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12.2.24

Quando la disinformazione è un errore logico

Quando si parla di disinformazione, la prima immagine che viene in mente alla maggior parte delle persone è quella di un post condiviso sui social network, o di un articolo che riporta una notizia totalmente falsa e che fa riferimento a un fatto che non è mai accaduto nel modo in cui è stato raccontato. O ancora, ci si immagina un
contenuto fuori contesto, condiviso in maniera fuorviante e che, di nuovo, riporta un concetto diverso dalla realtà. Ma la disinformazione non è solo questo.   In particolare per quanto riguarda i social media, spesso lo spazio per le argomentazioni dettagliate è davvero poco e quindi capita che gli utenti ricorrano ad argomentazioni semplicistiche, prive di prove a sostegno e basate su ragionamenti errati. Quando si leggono questi post si può intuire che c’è qualcosa di sbagliato, ma è difficile definire bene cosa sia. In questi casi il ruolo preponderante non è giocato da una notizia falsa in senso stretto, ma da quelle che vengono chiamate “fallacie logiche”, ovvero errori nella formulazione di un ragionamento che indeboliscono e invalidano le argomentazioni dal punto di vista logico. Argomenti che sembrano inconfutabili ma che in realtà non provano nulla.  Errori di questo tipo vengono spesso commessi intenzionalmente, nel tentativo di portare avanti ragionamenti deboli o privi di fondamento, ma che possano comunque ingannare chi ascolta – o legge –  e convincerlo che chi parla – o scrive – ha ragione. Sin dai tempi di Aristotele e dell’Antica Grecia, filosofi, logici ed esperti hanno sviluppato metodi per identificare i vari tipi di fallacie logiche, e imparare a riconoscerli aiuta ogni utente e lettore a non cadere nella trappola e distinguere un’informazione valida da una che non lo è. 
L’argomento fantoccio
In questo tipo di fallacia chi parla o scrive fa in modo di rappresentare in modo scorretto l’argomentazione dell’avversario, esagerandola o riportandola in modo caricaturale, anche mettendogli in bocca parole che non ha detto, con lo scopo di confutare in modo semplice la sua tesi. Ad esempio, parlando di “Bologna città 30”, il progetto entrato in vigore il 16 gennaio 2024 e che prevede il limite di 30 chilometri orari per la maggioranza delle strade cittadine, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini su X l’ha definita una misura messa in atto per permettere ai cittadini bolognesi di sentire «il canto degli uccellini». 
In realtà la riduzione del rumore per permettere di sentire il «canto degli uccellini» non compare nei documenti ufficiali di approvazione di “Bologna Città 30”, né nell’analisi costi-benefici realizzata per valutare l’iniziativa. Si tratta di una singola frase presente in un sito realizzato dal comune per elencare potenziali vantaggi del piano. Con questo espediente retorico il ministro e leader della Lega ha riportato in modo caricaturale una delle argomentazioni di quello che riteneva l’avversario, cioè l’amministrazione comunale bolognese, tentando di indebolire l’argomentazione attraverso un’eccessiva enfatizzazione di un aspetto secondario.  Ribaltare questa logica, in un caso come questo, non è particolarmente difficile, in quanto è sufficiente evidenziare come quello riportato da Salvini non fosse l’obiettivo principale del progetto, come dimostrano chiaramente i documenti ufficiali. 
Correlazione non significa causalità
Questa fallacia, che viene spesso definita con la formulazione latina “Post Hoc, Ergo Propter Hoc” (in italiano: “dopo questo, e quindi a causa di questo”), attribuisce una causalità immaginaria – ovvero un rapporto di causa-effetto – a coincidenze che sono in realtà casuali, cioè frutto del caso. Questo espediente serve a veicolare il concetto che solo perché due o più eventi sono accaduti vicini, contemporaneamente o uno subito dopo l’altro, allora il primo evento dovrà necessariamente essere la causa del successivo e così via.       
