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24.11.14

Arriva la balistica digitale: una nuova tecnica per scoprire gli autori di foto e video incriminati

 

da  republica  online del 24 novembre 2014

Arriva la balistica digitale: una nuova tecnica per scoprire gli autori di foto e video incriminati

Programma realizzato dal team italiano di ricercatori e poliziotti. "Ogni immagine identificata dall'impulso dell'apparecchio"
L'ultimo diaframma del forensics, la scienza applicata alla ricerca della prova nel processo penale, è caduto. Anche le foto e i video digitali hanno un'impronta, che li rende riconoscibili e unici da ogni altro fotogramma. E quell'impronta può essere ora associata, "oltre ogni ragionevole dubbio", alla macchina fotografica o allo camera dello smartphone che quell'immagine ha scattato o ripreso.
Una foto o un footage e una macchina. Una traccia che li lega indissolubilmente. Unica al mondo tra gli "n" apparecchi prodotti e le "n" immagini che catturano (solo nel 2013, è stato venduto 1 miliardo e 100 milioni di macchine fotografiche e sono state caricate 250 miliardi di foto su Facebook). Esattamente come un proiettile esploso da un'arma. Come la traccia lasciata su una superficie da un polpastrello. Come un frammento di Dna nella traccia biologica. Roba da stropicciarsi gli occhi. Che  -  per dire della ricaduta immediata e più significativa  -  cambierà per sempre la caccia a un crimine globale come la pedo-pornografia, dove la fotografia, i video, sono corpi del reato.
Ma che ha potenzialità altrettanto facilmente immaginabili nell'intelligence e nelle attività anti-terrorismo, dove, tirare il filo di che cosa è stato scattato o filmato consentirà di arrivare a chi ha pigiato l'otturatore. Ci lavoravano da oltre un lustro i laboratori della National Security Agency statunitense, a partire dall'intuizione e dal lavoro di ricerca un professore del Politecnico di New York, l'egiziano Nasir Memon e della professoressa americana J. Fridrick. Ne è venuto a capo un team italiano di ricerca che, "a costo zero" (tolte qualche decina di migliaia di euro per acquistare set di macchine fotografiche reflex e compatte) ha messo insieme le teste e le intuizioni del Dipartimento di Informatica dell'Università di Salerno, dell'Università di Roma e della Seconda Divisione della Polizia postale. E bisogna dunque vederli ora, "sbirri" e ingegneri, uomini e donne, seduti intorno a un tavolo circolare della scuola superiore di Pubblica sicurezza, sorridere di tutto il legittimo orgoglio "meridionale" di chi potrà dire che dalla Piana del Sele non arrivano solo le "mozzarelle di bufala più buone del mondo".
È un "meridionale" anche Carlo Solimene, direttore della seconda divisione della Polizia Postale e ricorda l'incipit di questa avventura visionaria con la semplicità di chi, sei anni fa, quando tutto è cominciato, decise di partire da una serie di domande impossibili: "Ci riusciamo a fare della "balistica digitale"? Insomma, se ho una foto, riusciamo a sapere con certezza quale macchina l'ha scattata? O, almeno, se ho 100 foto, riesco a sapere quante di quelle foto sono state scattate dalla stessa macchina?".
Giuseppe Cattaneo, professore del Dipartimento di informatica dell'Università di Salerno, la racconta così: "Bisogna partire da una premessa. L'americana Fridrick era riuscita a stabilire che il sensore ottico di ogni macchina fotografica digitale produce il suo "rumore". Unico e caratteristico, anche tra macchine di identico modello e marca. Il "rumore" è un impulso prodotto dal sensore a causa della disomogeneità dei wafer di silicio utilizzati al momento della costruzione del chip. E a causa di questa disomogeneità, i pixel investiti dalla stessa luce producono segnali elettrici leggermente diversi. Due foto di un identico soggetto scattate da due macchine fotografiche nello stesso istante e dunque nelle stesse condizioni anche di prospettiva che pure all'occhio umano appaiono identiche, in realtà sono diverse. Perché le imperfezioni dei pixel avranno reagito in modo diverso alla luce. Bene. Noi siamo partiti da qui. Avevamo bisogno di un filtro che portasse in evidenza nell'immagine le imperfezioni dei pixel e di un algoritmo e di un software che consentisse di trasformare tutto questo in una tecnica da applicare a grandi numeri di immagini e dunque di dare risposta alla domanda chiave. Date "n" foto e "n" macchine fotografiche come associare le une alle altre?".
Già, "l'algoritmo"... Cattaneo indica Gianluca Roscigno, 27 anni, phd di informatica all'Università di Salerno e una faccia da Henry Potter. E con lui, il professor Alfredo De Santis e il ricercatore Aniello Castiglione, gli altri maverick del progetto. È un fatto che, nell'estate del 2009, la ricerca parta con il nome di battesimo di "CHI" ( Camera Hardware Identification ). Nei laboratori della polizia postale vedono la luce tra diverse versioni del software e altrettanti test di laboratorio. 45 fotocamere, talvolta di identica marca e modello, fissano in contesti asettici, stagni rispetto alla presenza dell'uomo o di ogni altro possibile agente di disturbo, 4.584 immagini. Con un risultato: circa 3 immagini su 4 vengono correttamente associate alla specifica fotocamera che le ha scattate. Il 72,6% del campione. Dove lo scarto è dato soltanto da eventuali importanti manipolazioni della foto rispetto all'originale. Perché queste consentono di rendere difficile estrarre l'impronta.
Il progetto è stato presentato in questi giorni dal nostro Paese all'Unione europea con la richiesta di un finanziamento di 700 mila euro che ne consenta l'implementazione e la diffusione oggi in Italia e da domani su una scala "che  -  chiosa Solimene  -  può diventare decisiva quanto più non sarà soltanto di un singolo Paese, ma metterà insieme database fotografici e database delle macchine fotografiche sequestrate in uno spazio geografico importante dalle diverse polizie europee o addirittura di altri continenti. Esattamente come avviene oggi per i database con la raccolta delle impronte digitali dei pregiudicati o nella balistica del piombo, anche in quella digitale più saranno le foto e le macchine da associare, più l'arma che ora abbiamo diventerà cruciale".
  

