Visualizzazione post con etichetta gelmini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta gelmini. Mostra tutti i post

1.9.09

Orecchie d'asino

Riportiamo qui sotto la prima parte (la seconda è rintracciabile solo su Facebook) del video che documenta gli scontri a Salerno tra precari della scuola e poliziotti. Commentare è superfluo.


Chiediamo anche di diffondere il più possibile queste notizie, perché i grandi media, eccezion fatta per la terza rete Rai e alcuni quotidiani ("Repubblica", "il manifesto", "l'Unità"...) non le diffondono. Proteste stanno scoppiando in tutta Italia: oggi, i precari di Lettere e filosofia di Milano (dove, a fronte della trentina dell'anno scorso, è passato di ruolo un solo docente) s'incateneranno di fronte al Provveditorato; sempre a Milano, Retescuole si riunirà il 3 settembre in largo Corsia dei Servi (MM San Babila) alle ore 17.30 per elaborare una nuova strategia di resistenza (chiamarla "lotta" ci sembra improprio, qui si tratta di sopravvivere); ancora nel capoluogo lombardo, il 9 c.m. alle 17.30, si svolgerà un'assemblea di tutti i lavoratori precari presso il Negozio Civico "Chiamamilano", anch'esso in Corsia dei Servi. Si rivendicano il blocco dei tagli e dei licenziamenti, la stabilizzazione di insegnanti e personale ATA (non docente) mediante assunzione a tempo indeterminato su tutti i posti disponibili, la salvaguardia delle graduatorie pubbliche, che rischiano di sparire per effetto della legge 133, la trasparenza nella loro gestione e la puntualità nelle nomine, il ritiro di ogni progetto privatistico/clientelare di gestione della scuola.


Questo è solo l'inizio, ma rischiamo di non sapere nemmeno di aver di fronte un autunno incandescente.

                                                                                                                                                                                                                                                    


Daniela Tuscano
 


 


 

31.8.09

Non si può sempre combattere in solitudine


Domani sarà un giorno caliente a Milano, e martedì rischia di esserlo ancor di più. Moltissimi precari della scuola, con alle spalle una lunga esperienza, rimarranno senza lavoro. A 40-45 anni d'età. Sappiamo bene cosa significhi.

Francesco Caruso, il 28 agosto scorso, ha diramato un comunicato stampa in cui c'informa che un gruppo di sette donne, "tutte docenti precarie con oltre 10 anni di insegnamento alle spalle, sono salite sul tetto del provveditorato agli studi di Benevento per iniziare un'occupazione ad oltranza per protesta contro i tagli della riforma Gelmini.'Contro il più grande licenziamento di massa. 20000 in Italia, 500 a Benevento. Vogliamo un futuro': così recita lo striscione calato dal tetto dell'edificio". Come gli operai dell'Innse, hanno deciso di resistere a oltranza fin quando non otterranno risposta (per contatti: 334 6976405 - Daniela Basile, una delle insegnanti del CIP sul tetto). E a proposito: anche gli operai della "Ercole Marelli", storica industria di Sesto San Giovanni, stanno resistendo coi denti contro i licenziamenti, e in fabbrica bivaccano anche la notte. Lo ignoravate? Non fatevene un cruccio. Non è tutta colpa vostra. Inutile attendersi simili notizie dai tg di Minzolini, o di Raidue, o di Retequattro e Studio Aperto (!), e potremmo continuare ad libitum. Nel regno dell'Egolatra non c'è spazio per queste vicende. Il prossimo bavaglio a Raitre, l'unica rete non allineata, metterà una pietra tombale sulla libera informazione in Italia. Rimane il web, certo: e per questo abbiamo scritto "non è tutta colpa vostra". Nel senso: un po' lo è. Perché gl'italiani sono pigri. Non approfondiscono. Il 75% dei nostri connazionali attinge informazione dalla tv - e l'Egolatra lo sa perfettamente. Invece dovrebbero darsi una mossa, leggere di più (almeno prima di tornare al rogo dei libri), cercare altrove, ecco. Prima che sia troppo tardi anche per noi (i tentativi di silenziare i blogger si sono moltiplicati con frequenza vertiginosa). Scrivo finché posso, tutto ciò che posso: perché, pur sommersi, siamo molti, e perché, a questi fratelli e sorelle, glielo devo: e non li abbandonerò. Non ci avrete.

"Da tutte le situazioni, l'uomo ha sempre saputo trovare una via d'uscita" (Silo)


28.5.09

In cammino per la pace... e altre storie


Di Giorgio Schultze ho parlato parecchio in questi giorni, qui e altrove: in occasione del 25 aprile, delle sparate di Salvini e del governo su sicurezza e immigrati, dalla crisi a riarmo e occupazione, passando per la lotta contro l'ignominiosa "riforma" scolastica, il nucleare, discriminazioni d'ogni tipo (cfr. la nota al seguente post) e incipiente pauperizzazione. In ogni caso, cliccando sul suo nome, gli interessati possono scaricare il programma completo.

La mia insistenza ha però ragioni precise, che esulano dall'amicizia personale e dalla stima verso un uomo onesto e preparato. E, se ci pensiamo, i miei interventi non sono nulla in confronto alla pletorica kermesse di gigantografie, video, tg asserviti, talk show tramutati in spot elettorali, divi e divette compiacenti, che ci circondano e ci mostrano un'unica realtà: Berlusconi, Berlusconi e ancora Berlusconi.

Un Berlusconi ancora, e convintamente, sostenuto dai poteri forti, da Confindustria alla Cei, mentre l'onnipresente Brunetta, dopo gli attacchi ai dipendenti pubblici, ai rom e ai poliziotti "panzoni", adesso scioglierebbe l'Antimafia, e chissà che prima o poi (più prima che poi) non ci riesca: "Troppo ideologica", si capisce. La giunta milanese l'aveva capito per prima, l'efficienza forzista-ciellina è d'altronde proverbiale. Affrettatevi a guardare il link, il video è già stato censurato.




La manifestazione contro i tagli della Gelmini, ieri al Provveditorato milanese, ha visto gli umanisti in prima linea.

D'altro canto, il malessere della sinistra delusa non può essere colmato dai soliti volti stanchi e riciclati, da litigiosi gruppuscoli fuori del tempo e della storia, privi peraltro di qualsivoglia programma concreto che non si riduca all'aduso slogan: non votate il Cavaliere.

Sebbene da sempre impegnato in campagne per i diritti umani e civili, Giorgio è una figura nuova per la maggioranza degli elettori. Questa volta scende direttamente nell'agone politico, con la schiettezza che lo contraddistingue. Riporto pertanto con piacere l'intervista da lui rilasciata a Orizzonte Universitario, che non a caso ha come sottotitolo Gli ideali e innerva l'agire di Giorgio in ogni campo. Buona lettura!


Una Marcia che attraversi il mondo per ricreare una coscienza nonviolenta. Un evento storico, che segni l’uscita dalla “preistoria umana”, che ha fatto della violenza lo strumento per la risoluzione delle questioni sia personali che nazionali. Una Marcia che per la prima volta ha l’ambizione di smuovere i governi dei paesi attraversati con 5 precise istanze politiche: “Il disarmo nucleare a livello mondiale, il ritiro immediato delle truppe di invasione dai territori occupati, la riduzione progressiva e proporzionale delle armi convenzionali, la firma di trattati di non aggressione tra paesi, e la rinuncia dei governi a utilizzare le guerre come metodo di risoluzione dei conflitti” (www.theworldmarch.org). Ne parliamo con Giorgio Schultze, portavoce europeo della Marcia Mondiale e candidato indipendente con Italia dei Valori alle prossime elezioni europee. Ci incontriamo a Milano, nel locale Umanista Punto d’Incontro.

- Che cos’è la Marcia Mondiale e quali sono i suoi obiettivi?

