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21.1.25

il giorno dellla ( settimana ) della memoria regalateci il silenzio e non strumentalizzate la shoah e l'olocausto mettendo sullo stesso piano antisionismo e antisemitismo

 Approssimandosi la rituale scadenza del 27 gennaio, noi come la redazione del sito InOltre ci domandiamo in quale contesto si possa svolgere quest'anno il Giorno della Memoria dopo il 7 ottobre e la disumana reazione israeliana che a creato un aumento dell'antisemtismo



e  nel  considerare      tutto il popolo israeliano    come  Benjamin Netanyahu e i coloni 

Infatti   Da Auschwitz a Milano: la Giornata della Memoria più difficile. Si temono strumentalizzazioni
Per gli 80 anni della liberazione del campo di sterminio non ci sarà nessun intervento "politico". Anche la comunità ebraica italiana s'interroga su come ricordare l'Olocausto. Pesano i bombardamenti a Gaza e le guerre in corso

La Giornata della Memoria del 2025 sarà una delle più importanti degli ultimi anni, ma anche una delle più difficili da affrontare, specialmente per il popolo ebraico. Importante perché il 27 gennaio prossimo sarà l’anniversario  degli 80 anni della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz probabilmente l’ultimo a cifra tonda con la partecipazione dei sopravvissuti. Difficile perché il contesto in cui viviamo, segnato dall’indignazione per le decine di migliaia di morti a Gaza per mano dell’esercito israeliano e dal conseguente e crescente clima di discriminazione e antisemitismo, spinge a interrogarsi su come commemorare la Shoah riconoscendone la specificità senza sminuire tutte le altre sofferenze e tragedie del nostro tempo, questione palestinese compresa.
Le criticità del presente hanno spinto la stessa Ucei (Unione delle comunità ebraiche in Italia) a domandarsi se fosse opportuno continuare a prendere parte alle commemorazioni pubbliche, rischiando così trovarsi a condividere lo spazio con altri soggetti che potrebbero cercare di strumentalizzarlo, o se non fosse meglio lasciare il campo e limitarsi a una commemorazione più intima nei giorni che ricordano le violenze contro ciascuna comunità e nel Yom HaShoah, il “Giorno di ricordo dell’Olocausto” che si celebra in Israele il ventisettesimo giorno del mese di Nisan (nel 2025 cadrà il 24 aprile). Un dibattito interno che è sintomo delle difficoltà che sta vivendo la comunità ebraica in Italia e la cui posizione finale “è che bisogna esserci”, come ha sottolineato in un incontro con la stampa la presidente dell’Ucei Noemi Di Segni. “La sfida è capire il come”.
La prossima, infatti, sarà già la seconda Giornata della Memoria dal 7 ottobre 2023, ma l’esaurimento dell’onda lunga della solidarietà rispetto all’attentato subito e l’imponenza della distruzione perpetrata dall’Idf a Gaza rendono più delicata la scelta delle parole e il posizionamento nello spazio pubblico del ricordo di quello che è avvenuto durante la Seconda guerra mondiale. “Dobbiamo spiegare l’unicità della Shoah, è fondamentale che questo messaggio sia sottolineato”, ha aggiunto Di Segni. “Non è per sottovalutare i massacri e gli stermini di altri popoli”, anzi “per rispetto tragedie degli altri bisogna dedicare loro altri spazi e non mischiare le cose”.
La facilità con cui, in relativamente poco tempo dal 7 ottobre, la coscienza di ciò che è stato lo sterminio degli ebrei impone, secondo il rav Roberto Della Rocca, già direttore del Dipartimento educazione e cultura dell’Ucei, un cambio di approccio. “La pure e semplice commozione non ha saputo sensibilizzare l’altro, non abbiamo saputo mettere la Shoah in un contesto presente”. Il risultato è o “un gelatinoso conformismo”, un’“omologazione banalizzante delle memorie” per cui si finisce per essere tutti vittime, “il che significa che nessuno è vittima”. Oppure è la strumentalizzazione della memoria per colpire Israele accusandolo a sua volta di genocidio. “Ci troviamo in una situazione imbarazzantissima. Non possiamo condividere il ricordo della Shoah con chi non condanna attacchi a popolo ebraico”, ha concluso Della Rocca.
A testimonianza delle difficoltà che ruotano oggi attorno alla Giornata della Memoria, il direttore del Museo di Auschwitz ha annunciato che nel corso della commemorazione ufficiale non ci saranno interventi di politici. Ufficialmente, la decisione è dovuta alla volontà di dare spazio alla memoria dei sopravvissuti, per questioni anagrafiche sempre meno (in Italia sono solo cinque). Tuttavia, è facile pensare che abbia avuto un peso non indifferente la volontà di non prestare il fianco ad  eventuali strumentalizzazioni di sorta, in un senso e nell’altro, e alle conseguenti critiche che ci sono state, pur per altri motivi, già in passato.