1.4.13

Amina internata in manicomio



nn capiscdo perchè i media s'ostinino a parlare di primavera araba e quindi di un cambiamento se ancora succedono fatti del genere



da    http://www.articolo21.org/  del 1\4\2013 

Amina internata in manicomio      di Pino Scaccia  



Ricordate la storia di Amina Tyler, la studentessa tunisina vittima di una fatwa per essersi arruolata nel movimento delle “Femen”? I predicatori musulmani avevano invocato la lapidazione per blasfemia dopo che si era mostrata a seno nudo rivendicando la proprietà del proprio corpo. Per giorni di lei non si è saputo nulla. Ora sappiamo dov’è grazie alle informazioni che ci sono giunte confidenzialmente da Tunisi. Questo è il messaggio: “Amina internata nell’ospedale psichiatrico Razi Mannouba della capitale. Non c’è più il pericolo della lapidazione, ma è stata dichiarata pazza per il gesto inconsulto fatto in Paese islamico. Da paura il metodo che ad oggi adottano: elettro shock. Molti entrano per nulla ed escono folli per la vita. Un medico mio amico sta tentando di saperne di più ma è molto difficile. Peccato davvero. Se ci sono novità, ti faccio sapere”.
Sembra che sia stata la stessa famiglia della ragazza, che ha solo diciannove anni, a consegnarla alla polizia. Scongiurato il rischio della morte, l’attende ora un destino forse ancora peggiore: diventare pazza. E’ la legge scellerata di tutti i regimi. Gli oppositori o comunque i nemici si uccidono oppure si dichiarano folli perché secondo la perversa tesi dell’estremismo da sana non avrebbe mai potuto commettere un atto simile. Sicuramente, più che per la foto, la condanna è arrivata per quello che ha postato su Facebook: “Il mio corpo mi appartiene e non è di nessuno” scritto in arabo sul suo corpo nudo.
Del resto gli Imam salafiti al termine di un processo religioso che in un Paese dove vige la sharia ha tutti i connotati anche legali avevano chiesto nell’ordine: la quarantena (trattandosi a loro dire di una malattia che potrebbe divenire epidemia e quindi potenzialmente coinvolgere altre ragazze), la fustigazione (dieci frustate alla schiena, magari in pubblico, per dare l’esempio) e infine la lapidazione: “finchè morte non sopraggiunga”. Già, una malattia. Il morbo della libertà: pericolosissimo.


