BISCA - UGO IL PRIMO UOMO SECESSO ( testo e video )
Almamegretta - Figli di Annibale
ai razzisti nostrani che dicono che ci vogliono africanizzare e cazzate amenità varie
di Francesco Giovannetti
Tra elefanti e bufali, Roma era come la savana Dove ora imperversano i cinghiali un tempo c’erano enormi pachidermi. Ma anche iene, scimmie e altri animali insoliti a queste latitudini. Lo testimoniano studi e scavi
A casa di Monica la strega buona: «Così vi guarisco»
Reggio Emilia: tra antichissime tradizioni e credenze religiose, un manipolo di donne "segna" storte, fuochi di Sant'Antonio e altri malanni
diEnrico Rossi e Cristina Fabbri
L'antropologa: antichissime pratiche terapeutiche per curare il corpo
A portarci a casa di Monica è stataAntonella Bartolucci, di San Martino in Rio, antropologa che si è interessata al fenomeno e che ha scritto un libro sulle guaritrici partendo da una ricerca fatta tra Reggio e Correggio. "Una volta erano un po' i medici del villaggio - racconta la Bartolucci - ed esistono ancora oggi anche se la nostra società è cambiata". Parla di guaritrici, al femminile, perché "al 90% sono donne". La quale racconta il in " la strega buona " fenomeno delle guaritrici-segnatrici: antichissime pratiche terapeutiche per curare il corpo, dal fuoco di Sant'Antonio ai vermi
REGGIO EMILIA. In reggiano si chiamano "medgòuni", in italiano sono le cosiddette "guaritrici-segnatrici", le "streghe buone" alle quali ancora oggi molti si rivolgono per curare una storta, un fuoco di Sant'Antonio, un mal di schiena e tanto altro.Non pensate che siano tutte anziane: quella che abbiamo incontrato noi ha 52 anni, si chiama Monica Zaccarelli, e ha deciso di "uscire allo scoperto" per raccontarci questa pratica antichissima. Non chiamatela però "strega", potrebbe arrabbiarsi: "Non stiamo parlando di stregoneria - precisa subito - bensì di tecniche che esistono da secoli, da quando la medicina ufficiale era agli inizi, il medico era lontano e non si avevano i mezzi che si hanno oggi".Solo sua figlia, quando era bambina, aveva il permesso di scherzarci. "Mi chiamava Harry Potter, diceva che avevo dei super poteri". Ci ha accolto a casa sua, a Gazzata (San Martino in Rio), e noi abbiamo cercato di scoprire qualche segreto. Ecco come Monica parla della sua attività
l rito delle tre croci
Monica ci mostra alcuni "segreti del mestiere". Ad esempio se deve segnare una storta, prepara tre croci con paglia e filo e le fa bollire in un pentolino d'acqua. Poi vuota l'acqua in un catino e dispone il pentolino a testa in giù con sotto le croci. Aspetta 10 minuti e tocca il pentolino con la mano. In base a quanta acqua c'è nel catino, sa se è una distorsione.
Poi tira su il pentolino, mette una croce sulla parte malata del paziente e vi fa scorrere sopra l'acqua tre volte con le mani. Infine esce di casa e butta l'acqua alle sue spalle e recita varie formule segrete. Per il fuoco di Sant'Antonio invece alterna segni della croce sulla schiena del malato e su se stessa. Insomma sono riti di ieri… ma anche di oggi. A voi la scelta se crederci oppure no.