Questo errore di ragionamento è stato (e continua ad essere) molto utilizzato dalla retorica antivaccinista per mettere in relazione alcuni malori con, appunto, il vaccino anti-Covid. Ad esempio, nei primi mesi del 2022 uno svenimento sul palco della comica statunitense Heather McDonald era stato collegato da alcuni post su Facebook alla vaccinazione da lei ricevuta.
I due eventi sono effettivamente avvenuti uno dopo l’altro, ma in realtà il marito dell’attrice, Peter Dobias, ha dichiarato che dal punto di vista medico non era risultata alcuna connessione tra il mancamento sul palco e la vaccinazione anti-Covid ricevuta dalla moglie. La stessa comica, qualche giorno dopo, ha ipotizzato che il suo collasso fosse correlato al non aver mangiato abbastanza prima dello spettacolo e al nervosismo.  Per evitare questo tipo di errore di ragionamento, sarebbe necessario chiedere a chi lo sostiene di fornire una spiegazione del processo attraverso il quale si suppone che gli eventi siano in una relazione causale. Se si dice che A causa B, si dovrebbe avere qualcosa in più da dire su come A ha causato B, piuttosto che limitarsi a dire che A è arrivato prima e B dopo. Oppure, per smontare questo tipo di errore, può essere utile riportare le vere ragioni che hanno causato B, in modo da dimostrare che i due, o più, elementi non sono realmente collegati. 
La fallacia del cecchino texano
Attraverso questo errore logico un’informazione viene interpretata, truccata o manipolata fino ad assumere un significato diverso o soddisfare un’ipotesi iniziale non direttamente collegata a quella stessa informazione. Questo meccanismo permette di distorcere la realtà e interpretarla a proprio piacimento per difendere le proprie posizioni. Il nome deriva da un aneddoto secondo cui un tiratore sparò a caso alcuni colpi contro la parete di una stalla e, in seguito, dipinse un bersaglio in corrispondenza del punto più colpito autoproclamandosi come un cecchino infallibile. Chi utilizza questo tipo di errore di ragionamento parte da dei dati effettivi, ma ne ignora le differenze, accentuando invece le similitudini per confermare le sue ipotesi. Sui social network ciclicamente circola l’immagine di un vecchio titolo della testata Trapani Nuova risalente al 26 giugno 1962, nel quale si legge: “Nel 2000 i telefoni faranno tutto loro”. Questo è accompagnato dal sommario: «Leggeremo i giornali attraverso la rete telefonica e potremo anche servircene per le operazioni di banca».
In realtà, come avevamo spiegato su Facta, l’articolo conteneva la descrizione sommaria di una tecnologia in grado di connettere le persone attraverso la linea telefonica e di facilitare le loro vite in ambito lavorativo e nel tempo libero. Quella descritta nel pezzo è una tecnologia che permette lo scambio di immagini attraverso la linea telefonica, a metà strada tra il fax e una rudimentale versione della rete internet. A una prima occhiata la previsione appare sorprendente, ma basta uno sguardo più attento per contestualizzare meglio lo stato della tecnologia nel 1962 e ridimensionare la portata della previsione. Attraverso questa analisi, infatti, si può capire che in realtà non si tratta di una profezia, ma di un pronostico in linea con le scoperte tecnologiche di quel tempo. Questo esempio, quindi, mette in luce come la fallacia del cecchino texano ci porti a ignorare le differenze nella descrizione e ad accentuare, invece, le similitudini tra quel testo e la nostra esperienza della rete Internet.     
Falsa dicotomia
