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12.12.22

a che punto siamo ridotti se consideriamo importante la nazionalità di chi commette un omicidio stradale È bufera sull'incidente di Alessandria.

 chi  ubriaco  o fatto  , a prescindere  dalla  nazionalità   , quando si mette alla guida  è  sempre  un  incosciente ed  non ha   giustificazioni   ed  come tale  va  punito  .  Cosi  come   , andrebbe    sanzionato   e  cazziato  chi  fa  titoli   del genere  visto   che  è colpa  loro   se   la  gente  ha  ancora   nel linguaggio  e  negli atteggiamenti   del  malpancismo      che    spesso  generano  nella  più  bieca     xenofobia  ed   nel  razzismo  .  Quindi   ecco  che  per   onesta   intellettuale  e senza ulteriori commenti li lascio a voi  riporto  l'articolo  in questione 

"Figlio di marocchini...". È bufera sull'incidente di Alessandria


L'incidente di Alessandria in cui hanno perso la vita tre giovanissimi e altri quattro sono feriti in ospedale, continua a far discutere. La dinamica dello schianto sembra essere ormai definita, con il conducente che ha forzato un posto di blocco dei carabinieri di rientro da una serata e poi, per sfuggire alla pattuglia, potrebbe aver perso il controllo del mezzo anche a causa della nebbia e del manto stradale bagnato/ghiacciato. Il conducente non è in pericolo di vita e si trova ora piantonato all'ospedale, dove verrà interrogato non appena le sue condizioni lo permetteranno. Il tasso alcolemico rilevato nel suo sangue era superiore al limite consentito dalla legge ed è forse questo il motivo che l'ha spinto a non fermarsi al posto di blocco, causando poi l'incidente fatale. Ed è su di lui che ci sono la maggior parte delle polemiche.

Alla guida della Peugeot che si è schiantata prima sul guardrail e poi è precipitata nel cortile di una casa lungo la ferrovia c'era un 23enne di origine marocchinaMaruad. La macchina che guidava era quella di sua madre. Forse per questo non si è fermato all'alt, per paura di una reazione di sua madre, ma il suo gesto ha portato alla morte di tre amici. La polemica è esplosa in queste ore soprattutto per un dettaglio: difficilmente nelle cronache dell'accaduto viene data rilevanza alle origini del ragazzo, nato in Italia da una famiglia marocchina. Nella maggior parte dei casi si è preferito omettere anche il suo nome, a differenza di quanto fatto con le vittime. Impossibile capire il perché di così tanto riserbo, considerando la maggiore età. E questo è stato fatto notare da alcuni utenti sui social: "E scrivetelo che il conducente è marocchino, non vi succede niente e fate un servizio all'informazione". Non tutti la pensano così e c'è anche chi considera ininfluente l'indicazione dell'origine del giovane alla guida. "Incidente Alessandria: 7 ragazzi con 4 morti e 3 feriti. Alla guida un ragazzo la cui descrizione, testualmente, è 'un 22enne italiano con la famiglia di origine marocchina'. Devo dire che l'origine della famiglia era un'informazione indispensabile da dare", scrive un utente accusando il Tg1 per aver sottolineato la nazionalità del giovane alla guida. Lo scontro non accenna a placarsi e in tutto questo il conducente dovrà comunque dare qualche spiegazione, ora che è accusato di omicidio stradale plurimo e si trova piantonato dalla polizia.

25.9.22

Gli alcolisti anonimi e il circolo che batte il diavolo nel bicchiere., Il formaggio che costa 300 euro al chilo: dalla Valtellina un "pezzo della storia della montagna"., Milano, nella pasticceria che non accetta contanti: "Mi scrivono 'socio delle banche' ma vado avanti"., L’artista che trasforma in sculture gli ulivi uccisi dalla Xylella



Gli alcolisti anonimi e il circolo che batte il diavolo nel bicchiere
                             di Viola Giannoli

Si conclude il raduno a Rimini dei 430 gruppi per i 50 anni dell'associazione. Dal 1972 in Italia aiutano a smettere chi dipende dall’alcol. “Era considerato un vizio, ma è una malattia” .

«Bevevo da 12 anni e bevevo male. Sulle Pagine gialle, quand’erano ancora cartacee e ti arrivavano a casa, ho trovato un trafiletto che parlava degli Alcolisti anonimi. C’era un indirizzo, l’ho ritagliato e messo via in un cassetto del comodino. L’ho guardato per anni, poi un giorno sono andata. C’erano una quarantina di persone assiepate in una stanzina piena di fumo, ho attraversato la nebbia, mi sono seduta e ho detto: “Ciao, sono Chiara, e ho un problema"». Erano gli anni Ottanta, Alcolisti anonimi era sbarcata da poco in Italia.