chi lo dice che i musei antropologici \ degli antenati debbano per forza annoiare ed essere meta di
dal terzo url riporto sotto
nostalgici del tempo che fu si ricrederà vedendo questo museo . n cui si parla oltre che della vita contadina in Gallura , di quello"S'Accabadora". Questa figura, che negli ultimi anni è ricomparsa nella memoria del popolo sardo in concomitanza con i fatti di cronaca legati all'eutanasia, svolgeva un compito difficile e delicato: quello di porre fine alle sofferenze e alla lunga agonia dei malati in fase terminale. Osteggiata dalla chiesa e dalla gran parte delle persone religiose, era, in realtà, protetta con il silenzio e pochi conoscevano la sua identità e i suoi modi di agire. Questa copertura è stata così efficace che, ad oggi, esistono studiosi che pensano che i racconti che fanno riferimento a S'Accabadora, non siano altro che leggende mitiche o che al massimo facciano riferimento a una figura che agiva in un antico passato. In realtà numerosi sono i viaggiatori e gli studiosi stranieri, giunti in Sardegna nei secoli, che fanno riferimento a questa figura.Questa intervista prova che in realtà, una figura di tal genere è esistita almeno fino agli anni Quaranta del secolo scorso.
http://youtu.be/z7Nh6qkEh9Minteressantissima e importante intervista-documento, realizzata dall'antropologa Dolores Turchi, viene raccontato dalla signora Concas di Gadoni il modus operandi de "S'Accabadora". [...continua nella didascalia de video ]
COME TI VENDO UN PO' DI CULTURA ISOLANA: IL MUSEO DELL'ACCABBADORA
scritto da: Matilde Gianfico12 Giugno 2014
MUSEI
I musei etnografici annoiano, da morire. E se la morte è causata da asfissia cerebrale per voce di racconti soporiferi su cosa facevano i nostri avi nelle lunghe giornate di lavoro per vivere e sopravvivere, non è difficile immaginare che questi luoghi di cultura, così come sono gestiti, celebreranno sempre e solo se stessi e saranno tanto più inefficaci quanto più vasta è l’eco prodotta da stanze vuote e inanimate da visitatori.Ma, se la morte arriva per mano di una donna che con un colpo secco di martelletto mette fine alle pene di un moribondo, l’interesse per quei racconti della tradizione isolana cresce e i visitatori di un museo aumentano.Succede a Luras,
un piccolo borgo con meno di tremila anime, nella pancia dei monti del Limbara. Negli ultimi tempi il paese, che dagli anni ‘90 ospita un museo etnografico privato, è diventato meta di turisti, talvolta per caso, distrattamente interessati alla storia della forme di vita sociale e culturale della Gallura, e spinti invece dalla curiosità di conoscere una figura femminile, un po' madre un po' matrigna, nota in Sardegna col nome di accabadora, la donna che, da voci popolari e scarse fonti scritte, praticava l’eutanasia sul finire dell’ottocento.All’interno di un antico palazzo granitico, hanno trovato una sistemazione utensili, arnesi, reperti, accrocchi e testimonianze dell’antica civiltà gallurese, raccolte fin dall’adolescenza da Pier Giacomo Pala, proprietario del museo Galluras.
Cosa offre di diverso il museo di Luras rispetto alle altre sette esposizioni regionali di tradizioni popolari tutte concentrate nella stessa provincia, è il racconto di una storia, che gli altri non hanno. Quella dell’accabadora, e del ritrovamento fortuito e fortunoso di un martello di legno, su mazzoccu, col quale pare, la donna infliggesse il colpo di grazia sul capo al malato sofferente e in fin di vita.Le storie bisogna anche saperle raccontare, e Pier Giacomo Pala importando la tecnica dello storytelling diffuso nel marketing 2.0, rapisce e coinvolge i visitatori lasciandogli impugnare l’arma del delitto. La ricostruzione di questo spaccato di cultura sarda silenziosa e omertosa, svela a credenti e miscredenti il mistero truce dell’ultima esecuzione, pare avvenuta nel 2003 in un paese vicino a Bosa, per metter fine alle sofferenze di un malato terminale di cancro. Che la figura di questa donna un po' misteriosa e un po' macabra sarebbe stata un'attrazione per il pubblico, Pala ci aveva pensato prima ancora che all’ufficio marketing dell’Einaudi, decidessero di cambiare in Accabadora (in sostituzione del prescelto L’Ultima madre) il titolo del romanzo di Michela Murgia, per spingere le vendite.