«È la prima Marcia che si organizza proprio con l’obiettivo di coinvolgere tutto il pianeta. Vogliamo coinvolgere tutte le nazioni, sia sul piano istituzionale, che su quello di associazioni e anche singoli cittadini con interventi nelle scuole o in altri ambiti della vita quotidiana. Il percorso originale, che partiva da Wellington il 2 ottobre 2009 per terminare a Punta de Vacas, nelle Ande argentine, il 2 gennaio 2010, si è andato via via intessendo fino a diventare un fiume in cui stanno convergendo una serie di iniziative. Un’équipe base di circa 100 persone farà tutto il percorso e verrà accompagnata da eventi in ogni paese attraversato. Dalle attuali 500 città già mobilitate si pensa di poter arrivare a migliaia, a patto che le iniziative nel calendario si svolgano in contemporanea, perché altrimenti tre mesi non bastano. La Marcia vuole essere un momento di sensibilizzazione su un tema fondamentale: è necessario ed urgente avviare un processo di pace con una metodologia nonviolenta. Andare a ripescare concetti propri del Corano, della Bibbia o del Talmud, come la regola aurea “tratta gli altri come vorresti essere trattato” o “chi uccide una persona uccide l’intera umanità così come chi salva una persona salva l’umanità”, concetti semplici ma rimasti sepolti sotto secoli di barbarie; serve proprio a segnare il superamento della preistoria umana. Al primo posto, come priorità assoluta, la Marcia Mondiale avrà il disarmo nucleare. Uno può dire, con tutti i problemi del mondo perché proprio il “disarmo nucleare”? Perché in questo momento siamo davvero ostaggi - non sempre consapevoli - di questa nuova corsa al riarmo, che può provocare reazioni a catena sul piano mondiale».

- In che frangente pensi si sia corso il rischio di un conflitto nucleare?

«Ad esempio, quello che è successo a Gaza. Durante l’ultimo dei virulenti scontri che si protraggono ormai da decenni, (“Operazione piombo fuso”, ne ha parlato anche Orizzonte Universitario, ndr) è comparsa per la prima volta questa dichiarazione da parte ovviamente di una minoranza del governo israeliano: “perché non utilizzare una bomba atomica su Gaza?”, che è come dire che Brescia tira una bomba su Bergamo. È un concetto che segue quella logica demenziale dell’eliminazione fisica del proprio nemico».

- In questo caso qual è la risposta nonviolenta che verrebbe proposta? Cioè, in che modo la Marcia Mondiale può suggerire una risposta ad un conflitto come quello israelo-palestinese?

«Per fortuna - e questo è uno degli aspetti più straordinari dell’evento - con la Marcia sono state messe in moto quelle associazioni pacifiste e nonviolente, per ora minoritarie, che stanno cercando di trovare una soluzione che preveda la convivenza civile tra i due popoli. Se ci si riesce in Israele-Palestina bisognerebbe riuscirci in tutto il mondo. Uno potrebbe dire che tutto questo è già stato scritto ed è già stato detto, ma non si fa per motivi economici e politici di fondo. Mai come in questi ultimi otto anni la curva di vendita di armi negli Stati Uniti e non solo è cresciuta in maniera tanto vertiginosa. L’incremento annuo è stato del 3,4% per arrivare ad un totale del 40% tra il 2001 e 2009. Anche l’Italia ha avuto un ruolo vendendo armi all’Iraq, all’Iran ai palestinesi e agli israeliani. Dietro questi fortissimi interessi lobbistici non ci sono quei valori, che non appartengono solo agli umanisti ma sono parte di un bagaglio culturale di popoli di tutto il mondo, come la convivenza pacifica e il dialogo. Quest’idea di introdurre come necessità una metodologia che imponga il dialogo, diventa indispensabile e la Marcia è un mezzo per far tornare questi problemi alla ribalta, anche mediatica. Pensiamo allo stesso concetto di “guerra di confine”. È assurdo nel XXI secolo! Pensate solo ai flussi migratori di questi ultimi anni, alla rapidità con cui stanno cambiando le società... ».



- Dalle zone di guerra dolorosamente note, siamo passati a problemi che riguardano l’Europa più da vicino. Oltre alla violenza mossa contro i migranti, quali sono le altre situazioni che richiedono una soluzione nonviolenta?

«La prima è il conflitto nei Balcani. Questa è ancora una guerra calda, che serve a mantenere irrisolta, nel cuore dell’Europa, una situazione che così si dimostra vantaggiosa solo per il traffico di armi, di droga e di persone. I focolai di guerra diventano zone di interesse mafioso-militare. La Marcia anche in questo caso vuole sollevare il problema per cercare una soluzione nuova, né violenta, né armata».

- Arriviamo all’Italia. Prima di tutto quando passerà la Marcia? Cosa è previsto dal calendario?

«Per ingresso, che ipotizziamo circa per il 5 di novembre a Trieste, quindi dal ramo della Marcia proveniente dai Balcani, si farà un passaggio in quella che è stata definita la A4, cioè Trieste, Vicenza, Brescia, Ghedi (dove si chiederà la chiusura dell’aeroporto militare che ha al suo interno 40 testate nucleari), per terminare a Novara e Cameri dove ci sono i costruendi F35 che rappresentano un altro lato inquietante della nostra economia industriale. Un altro spezzone proveniente dal Nord Europa si congiungerà a quello “balcanico” a Milano, per poi passare da Firenze e Roma. Questo era già parte del percorso originario, ma la cosa più interessante è che in zone come Bari o la Sicilia si sono sviluppati nuovi appuntamenti. Basti pensare che in Sicilia si è già tenuto il forum per il disarmo del Mediterraneo che ha visto coinvolti ricercatori, professori e rappresentanti politici. È il segno della comprensione che il Medio Oriente, affacciandosi sul Mediterraneo, è più parte dell’Europa che dell’Asia, è parte integrante della nostra “geografia sociale”. Le iniziative, come si vede, sono numerose e non interesseranno solo le città da cui passerà la Marcia».

- Da chi sono proposte le varie iniziative che si svolgeranno nei tre mesi di Marcia Mondiale?

«Possiamo dire che in questo momento ci si sta muovendo su tre livelli: il primo è quello istituzionale. Stiamo chiedendo direttamente ai governi di aderire alla Marcia, impegnandosi a promuovere iniziative sulla nonviolenza in tutta la nazione per il 2 ottobre, come per esempio è accaduto in Bolivia e Cile con i presidenti Evo Morales e Michelle Bachelet. In altri casi, l’istituzione può anche essere la Provincia, il Comune o organismi minori, come nel caso di Milano e del suo hinterland. Il secondo livello è quello delle ong e delle associazioni nonviolente che si stanno occupando di organizzare una parte della Marcia. Queste associazioni si occuperanno anche di raccogliere del materiale che formerà una sorta di biblioteca vivente che accompagnerà tutta la Marcia. Il terzo ed ultimo livello riguarda la popolazione e se ne occupa il Comitato Promotore. In zone dove non ci sono associazioni e il governo se ne frega - prendiamo la Cina, ad esempio - ci sono studenti universitari che via email ci hanno contattato per diventare i promotori della Marcia nei diversi Paesi. Magari questi eventi non saranno visibilissimi, ma attraverso il materiale quotidianamente raccolto dalla parte giornalistica dell’equipe base, si potranno aggirare anche i divieti dei vari paesi, dato che da questo punto di vista la rete si è già dimostrata potentissima. Si potrebbero anche aprire dei varchi in quella che oggi è la dittatura dell’informazione. Sarà la testimonianza di un cambiamento nonviolento della storia. Ci siamo accorti, con grande sorpresa, che il mondo è pieno di piccoli Gandhi, ragazzi che stanno facendo battaglie incredibili, di cui non parla nessuno, e che il passaggio della Marcia renderà finalmente note».


- Cosa rispondi a chi parla ancora di pacchetto sicurezza e di emergenza clandestini e crede di essere minacciato da civiltà diverse e non riconosce il dialogo come risoluzione delle questioni internazionali?




Schultze a Milano con Antonio Di Pietro, nell'aprile scorso.