20.1.25

Giorno della memoria 2025: nuovi e vecchi libri da leggere, per riflettere e ricordare

 









di Redazione Il Libraio 15.01.2025


Mentre il nostro presente è segnato dalla guerra, diventa ancora più importante ricordare il passato e imparare da esso: ecco un’ampia selezione di nuovi libri per il Giorno della Memoria 2025, tra romanzi, testi biografici, saggi e libri per ragazzi e ragazze. Un’occasione per non dimenticare le vittime della Shoah e le altre vittime del nazismo, riflettendo sulle conseguenze dell’odio e dell’indifferenza, ancora oggi…
Non dimenticare il passato per vivere con più consapevolezza il presente: il Giorno della Memoria, istituito nel 2005 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è da anni una ricorrenza di grande importanza per commemorare gli ebrei vittime della Shoah e le altre persone perseguitate dal Terzo Reich per motivi politici o razziali (tra cui disabili, omosessuali, rom, testimoni di Geova, oppositori politici…).
Ottant’anni fa, il 27 gennaio 1945, i soldati dell’Armata Rossa facevano il loro ingresso nel campo di concentramento di Auschwitz, liberando i superstiti ed entrando in contatto per la prima volta con gli orrori dello sterminio nazista.
A vent’anni di distanza dalla sua istituzione, il Giorno della Memoria 2025 si colloca, ancora una volta, in un clima di guerra, violenza e profonda divisione (basti pensare alla situazione a Gaza), contesto che rende ancora più urgente ricordare le terribili conseguenze dell’odio e dell’indifferenza    onde  evitare   che sia anche    strumentalizzato 

Come ogni anno, sono molti i libri che parlando della Memoria, attraverso storie individuali o collettive, testi di saggistica o romanzi per ragazzi e ragazze. In questo articolo proponiamo un percorso di lettura tra alcuni libri pubblicati di recente sul tema dell’Olocausto, con l’intento di fermarsi a riflettere in un mondo sempre più caotico e divisivo.


Ecco altre letture passate che indagano a fondo il tema del Giorno della Memoria:
Giorno della Memoria 2024: libri per non dimenticare
Giorno della Memoria 2023: saggi, romanzi e biografie da leggere
Giorno della Memoria 2022: i nuovi libri consigliati
Giorno della Memoria 2021: libri sull’Olocausto
Giorno della Memoria 2020: libri sulla Shoah, tra romanzi, saggi e biografie

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Elena Asquini09.01.2023
Primo Levi: i libri e la vita dell'autore di "Se questo è un uomo"
Risplendo non brucio



Tra i romanzi che trattano della Shoah troviamo Risplendo non brucio (Longanesi) di Ilaria Tuti, libro con cui l’autrice torna a unire storia e thriller, recuperando il tema della guerra (già affrontato in Come vento cucito alla terra, Longanesi), questa volta attraverso la storia di un padre e di una figlia. Un tempo Johann Maria Adami era un professore rinomato: ora, però, la sua vita passata è soltanto un lontano ricordo, schiacciato dalla sofferenza quotidiana del campo di Dachau. Il professore viene convocato al Castello di Kransberg, rifugio del Führer, per scoprire la verità dietro alla morte di un soldato nazista. Mentre Johann è costretto a risolvere il mistero, anche sua figlia Ada, a Trieste, si trova da sola ad affrontare un omicidio, lontana dal padre e dal compagno, scomparso tra le file dei partigiani. Una storia di resistenza e di coraggio che si estende dalla storia famigliare a quella collettiva.
Il mantello di Rut



Paolo Rodari, giornalista e vaticanista, firma per Feltrinelli Il mantello di Rut, in libreria dal 14 gennaio. Il romanzo è ispirato alla vera storia di un gruppo di bambine ebree salvate da un prete e da alcune suore, che le nascosero in una stanza segreta sotto la Madonna dei Monti. Il protagonista della storia è Remo, abbandonato dalla madre a dodici anni e diventato poi parroco nel quartiere Monti, il primo rione della capitale. Un giorno il giovane sacerdote incontra Rachele, rimasta vedova, la quale gli chiede di prendersi cura di sua figlia Aida fino al suo ritorno. Ormai anziano, Remo decide di scrivere ad Aida, ora cresciuta, per raccontarle quei difficili mesi del 1943.
La donna dal cappotto verde



Edith Bruck, scrittrice, regista e testimone della Shoah attraverso numerose pubblicazioni (autobiografiche e non) è autrice per La nave di Teseo del romanzo La donna dal cappotto verde (in uscita il 21 gennaio). Un libro in cui si indaga il tema della memoria e della pietà attraverso i personaggi di due donne, divise dal tempo e riunite dal perdono. Mentre sta comprando il pane, la scrittrice e traduttrice Lea Linder viene avvicinata da una donna anziana avvolta in un cappotto verde, che la riconosce come la “piccola Lea di Auschwitz” per poi scomparire nel nulla. Chi era quella donna misteriosa? Come ha fatto a riconoscerla dopo così tanti anni? E se fosse stata un’aguzzina di Auschwitz? Lea inizia così la sua ricerca, che presto diventa più simile a un’ossessione…
Terra di neve e cenere