430 gruppi in Italia

Adesso, che la rete di gruppi di auto-mutuo-aiuto compie cinquant’anni e si è ritrovata per un bilancio di questo primo mezzo secolo a Rimini, oggi è l’ultimo giorno di incontri, sono 430 i gruppi sparsi in tutta Italia e più di seimila le presenze fisse. 
Ci s’incontra nei locali messi a disposizione dalle parrocchie o dai Comuni, si paga l’affitto con i contributi volontari dei partecipanti. Tutti alcolisti, non «ex alcolisti», né «persone con l’alcolismo», perché la sobrietà è una scelta che si rinnova ogni giorno. «L’unico requisito per entrare in un gruppo di Alcolisti anonimi è il desiderio di smettere di bere, ma il difficile non è quello, è continuare a non bere», sottolinea Eugenio, l’ultimo bicchiere venticinque anni fa. 

Gli artisti salvati dal gruppo

Ai partecipanti non si chiedono nomi, cognomi, documenti. Chi racconta di far parte di un gruppo lo fa per libera scelta, come Tiziano Ferro che tra i «per fortuna» della sua vita ha messo l’incontro con gli Alcolisti anonimi. O Asia Argento che a giugno ha festeggiato un anno di sobrietà. Degli altri si sa la biografia che durante gli incontri decidono di narrare. E non c’è nemmeno un registro per sapere poi come a ognuno sia andata. 
I coordinatori gestiscono gli interventi, ma non si è obbligati a raccontarsi, qui si viene e si resta perché si vuol restare. Non ci sono professionisti, non è un approccio sanitario bensì spirituale che passa anche attraverso la meditazione e la preghiera a un dio qualunque.

I 12 passi

E si basa su 12 passi, una sorta di progressione attraverso la quale si giunge alla sobrietà. Si parte dall’accettazione di essere alcolisti, impotenti davanti alla bottiglia. Un giorno alla volta, un passo per volta, tenendosi lontano dal primo bicchiere per 24 ore. E poi per altre 24. E ancora e ancora. Fino a rompere l’isolamento, a ricostruire le relazioni sociali, a tornare attivi perché, spiegano, «sarebbe assurdo togliere l’alcol e non mettere altro dentro alla propria vita». 
In questo cerchio di sconosciuti ci si riconosce, si parla la stessa lingua, fatta di solitudini e di fragilità. «Prima di arrivare qui chiunque di noi ha parlato con un’amica, un familiare, un prete: bevi un po’ meno, ti dicono. Ma uno non vuole smettere per tenere a bada le transaminasi, ma perché ha toccato il fondo», dice ancora Chiara. Ci si apre «perché scatta un’identificazione che altrove non c’è, perché nessuno giudica, perché qualcuno sta meglio e se ce l’ha fatta lui, che è come me, allora magari ce la faccio anche io». 

L'alcolismo femminile

In origine di donne ce n’erano pochissime, «arrivavano quando erano alla frutta, portate di peso dai loro compagni. Poi anche loro sono uscite di casa, hanno capito che potevano chiedere aiuto e abbiamo scoperto la reale dimensione dell’alcolismo femminile», spiega Chiara. C’erano pure pochi giovani. «Io mi definisco un’alcolista col pedigree – continua lei – È l’alcol il mio grande amore. I ragazzi invece sono pluridipendenti. Entrano nei gruppi, fanno una pulizia veloce, escono. Ma poi ritornano». 

In pandemia i gruppi virtuali

La pandemia non ha aiutato. «Ci siamo ritrovati su Zoom, sono nati gruppi solo virtuali, i più anziani ancora continuano a vedersi dallo schermo, altri hanno smesso e si riuniscono in presenza», dice Eugenio mostrando il logo, un triangolo con tre parole: unità, servizio, recupero. «È come uno sgabello a tre gambe, non sta in piedi con due: con il recupero e l’unità raggiungiamo insieme la sobrietà, con il servizio cerchiamo di aiutare gli altri, di trasmettere il nostro messaggio a chi soffre ancora». 

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Milano, nella pasticceria che non accetta contanti: "Mi scrivono 'socio delle banche' ma vado avanti"

Milano, nella pasticceria che non accetta contanti: "Mi scrivono 'socio delle banche' ma vado avanti" "Abbiamo subito due furti e il primo motivo per cui abbiamo deciso di diventare cashless è stata la sicurezza, dell'attività ma soprattutto di chi ci lavora". Vittorio Borgia è il titolare della catena Baunilla, che a Milano ha fatto molto parlare di sé per la scelta di non accettare più i contanti come metodo di pagamento. La sua idea ha diviso il pubblico dei social con commenti talvolta positivi e talvolta offensivi.