«Credo che ci sia della cattiva fede nel dare responsabilità a chi non ne ha. Gran parte di questi “clandestini” sono persone che sfuggono da situazioni di fame e miseria, come per esempio dalla zona del Corno d’Africa, il Darfur, il Sudan. La fuga è l’unica via d’uscita per molti. Da lì la richiesta da parte di molte persone di essere accolte come profughi e rifugiati politici, diritto che è loro garantito sia dalla Convenzione di Ginevra che dalla Carta dei diritti dell’Uomo. Dall’altra parte è notorio che, anche qui in Italia, ci sono imprese mafiose che sfruttano gli immigrati proprio come se fossero schiavi, come ha testimoniato il giornalista Gatti. Perciò noi sosteniamo che l’Italia debba per forza dare una risposta adeguata alle convenzioni internazionali ed è chiaro che tutta la propaganda “è colpa dello straniero” non risolve il problema. Esistono questioni che vanno risolte a livello regionale e quando parlo di regione intendo l’Africa, l’Europa, l’Asia, ecc. Qui abbiamo anche la fortuna di avere il primo parlamento continentale ed è uno strumento per risolvere le questioni più importanti non solo a livello nazionale. In una situazione del genere non si può dare la colpa ai disgraziati che scappano, queste logiche sono punitive e spettacolari e mostrano il pugno duro con il più debole, con il disgraziato che non sa dove rifugiarsi.. Si risolvano invece i problemi laddove si creano ed eventualmente andiamo lì a scoprire quali sono le forme di violenza che costringono le genti a fuggire».

- In sostanza, quindi, quale credi possa essere una soluzione nonviolenta alla questione immigrazione, l’ultima delle emergenze del nostro paese?

«L’Italia si deve mettere in testa prima di tutto di rispettare le convenzioni internazionali a cui ha aderito, come la Convenzione di Ginevra sottoscritta nel ’51, condizione premessa affinché l’Italia si metta alla testa della regione Europa, luogo davvero di accoglienza e solidarietà e di risposta ai problemi delle persone. Dall’altra parte andiamo a vedere con gli altri paesi come si può fare a risolvere questo problema. Non credo che chi affronta le disavventure di un profugo lo faccia per il gusto di delinquere. Credo invece che sia solo in cerca di una speranza di vita. Chi vuole delinquere ha ben altri circuiti. Allora è una scusa che rientra nelle modalità violente di questo governo l’esprimere in modo pubblicitario delle soluzioni che non hanno nulla a che vedere con le risposte concrete».

- Hai scelto di candidarti come indipendente nella Lista di Italia dei Valori per le elezioni europee oltreché mantenere il tuo ruolo di Portavoce Europeo della Marcia Mondiale. Perché hai fatto questa scelta, proprio con Italia dei Valori?

«In verità non mi aspettavo nemmeno questa chiamata. Se penso anche a tutto ciò che già è stato fatto a livello europeo, come la battaglia promossa dal Movimento Umanista contro lo scudo spaziale americano in Repubblica Ceca e la base missilistica in Polonia, che in fondo siamo riusciti a vincere grazie a molte mobilitazioni».

- Quali azioni pensi siano necessarie affinché avvenga questo cambiamento?

«Io credo che ci sarà da fare una battaglia enorme. C’è da fare davvero un cambiamento epocale. Così come gli Stati Uniti sono federazione di stati che hanno però un'unica linea sugli aspetti più importanti della politica internazionale, anche l’UE deve avere una sua visione di politica estera. Ci sono delle modificazioni strutturali da fare. E così mi è stato proposto di partecipare a questa battaglia con Idv, che mai avevo considerato in questo senso. Io ho chiesto due condizioni: da un lato di presentarmi con un mio programma (e sono i cinque punti di cui abbiamo parlato), dall’altra di consultarmi con tutta la struttura del Movimento Umanista, anche se non ci sono stati accordi strutturali tra MU e Idv».




- E nessuno ti ha mai chiesto di cedere una tra le tue due veci, cioè portavoce della MM e candidato di Idv?


«Di dimettermi da portavoce europeo del Movimento Umanista no, da portavoce della Marcia qualcuno sì. Nel momento in cui ci sarà qualcuno che sta organizzando la Marcia a livello mondiale allora cederò il mio posto, se invece la richiesta dovesse venire da un’altra associazione che magari non sta neanche organizzando la Marcia, mi domando solo cosa voglia da me o da noi francamente! In verità mi hanno chiesto esplicitamente di restare, perché non c’è alcuna implicazione politica nell’essere candidato indipendente e portatore di quei contenuti. Semmai qualche problema potrebbe averlo Idv, partito molto attento alla giustizia e meno sensibile a queste dinamiche. In realtà però si sta dimostrando più ricettiva del previsto, soprattutto sul tema del nucleare. Sul tema della pace e del disarmo non era scontato che Idv accettasse».



(a cura di Lorenzo Bagnoli e Riccardo Canetta)