Bella intuizione, buona la scenografia, stimolante il racconto, ma come ci arrivano i turisti a Luras?Il viaggio inizia dal web con prima tappa sul portale: un sito fai da te, con una semplice ed efficace architettura delle informazioni; un’attenzione per i testi scritti, le fotografie suggestive e una call to action (l’invito a compiere un’azione) in buona evidenza, sollecita l’acquisto del libro finanziato interamente dal proprietario.Indispensabile e visibile nella home page il widget del tour operator più influente della rete, Trip Advisor, la sacra bibbia del turista. Una recensione positiva su questo portale di viaggi ha l’effetto del moltiplicatore keynesiano (senza lasciarsi ingannare da profili fake e dichiarazioni pilotate).Un cospicuo numero di visitatori arriva al museo proprio attraverso questo canale e grazie ad una buona presenza del sito del museo sui motori di ricerca, blog e portali istituzionali; altri turisti invece sono naufraghi in un’isola muta, avversa alle segnaletica stradale e informativa, e come pecorelle smarrite arrivano a Luras, un borgo delizioso ma sconosciuto.Terzo fattore di
successo per staccare un biglietto di ingresso di un museo delle tradizioni popolari in un piccolo centro della Sardegna, è la passione profusa dal proprietario, direttore e guida del museo, esperto conoscitore della donna accabadora, Pier Giacomo Pala che, realizzando il suo sogno con un investimento di capitale interamente personale, ha anche inventato il proprio lavoro.Nello scorso anno Pala ha registrato cinquemila presenze per un costo del biglietto pari a 5 euro a persona, seguendo inconsapevolmente una elementare e rudimentale strategia di marketing culturale: posizionandosi sul mercato dei musei etnografici con una storia interessante e misteriosa che i diretti concorrenti non possiedono, la racconta con passione e una vena di fantasia e fa quel tanto che può di pubblicità, seguendo le tendenze più diffuse in materia di comunicazione digitale. E siamo semplicemente a Luras.
Abò -giochi di strada in un villaggio della Gallura Quintinio Mossa ( editrice Taphiros luglio2004 )
Bruno Vargiu, Via Mannu e dintorni rievocazione di ricordi che l’autore fa della via dove è nato e ha vissuto in adolescenza. Attraverso la descrizione di una copiosa galleria di personaggi, aneddoti e giochi di carrèra, emerge uno spaccato, non solo di via Mannu, ma della Tempio degli anni dell’ultimo dopo guerra.
e questo mio precedente post su uno dei giochi più usati
il 28\5\2014 L'associazione culturale ( di cui sono fiero di far parte ) la sardegna vista da vicino per cercare materiale per
la nuova sardegna de l20\4\2014
La terza edizione di Primavera in Gallura, la manifestazione etnica, ideata ed organizzata dall’associazione culturale di Aggius,“ Stazzi e Cussogghjj”, verrà presentata ufficialmente martedì mattina, alle 11,30, a Tempio nel palazzo dell’ex provincia Olbia-Tempio, in Piazza Brigata Sassari,
una passata edizione
nei pressi dell’antica chiesa di Sant’Antonio. Saranno presenti, l’assessore al Turismo della Regione Sardegna, Francesco Morandi i rappresentanti delle amministrazioni locali coinvolte nella manifestazione e ovviamente gli organizzatori dell’Associazione Stazzi e Cussogghij, cui va dato merito di perseguire con grande caparbietà gli scopi promozionali del territorio gallurese che stanno alla base della sua attività. L’evento, partendo da sabato e domenica prossimi, da Oschiri, interesserà, settimanalmente, sino alla fine di giugno, undici comuni, le rispettive Proloco, lì dove esistono ed altre associazioni culturali. Nell’ordine, dopo Oschiri, settimana dopo settimana, saranno in vetrina i comuni di Berchidda (11 maggio, Aglientu (24/25 maggio), La Maddalena (31 maggio), Santa Teresa di Gallura e Trinità D’Agultu (1° giugno), Aggius(7/8 giugno), Luogosanto (14/15 giugno), Palau(14 giugno), Tempio( 21/22 giugno) e infine Olbia (28/29 giugno).La manifestazione darà ad ogni comunità l’occasione di far rivivere, per un giorno, gli antichi mestieri, le usanze e le tradizioni legate soprattutto al sistema agropastorale, e far gustare i sapori di cibi, rimasti solo nella mente dei più anziani e difficilmente reperibili sul mercato. L’iniziativa, che verrà presentata martedì, ha il patrocinio e la collaborazione della Regione, della Camera di Commercio di Sassari, della Fondazione Banco di Sardegna, dei Comuni e delle Proloco. (a.m.)
