficace. Se l’educazione smarrisce il suo valore come strumento di rinascita culturale, etica, civile, esistenziale dell’umanesimo sociale, lasciando aperta la via del pensiero unico \  all'omologazione   condizionato da una comunicazione distorta.ed  alla repressione    del dissenso   critico    che   ancora  c'è anche se  sempre più ridotto  ad  un lumicino .  Ecco quind  che  diventa  sempre  più   di fondamentale importanza ripensare   anche    se  in ritardo  in termini etici il sistema e ridare senso e valore all’educazione come principale strumento per favorire il cambiamento e promuovere l’emancipazione. Altrimenti siamo destinati a una deriva  ancra  peggiore     di quella  che  stiamo attraversando   in cui la mancanza di coscienza critica aumenterà in un Paese che non saprà cogliere le sfide della modernità im un mondo del lavoro che sta profondamente cambiando i suoi connotati. Un Paese inchiodato e senza prospettive preda di pericolosi algoritmi gestiti dalle prospettive di un crescente potere dell’intelligenza artificiale. Uno scenario inquietante per il futuro a cui non possiamo e  non dobbiamo   rassegnarci.

31.3.21

A uccidere non è più il virus ma il nostro modo di gestirlo ha ragione stefano feltri d il domani

 Stefano feltri  ha  ragione  , facendo cosi  non ne  usciremo  mai   e  in tanto  la  gente  continuerà  a morire  ed  le attività a chiudere  . Molti  mi diranno allora  come fare  ? semplice    : 1)   coordinamento  nazionale o  al limite regionale   mettere  da  parte  i loro localismi e campanilismi  ., 2)  vaccinare  tutti  indistintamente   ad esempio  se   quel  giorno     dedicato a  gli  80  anni si presenta  un 25   enne  vaccinare    anche lui  .  cioè  quel giorno  ci sono  100 dosi    e fra i 100 si presenta  anche un  25  enne vaccinare  anche lui  

 concordo  con  l'editoriale di Stefano Feltri  31 marzo 2021

A uccidere non è più il virus ma  il nostro modo di gestirlo




Quando si leggono questi numeri, bisogna fermarsi a riflettere un attimo: 529 morti in un giorno. E non fanno neanche più notizia, perché siamo troppo presi a discutere del successo politico delle destre che sono riuscite a far inserire nel prossimo decreto legge misure per accelerare le riaperture, o perché c’è l’ennesima rissa tra presidenti di regione e governo centrale. Rimaniamo alla più semplice delle domande: perché ci sono ancora 529 morti? Mettiamo in fila un po’ di risposte.L’Italia ha vaccinato il 5,03 per cento della popolazione, il Regno Unito il 5,51 per cento. I morti inglesi sono scesi quasi a zero, su base quotidiana. In Italia siamo sempre tra i 300 e i 500. Segno che abbiamo vaccinato le persone sbagliate, come scriviamo da tempo su Domani.Il ministero della Salute censisce 2,9 milioni di somministrazioni a persone sopra gli 80 anni ma soltanto 638.000 a quelle tra i 70 e i 79, un milione per gli italiani tra i 60 e i 69 anni (la stessa cifra, quasi, che si registra tra i 30-39enni).L’Istituto superiore di sanità considera l’eccesso di mortalità per fasce di età rispetto allo scenario base, quello senza Covid, nelle grandi città. Per la prima volta da molti mesi, nella settimana che si è conclusa il 16 marzo il tasso di mortalità più alto e in crescita è stato quello nella fascia 65-74 anni. Ottantenni e persone più giovani muoiono meno perché vaccinate, si suppone.In una strana forma di eugenetica burocratica, praticata ma non dichiarata, stiamo lasciando morire le persone che il Covid uccide con maggiore facilità, mentre salviamo quelle che appartengono a una corporazione abbastanza forte da aver conquistato una qualche priorità.Questo paese ha qualcosa di profondo che non va, sia nel rapporto con la scienza che con l’etica. Un paio di esempi: le scuole vengono riaperte anche sulla base di uno studio scientifico, evocato perfino in un intervento del premier Draghi, di scarso valore e ancor più scarsa utilità, pubblicato su una versione minore di Lancet che chiede agli autori di pagare 3.500 dollari per avere spazio. Possiamo decidere che le scuole vanno aperte anche se pericolose, ma non possiamo raccontarci la frottola che sono tutte sicure.Su Domani Francesca Nava ha rivelato che per mesi l’ex premier Giuseppe Conte e l’attuale ministro della Salute Roberto Speranza hanno raccontato una versione falsa sulle decisioni prese a inizio pandemia, nella scelta di non chiudere subito Nembro e Alzano Lombardo il 2 marzo 2020. Ci sono molte attenuanti per le decisioni sbagliate a inizio pandemia, ma nessuna per mentire all’opinione pubblica, perché si può perdonare l’errore ma non la copertura sistematica degli errori. Quante altre volte è successo? Sta succedendo ancora?Dopo oltre un anno tocca dire che non è il virus a uccidere, ma il nostro modo di gestirlo. Se una legge stabilisse che tutti i pazienti con una verruca su un dito hanno la precedenza sui malati oncologici, di chi sarebbe la colpa dell’alto numero di morti evitabili tra i malati oncologici? Del tumore, dei medici o di chi ha fatto la regola?