Tra i libri per il Giorno della Memoria usciti nel 2025 abbiamo quello dell’autrice finlandese Petra Rautiainen, all’esordio con Terra di neve e cenere (Marsilio, traduzione di Sarina Reina, in uscita il 24 gennaio). Il romanzo è ambientato tra gli ultimi anni del conflitto mondiale e il 1947, quando la giornalista Inkeri giunge in una piccola città della Lapponia seguendo le tracce di suo marito Kaarlo, scomparso da anni senza dare sue notizie. La sua pista principale è costituita dal diario di un soldato finlandese, chiamato come interprete all’interno di un campo di prigionia allestito dai tedeschi. Nel corso della sua ricerca la donna entra in contatto con la brutalità e la ferocia della guerra, ma anche con una comunità chiusa e ricca di segreti…
Una volta aperti gli occhi non si può più dormire



Robert Bober, scrittore e sceneggiatore, scrive un romanzo che unisce realtà e cinema: Una volta aperti gli occhi non si può più dormire, uscito in Francia nel 2010 e portato ora in Italia da Elliot (traduzione di Chetro De Carolis, in uscita il 17 gennaio). Ci troviamo nella Parigi del 1960, durante le riprese di un film del famoso regista François Truffaut. Bernard, ingaggiato come comparsa, alla fine non potrà vedere la sua scena, che viene tagliata – eppure il film si rivela comunque essenziale nella sua vita. La pellicola, infatti, è molto simile alla storia di sua madre, divisa tra due spasimanti, oltre che tra la Polonia, la Francia e il campo di Auschwitz. È così che gli eventi presenti e le relazioni del protagonista si intrecciano ai fili della memoria, misteriosi e fragili.
Il falsario di Auschwitz



Tra i libri sulla Shoah troviamo anche Il falsario di Auschwitz di Paul Schiernecker (Newton Compton, traduzione di Micol Cerato e Giulia Zappaterra, in uscita il 14 gennaio). Il romanzo comincia in un Praga sottomessa all’occupazione nazista, dove seguiamo l’amore tra l’affascinante comunista Rose e il tipografo ebreo Georg, il quale comincia a falsificare documenti ufficiali per aiutarla. Entrambi sono deportati ad Auschwitz, ma il loro amore rimane forte anche nell’orrore. Con le sue capacità di falsario Georg riesce infatti a ottenere favori e informazioni su Rose, che nel frattempo è stata spostata a Birkenau. Falsificando il suo stesso tatuaggio riesce a ricongiungersi a lei: è così che il talento di Georg attira l’attenzione dei nazisti, che decidono di servirsene per un’operazione segreta.
Daniel Stein, traduttore



Daniel Stein, traduttore (La nave di Teseo, traduzione di Emanuele Guercett, che torna in una nuova edizione il 21 gennaio) si concentra sulla figura di Daniel Stein, un ragazzo ebreo che riuscì a far scappare trecento ebrei lavorando come traduttore per la Gestapo. La scrittrice russa Ludmila Ulitskaya si serve di testimonianze dirette e indirette, documentazioni e lettere per ripercorrere questa storia vera, tracciando un percorso che si muove dall’Europa orientale all’Israele del dopoguerra, a metà tra biografia, documentario e riflessione sul rapporto tra ebraismo e cattolicesimo.
Il fazzoletto della figlia di Pipino



Rosmarie Waldrop è un’importante poetessa tedesca, autrice de Il fazzoletto della figlia di Pipino (Safarà, traduzione di Cristina Pascotto, prefazione di Ben Lerner), il suo unico romanzo. Protagonisti del libro sono Frederika e Josef Seifert, marito e moglie tra loro molto diversi, costretti a scontrarsi con il terribile piano orchestrato dal Nazionalsocialismo. Riprendendo la leggenda della figlia di Pipino il Breve – che facendo cadere un fazzoletto da un castello fondò la città di Kitzingen, in cui la vicenda si svolge – il libro di Waldrop si interroga sulla possibilità di sfuggire al proprio passato.
A Roma non ci sono le montagne



Ritanna Armeni, giornalista e autrice, ripercorre la storia della Resistenza Romana attraverso l’attentato di via Rasella, avvenuto il 23 marzo 1944 per mano dei Gruppi di azione patriottica. A Roma non ci sono le montagne (Ponte alle Grazie, in libreria dal 14 gennaio) rievoca quei pochi secondi che segnarono la Storia, portando alla morte di 33 soldati tedeschi e all’uccisione di 335 italiani come rappresaglia. L’intento è quello di comprendere e ricordare uno degli episodi più importanti e discussi della Resistenza italiana.