ha tenuto grazie anche ai nipoti e figli degli iscritti , ma anche ai figli dei loro amici\che che si sono offerti volontari , una giornata di riscoperta d'antichi giochi .
N.b
non riporto tutte le mie foto mie perchè : 1) non ho ottenuto il permesso dei genitori di riportare le foto dei loro figli ., 2) i soggetti sono troppo vicini e per la legge italiana , le foto dei minori in primo piano non posso essere pubblicate
Quindi le foto che ivi riporto sono o dell'iscritta Natalina Casu o prese dalla rete oppure alcune mie dove non sono ritratti i protagonisti in primo piano .
I principali vista l'improvvisazione sono stati : le gubbine \biglie lu carruleddu pampana corda i giochi con le figurine la carniola \ il cerchio ecco le foto d'alcuni d'essi
le gubbine \ le biglie
Con la " variante " \ modalità a Pola . Si scava una buca premendo e roteando con forza il tacco sul terreno in modo da creare una buca . IL Pola appunto . verso cui ad una distanza concordata i giocatori lanciano le proprie biglie . ( da Abò -giochi di strada in un villaggio della Gallura Quintinio
Mossa editrice Taphiros luglio2004 - vedi sopra la copertina ) . Ogni giocatore ha a disposizione un numero definito di biglie. Il totale viene distribuito nelle buche, in quantità calcolate e memorizzate. A turno, ciascuno tira verso le buche una biglia, stando sulla linea di partenza che viene tracciata a una certa distanza dalle buche. Se il giocatore riesce a far entrare la biglia in buca, prende le biglie che stanno in essa, e riprende la sua. Se ciò non accade si perde la biglia che verrà posta nella buca in cui si è fermata più vicina. Vince chi accumula un numero maggiore di biglie. ( da http://www.regoledelgioco.com/giochi-di-abilita/biglie/ )
che può essere o di copertone o una vecchia ruota oppure in legno e lo si può far muovere o le mani o con un bastoncino o un ferro
di natalinma casu
di natalina casu
ma qui è stato anche usato a mo' di Hula hoop come alcune foto scattate da me
E' stata una bellissima giornata , una dimostrazione che si può anche divertirsi e giocare senza giochi elettronici . E pensare che all'inizio , si ha avuto un po' di difficoltà visto che le nuove generazioni sono ormai disabituati a giocare con qualcosa di diverso che sia : il pallone , la bicicletta , e la play station infatti
Ma poi ....... ( vedere righe precedenti ) si sono scatenati ed alcuni non volevano andarsene , i genitori gli hanno portati via quasi a forza . Ci hanno addirittura ringrazio per averli fatto scoprire giochi che neppure conoscevano o ignoravano come nel caso del carroleddu o del cerchio l'esistenza se non nelle foto dei nonni\e.
Sono ritornato bambino anch'io , nel vedere giocare questi bambini\ e . i è venuta un po' di nostalgia della mia infanzia ( generazione di mezzo cioè fine anni 70 prima anni 80 ) fatta di questi giochi ma anche di imitazioni di eroi del kolossal cinematografici e serie tv degli anni 70\90 o miti sportivi . Un epoca in cui i video e sale giochi stavano iniziando a prendere piede
Ero solo un ragazzino quando ho sentito per la prima volta il suono delle launeddas. Mi trovavo in campagna e,per caso,mi sono imbattuto in un suonatore,Vincenzo Piroddi. Fu in quel momento che mi innamorai pazzamente dello strumento e della sua affascinante melodia.Ero solo un ragazzino quando ho sentito per la prima volta il suono delle launeddas. Mi trovavo in campagna e,per caso,mi sono imbattuto in un suonatore,Vincenzo Piroddi. Fu in quel momento che mi innamorai pazzamente dello strumento e della sua affascinante melodia.