2.1.19

Un matto? Forse. Sicuramente Carlo Torrighelli è stato un anticipatore. Degli writer urbani,

  mia   colonna  sonora 


per chi volesse approfondire ( anche se credo che questo articolo sia più che sufficiente ) trova qui trova qui qualcos'altro    :





A chi mi accusa d'essere complottista e di vedere , infatti mi chiamano l'ispettore scanu per via di questa parodia fattami 20 anni fa misteri e complotti ovunque  Sappia che matti sono quelli che vedono lontano ed anticipano gli altri . Ecco la storia di Carlo Torrighelli (  Laveno1909 – Milano4 novembre 1983   )  è stato un anticipatore. Degli writer urbani, con le sue scritte e la sua grafia inconfondibile. 
Ringrazio   Daniele De Luca  e   lo staff    del bellissimo  e neo  nato   portale    giornalistico     estreme conseguenzeper    aver  raccontato   la  sua storia  di   cui     riporto   qui  integralmente




Chi ha vissuto a Milano a fine anni 70-primi anni 80 non può non ricordare C.T., le sue scritte in vernice bianca sulle stradine del parco Sempione, il suo carretto, i suoi tre cani, i suoi slogan. “Popolo bue, la Chiesa ti uccide con l’onda. Sei milioni di morti in Italia”  


C.T. Era convinto che vi fossero nell’etere flussi elettromagnetici indotti in grado di condizionare le menti delle persone. Nella sua visione paranoide del misterioso e costante attacco al popolo (da parte di Vaticano, USA e URSS), fu il primo in realtà a parlare di inquinamento elettromagnetico anticipando di anni una questione che solo oggi comincia ad assumere contorni preoccupanti e scientificamente provati.
“Radio e televisione basta versi da gorilla ma cultura!” Scriveva e urlava al megafono.
Torrighelli era un senzatetto che dormiva sotto gli archi dell’Arena. Era di Laveno, aveva fatto la Resistenza, era iscritto alla sezione PCI di Porta Garibaldi. Era malato di silicosi ed era convinto di essere stato contaminato da misteriose centrali ad onde radio nascoste negli Appennini con le quali la “Chiesa ti uccide con l’onda!”.
“Ti uccidono con l’onda! Con l’onda ti uccidono! I russi, gli americani, il Vaticano!”.
In occasione del centenario della sua nascita, nel novembre 2009, gli è stata dedicata una mostra: C.T. L’onda assassina, presso i locali dell’ex ospedale psichiatrico “Paolo Pini” di Milano, assieme ad un concerto del gruppo milanese Teka P. Nel settembre 2010, presso gli spazi espositivi della Commenda di San Giovanni di Pré, a Genova, è stato messo in mostra il suo ricordo assieme ad altri 5 artisti e visionari di strada “fuori norma”.
In occasione del trentennale della sua morte gli è stata dedicata una tre giorni di eventi e una mostra, presso il circolo ARCI La Scighera di Milano.
Una collezione dei suoi biglietti, con gli slogan, è stata fatta dall’antropologo Giulio Calegari che li raccolse negli anni settanta nel corso di studi di “antropologia urbana”: «Mi imbattei in quei bigliettini e iniziai a collezionarli. Provocava. Era, con i suoi non-sense, un saggio folle, come un clown sacro nelle società primitive. Una presenza politica, poetica. Tra lo sport e la fede vinscemoliscono (sic) la mente. Accusava la tv. Pasoliniano. Aveva una stilla del carisma libertario del Che».