La promessa



Proseguiamo questa selezione di libri sul Giorno della Memoria con La promessa – Una storia di Shoah (traduzione di Sara Arena, in uscita dal 22 gennaio) di Marie de Lattre, posto contestualmente al progetto di rinnovamento della collana di letteratura francese di Edizioni Clichy. Il padre di Marie, Jacques, è un medico diviso tra l’allegria e l’angoscia, abituato a chiudersi nel silenzio quando si parla della sua infanzia. Solo dopo la morte del padre, Marie riceve una busta che spiega il suo passato. Dentro la busta, Marie trova una serie di lettere d’amore e una supplica: “Non dimenticare il bambino”. È così che l’autrice ripercorre la propria storia famigliare fuori dagli schemi, quella che riguarda Jacques e i suoi quattro “genitori”, quattro persone che si sono amate e che con la stessa forza hanno amato quel bambino, lasciandosi con una promessa, poco prima di entrare nel campo di Auschwitz: vegliare su di lui.
La dedica



Anche Miriam Rebhun, autrice di La dedica (Giuntina), racconta la storia personale dell’autrice, alle prese con il passato della sua stessa famiglia: a partire da un messaggio lasciato sulla pagina web dedicata alla memoria di suo zio, Kurt Emanuel Rebhun, Miriam scopre dell’esistenza di una cugina acquisita di settantasei anni, Daphna, che si dichiara figlia di quello zio, morto durante la guerra d’Indipendenza di Israele nel 1948. Alla ricerca di maggiori informazioni su Daphna e sul suo legame con la famiglia, Miriam Rebhun si imbarca quindi per una ricerca appassionante che la conduce da Berlino a Haifa, dalle leggi razziali nell’Europa della Seconda guerra mondiale alla nascita d’Israele.
Il figlio ebreo



Si colloca in questo filone di letture anche l’opera di Daniel Guebel, in libreria con un’opera a metà strada tra autobiografia, narrativa e critica letteraria. Il protagonista di Il figlio ebreo (La nave di Teseo, traduzione di Carlo Alberto Montalto, in uscita il 21 gennaio), infatti, è l’autore stesso, il “figlio” a cui il titolo fa riferimento, diviso tra la rabbia e il dolore causati da un padre violento e l’obbligo a prendersi cura di quel genitore che si sta spegnendo lentamente. In questo libro, Guebel esplora le luci e le ombre della memoria attraverso l’ambiguità del rapporto padre-figlio.
Il numero sul tuo braccio è blu come i tuoi occhi



Passiamo ora a uno dei molti libri sulla Shoah di stampo (auto)biografico: Il numero sul tuo braccio è blu come i tuoi occhi (Newton Compton, traduzione di Marianna Zilio, in uscita il 14 gennaio), scritto dall’autrice tedesca Stefanie Oswalt in dialogo con Eva Umlauf, che in questo libro racconta la sua vera esperienza. Eva è solo una bambina di due anni quando, il 3 novembre 1944, giunge ad Auschwitz, venendo marchiata con il numero A-26959. Al momento della liberazione sua madre è incinta della seconda figlia ed Eva è molto debole a causa della malnutrizione e di altre malattie. Nonostante le difficoltà, però, Eva sopravvive assieme alla madre, trascorrendo gli anni successivi tra flash di memorie e incubi terribili. Solo l’incontro con altri sopravvissuti alla Shoah, tra cui il suo futuro marito, la aiuterà a ricostruire la sua identità perduta.

Quando imparammo la paura



Tra i libri per la Giornata della memoria c’è anche Quando imparammo la paura – Vita di Laura Geiringer sopravvissuta ad Auschwitz (Marsilio, in uscita il 17 gennaio), una biografia redatta da uno dei maggiori esperti della Shoah in Italia, lo scrittore e saggista Frediano Sessi. Partendo dal diario della giovane Laura Geiringer, Sessi racconta il percorso che accomuna molti sopravvissuti all’Olocausto: il timore di non essere creduti, il vano tentativo di ritornare alla normalità, il tormento dei ricordi. In particolare, quelli relativi ai terribili esperimenti che venivano condotti sulle donne ad Auschwitz. Il tentativo è quello di ridare voce alle vite spezzate di Laura e dei suoi famigliari, accanto alle storie perdute di molti altri e di molte altre.
La ballerina di Auschwitz



La dottoressa Edith Eva Eger, sopravvissuta alla Shoah e psicologa, oggi novantasettenne, torna a raccontare la sua dolorosa storia in La ballerina di Auschwitz (Corbaccio, traduzione di Maria Olivia Crosio, pubblicato il 10 gennaio). Già autrice di La scelta di Edith (opera in cui intreccia la sua storia autobiografica alle competenze da psicologa su come superare i traumi e ritornare alla luce), in questo nuovo libro Eger ripercorre nuovamente il suo passato.

Edith ha solo sedici anni quando scopre per la prima volta l’amore e sogna di andare alle Olimpiadi: ha un talento per la danza e un’abilità nella ginnastica, ma niente di tutto ciò la può proteggere dal corso della Storia. Nel 1944 viene deportata ad Auschwitz assieme a tutta la sua famiglia: solo la sorella Magda uscirà assieme a lei da quell’incubo. In queste pagine leggiamo quindi il grido di una ragazza travolta da un Male inimmaginabile, ma capace di rinascere e di continuare a vivere, rimanendo ancora sulle punte…
Crematorio freddo