forse perchè se prima avvenivano da parte di governi fantoccio messi da noi occidentali \ Usa mentre ora invece avvengono da governi slegati da loro ?

6.11.12

repressione del comune di nuoro la polemica Il Comune cancella il guerrilla gardening Dopo il lavoro dei volontari gli operai dell’ente tolgono piante grasse,mirto e staccionata perché «pericolose e fuorilegge »

lo so che dovrei parlare  di  me    come   promesso  precedentemente , ma :  1)  le storie  della gente per molti insignificanti  , belle  e speciali per  altri  ., 2)  abusi , le prepotenze  , la repressione   del potere ( politico , culturale  e sociale  )  hanno il sopravvento  .
Oggi è il caso   dei fatti  di Nuoro  (  ne  avevo  già accennato qui è il  3  articolo\  storia   del post e ,o riassume questo video  sempre  di  gruppi  di  guerrilla  gardening   avvenuto  nel 2009  a  Sassari  e rovinato  da incivili e   maleducati ) 

che  ha  visto  , come  ci s'aspettava ,  la reazione  bigotta ,stupida  , repressiva  e  con  motivazioni assurde   , ridicole  e non   completamente   veritiere  da parte del potere  costituito in questo caso un comune   .

Ora   sia  che:<<  i veri "guerrilleri" agiscono di notte e in posti più degradati della città smiley (e non in spazi in cui il Comune ha già in progetto di far altro, come Piazza Veneto appunto). Bravi comunque  >> come dice  Fab Chan Solo Nam  nel commentare  tale  news  sulla  nuova sardegna  online  ,  sia   che  sia  vero il contrario  . Come dicono  almeno fin 'ora   i molti commenti  positivi  


Stai pubblicando come Giuseppe Scano (Modifica)




è una buona iniziativa  .

Il  comune  di Nuoro  ha replicato  vedere articolo sotto  con motivazioni  in parte ridicole  fra  cui  quelle:  1)  della staccionata e delle piante grasse  pericolose   la  foto  della galleria della                   nuova  sardegna online  dimostrano il contrario ., 2)   che non avevano attecchito  , questa è la più comica  ,  lo sa  anche  mio nipote  di  6 anni che  per  attecchire  e fare radici ad  una pianta  occorrono  massimo  2 settimane , logico   che  non  lo fa   se  la si toglie  dopo neppure  un  giorno  che  è stata piantata ., 3) che stavano preparando  per  un prato  ,  ma  allora   se cosi fosse  perchè sul luogo in questione  non c'erano  cartelli  d'avviso  o  cantieri che lo segnalassero  ?  
E poi come dicono , sempre  sulla nuova sardegna  di oggi , gli stessi protagonisti del fatto  : << (...)  I veri pericoli e il vero scempio spiegano i guerriglieri–non  siamo noi ma le buche nelle strade,le discariche,il degrado ».



la polemica
Il Comune cancella il guerrilla gardening Dopo il lavoro dei volontari gli operai dell’ente tolgono piante grasse,mirto e staccionata perché «pericolose e fuorilegge »