In questa tipologia di errore, chi imposta il ragionamento offre solo due opzioni possibili, eliminando successivamente una delle due scelte in modo che sembri che ci rimanga solo un’opzione valida. Nella quasi totalità dei casi, però, esiste un’ampia gamma di alternative, variabili e combinazioni, non solo due, e se le considerassimo tutte, non saremmo così veloci a scegliere quella raccomandata da chi ha formulato l’argomentazione. Su Facta ci siamo occupati di questo ragionamento poco logico, ad esempio, in particolare in relazione all’origine della pandemia da Covid-19: da un lato, l’ipotesi di un evento di spillover, ovvero il passaggio diretto del virus da un animale (come pipistrelli e pangolini, ospiti naturali di coronavirus simili a Sars-CoV-2). D’altra parte la possibilità di un lab leak  , ovvero il rilascio accidentale del virus da un laboratorio di ricerca.  Come avevamo spiegato, in entrambi i casi la discussione si è concentrata sull’evento finale che ha diffuso il virus tra gli esseri umani, perdendo di vista però il quadro generale, cioè: che cosa porta virus e altri patogeni finora sconosciuti a venire in contatto con gli esseri umani e a causare epidemie o pandemie? La risposta a queste e altre domande non si trova nella falsa dicotomia che ha monopolizzato il dibattito, ma nello studio e nella valutazione di molti altri elementi, come il rapporto della specie umana con la biodiversità.
Terreno sdrucciolevole
Chiamata anche la fallacia del “pendio scivoloso”, prevede che partendo da un evento si verificherà una sorta di reazione a catena, che di solito si concluderà con qualche conseguenza terribile. Ma non ci sono prove a supporto di questa ipotesi. Chi articola questo tipo di ragionamento afferma solitamente che se si fa un solo passo su questo “terreno sdrucciolevole”, allora si finirà per scivolare fino in fondo senza potersi fermare lungo la discesa. Spesso questo porta a conclusioni affrettate e non realmente collegate all’argomento iniziale.  Un esempio, in questo caso, riguarda una teoria cospirazionista sui cosiddetti “lockdown climatici”. A novembre 2022 il Consiglio della Contea di Oxford, nel sud dell’Inghilterra, ha approvato un progetto pilota per ridurre la circolazione su sei strade congestionate dal traffico che attraversano la città di Oxford. Il progetto inizierà quest’anno, nel 2024, e durerà per almeno sei mesi. A partire da questa notizia, molti utenti, ma anche programmi televisivi come Fuori dal Coro, in onda su Rete4, sono giunti alla conclusione che questo fosse il primo passo per una serie di “lockdown climatici” utilizzati dai governi per «metterci in gabbia per il clima».  
Oltre a questa iniziativa per risolvere il problema del traffico, a ottobre 2022 il Consiglio comunale della città di Oxford ha avanzato una proposta volta a promuovere l’accesso ai servizi essenziali in modo che questi siano raggiungibili a piedi in 15 minuti da tutti i residenti. Il giornalista di Fuori dal Coro e altri utenti sui social sono partiti da queste informazioni per giungere alla conclusione che l’amministrazione della città avrebbe come intento finale quello di confinare le persone in un’area limitata nei dintorni della propria abitazione. In realtà gli interventi dell’amministrazione cittadina non hanno come fine quello di un “lockdown climatico”, ma si tratta proprio di una fallacia logica che ha permesso di partire da un evento e trarre conclusioni terribili che, però, non hanno realmente a che fare con quegli eventi. Queste sono solo alcune delle fallacie logiche spesso utilizzate per confondere chi ascolta o chi legge. Nel 2014 tre creativi australiani, Jesse Richardson, Andy Smith e Som Meaden, hanno ideato un poster che raccoglie 24 tra gli errori logici più comuni, ognuno accompagnato da un esempio, mentre numerosi ricercatori ed esperti studiano da anni questo tipo di ragionamenti ingannevoli. A tal proposito, è sempre importante cercare di capire se quanto si sta leggendo o ascoltando sia realmente il frutto di una logica solida e se il ragionamento sia sensato e coerente, oppure se rientri in uno di quegli errori che non possono far altro che indurre alla disinformazione.