Tra i libri per il Giorno della Memoria 2025 c’è anche Crematorio freddo – Cronache dalla terra di Auschwitz di József Debreczeni (Bompiani, traduzione di Dóra Várnai, in uscita il 15 gennaio). Scrittore e giornalista ungherese, Debreczeni è sopravvissuto ad Auschwitz, dove è giunto nel 1944, venendo destinato a mesi di lavoro forzato in condizioni disumane. Il “Crematorio freddo” a cui il titolo fa riferimento è il cosiddetto ospedale di Dörnhau, smantellato di forni e camere a gas, dove i nazisti mandavano a morire i prigionieri troppo malati o deboli. Salvato dalle armate russe, nel dopoguerra Debreczeni ha testimoniato la sua esperienza nei campi di lavoro con lucidità e crudezza. Le sue memorie, pubblicate nel 1950 in ungherese, sono ora riscoperte e tradotte.
Mi chiamo Oleg – Sono sopravvissuto ad Auschwitz



Tra i libri autobiografici sulla Shoah troviamo anche Mi chiamo Oleg – Sono sopravvissuto ad Auschwitz (Newton Compton, in uscita il 14 gennaio 2025), scritto da Filippo Boni, studioso del Novecento, autore e giornalista, e Oleg Mandić, nato a Sušac, nell’odierna Croazia, giunto ad Auschwitz a soli undici anni come prigioniero politico, dato che suo padre e suo nonno si erano uniti alla resistenza. Divenuto avvocato e giornalista, Oleg Mandić si è battuto a lungo per la conservazione della memoria: è con questo intento che ha realizzato il suo libro, in cui ripercorre gli episodi più duri e difficili della sua prigionia, fino alla liberazione e al ritorno ad Auschwitz a molti anni di distanza…
Le ragazze della scienza



Le ragazze della scienza di Olivia Campbell (ABOCA, traduzione di Simone Aglan-Buttazzi e Valeria Lucia Gili, in uscita il 24 gennaio) ha come sottotitolo: Come quattro donne sono fuggite dalla Germania nazista e hanno fatto la storia della fisica. La scrittrice e giornalista – già autrice di Le ragazze in camice bianco (Aboca, traduzione di Miriam Falconetti) sulle prime donne medico – riporta alla luce la storia di quattro donne pioniere della fisica, in fuga dalla Germania nazista per via della loro discendenza ebraica: Lise Meitner, Hedwig Kohn, Hertha Sponer e Hildegard Stücklen. La prima fuggì in Svezia, dove scoprì la fissione nucleare, le altre negli Stati Uniti, dove fecero progredire la fisica avanzata nelle università. In ogni caso, attraverso difficoltà e ostacoli, il loro esempio rimane fondamentale per le giovani donne di oggi.
Fotografare la Shoah



Passando invece ai saggi legati al Giorno della Memoria, questo libro indaga la Shoah da una prospettiva diversa, cioè servendosi delle fotografie. Laura Fontana, storica della Shoah ed esperta di didattica, tenta di identificare le immagini più potenti e illuminanti sugli eventi dell’Olocausto, spesso concepito come un evento irrappresentabile e inconcepibile. Fotografare la Shoah. Comprendere le immagini della distruzione degli ebrei (Einaudi, in uscita il 21 gennaio) vuole quindi fare luce sull’oscurità attraverso una serie di fotografie – non direttamente collegate allo sterminio di massa ma capaci di inquadrare avvenimenti preliminari o collaterali al crimine – fondamentali per preservare la memoria e per insegnarci come interpretare le immagini storiche.

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Noi siamo memoria



Noi siamo memoria di Matteo Corradini (Erickson) è una guida per insegnanti, educatori e genitori, un volume che si prefigge di spiegare il senso del ricordare, proponendo anche attività per la didattica indirizzate a ragazzi e ragazze delle scuole superiori, per renderli più partecipi e consapevoli di quella Storia che loro sentono sempre più lontana.
Un mosaico di silenzi



Giovanni Coco, studioso e archivista all’Archivio Apostolico Vaticano, fa luce su una delle questioni più controverse e dibattute del pontificato di Pio XII: la sua posizione sulla Shoah e il suo silenzio verso nazismo e fascismo. Il saggio Un mosaico di silenzi – Pio XII e la questione ebraica (Mondadori, in uscita a marzo) evidenzia quindi le contraddizioni che hanno segnato l’operato di Papa Eugenio Pacelli durante (e dopo) la Seconda guerra mondiale.
1940



La fuga di un gruppo di artisti e scrittori dalla Germania nazista è al centro di 1940. Il grande esodo della letteratura in fuga da Hitler (Marsilio, traduzione di Francesco Peri, in libreria il 24 gennaio). Il critico e saggista Uwe Wittstock – già autore di Febbraio 1933. L’inverno della letteratura (Marsilio, traduzione di Isabella Amico di Meane e Giovanna Targia) – ricostruisce la fuga per la libertà di un gruppo di intellettuali come Hannah Arendt, Walter Benjamin, Heinrich Mann e tanti altri, rifugiati a Parigi e costretti a scappare nuovamente dopo l’occupazione tedesca. Wittstock riporta così alla luce la figura di Varian Fry, giornalista statunitense che ha messo a repentaglio la sua vita per aiutare la loro fuga clandestina.
Individuo e destino