di Valeria Gianoglio
 NUORO
Tolte le piante di mirto, sradicato l’alloro, eliminati anche i giacinti dietro la fontana,spazzata via in pochi istanti,e sempre nel nome di una «situazione di pericolo», pure la baby-siepe di erbe “indigene”
con un piccolo corredo di piantine grasse, e quel breve tratto di staccionata messa su con tanta fatica in piazza Veneto utilizzando vecchi bancali delle campagne di Marreri e una sega prestata da un genitore generoso. 
Una mezz’ora appena, ieri mattina, e il Comune ha cancellato quattro ore e mezza di lavoro sudato e pacifico del debutto ufficiale, domenica, del guerrilla gardening, il “giardinaggio d’assalto”che sta spopolando in tutta Italia, ma che stavolta assume una connotazione in salsa  nuorese. Con un gruppo di persone,che senza perdersi in troppe chiacchiere, si dota di  zappe, ramazza, piante e rastrelli ravvivano uno spazio della città abbandonato.
Zac. Ieri mattina tutto sparito, tutto, o quasi tagliato, se si esclude un’aiuola superstite che ha resistito come un indomito soldatino al lavorio di alcuni operai mandati dal Comune che hanno eliminato la
gran parte dell’opera del guerrilla gardening.  Il motivo?L’assessore comunale all’Ambiente, Luca Lapia, in un comunicato diffuso ieri pomeriggio,lo  riassume così: il lavoro del guerrilla gardening è  fuorilegge perché privo di autorizzazione, ha creato persino «una situazione di  pericolo»,e avrebbe pure«vanificato un intervento di spietramento realizzato pochi giorni fa dall’amministrazione».
«Gli operai del Comune –continua l’assessore–sono intervenuti prima di tutto per eliminare situazioni di pericolo e rischio come una piccola staccionata in legno che in modo inaccettabile delimitava uno
spazio pubblico e inoltre hanno eliminato alcune piante semplicemente “posate” nel terreno e che non avrebbero attecchito.
La posa di pietre ha inoltre vanificato un intervento di spietramento realizzato dall’amministrazione.
Nella zona si stava infatti preparando il terreno per il ripristino del prato verde e dell’impianto di irrigazione. Capisco – conclude Lapia–che impossessarsi “abusivamente” di uno spazio pubblico può essere un’utile operazione di propaganda legata a movimenti nazionali,ma chi amministra deve farlo
nel rispetto delle regole». Lo stesso assessore ricorda anche che i cittadini desiderosi di darsi da fare possono adottare gli spazi verdi messi da tempo  a disposizione dal Comune.
«Non basta–aggiunge–un’autorizzazione informale appesa a un cartello per sentirsi al di sopra della legge».
Per il Comune, in definitiva,il guerrilla gardening non s’ha  da fare perché fuorilegge, e persino pericoloso.Chi,domenica mattina,ha avuto la possibilità di assistere al lavoro del gruppo dei“guerriglieri”,in realtà,di pericolo non ha visto niente. A meno che non si vogliano considerare pericolose le “terribili” piante di mirto o di alloro, la “temibile” siepe, il “temibile”raggruppamento di
piante grasse.L’unico elemento, che a voler essere precisi,poteva costituire un pericolo,era giusto la staccionata. Ma chi, domenica, era insieme ai ragazzi e agli adulti che hanno 
lavorato con il sorriso e nessuna contropartita,in realtà,non ha osservato tutto questo scempio, né agguerriti fuorilegge.
Ha visto solo un gruppo di nuoresi che amano la loro città, che non hanno alcuna tessera di partito, e che si sono privati persino dei soldi delle sigarette per acquistare una piantina e abbellire uno spazio che loro frequentano ma che era trascurato.
Il risultato di questa guerra che nessuno voleva lo racconta ieri pomeriggio, la stessa piazza Veneto. E vale più di mille parole: zolle vuote, siepi semi-distrutte, piante sparite lasciando un vuoto decisamente desolante.
E un gruppo di ragazzi che continua a chiedersi“perché”.


Questo fatto dimostra  che il potere usa la legalità  per  le  c.... (   va  bene   sarà pure stato illegale  dal punto di vista  della  legge  , ma  perchè  questa   ottusità  verso  un gesto che  non danneggia  o  avvantaggia  il singolo   o  un determinato gruppo di persone  , ma  tutti  ?  ) mentre non la usa  per cose  serie  . 