27.5.09

La Cei, il papi e la regina

 1. E’ di oggi un pesante articolo non firmato (quindi molto autorevole) del Financial Times e dell'Independent di Londra che certamente non sono comunisti che definiscono il sultano di villa Certosa «Un pericolo» per l'Italia, dopo il Times di Londra, quotidiano filo conservatore e il Guardian, quotidiano filo laburista. Essi definiscono il presidente italiano del consiglio dei ministro «un pericolo per l'Italia e un maligno esempio» e «corruttore dell’avvocato David Mills». La differenza con i giornali nostrani è abissale.
2. La Cei ha parlato. Dovremmo essere tutti contenti e soddisfatti che finalmente i vescovi, riuniti a Roma per la loro 59a conferenza (25-29 maggio 2009). I giornali hanno parlato di parole forte, di critiche al governo per le misure promesse e non mantenute e al comportamento personale del capo del governo. Insomma, un rigurgito di etica sana a salutare. Per un momento mi sono sentito orgoglioso che i vescovi avessero tutto ad un tratto acquistato quella libertà di parola che piagnucolano ad ogni piè sospinto. Mi è venuto il dubbio che essendo domenica prossima Pentecoste, lo Spirito Santo avesse fatto una deviazione e li avesse investiti a loro insaputa. L’illusione è durata poco.
3. I giornali hanno sintetizzato in poche frasi 15 cartelle suddivise in 10 punti, lette dal card. Angelo Bagnasco (e non potrebbe essere diversamente), dando così l’impressione che l’eminenza avesse detto parole di fuoco contro un signore che ha occupato il posto di primo ministro, che frequenta le minorenni, che è aduso all’harem (30/40 vergini alla volta), che è malato (sempre parola della moglie), che dice bugie in pubblico e al governo; che del terremoto finita la passerella nulla si sa più; che i giornali di tutto il mondo deridono, solidali con la Repubblica e le sue dieci domande inevase.
4. Dopo avere letto i giornali inglesi, vado a leggere la prolusione del card. Bagnasco e cosa trovo? Nulla. Il nulla del vuoto, anche del vuoto spinto. Quattro pagine di saluti ai nuovi vescovi e a quelli morti e infine l’inno consueto di omaggio al papa, felicemente regnante, con il suo luminoso esempio di magistero in Italia, nella visita ai terremotati di Abruzzo e in Palestina. Manca sola la prostrazione materiale per il bacio della sacra pantofola.
5. Il cardinale dice che il papa è stato fatto «bersaglio» di ostilità per la bella lettera che ha inviato ai vescovi di tutto il mondo dove spiegava le sue ragioni per la revoca della scomunica ai lefebvriani e dove prende le distanze dal negazionista Williamson. Il cardinale si dimentica che fu il papa a prendere come bersaglio il concilio ecumenico Vaticano II, concedendo la revoca della scomunica senza pretendere la sottomissione al magistero conciliare: fu lui ad aprire la falla della divisione perché i tradizionalisti ora esigono che il concilio venga dichiarato non vincolante. Io credo che il papa abbia commesso un illecito e non ne aveva diritto ed è responsabile dello scisma silenzioso che serpeggia nella chiesa. Penso che debba essere il papa a chiedere scusa a quanti ha ferito con le sue scelte poco cattoliche e molto scismatiche.
6. Poi il cardinale nella più tradizionale delle forme diplomatiche diluisce, sopisce sparge parole anche forti ma in diluvio di parole oppiacee per cui «auspica un fisco più leggero» e non quindi parla non di «operai», ma di «leva occupazionale»: «Contraendosi gli ordinativi e le commesse, dalle imprese viene azionata la leva occupazionale, talora in tempi e modi alquanto sbrigativi, come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra». In questo contesto «a patire le maggiori ripercussioni è la fascia dei precari.. Per questi lavoratori gli ammortizzatori previsti sono davvero modesti».
7. Francamente non mi pare una messa in mora del governo che non ha mantenuto una sola promessa, che è responsabile del degrado lavorativo e sociale di tutto il paese. Mi pare al contrario una carezza con una piuma di struzzo che nasconde la testa per no vedere la tragicità della realtà.
8. Poi al punto 8 a pag. 11, si parla di immigrazione: «Nell’ultimo periodo si è parlato molto di immigrazione … a causa del disegno di legge sulla sicurezza che … peraltro non ha superato tutti i punti di ambiguità. In secondo luogo a causa della concomitante ripresa degli attraversamenti del Mediterraneo … Ad essi le nostre Autorità hanno infine risposto con la controversa prassi dei respingimenti, già sperimentata in altre stagioni come pure in altri Paesi» cui segue il pistolotto d’obbligo sulla «dignità della persona e bla bla bla».
9. Finalmente al punto 9 a pag. 11 ci si aspetterebbe che il presidente della Cei fosse informato su quanto avrebbe fatto, detto, non fatto e smentito il presidente del consiglio, suo socio in affari di stato e di chiesa. Invece con un linguaggio clericale e cantilenante, l’eminenza sua parla di «emergenza educativa» e riesce a dire che «in certa misura, il problema dei giovani sono gli adulti! Il mondo adulto non può gridare allo scandalo, esibire sorpresa di fronte alle trasgressioni più atroci che vedono protagonisti giovani e giovanissimi, e subito dopo spegnere i riflettori senza nulla correggere dei modelli che presenta ed impone ogni giorno. Sono modelli che uccidono l’anima, perché la rendono triste e annoiata, senza desideri alti perché senza speranza. Ma il cuore dei giovani, anche quando sembra inerte o prigioniero del nulla, in realtà è segnato da una insopprimibile nostalgia di ideali nobili, e va in cerca di modelli credibili dove «leggere» ciò che veramente riempie la vita».
10. A me pare evidente che il cardinale parli di Berlusconi e del suo «maligno esempio», eppure chi legge non capisce nulla: le parole eminenti dell’eminenza sua valgono per tutti, per il genitore disoccupato e precario come per il ricco che se ne frega altamente delle parole eminenti, salvo usarle per dire che i Vescovi non hanno nemmeno nominato Berlusconi.
11. I vescovi si ritengono custodi della morale: ma chi custodisce i custodi? il loro linguaggio diplomatico e vellutato ha quasi lo scopo di non recar danno eccessivo al manovratore, corruttore di vergini (?) e corruttore di avvocati. Un’occasione mancata. Poteva venire dalla Cei un insegnamento di alto livello che poteva aiutare gli Italiani a invertire la tendenza del degrado etico e invece i vescovi fanno colazione con il latte di gallo perché loro non giudicano, loro non interferiscono.
12. L’indomani il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, si defila ancora di più e dice espressamente: «Nessun giudizio, ognuno ha la propria coscienza, aggiungendo – bontà sua! – che «non si può essere incuranti degli effetti che certi atteggiamenti producono, e ciò vale a seconda della visibilità di ciascuno». Che delicatessa! Non serve nemmeno l’anestesia!
13. Eppure, è l’intero governo che è di «maligno esempio», esempio che ha corrotto anche i vescovi se è vero come è vero che il vescovo dell’Aquila, tale Giuseppe Molinari che ebbe a rimproverare Franceschini del PD che osava criticare il premier sulla questione della verginella di Casoria.
14. Invece di esigere che i cattolici prendano le distanze da un uomo che ha dilapidato il tessuto etico del Paese, piegandolo ai suoi bassi interessi e scomunicando quanti lo appoggiano in politica, in affari e pederastia, i nostri beneamati pastori non «sono incuranti degli effetti». Ci fosse Totò, si lascerebbe scappare dal profondo del cuore: «Ma mi faccino il piacere … !!!!».

Ci auguriamo un degrado sempre più profondo e senza fine, sperando un giorno di toccare il fondo per avere un punto di appoggio per risalire la china. Intanto preghiamo la Carfagna, la Gelmini e le altre «scoperte» dal sultano di villa Certosa di curare il loro papi con affetto, condizione essenziale per mantenere il posto di impiegate del capo.

Genova, 27 maggio 2009
Paolo Farinella, prete – Genova

28.11.08

Me ne PRIVO!!!

280 milioni di euro in sette anni e altri 45 milioni già messi in bilancio per il 2009. Beneficiari esclusivi di questa pioggia di denaro pubblico sono le scuole private, ma anche le famiglie lombarde benestanti: in 3.000 dichiarano al fisco un reddito tra 100 e 200mila euro e ricevono lo stesso un sussidio regionale. E mentre molte scuole pubbliche cadono a pezzi, la Regione storna 4,5 milioni di euro dai fondi per l'edilizia scolastica per finanziare la costruzione di una nuova scuola privata.



Queste sono solo alcune delle inquietanti realtà che emergono dal dossier "Quelli che la crisi non la pagano", contenente l'inchiesta del Gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista sul finanziamento pubblico della scuola privata in Lombardia e da oggi gratuitamente a disposizione dei cittadini. Regista dell'operazione di drenaggio di risorse pubbliche verso interessi privati è il Presidente Formigoni, che da tre lustri governa la Lombardia, ma il conto lo pagano i contribuenti, i cui figli frequentano in 9 casi su 10 la scuola pubblica. Il quadro che esce dalla nostra inchiesta è disarmante, preoccupante e scandaloso, poiché colpisce non soltanto per l'esorbitante entità del finanziamento, ma anche per il sistema di regole differenziato e discriminatorio.


Per l'anno scolastico 2007/08 sono stati erogati dalla Regione oltre 45 milioni di euro per il *buono scuola*, cioè il sussidio regionale che rimborsa parte delle rette scolastiche. Dei 64mila studenti lombardi beneficiari del sussidio, il 99% frequenta un istituto privato e questi assorbono il 99,63% del finanziamento totale. Così facendo, ormai il 70% degli studenti lombardi che frequentano le scuole private usufruisce del sussidio pubblico (nel 2001/02 era il 58%). E per avere quel sussidio non bisogna essere né meritevoli, né economicamente svantaggiati. Infatti, non ci sono criteri di merito e il coefficiente Isee -il *riccometro*- utilizzato in questo caso dalla Regione è talmente elastico, da distribuire allegramente sussidi pubblici a famiglie benestanti.


Incredibile ma vero: soltanto il 28% di questi 45 milioni di euro è stato assegnato a famiglie che dichiarano al fisco un reddito annuo inferiore a 30mila euro. Tutto il resto è andato a famiglie con redditi superiori, tra cui ben 3.000 con un reddito dichiarato tra 100 e 200mila euro! Ma appunto, le regole non sono uguali per tutti. E così, i 970mila studenti della scuola pubblica e le loro famiglie devono accontentarsi delle briciole (8,5 milioni di euro per il diritto allo studio) e per averne qualcuna devono pure dimostrare di essere meritevoli ed economicamente svantaggiati. Morale: l'investimento pro capite della Regione è di 700 euro per ogni studente delle private e nemmeno di 8 euro per quelli delle pubbliche.


Le cose non vanno diversamente nemmeno nell'edilizia scolastica. Infatti,dal 2007 il governo regionale può destinare fino al 25% del finanziamento complessivo alla scuola privata. E così capita che, mentre le scuole pubbliche cadono a pezzi, una fondazione legata a Cl ottiene un contributo regionale di 4,5 milioni di euro per costruire una scuola nuova di zecca.