1.11.13

Un pezzo della nostra storia Una strada al professore Luongo, la strana Cassandra con i palloncini Indimenticabile volto di una città che non c’è più. I figli, ammoniva, hanno troppi soldi in tasca!

  Grazie  tina galante https://www.facebook.com/tina.galante e https://www.facebook.com/dr.antfus  per  avermi  fatto apprendere da  http://www.orticalab.it/  questa news  


Un pezzo della nostra storia
Una strada al professore Luongo, la strana Cassandra con i palloncini
Indimenticabile volto di una città che non c’è più. I figli, ammoniva, hanno troppi soldi in tasca!




Staglianò - Nigro
Mercoledì, 17 Ottobre 2012

Avellino è una piccola città, con i suoi pregi e i suoi difetti. Qualcuno non vede l’ora di fuggirne via, qualche altro, invece, non saprebbe farne a meno. Ed è giusto che sia così. Quello su cui, però, tutti devono per forza di cose concordare è che ha una sua storia, fatta di eventi, tradizioni, cultura e, soprattutto, uomini.
Uomini come l’indimenticato, almeno per quelli che hanno più di vent’anni, professore Giovanni Luongo.
Sì, proprio quel dolce anziano che se ne andava in giro esponendo cartelli e regalando palloncini colorati ai bambini. Un’ “attività” portata avanti per circa trent’anni in ogni parte d’Italia e iniziata, come lo stesso Luongo ebbe a dire nel corso di una memorabile intervista con Ottavio Giordano, lanciando il messaggio «Il peccato chi lo fa lo paga, prima qua poi là». Sempre in quella intervista il vecchio professore di liceo non nascose il desiderio di vedere, un giorno, una strada cittadina intestata a lui.
Tutti noi lo ricordiamo per il celeberrimo «E’ colpa tua, i figli hanno troppi soldi in tasca!». Un vero e proprio appello che il professore rivolgeva ai genitori affinché si ponesse un freno alla degenerazione dei costumi che avrebbe portato, prima o poi, ad un punto di non ritorno. In tanti ridevano con aria di sufficienza, in pochi riflettevano sul vero senso di quelle parole. Parole profetiche di una strana Cassandra.
Luongo morì nel 2007 a Prato, dove s’era trasferito per stare insieme alla sorella.
Da allora in molti lo hanno ricordato. Sul sito avellinesi.it ci sono anche alcune sue fotografie dalle quali abbiamo attinto quella che proponiamo. Qualcuno, poi, ha lanciato una petizione per intitolargli una strada, così come desiderava, e la proposta, in pochissimi giorni, raccolse l’adesione di oltre mille cittadini. Ma, come tante altre cose ad oggi nulla s’è mosso.
A noi, passeggiando per le vie di Avellino, e notando quanto sia pesante l’assenza di persone come lui, di quei palloncini colorati, del rumore del suo fischietto che attirava l’attenzione dei bambini, è venuto in mente che, forse, soddisfare il desiderio di un giusto può rappresentare un segnale importante per una città sempre più vittima della violenza e della mancanza di cultura. Perché il professore Luongo, per quanto bizzarro, era innanzitutto un uomo di cultura.
E allora abbiamo deciso di unirci a quanti ci hanno già provato in passato dando eco e nuovo slancio a quella proposta. Basterebbe davvero poco, anche un vicoletto di periferia, per onorare "l’uomo dei palloncini".

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...