29.1.24

DIARIO DI BORDO N°32 ANNO II .Calcio italiano Accattoni, incapaci, razzisti, indebitati e truffaldini: per il resto tutto bene ., edicole chiuse una emergenza democratica per l'informazione ., LE VOLGARITÀ DI BANDECCHI ,LE BANALITÀ DI VANNACCI ,LEMETAFORE DI BERSANI., ISTUPIDIMENTO COLLETTIVO: UNA PETIZIONE PER GIULIA CONTRO IL LEGALE DI FILIPPO ed altre storie

 

Okay, siamo riusciti a far fischiare in mondovisione Gigi Riva, o meglio, il minuto di silenzio in memoria di Gigi Riva scomparso da un’ora perchè il pubblico dello stadio Al Awwal di Riyad non sapeva nemmeno chi fosse (era appena successo lo stesso anche per Beckenbauer) e non sopportava di perdere inutilmente tempo in attesa di rivedere Darmian contrastare Zerbin: e però vuoi mettere tornare

a casa con 23 milioni degli sceicchi arabi di cui 7 finiti tutti nelle casse della spettabile Lega Serie A?Okay, il calcio italiano sta andando avanti schiacciato da un macigno di 5,6 miliardi di indebitamento di cui la metà appannaggio dei suoi otto top club (non si sa bene perché top, quindi); e sì, in lotta per lo scudetto ci sono i due club più indebitati in assoluto, l’inter esposta per 807 milioni e la Juventus per 791; e però c’è fiducia, in Figc e Lega, che il presidente della Lazio nonché senatore della Repubblica Lotito ottenga col Milleproroghe una redistribuzione di fondi (addirittura fino al 2028) che limitino i danni procurati dall’abolizione del Decreto Crescita per il derelitto settore calcio.Okay, i diritti televisivi della Serie A sono stati ceduti in ulteriore ribasso a Dazn anche per le prossime 5 stagioni, il tutto mentre è in atto un’emorragia di abbonati causa abnorme aumento dei prezzi da un lato e miserevole spettacolo offerto dall’altro, e però le eminenze grigie della Lega sono ottimiste: hanno annunciato il proposito di esportare un’intera giornata di Serie A indovinate dove?, ma sì, in Arabia (per Napoli-fiorentina di Supercoppa c’erano 5.900 spettatori, immaginatevi per Sassuolo-udinese): e magari gli abbonati allo stadio dei nostri 20 club non saranno contenti, ma volete mettere il brivido di un Monza-empoli giocato davanti a due cammelli?

Okay, la recente finale di Supercoppa Napoli-inter è stata diretta, o per meglio dire stravolta, da uno dei tanti arbitri naif della scuderia-rocchi; e alla bufera Rapuano si è aggiunta, a stretto giro di posta, la bufera dell’arbitro “gola profonda” che a Le Iene ha raccontato papale papale che i risultati delle partite vengono decisi da arbitri e addetti Var che annullano o convalidano i gol a seconda della parrocchia cui appartengono (ricordate l’editore di riferimento di Bruno Vespa? Ecco, appunto) e però la parola d’ordine è fare finta di niente: sull’aia c’è lo spettro del commissariamento ma dopo Bergamo e Pairetto nulla spaventa più.

Okay, le immagini di Maignan portiere del Milan che prima protesta con l’arbitro, poi si toglie i guanti, lascia il campo e raggiunge gli spogliatoi accompagnato da tutta la squadra per gli insulti razzisti ricevuti a Udine stanno ancora facendo il giro del mondo – come lo fecero quelle di Lukaku, quelle di Koulibaly e mi fermo qui per amor di patria –; e però il presidente Figc Gravina ha detto che “le nostre norme sancite nell’articolo 62 delle Noif sono le più severe a livello internazionale” e il ministro dello sport Abodi ha spiegato che “il razzismo è un problema di ordine pubblico e occorre dedicare tutte le nostre energie per contrastare e debellare questa piaga”: quindi, fermo restando che in Inghilterra la piaga l’hanno debellata in un amen 30 anni fa, perchè preoccuparsi?

E dunque, ricapitolando: nuotiamo tra i debiti, abbiamo le pezze al culo, non sappiamo far rispettare i nostri morti, le partite fanno pena, gli arbitri decidono i risultati e in quanto a razzismo siamo il terzo mondo del pianeta calcio. Per il resto, tutto bene.