Insomma, siamo di fronte a una gigantesca operazione di drenaggio di denaro pubblico ad alcuni interessi privati. E pur di privilegiare la scuola privata ogni mezzo sembra essere lecito, compreso erogare un sussidio pubblico a famiglie benestanti, mentre tutte le altre devono arrangiarsi, e finanziare la costruzione di nuove scuole private, mentre quelle pubbliche non riescono nemmeno ad ottenere le messe in sicurezza. Loro lo chiamano riforma, noi scandalo. Giudicate voi.





Luigi Ambrosi




RICORDIAMO PURE...




AI SIMPATIZZANTI




Nelle manifestazioni di domani (29 nov.), nei vostri luoghi di lavoro, in ogni altro luogo che vogliate, STAMPATE E DIFFONDETE !




NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO! E TU? LA CRISI LA PAGHINO BANCHIERI E MULTINAZIONALI! NON I BAMBINI, GLI STUDENTI E I LAVORATORI




Il diritto a un'istruzione di qualità per l'insieme dei bambini e dei giovani che vivono nel nostro paese viene negato da questo governo.




Si vuole il ritorno a una scuola pubblica vecchia, sorpassata, discriminante al limite del razzismo delle 'classi ponte', per far posto a una scuola privata a favore di chi se lo potrà permettere.




Si tagliano fondi all'università e alla ricerca, rinforzandone l'asservimento al mercato e sacrificando libertà e qualità della ricerca e dei saperi; si istituzionalizza il precariato dei ricercatori e si precarizza il futuro di milioni di studenti.




Si vogliono trasformare scuole e università in fondazioni.




Si riducono i fondi per la messa in sicurezza delle strutture scolastiche edilizie e, mentre si indicono giornate sulla sicurezza, alle migliaia di morti bianche sul lavoro si aggiunge quella del giovane liceale torinese.




Contro tutto questo il movimento nella scuola si è mobilitato gridando a gran voce: "NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO" la scuola parla agli altri lavoratori, la scuola si apre a tutti i "NOI" che non vogliono pagare la crisi.




ASSEMBLEA PUBBLICA A MILANO




giovedì 4 dicembre alle ore 18 c/o IPT Bertarelli, C.so di Porta Romana, 110 (M3 Crocetta)




partecipiamo alla MANIFESTAZIONE CITTADINA del 29 nov. e allo SCIOPERO GENERALE DEL 12 DICEMBRE




Promuovono:


Comitati di lotta: Scuole di San Giuliano Milanese - Levi di Baggio - IC Sant'Ambrogio - Ipsar Carlo Porta - IC Pareto - SMS Pioltello - LS Tito Livio - IC Galvani - Comitato per la difesa della scuola pubblica SMS Manzoni-Benzi" Bresso




Lavoratori/trici di: SMS Arcadia/Pertini - LA Brera - ITIS Giorgi - SE Tito Speri - IPT Bertarelli - LS Einstein - CFP Rozzano - IC Munari - IC Pizzigoni - SMS Carlo Porta - ITT Pasolini







24.11.08

Non siamo spazzatura!

La lotta contro la "riforma" Gelmini non conosce sosta. Anche Bresso si mobilita contro i tagli alla scuola e domani sera 25 novembre, ore 21, Daniele Quattrocchi del Movimento Umanista e Sinistra Critica promuovono un incontro cittadino, aperto a tutti, in via Bologna n° 4.


Il primo approccio si è svolto il 19 c.m. al Centro Civico: hanno partecipato alla serata circa 150 persone. I due principali relatori, Gianni Gandola (Dirigente Scolastico, redattore di www.scuolaoggi.org) e Salvatore Leone (Dirigente Scolastico 2° Circolo - Bollate) hanno ben illustrato sopratttutto le caratteristiche dell'art. 64 della legge 133, promossa dal ministro dell'economia Tremonti, vero fautore della "riforma"scolastica. In questo articolo vengono definiti i tagli del personale, la riduzione dell'orario e la fine del tempo pieno previsti per i prossimi anni al fine di ridurre di circa 8 miliardi di euro gli investimenti per la scuola statale.



Galvanizzati dal successo dell'iniziativa, ed esasperati dall'ennesima "sparata" di Brunetta che, oltre a ingiuriare continuamente gli insegnanti, si è pure abbandonato a manzoniane analogie ("come la peste, la crisi è una scopa", con allusione ai "pesi morti" che verranno finalmente "spazzati via" dal posto di lavoro), i bressesi parteciperanno anche alla manifestazione nazionale di sabato 29 novembre promossa da Retescuole.


Gridiamoglielo, che non abbiamo nessuna intenzione di togliere il disturbo per rimediare alla loro inettitudine. E che se vogliono "spazzar via", comincino dai loro principeschi stipendi.





Per adesioni:









13.11.08

Loro fermano il nostro futuro......noi fermiamo i loro siti!

Il 13 novembre alle ore 14:00 partecipa al Netstrike contro uno dei siti che rappresenta coloro che vogliono sottrarci il nostro futuro distruggendo l'università pubblica e laica.

Cosa devi fare? Organizzati per avere un accesso ad internet intorno alle 14:00 del 13 novembre, per visitare il sito www.miur.it. Scegli una delle seguenti modalità di partecipazione, calibrate in base alla difficoltà tecnica e il tempo richiesto:


Low
Ingredienti: un browser e 5 minuti del tuo tempo, accessibile praticamente a chiunque sappia usare un mouse [continua]


Medium
Ingredienti: Utilizzare come browser firefox oppure opera. [continua]


High
Ingredienti: Sai cos'è wget? allora questa è la sezione fatta apposta per te [continua]


per informazioni: 133strike@autistici.org


Partecipa alla manifestazione nazionale del 14 novembre a Roma!

11.11.08

Niente tagli per le scuole cattoliche




Fiera Milano di Rho, ore 13:05 dello scorso 5 novembre, il presidente Berlusconi ammette "una svista colpevole". «Ho una grossa colpa - afferma - non mi ero accorto che nella Finanziaria era previsto questo taglio alle scuole private e cattoliche». E le agenzie, informano: «il Premier assicura il suo impegno per evitarlo». Stop. In tempi di tagli per 8 miliardi di euro alla scuola pubblica. Di aumento smodato di alunni per classe così da diminuire le classi. Di riduzione degli insegnanti di sostegno per gli alunni handicappati. Di chiusura del 24% delle scuole, perlopiù ubicate nei piccoli centri. Di perdita del tempo scuola, da un max di 40 a 24 ore settimanali nelle primarie, da 32 a 29 nelle medie, da un max di 40 a 32 o 30 alle superiori. Di tagli occupazionali per 160.000 unità in danno di quanti sono in servizio, da decenni, in regime di permanente precarietà. Perlopiù, in tempi di recessione. Ecco, questa sì che è una "carineria". Non intesa come battuta, più o meno idiota ed inopportuna, ma come regalo, dazione o merce di scambio che dir si voglia. Il travaso di risorse dalla scuola statale a quella privata è la "carineria" pretesa dal Vaticano che, prima, ha affossato con premeditazione ed ostinazione Prodi e, poi, ha appoggiato con determinazione e convinzione la destra.

 


                                 prof. Gianfranco Pignatelli ("L'Espresso.it")














 

4.11.08

Replico il mio post sulla scuola

Chiedo opitalita' per replicare il post del mio blog:

Troppe ore di scuola per rincretinire i bambini !?!?

A seguito della manifestazione degli studenti a Tempio Pausania, nel consiglio comunale dello stesso giorno,  si e' parlato del decreto Gelmini e quindi di tempo pieno nella scuola elementare.

Il consigliere di minoranza, chiede dopo aver letto le parti del decreto che riguardano il tempo pieno di inserire nel prossimo bilancio alcune risorse per integrare l' eventuale mancanza di ore pomeridiane.

Il sindaco risponde di essere contrario al tempo pieno che rincretinisce i bambini.

In questa societa' dove il lavoro di entrambi i genitori e' necessario, i bambini sempre piu' spesso vengono lasciati in balia della TV e della playstation.
Queste contribuiscono nel bene e nel male all' educazione dei bambini stessi.