Qualche settimana fa ha festeggiato l’ottantesimo compleanno. Ottant’anni ben suonati per il musicista che ha fatto conoscere le launeddas nel mondo. Luigi Lai è un monumento vivente della musica di tradizione orale.
«Quando si pensa alla musica della tradizione sarda -spiega l’etnomusicologo Marco Lutzu - i primi strumenti che vengono in mente sono senza dubbio le launeddas, tra tutti i più amati dai sardi e conosciuti fuori dall’Isola.Semplici nella fattura ed estremamente ricche nel repertorio, le launeddas continuano a essere un’immancabile presenza nelle diverse occasioni in cui,nella Sardegna meridionale,la musica di tradizione orale viene ancora oggi praticata». Luigi Lai con le sue inseparabili launeddas partecipa a tutte le grandi manifestazioni religiose (è il suonatore ufficiale della festa di Sant’Efisio ) e continua a tenere concerti in tutto il mondo nei teatri più prestigiosi. Lo chiamano giustamente e rispettosamente maestro.Ha raccolto l’eredità dei grandi suonatori del passato, ma è riuscito a creare un suo stile.«Allora non c’erano molti soldi - racconta Luigi Lai - perciò dovetti insistere a lungo con i miei genitori perché mi comprassero le launeddas e mi pagassero le lezioni quotidiane a casa di Antonio Lara, celebre suonatore di Villaputzu. Si può dire che sono cresciuto al suo fianco: per cinque anni sono stato come la sua ombra, dove c’era lui io non mancavo mai.A Cagliari,ho avuto occasione di studiare con un altro gigante delle launeddas originario di Villaputzu,
Efisio Melis. Nonostante avessi cominciato già da tempo a esibirmi in feste e serate in piazza, ogni giorno mi esercitavo per ore nella sua casa di via Barcellona»
Tumbu,mancosa, mancosedda, respirazione circolare e un suono originale: sono alcune caratteristiche dello strumento musicale sardo più conosciuto nel mondo. «Il materiale principale di cui sono fatte le launeddas è la canna - spiega Marco Lutzu - con questa specie vegetale vengono realizzati sia i tre tubi, sia i piccoli cannellini su cui vengono incise le ance. I costruttori utilizzano due differenti specie di canna: con la prima,denominata dai suonatori canna mascu (canna maschio) si realizzano i due tubi muniti di fori digitali,mentre la seconda,detta canna fèmina (canna femmina) viene impiegata per la realizzazione del tumbu, la canna priva di fori,e dei cannellini con le ance».
I costruttori di launeddas (che spesso sono gli stessi musicisti) per realizzare lo strumento oltre alla canna utilizzano anche lo spago. «In passato - conclude Marco Lutzu - si utilizzava esclusivamente quello di fibra naturale che veniva impermeabilizzato con un amalgama a base di pece, mentre oggi sempre più spesso i costruttori preferiscono quello sintetico».
Francesco Pintore
Oltre Luigi lai e i suoi maestri ( Efisio Melis e Antonio Lara ) l'uso delle Launeddas è praticato anche di tanti altri musicisti, personaggi del calibro di Giuseppe Sanna, Emanuele Lara, Giovanni Murtas e Dionigi Burranca per il passato . Per la scena attuale Spazio quindi ai suonatori: Efisio Zuddas (Donori), Andrea Pisu, Giancarlo Seu e Tore Trebini (Villaputzu),Stefano Pinna (Cabras), Roberto Corona (Quartucciu),Sergio Lecis (Assemini) e Giampaolo Lallai ( Cagliari).Fra i costruttori perchè oltre che un strumento è anche artigianato Antonello Ghiani (Assemini), Gianfranco Mascia (Villaputzu), Rocco Me-lis (San Vito), Pitano Perra ( Maracalagonis).