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LO ZOO DI PIERLUIGI Questa settimana il Senato ha dato il primo via libera al disegno di legge sull'autonomia differenziata tanto caro al ministro Calderoli. Mentre divampano le polemiche su tutti i rischi a cui si troverà esposto il Paese e le opposizioni insistono sullo scenario di un'italia che si troverà di fatto divisa in due, lo storico esponente leghista continua a decantare i meriti della sua legge, sostenendo che così tutte le regioni partiranno dallo stesso livello. Come sempre a trovare la forma icastica perfetta per mostrare la scarsa credibilità delle parole di Calderoli, evidenziando oltretutto come la formula del ‘ci guadagnano tutti' sia un evergreen del ministro, ci ha pensato Pierluigi Bersani, ospite ad Otto e mezzo, con una delle sue colorate metafore: “Calderoli dice sempre che l'autonomia differenziata va bene per tutte le Regioni: per il Nord, il Sud, l'est, l'ovest. Per Calderoli, insomma, il maiale è tutto di prosciutti, nel senso che si sa che non esiste ma evidentemente lui deve averne un allevamento perché da 20 anni ogni volta che presenta una legge, dice che ci guadagnano tutti. È sempre un win win, come dicono gli inglesi. In Emilia Romagna diciamo invece ‘maiale tutto di prosciutti'”. Tra giaguari da smacchiare, mucche nel corridoio, tacchini sul tetto e maiali tutti di prosciutti, Pierluigi Bersani ci ha raccontato la politica italiana, portandoci a passeggiare allo zoo.

A VOLGARITÀ TI FA SCHIETTO Ci sono nuovi sviluppi sul fronte ‘normalità'. Dopo che il generale Vannacci si era incaricato, sul modello dei poeti ermetici, di raccontarci cosa non fosse normale, qualcun altro ha pensato che quest'informazione in negativo non fosse sufficiente e necessitasse di un'integrazione. Così Stefano Bandecchi, sindaco di Terni, nel corso di un consiglio comunale nel quale si discuteva un emendamento sulla violenza di genere, si è sentito in dovere di edurci su quali sono i comportamenti umani attraverso i quali la normalità si manifesta nella sua forma più pura: “Un uomo normale guarda il bel culo di una donna e forse ci prova anche. Poi se ci riesce se la tromba, altrimenti torna a casa”. Il pensiero che si è immediatamente affacciato alla mente di buona parte di noi è stato: ‘tu invece a casa dovresti tornarci a prescindere'. E questo pensiero è naturalmente sfociato in una raccolta firme per chiedere le dimissioni del primo cittadino (se lui è il primo meglio non chiedersi come possa essere l'ultimo). Ma qualora qualcuno fosse ancora incerto su dove risieda il vero nodo della questione, si chiami essa Vannacci o Bandecchi, il sindaco si è premunito di comunicarcelo espressamente nel corso di un'intervista rilasciata dopo la sparata, con la quale ha rivendicato la propria posizione: “Io parlo alla gente, le persone sono stanche del politicamente corretto che in 30 anni ha distrutto questo Paese. Io sono pragmatico, per questo non piaccio agli ipocriti”. Se non usciamo da questo equivoco per cui chiunque vomiti volgarità e violenza si sente in diretto di rivendicarlo in nome della schiettezza e della concretezza, a breve ascolteremo interventi parlamentari farciti di bestemmie. Fermiamoci prima che sia troppo tardi.


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LIBERTÀ DI PENSIERINO.

 Il sito Change.org ha messo on line una petizione contro Giovanni Caruso, legale di Filippo Turetta e ordinario di Diritto penale all’università di Padova, chiedendo che “rinunci alla difesa o, in caso contrario, l'università di Padova si esprima pubblicamente dissociandosi dalla scelta inopportuna di Caruso”. La petizione, lanciata da una dipendente del ministero della Cultura, sottolinea che “non si può stare con le vittime e con i carnefici”. Si riferiscono al fatto che l’ateneo ha conferito la laurea postuma a Giulia Cecchettin schierandosi contro la violenza sulle donne, ma non profferisce verbo su “un suo importante membro che difende l'assassino e reo confesso”. La barbarie giuridica e morale a cui l’istupidimento collettivo ci ha portati non ha fine: “La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”, dice l’articolo 24 della Costituzione. E qui ci fermiamo per carità di patria.


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 ZITTI E MUTI.