Credo che in questo scenario qualche ora di scuola al pomeriggio, sicuramente non li rincretinirebbe.




1.11.08

I "desaparecidos" e l'emergenza educativa

Li abbiamo attesi invano, in questi giorni. Abbiamo aspettato i loro pullman, i loro pupi vocianti, i loro striscioni festosi. Abbiamo atteso, persino, i loro magnifici volantini. Un po' miserando definirli tali, con quella carta patinata, impreziosita da riproduzioni di Chagall e da versi di grandi poeti. Correva l'anno di grazia 2007 - un secolo fa -, e l'immenso popolo del Family Day era in pieno fermento.

Il Paese attraversava un'autentica emergenza educativa, assicuravano allarmati. E non solo il Paese: i fondamenti stessi dell'umanità rischiavano di venir scardinati. Correva l'anno di grazia 2007, un secolo fa, e il governo era guidato da un pericoloso bolscevico, Romano Prodi. Due sue improvvide, furenti ministre libertarie, Bindi & Pollastrini, avevano appena presentato il disegno di legge sui Dico.


Papa, vescovi, oratori, scout, associazioni, stampa, affiancati dalla crème dell'intellighenzia teoco(jo)n - "Il Giornale", "Il Foglio", Marcello Pera... - suonarono le fanfare contro il mostro relativista e vizioso. E a chi, timidamente, osava belare che, in fondo, i problemi del Paese gli sembravano un po' più gravi delle faccende intime di qualche omosessuale, replicavano sdegnati che gli omosessuali non c'entravano niente. Oddio, un po' c'entravano, visto che il Vaticano continuava ad additarli come la fucina di tutte le perversioni - ma il suo linguaggio, paragonato a quello dei teoco(jo)n, risultava addirittura civile -, però acciderba, non fateci passare per quelli che non siamo: reazionari, intolleranti, spietati, lontani mille miglia dallo spirito evangelico che pur si pretende d'incarnare. No, no, spergiuravano gli alfieri del Family, oggi il problema più serio sono i Dico, ma in futuro saremo implacabili verso chi, di qualunque partito, osi intaccare i diritti dell'unica Famiglia. Emergenza educativa, s'è detto: giusto. Quindi la nostra voce si udrà ogni volta che tali diritti verranno lesi: nel campo scolastico, in quello lavorativo, culturale e sociale.



Giunse la radiosa giornata, giunsero le Famiglione, giunsero anche, molto applauditi, i pavoni pluridivorziati seguiti da concubine e figli sparsi tra i letti, salmodianti zitelle in cilicio, affaristi multimiliardari con l'aria di adorare più Mammona che Mamma; col pregio, però, di essere eterosessuali e, soprattutto, seriamente intenzionati a sloggiare a calci la sinistra accozzaglia che ci sgovernava.


Il resto è noto. I Dico vennero affossati, assieme a Prodi il bolscevico. Tornò in sella il supercattolico Berlusconi. Pericolo scongiurato, la Famiglia era salva.


Poi è accaduta una cosa strana. La Famiglia non campava nemmeno la fine del mese. La Famiglia cominciava a rinunciare a beni di prima necessità: pane e latte. La Famiglia, ma pure le piccole, minuscole famiglie, s'irrancidivano dietro cumuli di rifiuti (è ormai vietato occuparsene, ma restano lì, esalanti e pestilenziali), si annientavano in faide tra poveri, aizzate dall'iracondo razzismo dei nuovi potenti, si asserragliavano tra le pareti nelle città laide e impaurite, covavano un sordo rancore, misto a una truce invidia, verso chi poteva permettersi di piegare la giustizia a suo piacimento, mentre a loro, sporchi, brutti e cattivi, non sarebbe stato risparmiato nemmeno uno spicciolo. S'incanaglivano, spenti di futuro, perché l'unico consiglio che il Capo poteva spendere per i loro figli era di sposarsi un milionario.


Più che emergenza educativa, ci si trovava di fronte a un'urgenza antropologica. Le nuove generazioni venivano infatti addestrate a diventare cani feroci, per non finire darwinianamente schiacciate dal più forte.



Ma le voci del Family Day restavano afasiche. Anzi, proprio mute. Riflettevano, forse pregavano, dimenticando che la preghiera senza opere è morta (S. Paolo); ma, di nuovo gaudenti nel campetto oratoriano, si beavano del solicello autunnale, carezzevoli e tiepide, ascoltavano con placidezza le Beatitudini senza minimamente pensare, come afferma il card. Martini, che Gesù voleva giustizia, e non negli svaporati ed eterei cori angelici, ma qui, adesso, su questa dura terra.


I ritmi erano tornati cadenzati e meditabondi, piacevolmente prevedibili, per gli amici del Family. Ma quando tante altre family si son radunate, l'altro giorno, coi bambini, che dappertutto son sempre gli stessi, coi figli adulti, coi professori, abbiamo sperato cogliessero il miracolo; loro, tanto usi a pregare per la concordia fra generazioni, hanno perso l'attimo, obliato l'evento.

Non li abbiamo visti. Ma - ciò che, per alcuni versi, è più grave - non li abbiamo nemmeno letti. La sezione Scuola, sul loro sito, appare ancor oggi desolatamente sguarnita , e solo in questi ultimi due giorni qualcuno s'è affrettato a rimpolparla con altri contributi (rigorosamente bypartisan, e senza nemmeno un commento; e la totale imparzialità, ricordava Pasolini, cela sempre una faziosità smaccata). Fino al 31 ottobre, infatti, l'unico accenno alle vicende attuali si trovava in una lettera al "Secolo XIX", dove un bravo signore si scandalizzava per l'uso strumentale dei fanciulli in manifestazione; e caragrazia che il direttore del quotidiano ha saputo rispondergli a tono.


Persino "Famiglia Cristiana", che pure aveva impegnato tutta la sua energia per sconfiggere Prodi, si è resa conto che così non va, è troppo, è insopportabile; che le classi ponte della Lega adombrano nient'altro che odioso razzismo, che un politico non può apostrofare gli immigrati come "negri", e che la "riforma" Gelmini, tanto cara a Gelli e a Berlusconi, consiste soltanto - lo annota il filosofo Antiseri - in una scellerata serie di tagli.

Non crediate, comunque, di trovare tutte queste riflessioni nell'"aggiornata" rassegna stampa del Family.


Forse sembrano troppo critiche nei confronti del governo amico; ché se poi cade (ma, da questo punto di vista, stiano tranquilli!), magari torna il bolscevico o, peggio ancora, le ministresse erinni, e ci riprovano coi diabolici Dico...


Casa, lavoro, scuola a pezzi: non sono evidentemente queste, le emergenze educative per il popolo del Family Day, malgrado gli altisonanti proclami.


Credo, tuttavia, che li risentiremo presto. Ieri, dopo un lungo oblio, è tornata a tuonare la vecchia vergine ciliciata. Anche lei preoccupata delle emergenze educative, ma quelle vere, non le bagattelle. Perché dunque stupirsi delle sue esternazioni sui preti gay? Se il Vaticano chiama [cfr. il testo completo del provvedimento], i crociati rispondono.


E il problema grosso, il problema serio, l'unico problema, il Problema, insomma, sono sempre loro, i dannatissimi gay, ormai degni eredi di donne, ebrei, infedeli e streghe. La vecchia vergine, come tutte le vergini, è molto sensibile ai peccati carnali, e si è buttata con entusiasmo nella rinnovata impresa che, fra l'altro, nelle radiose giornate, le aveva procurato un bel po' di popolarità. La fama la solletica molto. Tempo fa ho intrattenuto una simpatica corrispondenza con lei, quindi i suoi bizzarri accostamenti tra omosessualità e pedofilia non possono sorprendermi. E non rompetele l'anima rammentando che certi paragoni sfregiano sia gli omosessuali (di cui non gliene frega niente) sia le vittime dei pedofili (di cui dovrebbe fregargliene di più). Il fine giustifica i mezzi; se poi volete conoscere qualcosa di serio sulla pedofilia, vi rimando a una mia vecchia intervista. Ma perché complicarsi la vita? Lasciate questo passatempo ai prof lazzaroni che la Gelmini rispedirà presto a casa.