Individuo e destino – La Germania e i suoi filosofi tra due guerre (Il Mulino, in uscita il 10 gennaio), saggio di Stefano Poggi, non tratta strettamente della Shoah, ma permette di identificare il contesto culturale, e soprattutto filosofico, della Germania del primo dopoguerra. Tra i temi fondamentali di quegli anni c’è soprattutto quello del destino, segnato dall’oscurità e dall’incertezza verso il futuro. Si delinea così il fato della Germania, destinato a sconvolgere l’intera civiltà occidentale.
Storia di Tova – La bambina di Auschwitz



Arriviamo quindi ai libri sulla Shoah dedicati a bambini e ragazzi: Storia di Tova – La bambina di Auschwitz (Newton Compton, traduzione di Paola Vitale, in uscita il 21 gennaio) è la storia dell’attivista e testimone dell’Olocausto Tova Friedman, internata ad Auschwitz a soli cinque anni. Arricchito dalle illustrazioni di Manuel Sumberac, in questo libro Friedman ripercorre la sua vita, dai giorni del ghetto ebraico alla sua partenza per gli Stati Uniti, alla ricerca di un nuovo inizio.
Mouschi, il gatto di Anna Frank



In uscita il 14 gennaio, Mouschi, il gatto di Anna Frank – Una bambina, un nascondiglio, un amico a sorpresa (De Agostini, traduzione di Sara Cavarero, illustrazioni di Danuta Wojciechowska, prefazione di Frediano Sessi) di José Jorge Letria racconta la storia della famiglia Frank attraverso gli occhi di un gatto randagio, Mouschi, giunto nel loro nascondiglio segreto. Uno spazio silenzioso in cui però c’è grande spazio per l’amore e per i sogni, soprattutto nelle pagine del diario della giovane Anna, una semplice ragazza che spera un giorno di trovare il suo posto nel mondo.
Casa libera tutti



Tra i libri sulla Giornata della Memoria 2025 c’è anche Casa libera tutti – I bambini di Sciesopoli sopravvissuti alla Shoah (Salani, in uscita il 14 gennaio) di Lorenza Cingoli, scrittrice, sceneggiatrice e autrice televisiva scomparsa nel 2023. Il romanzo si sofferma sulla casa-comunità di Sciesopoli, sulle prealpi bergamasche, in cui nel dopoguerra trovarono rifugio i bambini orfani scampati alla persecuzione nazista. La protagonista è Nina, alla ricerca, come gli altri bambini e bambine, di solidarietà, amicizia e speranza.
Così siamo diventati fratelli



Un libro che celebra l’amicizia tra due ragazzi, accomunati dallo stesso difficile destino: Così siamo diventati fratelli. L’amicizia che salvò Sami e Piero (Mondadori, illustrazioni di Eleonora De Pieri). Quando nel 1944 Sami Modiano e Piero Terracina si incontrano nel campo di Birkenau, hanno perso tutte le persone a loro care: possono contare solo sulla loro amicizia. A raccontare la loro storia è lo stesso Sami Mondiano, assieme a Marco Caviglia, ripercorrendo anche il loro incontro a cinquant’anni di distanza dalla Liberazione e il loro percorso di testimonianza.
Il treno della memoria



Nel gennaio 2005, Paolo, un diciottenne del Sud Italia, arriva ad Auschwitz per la prima volta, rimanendo segnato per sempre. Da quel momento sarà lui a guidare molti gruppi di giovani sul Treno della Memoria, da Berlino a Cracovia e fino al campo di di Auschwitz-Birkenau. Il treno della memoria – Un viaggio per diventare i testimoni di domani (De Agostini, in uscita il 14 gennaio) ripercorre le emozioni dei ragazzi e delle ragazze davanti alle ferite del Novecento, in un percorso che dal passato risuona anche nel loro presente, cambiando profondamente ognuno dei protagonisti, tra dubbi, lacrime e amicizie.

16.9.24

c'è chi rinuncia e chi no. Dopo la morte di Luca Salvadori arriva un bellissimo gesto da parte dei suoi avversari nel campionato National Trophy 1000: non scenderanno in pista nelle ultime due gare stagionali in modo da far vincere il titolo al compianto pilota e youtuber e chi no







di cosa stiamo parlando Chi era Luca Salvadori?

A trentadue anni, Luca Salvadori, figlio del noto produttore Maurizio Salvadori di Milano, aveva combinato la sua carriera come pilota con quella di creatore e youtuber di grande successo. Aveva accumulato 500.000 follower su Instagram e quasi 600.000 abbonati al suo canale Youtube. Come pilota professionista, Salvadori aveva debuttato nel 2009 nel Campionato Italiano Velocità. Dopo alcune stagioni di progressione, tra il 2010 e il 2015 aveva preso parte a numerosi tornei in Stock 600 e Superstock 1000, migliorando costantemente i suoi risultati, compreso un podio nel Campionato Europeo del 2013.Tra il 2016 e il 2018, questa persona ha partecipato a competizioni nazionali e internazionali, terminando frequentemente tra i leader, sebbene senza ottenere vittorie significative. Nel 2023, ha fatto il suo ingresso nel Motomondiale con il team Pramac Racing, nella categoria MotoE, ma problemi di salute gli hanno impedito di terminare la stagione, pur classificandosi al 17° posto. Questo corridore era noto per la sua partecipazione a corse su strada, considerate tra le più rischiose al mondo.


 da    https://www.fanpage.it/


I rivali di Luca Salvadori non correranno le prossime gare: “Così vincerà il campionato che


sognava”Dopo la morte di Luca Salvadori arriva un bellissimo gesto da parte dei suoi avversari nel campionato National Trophy 1000: non scenderanno in pista nelle ultime due gare stagionali in modo da far vincere il titolo al compianto pilota e youtuber milanese.