"C'è un diffuso senso di complottismo - racconta -, sono haters e terrappiattisti. Siamo passati dai no-vax ai no-pos". Si schierano invece con Borgia i clienti abituali della pasticceria, situata a pochi passi da piazza Gae Aulenti, in una delle parti più moderne della città. "Maggiore velocità nei pagamenti, approviamo", dicono due ragazzi che lavorano in un ufficio nei paraggi. Matteo Salvini, in un post, ha criticato la scelta. "Nell'era digitale - replica Borgia - non mi aspetto dichiarazioni simili". "Vado avanti con determinazione", conclude
 
                              di Andrea Lattanzi

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Il formaggio che costa 300 euro al chilo: dalla Valtellina un "pezzo della storia della montagna"

L’hanno chiamato Storico Ribelle, questo formaggio d'alpeggio che segue alla lettera gli antichi disciplinari e che si è ribellato al consorzio del Bitto, il celebre formaggio della Valtellina, oggi prodotto con il solo latte vaccino. "Il nostro è invece il bitto come si faceva una volta, con l’80% di latte vaccino e il 20% caprino, prende vita in alta montagna a latte crudo, è una produzione di nicchia che ha costi molto alti", raccontano i ragazzi del Presidio Storico Ribelle della Valtellina. Che al mercato di Terra Madre Salone del Gusto 2022, insieme alla loro storia, hanno portato anche qualcosa di molto prezioso, una forma del 2007, con 15 anni di invecchiamento, tantissimi per un formaggio, e un prezzo da record: 300 euro al chilo.

"Ma non bisogna fermarsi alle apparenze, bisogna guardare il lavoro e il valore che ci sono dietro - continuano - È costoso, è vero, ma la politica del prezzo è l'unico modo che abbiamo per portare avanti una produzione che si basa su numeri piccolissimi. È come se fosse il Barolo dei formaggi. Selezionatissimo: una sola forma sulle mille che produciamo all'anno ha le caratteristiche per arrivare a stagionature del genere. Chi lo assaggia sa di avare in mano un pezzo di storia della montagna, così come le rocce o i boschi".
 
Servizio di Giulia Destefanis

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L’artista che trasforma in sculture gli ulivi uccisi dalla Xylella



14.1.18

proibizionismo o scelta di salutismo estremo ? Dolianova ( sud sardegna ) , il barista Luigino Frigau che non serve alcolici el suo locale : "Basta famiglie rovinate dal mirto"

potrebbe interessare 
http://www.talkingalcohol.com/italiano/  ( ottimo   sito ed  ottimi articoli , ma  quello che non capisco  perchè  per  accedervi  si debba  dichiarare  la maggiore  età ) 

Lo so che i fatti devono essere separati dalle opinioni e non bisognerebbe mai giudicare le decisioni dela gente \ delel persone , ma non sempre è possibile e farlo , soprattutto quando vicende come queste riuguardano anche gli altri e non sono solo un fatto privato .


Ora leggendo queta storia presa daa l'unione sarda edizione web la   quotidiana  è  pagamento 
Venerdì 12 Gennaio alle 16:32 


 
                                           Luigino Frigau


Quattro anni fa ha deciso: "Non servirò mai più alcolici".Quello di Luigino Frigau, 68 anni, è l'unico bar a Dolianova che ha fatto questa coraggiosa scelta: rinunciare a una importante fetta di affari "per non vedere intere famiglie rovinate da birra, grappa e mirto". 
Gestore dell'attività di via dei Lavoratori dal 1978, all'inizio degli anni '80 aveva vietato il fumo ben prima che lo facesse una legge nazionale e non ha mai ceduto alle sirene dei facili guadagni garantiti dalle slot e dai videopoker."Non mi sembrerebbe di vivere onestamente", dice mentre serve un cappuccino accompagnato dalle paste preparate dalle figlie nel laboratorio sul retro.




mi sono fatto la stessa domanda del titolo e mi sono dato dele risposte . Eccole 

Sul ul fumare e quindi il divieto di fumo dentro il locale ben venga, nine te  da eccepire  . Perchè io non fumatore e con problemi d'asma e congiuntiviti devo soffrire come mi è capitato in passato fino all'approvazione dellla legge legge antifumo si intende comunemente la legge 16 gennaio 2003 n. 3 (detta anche legge Sirchia dal nome del suo promotore Girolamo Sirchia). le pene dell'inferno per un tuo vizio o scelta dannosa ? Ma vietare di fumare fuori mi sembra troppo da proibizionista e da puritani .
Un barman prepara cocktail
Per l'acool , lo capisco e non ha tutti i torti . Ma ma un conto è vietarlo ai minori come giustamente dice la legge ( mai completamente applicata o balndamente applicata non solo bar ma anche altri pubblici esercizi , market , circoli privati , ecc o superata da certa cultura dei genitori è solo una sbronza , succede , ecc per le conseguenze che avranno nel futiro / o chi ha problemi mentali . Ma  d'adulti di proibirlo non me la sentirei di proibirlo , piuttosto farei dele campagne di sensibilizzazione o delle giornate no alcool visto che hai il bar .o quanto meno  vedere url  sopra    fare   o adeire  a  delle  campagna  sul bere responsabile  .
Per  lo slot    l'approvo senzxa  se  e  senza ma  . 
Concludo     facendogli  i complimenti  per la sua  iniziativa   decisione   contro corrente  ed  ostinata     e  contraria   .

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...