Al termine del concerto al Politeama, alcuni professori dell’orchestra Sinfonica Siciliana non hanno reso omaggio a Beatrice Venezi, direttore d’orchestra che vuol essere chiamata al maschile come il presidente del consiglio Giorgia Meloni. “Se nessuno di noi si è mosso è perché la direttrice d’orchestra ha solo complicato il nostro lavoro: sarebbe stato più facile suonare senza di lei”, ha detto Claudio Sardisco, flautista della Foss (Fondazione orchestra sinfonica siciliana) da quasi 40 anni. “La scena se l’è presa lei, ma il lavoro sporco lo abbiamo fatto noi orchestrali”. Con un’intervista al Giornale la giovane promessa della musica ha risposto che “il mondo della musica, come quello della cultura in generale, è stato dominato dalla sinistra” (L’egemonia! Del resto non stupisce, Venezi è consulente tecnico del ministro San Giuliano, che dal tema, e da Gramsci, è ossessionato). Mentre lei è di destra “o, se si preferisce, non seguo il mainstream. Alla testa delle istituzioni musicali tricolori vedo sempre le stesse facce di prima. Non mi sembra siano di destra”. Poi ha detto che il tutto verrà valutato dai suoi avvocati. Meglio avrebbe fatto a replicare alle contestazioni nel merito. Riccardo Muti non è certo di sinistra, eppure è il più grande direttore d’orchestra italiano.


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E ALCUNI AUDACI IN TASCA L’UNITÀ.


Dopo lo scontro tra la premier Giorgia Meloni e Repubblica, alla trasmissione condotta da David Parenzo su La7, L’aria che tira, si discute di quotidiani e politica. Flavia Perina, firma della Stampa, prende la parola e sostiene che nessun giornalista di destra ha mai diretto quotidiani orientati a sinistra (su questo avremmo da ridire, ma pazienza). Però, colpo di scena, interviene con una rivelazione Vittorio Feltri, collegato da Milano: “Massimo D’alema mi aveva proposto di dirigere L'unità. E se ve lo dico vuol dire che è vero. Io ero amico di D'alema perché è una persona seria. Probabilmente scherzava comunque me l'ha detto”. Invece l’unità di Romeo e Sansonetti non è per niente uno scherzo.

LIBERTÀ DI PENSIERINO. Il sito Change.org ha messo on line una petizione contro Giovanni Caruso, legale di Filippo Turetta e ordinario di Diritto penale all’università di Padova, chiedendo che “rinunci alla difesa o, in caso contrario, l'università di Padova si esprima pubblicamente dissociandosi dalla scelta inopportuna di Caruso”. La petizione, lanciata da una dipendente del ministero della Cultura, sottolinea che “non si può stare con le vittime e con i carnefici”. Si riferiscono al fatto che l’ateneo ha conferito la laurea postuma a Giulia Cecchettin schierandosi contro la violenza sulle donne, ma non profferisce verbo su “un suo importante membro che difende l'assassino e reo confesso”. La barbarie giuridica e morale a cui l’istupidimento collettivo ci ha portati non ha fine: “La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”, dice l’articolo 24 della Costituzione. E qui ci fermiamo per carità di patria.


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AL LUPO AL LUPO.
Il 24 gennaio è nato il figlio di Romina Carrisi e del compagno Stefano Rastelli (Auguri al piccolo e ai genitori). Due giorni dopo la neo mamma ha condiviso il primo scatto del bimbo su Instagram: “Quel mento… lo contemplo da ore cercando risposte a domande mai pronunciate. Benvenuto amore, Axel Lupo. I nostri cuori sono pieni”. La notizia è stata data (o tempora o mores) dall’adnkronos. Letta l’importante novità, Fiorello se n’è occupato nel suo morning show: “Chiara Nasti la vorrebbe chiamare Barbie, ma nessuno approva. Vi prego, pensateci bene. Lo sai chi è il ginecologo? Ken. Tra i possibili altri nomi anche Kimberly e Jennifer: ma dei nomi normali? Assunta, Valentina, Susanna. È nato anche il nipote di Al Bano, lo hanno chiamato Axel Lupo! Pensa se incontra Nathan Falco”. Mamma Romina non ha gradito la battuta: “Prendere in giro il nome di un bambino appena nato lo trovo di cattivo gusto”. Niente, non si può più ridire di niente: per fortuna Rosario c’è e lotta insieme a noi. Resisti Fiore.




Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...