La prematura morte del pilota e youtuber Luca Salvadori ha sconvolto il mondo del motociclismo. In seguito alla notizia della scomparsa dovuta ad un'incidente durante una gara su strada valida per l'International Road Racing di scena a Frohburg, in Germania, appassionati, piloti e amici (compreso il campione in carica della MotoGP Pecco Bagnaia) hanno voluto rendere omaggio alla memoria del 32enne milanese affidando i propri sentimenti a post, messaggi e storie, sui propri profili social.Luca Salvadori infatti oltre ad essere molto conosciuto nell'ambiente era anche molto amato e rispettato per le abilità di guida ma anche per il suo modo di comunicare, offrendo il punto di vista del pilota, che ha avvicinato tantissime persone a questo sport. Amato e rispettato anche dagli avversari, tanto che proprio da quest'ultimi arriva uno dei gesti più nobili fatti nei suoi confronti.

Luca Salvadori e i festeggiamenti col suo team dopo una vittoria lo scorso giugno  da 

https://www.fanpage.it/sport/motori/i-rivali-di-luca-salvadori-non-correranno-le-prossime-gare-cosi-vincera-il-campionato-che-sognava/


Il Pistard Racing Team, per cui corre Filippo Rovelli, unico rivale ancora in lizza per il titolo, ha infatti deciso di non scendere in pista nelle due gare conclusive del National Trophy 1000 così da far sì che a vincere il campionato sia Luca Salvadori che aveva trionfato nelle prime quattro gare della stagione e attualmente si trova in testa alla classifica.
La decisione è stata comunicata da Gianluca Galesi, patron della squadra per cui corre diretto concorrente per il titolo del compianto Luca Salvadori. Con un video pubblicato sui canali social infatti
il numero uno del team ha prima ricordato, quasi in lacrime, le qualità del pilota/youtuber milanese ("Era un ragazzo eccezionale, bravo, dolce, simpatico, solare. Chi come me ha avuto il piacere e la fortuna di poterlo conoscere, sa chi era Luca Salvadori") e poi annunciato la decisione presa per rendere omaggio alla memoria di quello che in pista era il principale avversario del suo team:
"Volevo comunicare che con Filippo Rovelli abbiamo parlato di se andare a Imola o meno e abbiamo concluso che naturalmente non c'è neanche da chiederselo. Noi non saremo presenti a Imola (in programma il 29 settembre, ndr) né a Cervesina (dove il 13 ottobre è in programma il gran finale del campionato, ndr) a fare la gara", ha difatti annunciato il numero uno del Pistard Racing Team riferendosi alle ultime due tappe conclusive del calendario del National Trophy 1000 2024.






"Saremo presenti lì come team solo per fare un saluto. Con questo gesto vogliamo far sì che Luca anche se non c'è più, da lassù possa festeggiare il titolo che ha inseguito per tanti anni. Quest'anno avrebbe potuto vincerlo perché aveva 4 vittorie su 6, ma purtroppo non potrà festeggiarlo. L'unico modo per fargli un saluto da parte nostra è quello di non partecipare alle ultime due gare per far sì che Luca possa festeggiare e vincere il titolo che ha sempre voluto", ha quindi aggiunto Gianluca Galesi nel messaggio con il quale ha svelato il modo in cui il team Pistard e il suo pilota Filippo Rovelli hanno voluto omaggiare la memoria di Luca Salvadori, pilota che evidentemente si è fatto amare da tutti, avversari compresi.

6.9.24

perchè il passato non resti solo passato

 COLONNA  SONORA  

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Al di  là  dei  specifici avvenimenti   , belli o brutti  ,  quello che  è  importante   è oggi il  valore dell'autocoscienza  storica  e  di forza unificante  .  Nessun (  anche  se  è  facile a  dirsi  difficile  a  metterlo in atto  )     ripiegamento  nostalgico  o risentito    verso il  passato dunque  .
Ma  il  passato    sepolto ,  nascosto    rimosso  , si tratta   prima   di    tutto  di dissotterarlo    e  conoscerlo , perchè  diventi   fatto nuovo   che  interroga   l'esperienza  del   tempo attuale , per  affrontare il presente   nella sua  drammatica   attualità , per definire   un orrizzonte  di senso , per situarci  e per  abitare  , aperti al suo respiro , al  il mondo  , lottando contro il tempo   della dimenticanza  . 