16.4.12

speriamo che il film sulla diaz non sia una delusione

o   qualcosa  di  speciale per  gente  normale  (  ciò che non  ricorda o vuole dimenticare  o  ha  solo una visione di parte  )  di normale  (   per  chi sa , ricorda  ,  e  come  i mulini a vento   o come don chischiotte  di Guccini  continua  a far  si  che ciò non venga  dimenticato ) . Ma  questa recensione \  diario  dai  blog   di  Pier  Vittorio Buffa ,mi  fa  ben  sperare  

Carbonari




Ho visto il film “Diaz” con un mio amico poliziotto, anzi ex poliziotto. Uno di quelli che più di trent’anni fa aveva rischiato la galera per chiedere una polizia senza stellette e più vicina ai cittadini, per avere il sindacato. Tra loro si chiamavano e si chiamano tuttora “carbonari” perché agivano in segreto, per non essere scoperti, per non finire davanti a un tribunale militare.

Per quasi tutto il film mi ha stretto il braccio e quando siamo usciti è rimasto in silenzio fino al parcheggio. Soltanto in macchina, lasciatosi andare sul sedile, le braccia abbandonate sulle gambe, ha detto quello che aveva dentro.


“Potrei dirti che il film non descrive la rabbia accumulata dai poliziotti, lo stress di ore e ore di servizio, la violenza di chi aveva devastato la città. Ma non voglio dire questo perché per tutto il tempo la mia testa è stata altrove. Quello che è successo a Genova nel 2001 e che questo film racconta in modo così crudo è il fallimento della mia generazione o, almeno, di quella parte della mia generazione di poliziotti che voleva una polizia dei cittadini, capace di prevenire, rispettosa dei diritti dei singoli e della legge. Oggi sembrano parole retoriche, ma allora facevano parte dei nostri programmi, erano gli obiettivi che ci eravamo dati, i nostri sogni se vuoi. E la colpa è di tutti. Anche nostra perché non abbiamo portato la lotta alle estreme conseguenze. Ma soprattutto dei nostri sindacati che sono diventati, quasi da subito, corporativi. Dei nostri capi che non hanno mai creduto in una polizia diversa. Di chi ha governato questo paese, a cui una polizia come quella che sognavamo non interessa proprio. E adesso come facciamo a dire ai ragazzi, magari dopo che hanno visto questo film, che la polizia è dalla parte dei cittadini? Vorrei chiederlo non a chi ha fatto il film, ma a tutti quelli che in questi anni hanno coperto, tollerato, mentito, depistato”.

31.8.09

Non si può sempre combattere in solitudine


Domani sarà un giorno caliente a Milano, e martedì rischia di esserlo ancor di più. Moltissimi precari della scuola, con alle spalle una lunga esperienza, rimarranno senza lavoro. A 40-45 anni d'età. Sappiamo bene cosa significhi.

Francesco Caruso, il 28 agosto scorso, ha diramato un comunicato stampa in cui c'informa che un gruppo di sette donne, "tutte docenti precarie con oltre 10 anni di insegnamento alle spalle, sono salite sul tetto del provveditorato agli studi di Benevento per iniziare un'occupazione ad oltranza per protesta contro i tagli della riforma Gelmini.'Contro il più grande licenziamento di massa. 20000 in Italia, 500 a Benevento. Vogliamo un futuro': così recita lo striscione calato dal tetto dell'edificio". Come gli operai dell'Innse, hanno deciso di resistere a oltranza fin quando non otterranno risposta (per contatti: 334 6976405 - Daniela Basile, una delle insegnanti del CIP sul tetto). E a proposito: anche gli operai della "Ercole Marelli", storica industria di Sesto San Giovanni, stanno resistendo coi denti contro i licenziamenti, e in fabbrica bivaccano anche la notte. Lo ignoravate? Non fatevene un cruccio. Non è tutta colpa vostra. Inutile attendersi simili notizie dai tg di Minzolini, o di Raidue, o di Retequattro e Studio Aperto (!), e potremmo continuare ad libitum. Nel regno dell'Egolatra non c'è spazio per queste vicende. Il prossimo bavaglio a Raitre, l'unica rete non allineata, metterà una pietra tombale sulla libera informazione in Italia. Rimane il web, certo: e per questo abbiamo scritto "non è tutta colpa vostra". Nel senso: un po' lo è. Perché gl'italiani sono pigri. Non approfondiscono. Il 75% dei nostri connazionali attinge informazione dalla tv - e l'Egolatra lo sa perfettamente. Invece dovrebbero darsi una mossa, leggere di più (almeno prima di tornare al rogo dei libri), cercare altrove, ecco. Prima che sia troppo tardi anche per noi (i tentativi di silenziare i blogger si sono moltiplicati con frequenza vertiginosa). Scrivo finché posso, tutto ciò che posso: perché, pur sommersi, siamo molti, e perché, a questi fratelli e sorelle, glielo devo: e non li abbandonerò. Non ci avrete.