Tornano, dunque, i desaparecidos. Riempiranno altre piazze, perché è ora di finirla coi sodomiti, prima nella società, ora (?) nella Chiesa. Riempiranno quelle piazze, e oscureranno la nostra, ché altre sono le emergenze. Parafrasando Michele Serra, si stava meglio quando si stava meglio.


Daniela Tuscano

31.10.08

Senza titolo 995

 

FIRENZE (Reuters) - L'ex "venerabile maestro" della P2 Licio Gelli sta per sbarcare in tv, con un programma sulla storia del Novecento raccontata attraverso la sua vicenda personale, legata a doppio filo con alcuni dei più gravi scandali del Dopoguerra italiano. E alla presentazione spazia da Berlusconi - l'unico, dice, "che può andare avanti" - alla legge Gelmini che riporta l'ordine nelle scuole, da Marcello Dell'Utri - "bravissima persona" - alla maggioranza che dovrebbe avere il coraggio di "affondare il bisturi". Gelli - condannato nel 1994 a 12 anni per frode nell'ambito del processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano - oggi è intervenuto a Firenze alla presentazione di un programma in nove puntate che andrà in onda da lunedì prossimo su Oden: una ricostruzione della storia del Novecento, dal fascismo agli anni Ottanta. In Venerabile Italia alle testimonianze di Gelli - al cui passato di piduista si ispira il titolo del programma - si alterneranno commenti di personaggi come l'ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti e il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri. Nell'ultima puntata, in onda il 29 dicembre, per la prima volta sarà in studio lo stesso Gelli. Oltre alle condanne per la vicenda P2 e per lo scandalo del Banco Ambrosiano, nel processo per la strage alla stazione di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980 Gelli, 89 anni, fu condannato per depistaggio, e venne accusato di avere avuto un ruolo di primo piano nell'Operazione Gladio, cioè la costruzione di una rete clandestina anticomunista. Il suo nome fu fatto anche in seguito alla morte di Roberto Calvi, coinvolto nel crack dell'Ambrosiano e trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra nel 1982. Secondo i magistrati, il "banchiere di Dio" sarebbe stato ucciso da Cosa Nostra perché si era impossessato dei soldi di Gelli e dell''ex cassiere della mafia Pippo Calò.



"SOLO BERLUSCONI PUO' ANDARE AVANTI"


Nel corso della conferenza stampa Gelli ha espresso grande apprezzamento per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il cui nome compariva nella lista degli iscritti alla loggia massonica segreta P2 (Propaganda Due) - politici, funzionari, imprenditori, militari, giornalisti - rinvenuta nella villa sello stesso Gelli durante una perquisizione nel 1981. "L'unico che può andare avanti è Berlusconi, non perché era iscritto alla P2 ma perché ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare", ha risposto Gelli ai giornalisti che gli chiedevano chi, secondo lui, oggi sia in grado di attuare il piano di Rinascita Democratica, parte essenziale del programma piduista che mirava alla creazione di un autoritarismo legale fondato sull'informazione. "Tutti si sono abbeverati [al piano di Rinascita Democratica], tutti ne hanno preso spunto. Mi dovrebbero pagare i diritti - ha ironizzato - ma non fu possibile depositarli alla Siae". Al premier non ha comunque lesinato una stoccata: oggi dimostrerebbe infatti "un po' di debolezza perché non si avvale della maggioranza parlamentare" . Chi ha la maggioranza, dice Gelli, deve usarla "senza interessarsi della minoranza... Ci sono provvedimenti che non vengono presi perché sono impopolari e invece ... bisogna affondare il bisturi o non si può guarire il malato". E se apprezza la riforma della scuola firmata dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e approvata in via definitiva due giorni fa "perché ripristina un po' di ordine", critica invece il "lodo Alfano" che conferisce l'immunità alle tre più alte cariche dello Stato: "L'immunità ai grandi dovrebbe essere esclusa, perché al governo dovrebbero andare persone senza macchia e che non si macchiano mai".


MAGISTRATURA SOLO POTERE FORTE, "TUTTO GUIDATO"


Gelli non ha dubbi, poi, su quale sia attualmente l'unico potere forte in Italia: la magistratura, "perché quando sbaglia non è previsto il risarcimento del danno". Una magistratura, dice, che "prende decisioni su teoremi e non su prove". Come nel caso di Marcello Dell'Utri, condannato nel 2004 a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. "Marcello Dell'Utri è una bravissima persona, onesta e di profonda cultura", dice Gelli. "Non credo che sia mafioso. C'è una sentenza che si trascina dietro e sarà tirata fuori al momento opportuno perché tutto è guidato... Su Dell'Utri il processo non ha fatto chiarezza".


"DA LATITANTE INCONTRAI LA ANSELMI"



Gelli non ha resistito alla tentazione di raccontare un aneddoto della sua latitanza. "Quando mi cercavano in tutto il mondo mi trovavo in Italia. Una volta a Firenze, quando alloggiavo all'Hotel Baglioni, ho incontrato in ascensore Tina Anselmi, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta che aveva dato l'ordine di ricercarmi spendendo un sacco di soldi dei contribuenti" . Anselmi, racconta Gelli, non lo riconobbe, e lui decise di divertirsi: "Avvisai un fotografo.. quando arrivò la Anselmi le andai incontro, presentandomi come un industriale che intendeva aprire un calzaturificio Italia. Lei, entusiasta della proposta, mi invitò ad andarla a trovare in Parlamento.. . La foto di quell'incontro è conservata nell'archivio di Stato, coperta da segreto". E a proposito di archivi, con chi gli chiede se davvero esista un suo archivio segreto e se quello donato allo Stato un anno e mezzo fa sia completo, taglia corto: "Archivi completi non ne ho mai conosciuti: alcune cose vengono sepolte nell'oblio e poi possono riemergere".



***



Senza commenti.



30.10.08

Piazza pulita




Ventosa, lacustre, slavata, poi cristallina e linda, come bucato di Dio: piazza squillante, femminile. Femminili i volti, cerchiati e orizzontali, femminile l'universo, perché la scuola richiama sempre il tepore materno. Femminili gli studenti, nella loro composta ed esitante giocosità, in quell'aprirsi al sorriso quasi timoroso. Femminili i canti e la musica, i cori, i cimbali, quell'allegria meticcia e paziente. Femminili i bimbi, di un'innocenza così esclusiva e totale da far retrocedere lo sguardo, colpevole e ambiguo, degli adulti.





Era la nostra piazza: una piazza pulita, una piazza in cui hanno parlato i volti e i corpi. Una piazza iridata che ha ammorbidito, per una lunga mattina, la cupezza ferrigna di quest'indurita città. Lascio spazio a quei volti e a quei corpi. Sarà la loro ferma immagine a sconfiggere le feroci vuotaggini di chi li vuole mestatori, sobillati, scansafatiche e farabutti. Sarà la loro presenza a smentire chi, strumentalizzando Pasolini, non ha capito che, oggi, il poeta avrebbe camminato in mezzo a noi. E io l'ho sentito davvero.





































Da sinistra in alto e in senso orario: l'originale striscione degli studenti di Brera; uno striscione in difesa della scuola pubblica; il "futuro" che vuole la Gelmini; gli studenti di Scienze politiche; un gruppo di genitori umanisti.





...ne vedrete ancora delle belle...
































29.10.08

R.I.P.


Scuola, il decreto Gelmini (cioè Tremonti, cioè Brunetta, cioè Berlusconi) è legge.






POST SCRIPTUM 1. Sono appena stati acquistati 131 cacciabombardieri per la "missione di pace" in Iraq (e se eleggono McCain ne arriveranno a pioggia altrettanti), del costo di 91 miliardi di euro L'UNO. Una spesa ben più elevata di quelle "inutili" della scuola. Ma NESSUNO che si sogni di dire che occorre tagliare le spese militari. Dobbiamo difendere la democrazia occidentale... scherziamo?!?...