Un passato   che  --  solo appparentemente perduto  ---  occorre   perchè  è durata  , eredità  , coscienza  . In esso   s'innesta  il  valore dell'identità , non  quella   statica  e  chiusa  , non memoria  cristallizzata   ma patrimonio  che   viene da lontano  e fondamento   nel  quale  far  calare  \ immetterci   nuovi apporti di culture  , di vite    e storie  individiuali  e  soiciali   che detterminano sempre  nuove  identità  . In modo  d'acquistare   consapevolezza   di appartenere   ad una storia  ed  a  una civiltà  e  ereditare   un patrimonio  culturale  , linguistico  , artistico   ricco  di risorse  da   elaborare   e  confrontare  con esperienze   e proposte    di un modo  più vasto    e  complesso  . In cui  partendo da  radici  sicure   e  dotati di robuste  ali  si possa  volare   alti  .
E andare  avanti   sapendo   da cosa siamo partiti . Ma soprattutto accettare il fatto che non si può rimediare agli errori del passato, ma si può agire sul presente per proiettarsi su un futuro migliore  ed   non ripeterli   uguali  

26.4.24

Risposta sul 25 aprile . come sia stato possibile che molte centinaia di migliaia di italiani, anche in buona fede, abbiano potuto credere fino ad oggi ad una certa pubblicistica contro la Resistenza ?

Concludo  questa  triologia  sul 25  aprile   provando a dire  una risposta  alla  domanda  del titolo  .
Una   delle  risposte   alla domanda su il perchè  ed  come sia stato possibile che molte centinaia di migliaia di italiani, anche in buona fede, abbiano potuto credere ( sottoscritto   compreso    fino  ai  14\16 anni   visto  che  avevo  nonno   paterno e prozii   fascisti  )   fino ad oggi  ad una certa pubblicistica contro la Resistenza     è   che    a furia di dirlo  (  prima   con la  classica pubblicistica     dei reduci  e  simpatizzati fascisti  e     dei neofascisti   ed  poi   dei post  fascisti  e  pseudo antifascisti   con  a  caso  storici    revisionisti  \  negazionisti    come  appunto Giampaolo Pansa  ( le  cui tesi   sono smontate    da “Mal di Pansa” di Tanio Romano  libro da me citato precedentemente fra la bibliografia consigliata sul mio post sul 25 aprile  e  di cui trovate  a  sinistra  la  prima di  copertia    e    sotto    a   destra    la   quarta  )  che    hanno fatto   si   che  l’antifascismo  sia  diventato  sinonimo di comunismo. E allora hanno avuto  gioco facile presso una popolazione che è ancora poco o mal  informata  (  vedi il mito    di italiani brava  gente  o  del fascismo  \  mussolini ha  fattoanche cose buone  )  informata su chi era il Duce e sui suoi numerosi crimini. Ma  sopratttutto  in quanto ha detto qualche giorno fa Alessandro Barbaro in una trasmissione tv


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Ma  allora  molti mi  chiederanno     che allora     è stata  tutto rosa e  fioriu  e  che le  violenze   non sono avvenute ?  Si  ci sono state  ed  la  resistenza  non ne  fu    immune  a  violenza   soprattutto     dopo . Ma  un conto  è dirlo , contestualizzandolo e verificandolo  (  guerra civile  ,  brutalità del regime ,  vendette private  nel dopo guerra  ,  nazionalismi  nel caso del  confine  orientale  , ecc  ) un  altro è : ommettendo , inventando , decontestualizzando  ,  non verificando le fonti  , ecc ma  sopratutto   come dice  Barbaro nel video  sotto   basandosi   solo ed esclusivamente   sulle memorie .  bisogna   quindi vincere  L’illusione, cioè che nell’atroce guerra civile che insanguinò l’Italia dall’8 settembre ’43 al 25 aprile ’45,  ed  a  anche dopo fino  al 1948  si possa tracciare una linea netta di demarcazione, da una parte solo buoni, nobili e generosi. Dall’altra solo infami e assassini. Non fu così, perché la vita non è così. E tantomeno la guerra ed   il  dopo guerra  . E raccontare che nelle bande partigiane si nascondevano anche personaggi ignobili, capaci di gesti crudeli come quello di cui fu vittima il giovanissimo  ( foto    sotto  al  centro  )

www.avvenire.it  

Franco Passarella, il partigiano liceale, ucciso in Val Camonica il 25 giugno 1944 a 18 anni , non significa denigrare la Resistenza, ma contribuire a renderla più vera e più credibile, liberandola da sovrastrutture retoriche e da mitologie inutili e fastidiose.  Questo post  vu.ole  essere  anche  la      una  risposta   a  un  commento    a questo mio post  su  facebook    dove   il post  può anche  essere inteso    dal punto di vista culturale    e  non politico 

 
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Gabriele Travis Sardu
Questo forse è il pensiero più fascista che uno possa esprimere in questo periodo. Viviamo in democrazia e non tolleriamo che al Governo ci sia un avversario politico. Si potrebbe rifare la marcia su Roma per modificare lo status quo. Ma ricadremmo a parti invertite nell’errore del secolo scorso.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...