"Da tutte le situazioni, l'uomo ha sempre saputo trovare una via d'uscita" (Silo)


16.7.08

un altro passo verso il baratro


Dal delitto Matteotti ai fatti di Bolzaneto, purtroppo


 


LA STORIA


SI RIPETE


 


L'assassinio dell'On. Matteotti segnò, come è noto, la svolta definitiva della trasformazione del Fascismo da movimento politico a regime. Le tappe di quella truce vicenda furono:


- la soppressione violenta di un coraggioso difensore della democrazia e dello Statuto (l'equivalente di allora della Costituzione),


- le intimidazioni che seguirono a chiunque osasse protestare, il tronfio discorso di Mussolini che si assunse la responsabilità politica di quanto avvenuto,


- la sciagurata iniziativa dei parlamentari di opposizione che, anziché seguitare la protesta nella sede istituzionale, si ritirarono dai lavori del Parlamento (il famoso "Aventino"), rinunciando così all'unica tribuna loro ancora concessa, dalla quale far sentire la propria voce (la stampa era già asservita, sia pure non ancora per legge)


- il processo-farsa, condotto da una corte addomesticata e intimidita, che condannò a pene lievissime i soli esecutori materiali, con l'evidente intento di mandare un messaggio mafioso: "uccidere gli oppositori è un po' eccessivo, ma tollerato".


Ebbene signori, tutto ciò si sta riproponendo in questi anni sotto i nostri occhi.


- A Bolzaneto nel 2001 abbiamo visto forze di Polizia predisposte per cercare la rissa ed il pestaggio, sequestrare, umiliare e torturare per ore inermi manifestanti mentre lasciava mano libera a pochi teppisti, mentre si fabbricavano prove false contro di loro e un esponente postfascista del governo Berlusconi se ne stava, alquanto impropriamente, a dirigere le operazioni dagli uffici della polizia


- ne è seguita una campagna di stampa e disinformazione martellante, nella quale per anni si è detto e ripetuto che le vittime erano in realtà pericolosi sovversivi, violenti picchiatori.


- nel frattempo, l'opposizione ha fatto harahiri


- ora abbiamo appena avuto un altro processo - farsa; certo non avrei voluto essere nei panni del giudice, ma i casi sono due: o la corte giudicante ha avuto paura, oppure è schierata politicamente. PErsonalmente propendo per la prima ipotesi, ma poco cambia.


La regimizzazione di Forza Italia prosegue.



PS SULLA VICENDA DEL TURCO:


Ahimé, che l'Italia sia corrotta è noto dal tempo di Cesare.
Però mai si era visto un presidente del consiglio che profittando di un esponente probabilmente corrotto dell'opposizione, ne traesse pretesto per annunciare leggi speciali contro la magistratura inquirente.
Da noi lo stato di diritto e la democrazia non sono nemmeno alla frutta: sono all'ammazzacaffé.