POST SCRIPTUM 2. Ora più che mai, attenti alle provocazioni .



23.10.08

Contro il maestro unico

Petizione in difesa della pluralità docente nella scuola elementare




La volontà del ministro Gelmini di reintrodurre il maestro unico nella scuola elementare è gravissima. Ormai sono vent’anni che questa figura è stata superata definitivamente, estendendo a tutta la scuola l’esperienza di collaborazione e condivisione di responsabilità tra docenti che era maturata nel Tempo pieno. La pluralità docente ha permesso ai maestri e alle maestre di approfondire la conoscenza disciplinare e ha rafforzato lo spirito di collaborazione, rendendo la scuola elementare una comunità di conoscenze. Il governo invece vuole solamente un ritorno al passato che gli permetta di ottenere nuovi risparmi ai danni della già tartassata scuola pubblica. Che senso ha infatti stravolgere la scuola elementare, che tra l’altro viene valutata positivamente anche nei test internazionali, se non con l’obiettivo di mettere in crisi un settore della scuola pubblica a vantaggio del mercato e delle scuole private?



Per queste ragioni noi, insegnanti, genitori, cittadini, ci dichiariamo fermamente contrari a questi progetti, ci impegniamo a mettere in atto tutte le iniziative che potranno contrastarli e a sensibilizzare in tutti i modi l’opinione pubblica.

 

Cosa significa in termini di didattica la restaurazione del maestro unico nella scuola italiana



Non sarebbe più possibile la suddivisione delle materie disciplinari tra diversi docenti: il maestro o la maestra unica dovrà insegnare tutte le materie per tutto il programma previsto nei 5 anni e dovrà aggiornarsi su tutto. Non sarebbe più possibile impostare il lavoro dei docenti in classe sulla collaborazione e sul confronto, specialmente in riferimento ai bambini con difficoltà, alle scelte didattiche, agli stili di apprendimento. Ogni insegnante tornerà ad essere solo di fronte alla classe, alla didattica, alla psicologia dei bambini e delle bambine.



Non sarebbero più possibili le uscite didattiche nel territorio, musei, aule didattiche decentrate, manifestazioni sportive… Per evidenti questioni di sicurezza il singolo insegnante non può uscire dalla scuola con la classe da solo. Fino ad oggi questa didattica aperta al territorio era possibile per la presenza di più insegnanti e delle compresenze.



Non sarebbe più possibile per i genitori rapportarsi ad un gruppo di insegnanti. Il riferimento diverrebbe unico, senza appello, senza possibilità di confrontarsi a più voci.



Non sarebbe più possibile una didattica di recupero e di arricchimento dell’offerta formativa perché sparirebbero le compresenze e quindi la possibilità di organizzare percorsi ad hoc per alunni in difficoltà o attività di arricchimento che prevedano lavori a gruppi.



Cosa significa in termini di posti di lavoro



Un calcolo preciso è difficile farlo, sia perché i dati che si hanno non sono nuovissimi, sia perché sono parziali. Calcolando che le classi elementari statali in Italia nell'anno scolastico 2006/2007 erano 138.524 e che circa 1/5 erano a Tempo Pieno, lasciando un insegnante per classe, nelle classi a Tempo Pieno il taglio sarebbe di 27.704 insegnanti; nelle classi a modulo ne verrebbero tagliati 55.410In totale il taglio di insegnanti di scuola elementare per la restaurazione a regime del maestro unico sarebbe di 83.114 maestre e maestri.… e il Tempo Pieno?



È evidente che la restaurazione del maestro unico annulla di fatto il Tempo Pieno. D’altronde l’esperienza del Tempo Pieno è stata il canale di pratiche e sperimentazioni attraverso cui la pluralità decente si è affermata per tutta la scuola italiana. Va ricordato che il Tempo Pieno e il Doposcuola NON sono sinonimi. Il Tempo Pieno prevede l’attuazione di progetti e sperimentazioni, con insegnanti ad hoc. Il Doposcuola è un semplice riempitivo senza alcun valore formativo autentico.

12.10.08

Senza titolo 941

LA POLEMICA


Fioroni: «La Gelmini chiuderà
4000 istituti». Il ministro: «Falso»


L'ex ministro Pd: «La norma sull'accorpamento nascosta nel decreto Sanità». La replica: «Disinformazione»
















Il ministro Gelmini (Inside)
Il ministro Gelmini (Inside)


ROMA - Nuovo scontro sulla scuola tra l'opposizione e il ministro Gelmini. È Giuseppe Fioroni (Pd) a denunciare un taglio di 4.000 istituti con meno di 500 alunni «nascosto» in un decreto riguardante la sanità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 7 ottobre. Ferma la replica del ministro: «Questa è disinformazione».

FIORONI - Nel mirino di Fioroni c'è «la norma sull'accorpamento e la conseguente chiusura degli istituti scolastici con meno di 500 alunni, inserita di soppiatto dal Governo in un decreto riguardante la Sanità». Nel dibattito in Parlamento sulla riforma della scuola, la stessa Gelmini aveva escluso un provvedimento del genere. E invece, attacca Fioroni, «tutto questo conferma ciò che avevamo preannunciato in Aula: e cioè che per effettuare i tagli alla spesa scolastica imposti da Tremonti non basterà il ritorno al maestro unico. Oggi hanno cominciato con le scuole sotto i 500 alunni, più di 4000 istituti, domani toccherà a quelli con meno di 300 finora coperti da deroga, per arrivare poi al taglio degli insegnanti di sostegno. Queste sono le bugie della Gelmini». Rincara la dose Maria Pia Garavaglia, ministro dell'Istruzione del governo ombra del Pd: «Siamo di fronte a scelte distruttrici, altro che riformatrici. Chiedo alla ministra di dirci come faranno, dopo la chiusura imposta per decreto degli istituti con meno di 500 alunni, i ragazzi di Capri o delle Eolie a raggiungere la terra ferma? E chiedo alla Lega di farci sapere come possa condividere un attacco tanto diretto e smodato all'autonomia degli Enti locali su di un tema di loro esclusiva competenza? È questo il modo con cui ci prepariamo ad andare al federalismo?».

GELMINI - Immediata la replica di Maria Stella Gelmini: «Le dichiarazioni di Fioroni e Garavaglia sono incomprensibili ed arbitrarie: non ci saranno la paventata chiusura di 4.000 istituti, né il taglio degli insegnanti di sostegno, né l'attacco all'autonomia degli enti locali». Secondo il ministro dell'Istruzione, «come al solito, la Sinistra tenta di fare disinformazione con la vecchia tecnica secondo cui una falsità ripetuta molte volte diventerebbe una verit. Ormai però gli italiani hanno capito, non credono più a certi trucchi e sostengono in pieno l'azione del Governo».

DIMENSIONAMENTO DEGLI ISTITUTI - La norma in questione è contenuta nell'articolo 3 del Decreto legge 7 ottobre 2008 ("Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali" - leggi l'articolo 3): «I piani di ridimensionamento delle istituzioni scolastiche, rientranti nelle competenze delle regioni e degli enti locali - si legge - devono essere in ogni caso ultimati in tempo utile per assicurare il conseguimento degli obiettivi di razionalizzazione della rete scolastica previsti dal presente comma, già a decorrere dall'anno scolastico 2009/2010 e comunque non oltre il 30 novembre di ogni anno». Il comma citato è il sesto dell'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008 (leggi il testo in pdf): «Devono derivare per il bilancio dello Stato economie lorde di spesa, non inferiori a 456 milioni di euro per l'anno 2009, a 1.650 milioni di euro per l'anno 2010, a 2.538 milioni di euro per l'anno 2011 e a 3.188 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012». Scuole a rischio chisura, dunque? La legge 6 agosto 2008, n.133 (leggi il testo integrale), che converte il decreto legge in questione, prevede esplicitamente che «nel caso di chiusura o accorpamento degli istituti scolastici aventi sede nei piccoli comuni, lo Stato, le regioni e gli enti locali possono prevedere specifiche misure finalizzate alla riduzione del disagio degli utenti».




11 ottobre 2008

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...