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3.1.15

In Turchia via libera alla costruzione di una Chiesa a Istanbul, la prima in 90 anni



Finalmente sembrerebbe che un paese islamico ha capito che la reciprocità non è a senso unico , cioè ebba essere solo l'occidente cattolico e cristiano a far costruire moscheee .      


da www.adnkronos.com/fatti/esteri/2015/01/03/










Le autorità turche hanno autorizzato la costruzione di una chiesa cristiana a Istanbul, la prima dalla fine dell'Impero ottomano e dalla fondazione della Repubblica nel 1923. Lo ha annunciato il primo ministro Ahmet Davutoglu durante un incontro a Istanbul con rappresentanti religiosi non musulmani. La nuova chiesa verrà costruita su terreno statale nel distretto di Yesilkoy, vicino all'aeroporto di Ataturk. Finora in Turchia erano ammesse solo le ristrutturazioni di chiese già esistenti.

Si stima che in Turchia ci siano solo centomila cristiani su una popolazione di 80 milioni di persone, quasi tutte musulmane. L'annuncio arriva a poco più di un mese dalla visita nel Paese di Papa Francesco. Tre giorni durante i quali il Pontefice aveva fatto visita alla Moschea Blu di Istanbul e aveva benedetto i fedeli insieme al patriarca ecumenico Bartolomeo I, il primo in latino e il secondo in greco.

15.8.14

ALLA FINE DI © Daniela Tuscano,

Imprimeteli nelle vostre menti. Raffigurateli nelle vostre chiese. Fra i vostri Cristi scarnificati. Fra quelle croci di cui vi vergognate. Fissateli, e ripetete dentro di voi ch'era tutto vero. Le altre domande - com'è potuto accadere, i motivi della colpevole inerzia, l'indifferenza mondiale, gl'interessi geopolitici - arriveranno dopo. Adesso è il momento della contemplazione. Della preghiera.
In questa giornata, in cui ricorderete i cristiani iracheni perseguitati, pensate solo che è andata proprio così. Che l'Esodo esiste, la croce è reale, materica. Ed è quella la rivoluzione. Sì: la sete di giustizia, di libertà, d'uguaglianza passa attraverso il dolore di lei, la croce. Irraggia da quei volti giovani e antichi che non hanno lanciato nemmeno una maledizione ai loro aguzzini. È questo sacrificio innocente - insensato - a inchiodarci alle nostre irresponsabilità e a farci gridare basta. Dalla disumanizzazione estrema emerge l'anima immortale. I nostri fratelli e sorelle iracheni sono dono e mistero. Come Gesù, non volevano fuggire né morire. Menavano una vita nascosta - e resistente. Chi badava a loro? Ma, nel momento supremo, non hanno rinunciato alle convinzioni più profonde, cioè a dire alla loro umanità.
 Li hanno umiliati, minacciati, venduti come schiavi e schiave, uccisi. Senza risparmiare i bambini. La stessa sorte è toccata agli amici musulmani (un professore, alcuni imam, semplici cittadini) che li hanno difesi in nome di quello stesso Islam che volgari tagliagole stanno deturpando, forse per sempre. Vogliamo ricordare anche questi eroi (quanti di noi avrebbero avuto un quarto del loro coraggio?), assieme alle altre vittime della carneficina, le minoranze yazide e sciite. Questa è la croce, issata nel chiasso muto del fanatismo e dell'ignavia. Come duemila anni fa, lo scempio è avvenuto in un giorno d'ordinaria ferocia. Una ferocia tollerata e alimentata dal consesso internazionale, illuso di poter garantire un assurdo "equilibrio del terrore". Rifiutando la veridicità della croce, si diventa ciechi e sordi. Solo la croce, l'estrema ingiustizia, l'infame patibolo, garantisce la resurrezione. Già qui, adesso, sol che lo vogliamo. Sotto la croce c'è sempre una madre.A dimostrazione che Dio non è solo incomprensibile e lontano, ma piccolo, sconfitto, silente. Tuttavia c'è, e trionferà. Non nell'empireo ma in questo lembo di terra maledetta
Ci giudicherà tramite quella madre, in base alla nostra capacità d'amare e condividere. Come recita una preghiera yazida, la più semplice, la più inclusiva e, dunque, la più "cristiana": O Dio, aiuta le settantadue nazioni del mondo, aiuta coloro che soffrono, coloro che sono in esilio, coloro che si trovano nel bisogno e alla fine, aiutaci!


                                             © Daniela Tuscano

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