13.7.07

la censura dis tato colpisce pietro ricca

ancora una  volta  la  repressione  colpisce  ancora   dopo  il caso  ecn.org  \ isole della rete  - cardonna  poi  vinto dal  primo ( qui e qui maggiori dettagli ) e  semnpre  di ecn l'opuscolo\Controinchiesta sul  criminale rogo di primavalle in cui la colpa fu attribuita a una faida interna tra esponenti di destra .Un depistaggio  insomma   ma non per  questo da censurare )  della pista  fascista sul rogo di primavalle . Dire la verità è rivoluzionario  come  testimonia  anche questo video  di  pietro  ricca in cui  <<  (... )  L’altro giorno l’abbiamo incrociato alla libreria Feltrinelli di Milano, dov’era atteso per la presentazione dell’ultimo capolavoro letterario di Pierfrancesco Majorino. il giovin segretario (uscente) dei diesse di Milano, ex bambino kinder che non ha vocazione né per la politica né per la letteratura. Dopo avermi ricoperto di insulti, il pregiudicato per truffa allo Stato ha chiamato la polizia. Che è arrivata in forze. E voleva a tutti i costi identificarmi, per la millesima volta. Ho resistito. S’è radunata un po’ di gente. E ho tenuto un lungo comiziaccio nell’afa di piazza Duomo.(... continua qui sul suo blog )







Io  propongo    che se nel caso lo censurassero ancora  flo invito a scrivere qui da noi    voi cosa ne pensate  ?  siete d'accordo  ?


"Emilio Fede mi ha querelato e la finanza ha cambiato le chiavi di accesso al mio blog, impedendomi di pubblicare nuovi articoli. Il blog mi è stato chiuso su richiesta del pubblico ministero romano Giuseppe Saieva, con atto del gip Cecilia Demma. Il “sequestro preventivo” mi è stato notificato alle 14,00 di oggi 10 luglio da due agenti del “nucleo speciale contro le frodi telematiche” della guardia di finanza, venuti appositamente dalla capitale. Il sequestro proviene da una querela per diffamazione presentata da Emilio Fede nei miei confronti per la contestazione al circolo della stampa di Milano del 16 aprile 2007. In esecuzione del medesimo provvedimento è stato cancellato dal blog un mio articolo relativo alla vicenda Fede e i commenti a margine dei lettori. Per motivi tecnici non è stato possibile, come pure era stato richiesto dall’autorità giudiziaria, togliere il video da youtube. Non si è arrivati all’oscuramento totale del blog, che pure era stato prospettato nel decreto di sequestro preventivo, solo perché gli agenti della finanza hanno adottato la soluzione di modificare la mia password di amministratore di www.pieroricca.org, previa missione mattutina a Sarzana (La Spezia), sede legale della società di gestione del blog. Naturalmente farò immediata richiesta di dissequestro. E mi riservo di querelare a mia volta il signor Fede. Ricordo infatti che la contestazione ebbe come antefatto una mia domanda (sul caso Europa 7 e le frequenze abusivamente occupate da Rete 4), alla quale il direttore del tg4 rispose dandomi dell’ “imbecille”. Per non parlare dello sputo che mi indirizzò nell’androne del circolo della stampa, come testimonia il video reperibile. Con il querelante ci confronteremo dunque in tribunale, magari davanti a qualcuno dei magistrati diffamati e spiati negli anni del governo del suo adorato datore di lavoro. Sarò lieto di farmi processare un’altra volta per aver espresso opinioni condivise dalle persone che stimo. Nel frattempo non smetterò di interpellare e criticare i personaggi pubblici che non stimo, esercitando il mio diritto-dovere di dissenso. Nessuno riuscirà a sequestrare la libertà di espressione, mia e degli amici del gruppo Qui Milano Libera e del blog: questo è certo. Ringrazio fin d’ora chi vorrà far circolare questa notizia".

Piero Ricca



12.7.07

Senza titolo 1935

Speriamo che la nascita di nuove forme sindacali  all'interno delle forze dell'ordine porti un vera democratizzazione  dele nostre  forze dell'ordine . Inffatti in questi giorni  sono sorti  : 1)  www.mgfo.altervista.org ; 2)  www.grnet.it il "nuovo blog per le Forze Armate e di Polizia" nato con l'obiettivo di far sentire lavoce della base e rappresentare al tempo stesso un nuovo mezzo di denuncia sulle tematiche relative al settore della Sicurezza e Difesa.Il periodico telematico, ieato da Francesco Palese in collaborazione con Giuseppe Paradiso, si avvale dei contributi di numerosi delegati del Cocer (Consiglio centrale di rappresentanza) di Esercito, Carabinieri, Marina,Aeronautica e Guardia di Finanza, dei sindacati della Polizia di Stato e soprattutto dei singoli operatori in divisa .
Speriamo inoltre ( voglio  provare ad  avere fiducia  dopo i fatti di Napoli  e il g8 di genova  e lere repressioni dele altre manifestazioni ) che realmente rispetto,non generalizzazione,legalità,e cambiamento di metalità ( l'obbedir tacendo ) ,e l'insegnamento di  quella che  un tempo  si  chiamava ( e  che anelle scuoole  e nelle istituzioni  non esiste più )  educazione civica  .
Visto che  come dimostra il  file qui sotto preso  da questo sito qui

 www.twango.com/m/140b2fa1ac

audio hosting by Twangouno stralcio  di quele  telefonate  fra  agenti  e 113  durante  il  g8   di genova  201  e di cui parla l'articolo sotto riportato  del network  tg24
del 6  lugliio 2007 (  www.skylife.it/html/skylife/tg24/ )


G8 Genova, 2001 – “Speriamo che muoiano tutti”. E ancora: “Uno a zero per noi”. Sono stralci di conversazioni telefoniche, queste. Comunicazioni tra gli agenti e il 113scuola Diaz di Genova durante il G8 2001. 26 registrazioni, che gli avvocati delle parti lese depositano oggi nell’ultima udienza, prima della pausa estiva, del processo per l’incursione nella scuola, che vede 29 imputati tra agenti e funzionari di polizia. Le accuse per loro sono di lesioni, falso e calunnia.
La notte del 21 luglio, notte dell’irruzione – Le 26 registrazioni contengono le conversazioni degli agenti di polizia. Sullo sfondo la manifestazione, gli scontri, la morte di Carlo Giuliani, l’irruzione nella scuola Diaz. C’è chi ironizza sulla morte del ragazzo, chi parla di “balordi” e “zecconi” (i manifestanti) che mettevano i cassonetti dei rifiuti in mezzo alla strada. C’è chi chiede se sia vero che “c’è una valanga di feriti” e chi risponde “sì no, guarda io non te lo so dire”. Si parla di manganellate e teste aperte. E c’è Spartaco Mortola, allora dirigente Digos di Genova che agli agenti nel suo ufficio raccomanda di portar via le molotov. Quelle molotov che l’accusa sostiene siano state introdotte dai poliziotti all’interno della scuola Diaz per giustificare l’irruzione. Molotov, custodite in Questura e poi sparite. (.... ) qui l'articolo integrale


16.6.07

Senza titolo 1892

 non riuscendo ( e non avendo il tempo  ho l'esame  fra due  giorni e  già  oggi ho coglionato abbastanza   )  a mettere   nel commento  le  mie  opinioni  su quello   che  è stato fatto alla diaz  e  chi ancora  continua  imbellemente  a  negare   e fa una ironia  al limite  della negazione   metto qui  con il permesso  del collettivo  autistici : << Le pregiudiziali per poter partecipare ai servizi offerti su questo server sono la condivisione dei principi di antifascismo, antirazzismo, antisessismo e non commercialità che animano questo progetto, oltre ovviamente a una buona dose di volontà di condivisione e di relazione ;))  Spazi e servizi di questo server non vengono destinati ad attività (direttamente o indirettamente) commerciali, al clero, ai partiti politici istituzionali: o comunque, in sintesi, a qualunque realtà che disponga di altri potenti mezzi per veicolare i propri contenuti, o che utilizzi il concetto di delega (esplicita o implicita) per la gestione di rapporti e progetti.Il server conserva esclusivamente i log strettamente necessari a operazioni di debugging, che comunque non sono associabili in alcun modo ai dati identificativi degli utenti dei nostri servizi  (...) >> da http://www.autistici.org/it/who/policy.html


i file midi   di  radio gap  quella  che era la radio del movimento  sulla  durissima  repressione  del corteo  del 21  luglio  poi conclusosi con  i fatti della Diaz    a  voi  ogni commento



Le trasmissioni di Radio Gap compreso la drammatica interruzione delle trasmissioni durante l'irruzione alla Scuola Diaz














emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...